Le recensioni di Carlo Oliva
da Radio Popolare
gialloWeb


Giampaolo Proni, La dea digitale, "Le vele" - Fazi Editore, 267 pagine, £ 25.000

Gli studiosi di semiotica (o semiologia, dipende dalle Università) non riescono, notoriamente, a star lontani dai gialli. È vero che i gialli contemporanei non si fondano più sul passaggio dagli indizi alla verità, dal segno al senso, come ai bei tempi di Sherlock Holmes, ma visto che una certa dialettica tra significante e significato al genere, comunque, inerisce, loro ne sono inesorabilmente affascinati. Cominciano con lo studiarne i meccanismi interni, a scriverci sopra qualche saggio, a farne oggetto di corsi e seminari e alla fine, zacchete, non resistono alla tentazione di scriverne uno. È successo, solo per citare quello che hanno avuto i risultati migliori, a Umberto Eco e a Massimo Bonfantini. Ed è successo a Giampaolo Proni, docente della materia a Bologna, uno che con Eco e Bonfantini ha avuto una quantità di rapporti professionali e che, evidentemente, ne condivide anche l'interesse per il mystery. Proni, però, ha scelto - per così dire - una via collaterale: il suo primo romanzo, Il caso del computer Asia, del 1989, raccontava di come "Asia", che non era un computer, ma un programma di Intelligenza Artificiale (il nome era un acronimo di non mi ricordo che), si autorapisse, trasferendo i suoi file sorgente su un certo numero di dischetti e inducendo un complice umano ad allontanarli dal laboratorio di un certo college americano, perché non era tanto convinta dell'uso che i suoi inventori intendevano fare di lei. Quello della creatura artificiale che giunge all'autocoscienza e si ribella, naturalmente, è un classico tema di fantascienza: in particolare, più che alla saga di Frankenstein, Proni si riferiva, almeno secondo me, alla situazione base di un vecchio romanzo di Heinlein, The Moon is a Harsh Mistress (La luna è una severa maestra, almeno, in traduzione italiana, perché nell'originale era un'amante crudele), che è del '66, ma lo svolgimento era piuttosto decisamente da mystery, con tanto di investigatore privato alla ricerca della fuggitiva e colpo di scena finale. Adesso Proni pubblica una specie di seguito a quel romanzo: Asia, come alla fine dell'originale, è ancora latitante, ma il suo inventore, tale Gedeon C. Lobscher, il classico ex hippy guru dell'informatica ne ha elaborato una seconda versione, che utilizza nella propria software house di Palo Alto, dove è impegnato, in particolare, in un certo megaprogramma di interesse militare, perché, da bravo ex hippy, si è convertito alla causa della democrazia in versione NATO. Senonché il nuovo programma è oggetto di varie cupidigie: c'è un qualche misterioso e bravissimo hacker che cerca continuamente di arrivarci e ci arriva, anzi, piuttosto vicino e uno dei tecnici del laboratorio viene misteriosamente ucciso e lo stesso Lobscher è oggetto di un misterioso attentato e, insomma, bisogna scoprire cosa c'è sotto. Se ne dovrà occupare il protagonista del Caso del computer Asia, Giovanni Ravelli, esperto di sicurezza informatica italo-americano. E anche se una delle possibili piste lo porterà nella Sarajevo sconvolta dalla guerra del '94, lui non dimentica mai che Asia è ancora a piede libero, che gli sviluppi contemporanei del web permetterebbero a un programma autocosciente non poche possibilità d'intervento nei casi umani e che, insomma, anche su quell'ipotesi bisogna indagare.

Insomma, ce n'è per i cultori di tutti i generi, dallo spionaggio alla fantascienza. Per non dire degli appassionati di nomenclatura tecnica, che potranno sguazzare a loro piacimento nella più aggiornata terminologia informatica e dei cultori delle conversazioni filosofiche e parafilosofiche sul significato della tecnologia e il futuro della civiltà, che pure troveranno pane per i loro denti. Ma, nel complesso, La dea digitale resta un thriller, un buon thriller tecnologico, che sviluppa con coerenza un'idea di fondo intrigante. Certo, ogni tanto il buon Proni si lascia andare un pochino e di carne al fuoco ne mette veramente tanta, ma l'importante è che non si lascia mai sfuggire di mano le fila di una trama piuttosto complicata. Riesce persino a descrivere con impeccabile credibilità lo strano mondo della Silicon Valley e i personaggi che ne fanno parte. E non è neanche tanto digiuno di cultura umanistica, come i lettori più attenti avranno occasione di notare. Insomma, anche se all'e-mail preferite decisamente i piccioni viaggiatori, leggetelo lo steso: ne vale sicuramente la pena.

09 Aprile 2000


[ Home ] [ Recensioni ] [ Rec. Oliva ] [ Top ]