Le recensioni di Carlo Oliva da Radio Popolare |
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Candace Robb, La rosa del farmacista (The Apothecary Rose, 1993), tr. it. di Gianna Lonza, Piemme, 432 pagine, £ 28.000
Ormai conoscerete tutti, suppongo, i motivi della mia diffidenza per il giallo storico. Sono in parte di natura teorica, nel senso che il giallo, secondo me, è stato inventato per illustrare e discutere dei conflitti tipicamente moderni e in parte di gusto perché, che volete che vi dica, a me tutti questi investigatori greci, latini, medioevali e che altro fanno sempre un po' ridere. Sì, è vero che di delitti se ne sono sempre commessi e che qualcuno avrà sempre tentato di scoprirne gli autori, se ignoti, ed è anche vero che le reazioni degli esseri umani di fronte ai fatti di sangue saranno sempre state più o meno le stesse (solo le reazioni, intendiamoci, perché il sistema di valori attraverso cui quei fatti erano percepiti sarà stato comunque diverso dal nostro), ma questo non è un buon motivo per trasportare nell'antica Roma o nel Medioevo le tecniche di indagine poliziesca degli autori del diciannovesimo o del ventesimo secolo. L'ambientazione finisce per essere sempre piuttosto di maniera e i personaggi, nel novanta per cento dei casi, suonano falsi. Tuttavia, è inutile lottare contro le mode, soprattutto quando sono sorrette dal successo commerciale, e nessuno può negare che la moda del giallo storico non conosce appannamenti. E ogni tanto, naturalmente, in libreria arrivano dei degni prodotti, come questa Rosa del farmacista, con cui la Piemme inaugura la nuova veste della sua collana di narrativa. L'ha scritto, nel '93, una certa Candace Peters, una scrittrice americana che il risvolto assicura essere "studiosa appassionata di letteratura medioevale e anglosassone", nonché autrice di best seller e, a detta di molti, "la più autorevole pretendente al trono di Ellis Peters", ed è un notevole esempio di thriller medioevale. È ambientato in quel di York nell'anno di grazia 1363, sotto il regno di Edoardo III (e quindi verso gli inizi, se ricordo qualcosa di storia, della Guerra dei Cent'anni) e racconta di come il bravo Owen Archer, che, sarà un caso, ha lo stesso nome del personaggio di Ross McDonald, ma forse si chiama così solo perché è un ex capitano degli arcieri del duca di Lancaster, indaghi, per incarico dell'arcivescovo della città, che è anche Lord Cancelliere d'Inghilterra, su due morti misteriose avvenute nell'infermeria della locale abbazia. A tal fine il brav'uomo si fa assumere in qualità di apprendista nella farmacia cittadina e ha modo così di incontrare la rosa del titolo, la bellissima moglie del vecchio apotecario, una donna infelice, dal passato vagamente oscuro, che, guarda caso, si rivelerà subito come la principale sospetta. Come avrete capito, l'atmosfera non è esattamente quella dei gialli "scientifici" alla Sherlock Homes. In effetti, La rosa del farmacista è un thriller nel senso dell'hard boiled, del "romanzo d'azione", e non ci vuol molto per identificare nei due protagonisti la reincarnazione d'epoca dell'investigatore alla Hammett, alla Chandler o - appunto - alla MacDonald, un po' deluso, un po' incazzato con se stesso e con il mondo, ma capace, nonostante tutto, di slanci romantici e di un'ostinata volontà di affermazione della giustizia e della donna misteriosa e forse un po' puttana (anche se in questo caso si capisce subito che no) con cui gli investigatori del genere hanno sempre a che fare. I cattivi, per ovvia conseguenza, apparterranno tutti alle alte sfere del potere, il che significa, visto che siamo nel Medio Evo, che saranno in gran parte degli ecclesiastici, dato che agli ecclesiastici spettava il monopolio dell'amministrazione civile. Re, principi e cavalieri restano sullo sfondo, per evitare - suppongo - le tentazioni del cappa e spada. Il risultato, non posso negarlo, è piacevole: una bella storia sanguigna, che non tradisce i suoi presupposti storici e ci restituisce, per uno strano paradosso letterario, dei personaggi che, in versione contemporanea ci sembrerebbero un po' datati, ma che in travesti medioevale reggono benissimo. Chiunque sia questa Candace Robb, che sarà anche un'autrice di best seller ma io non l'avevo mai sentita nominare, sa far funzionare la macchina narrativa. Buona lettura, pertanto, gentili dame e cari messeri, e alla prossima. 14 Febbraio 2000 |
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