Le recensioni di Carlo Oliva
da Radio Popolare
gialloWeb


Andrea Carlo Cappi (a c. d.), Città violenta, racconti di E. Bucciarelli, A.C. Cappi, M. Curtoni, G. Gianotto, R. Grande, L. Macchiavelli, A. Marenzana, S. Massaron, G. Mercadante, S. Mininni, G. Nerozzi, C. Oliva, S. Ossola, M. Pedretti, A. G. Pinketts, C. Salvadori, M. Vallarino, "I neri" - Addictions, 156 pp., £ 18.000

Mi rendo conto che le antologie di racconti non sono esattamente i libri prediletti dai lettori, soprattutto dai nostri connazionali, ma non potrete negare che per la storia del noir italiano questo particolare prodotto librario abbia avuto la sua importanza. È attraverso le antologie, dall'ormai mitico "I racconti del gruppo 13" che misero in pista, una decina d'anni fa, la nascente "scuola di Bologna", all'Oscar "Nero italiano"; dal cofanetto "Crimine" di Stampa Alternativa, autoprodotto nel '95 dalla "scuola" milanese dei "duri", all'Inverno giallo mondadoriano del '96 (per non dire, naturalmente, di sottoprodotti d'imitazione, come i "giovani cannibali" di Einaudi), che i giovani autori italiani si sono progressivamente e faticosamente imposti all'attenzione di un pubblico spesso distratto e di editori immancabilmente riluttanti. E non crediate che parli soltanto perché in quei volumi mi è capitato, talvolta, di ritagliarmi un posticino: io non sono esattamente un "giovane autore" e la presenza di qualche mio raccontino in quei volumi ha sempre avuto, più che altro, il significato di un atto di gentilezza dei curatori verso un vecchio signore che si occupava delle loro cose. Ma non negherò che la cosa mi abbia sempre fatto parecchio piacere.

Insomma, come avrete capito, ci risiamo. Ma questo Città violenta, curato dall'infaticabile A.C. Cappi per le sempre benemerite edizioni Addictions, merita una segnalazione particolare. Non solo perché affianca ai nomi più conosciuti del noir nazionale (Macchiavelli, Ossola, Pinketts, la Salvatori, Cappi stesso e via andare) un certo numero di giovanotti brillanti, come - per citare quelli che danno, a mio avviso, i risultati migliori - Giorgio Gianotto e Marco Vallarino, per non dire del sorprendente Romualdo Grande. Non solo perché travalica con disinvoltura i confini del genere, accettando i contributi di autori come Nerozzi, Massaron e Mattteo Curtoni, che più che con il noir finora hanno avuto a che fare con l'horror vero e proprio, ma che dimostrano di sapersela cavare benissimo anche con le tematiche gialle. Non solo perché ignora bellamente le ormai anacronistiche divisioni in "scuole" e gruppi locali, per delineare un quadro praticamente nazionale. Ma perché si tratta, salvo errore, del primo esempio di antologia a tema, in cui agli autori invitati sia stato chiesto di misurarsi su un argomento specifico, in modo da offrire una specie di panoramica narrativa a trecentosessanta gradi del soggetto prescelto, che è, come suggerisce il titolo, quello, eminentemente legato al genere noir, della violenza urbana.
Il tema potrà sembrarvi un poco scontato, ma vi assicuro che è svolto dai diciassette autori (be', diciamo da sedici dei diciassette autori: il diciassettessimo sono io e non spetta certo a me esprimere dei giudizi su quello che ho scritto) con grande originalità e senza cadere mai nella trappola dei tanti luoghi comuni che circolano sull'argomento. Perché la violenza della città contemporanea non si manifesta soltanto nelle forme classiche dell'attività delittuosa, non è solo un problema di criminalità, grande o piccola: è insita in tutta una serie di situazioni e procedure che fanno ormai parte del nostro costume sociale quotidiano (la caccia al posto di lavoro, la competizione in ufficio, la ristrutturazione industriale, l'immigrazione...) e che pure, se viste con un occhio appena un po' disincantato, possono offrire abbondante materia a chi normalmente si occupa di delitti. Non perdetevi, così, Tornando a casa di Ossola, Veni, veni, venias di Cappi, Quadri di fogna di Elisabetta Bucciarelli, Messe nere a Milano di Claudia Salvatori e lo straordinario Il fascino del poliziesco di Loriano Macchiavelli, che scrive gialli da venticinque anni ma non sembra affatto disposto ad andare in pensione: vedrete che anche se siete dei vecchi lettori scafati, troverete da che sorprendervi.

17 Aprile 2000


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