Le recensioni di Carlo Oliva
da Radio Popolare
gialloWeb


Marcello Fois, Sangue dal cielo, prefazione di Manuel Vázquez Montalbán, Il Maestrale / Frassinelli, 133 pagine, £ 18.000

Marcello Fois, nonostante l'ostinazione con la quale rifiuta l'etichetta di scrittore di genere, si sta progressivamente affermando come uno dei più significativi autori di noir attivi sulla piazza, un ruolo che comincia a essere riconosciuto anche dal mondo editoriale, come dimostra la recente ripubblicazione presso Einaudi di Ferro recente, il suo romanzo sardo d'esordio. Sangue dal cielo, invece, esce in coedizione tra la Frassinelli (che ha già pubblicato, quest'estate) il belissimo Gap, e Il Maestrale, la piccolissima casa editrice di Nuoro per cui è uscito, l'anno scorso, Sempre caro, imperniato, come Sangue dal cielo, sul personaggio di Sebastiano Satta. L'autore, che con quel romanzo ha vinto al Mystfest di Courmayeur il premio Scerbanenco, ha voluto che l'editore minore fosse associato al maggiore in tutti i romanzi della serie, dimostrando una sensibilità per i problemi dell'editoria minore che tra gli scrittori affermati, lo ammetterete, è piuttosto rara.

Con Sempre caro Fois, che, pur sardo di origine, vive a Bologna (fa parte del Gruppo 13), tornava alla Sardegna, ma non alla Nuoro contemporanea e disastrata dei primi romanzi: la vicenda - ricorderete - era ambientata negli anni '90 del secolo scorso, quando l'isola, con le sue peculiari strutture economiche e sociali e la sua particolarissima civiltà, era praticamente agli inizi dell'integrazione nella società nazionale e le "autorità" (politiche, giudiziarie, poliziesche) tendevano a comportarsi come in terra di conquista. In questo contesto, il personaggio di Bustianu, Sebastiano Satta, una figura storica di avvocato nuorese, socialista e poeta, assumeva inevitabilmente un ruolo "politico", di difensore delle peculiarità della sua terra e dei suoi concittadini, anche se la cosa non gli impediva di scontrarsi con una famiglia di latifondisti isolani per risolvere un caso che, senza di lui, sarebbe stato chiuso prima ancora di aprirsi sulla pelle del solito poveraccio preso in mezzo tra i potenti.

Di Sempre caro Fois ha conservato l'ambientazione, il protagonista e il linguaggio, che impiega liberamente, ma senza cadere mai nel pastiche fine a se stesso, termini ed espressioni della lingua barbaricina, urbana e rurale. Ha rinunciato, invece, a una strutturazione narrativa che, moltiplicando le voci narranti e alternando la prima con la terza persona, frantumava, in un certo senso, la vicenda, mostrandocela, con un bell'effetto espressivo, da più punti di vista convergenti. Il risultato è quello di darci un romanzo, forse, più "normale", ma certo più intenso, più concentrato sul dilemma morale che, come sempre in Fois, è al centro della trama. Costretto controvoglia a occuparsi del caso, apparentemente fin troppo lineare, di un ragazzo che, accusato di omicidio, si è tolto la vita in carcere, Bustianu dovrà risalire, anche questa volta, alla struttura stessa della società in cui si muove, per sciogliere il nodo intricatissimo di interessi egoistici e valori generali che sta alla base di tutto, anche di un evento apparentemente tanto banale. E a questa impresa, ovviamente, può (e quindi deve) accingersi solo lui, anche se l'impegno lo coglie in una fase difficile della sua vita, in mezzo a una grossa crisi personale e familiare, perché un sistema che considera la Sardegna soprattutto un paese dove mandare, in larvata punizione, funzionari scomodi e indesiderabili vari, non può che essere sordo alle dinamiche di quella società. Un bell'esempio di come il noir sappia affrontare delle problematiche che la cultura superiore tende a lasciarsi sfuggire. E un bellissimo romanzo, che nessuno può permettersi di perdere.

15 Novembre 1999


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