Le recensioni di Carlo Oliva
da Radio Popolare
gialloWeb


Michael Connelly, Il ragno (Angels Flight), tr. Gianni Montanari, PIEMME, 413 pp., £ 34.000

Michael Connelly, che pure è attivo almeno dal 1993, quando ha vinto il premio Edgar con Black Echo (La memoria del topo), ci ha messo un po' a farsi conoscere dai lettori italiani. In effetti, quel romanzo, a suo tempo, è stato rifiutato all'unanimità dai nostri principali editori ed è apparso solo nel '97, nella benemerita (ed effimera) collana Giallo&nero della Hobby & Work, che l'anno dopo vi ha fatto doverosamente seguire The Black Ice (Ghiaccio nero). Poi, sull'onda del successo internazionale, l'autore è passato a una casa editrice emergente, la PIEMME di Casale Monferrato, che ha cominciato a pubblicare - nel solito inesplicabile disordine tanto caro agli editori italiani - i suoi best seller successivi. Come risultato, del ciclo di Harry (Hyeronymus) Bosch, il protagonista di Black Echo e di The Black Ice, i lettori italiani conoscono adesso il primo, il secondo e il quinto (o sesto) titolo, il che rappresenta una vera e propria scalogna, perché si tratta di un ciclo molto "legato", di una vicenda in progress che, oltre che sui singoli casi su cui s'imperniano i vari volumi, focalizza l'attenzione sulla evoluzione personale e psicologica del personaggio e su quella dei difficili rapporti con le varie strutture poliziesche di cui volta a volta entra a far parte. I lettori di questo Il ragno, così, lo vedranno alle prese con una crisi matrimoniale senza essere stati in alcun modo informati, se non leggono l'inglese, del suo matrimonio.

Peccato, perché Bosch, nel complesso, è uno dei personaggi più notevoli del thriller contemporaneo.
Poliziotto ribelle e solitario, con una brutta storia familiare e il classico trauma da Vietnam alle spalle, incarna un prototipo che forse non sarà originalissimo, ma che l'autore sa sviluppare con grande creatività. Bosch non riesce proprio a "stare al suo posto" nel Dipartimento di Polizia di Los Angeles e si caccia sempre nei più incredibili guai con i superiori e i "mastini" degli Affari Interni, ma non perché sia banalmente indisciplinato o convenzionalmente ribelle. Non è neanche uno dei poliziotti nevrotici sempre a pochi passi dal crollo cui ci hanno abituati, nei primi anni '90, i vari Ellroy. Il suo problema è semplicemente quello di essere afflitto da un'inquietudine molto poco "moderna": l'incapacità di accettare le semplificazioni e le banalizzazioni cui gli altri ricorrono per tirare avanti in un mondo sempre meno comprensibile. A questa incomprensibilità, l'agente Bosch proprio non si rassegna: lui cerca sempre di andare a fondo delle cose di cui si occupa, di risalire alle cause prime e possibilmente anche alle seconde, in nome della dignità propria e di quella altrui, comprendendo in quel altrui anche i suoi personali nemici. I suoi casi, così, sono sempre molto più complicati di quanto non sembri e la dialettica che esprimono non è certamente la solita.

Così, in questo Angels Flight (chiamiamolo pure così, perché il titolo italiano, oltre che un po' incongruo, non è particolarmente azzeccato) Bosch si vede affibbiare la più classica delle gatte da pelare, l'indagine sull'omicidio di un avvocato di colore specializzato nel combattere, guarda un po', gli abusi della polizia, con la fortissima probabilità che a commettere il delitto sia stato un suo collega e la quasi sicurezza che alla soluzione i suoi superiori non siano affatto interessati, se non forse per quanto basta a trovare un capro espiatorio qualsiasi da dare in pasto ai media. E riesce, mentre attorno a lui la tensione cresce e la città sembra sull'orlo di una delle sue periodiche esplosioni di intolleranza razziale, a complicarsi la vita smascherando un giro di ricchi e potenti pedofili. E gli amarissimi risultati delle sue fatiche getteranno una luce particolarmente sinistra sulla società, sulla polizia e sulla classe dirigente della sua città. Come volevasi dimostrare.

Un gran bel romanzo, dalla trama solidissima e dalla scrittura molto raffinata, cui rende giustizia, una volta tanto, un'ottima traduzione. E speriamo che i giochi editoriali e le coincidenze cinematografiche ci permettano di completare presto la nostra conoscenza con l'agente Bosch.

08 Novembre 1999


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