Le recensioni di Carlo Oliva
da Radio Popolare
gialloWeb


Davide Franzini, Speedmaster, presentazione di A.G.Pinketts, Addictions, 159 pagine, £ 18000

Strano libro, questo romanzo di esordio di Davide Franzini, che appare per i tipi di una giovane e grintosa casa editrice che al noir e agli esordienti ha già dimostrato di dedicare una particolare attenzione. Strano e, in un certo senso, ingannevole. Non tanto per la presentazione, allegramente spudorata, del nostro amico Pinketts: sappiamo tutti che il vecchio Andrea G. considera i libri che gli capita di presentare o prefare allo stesso eccelso livello dei suoi, nel senso che, non potendo, per ovvie ragioni di prestigio letterario, aver a che fare con altro che con capolavori, al rango di capolavori li promuove tutti ex officio. Ora, Speedmaster non è, probabilmente, un capolavoro, anche se il suo autore sembra abbastanza in grado di poterne produrre uno, prima o poi. Ma è certo un libro interessante, fuori dagli schemi, e con una simpatica tendenza, come appunto dicevamo, a "spiazzare" i lettori, che è sempre qualcosa.

Mi spiego. Il romanzo si presenta, a prima vista, come un "thriller sopra le righe". E sopra le righe di parecchio: chi legge le prime pagine non riesce a sottrarsi all'impressione di essere capitato in pieno trash. Vi si incontrano un tal De Pessoa, poliziotto brasiliano che di più laidi e fascisti di così non è facile trovarne, e una sua - diciamo così - controparte, Baldus, affascinante guerrigliero anarchico situazionista bisessuale, sul punto di affrontarsi per la sfida definitiva. La quale sfida consiste, essenzialmente, nel progetto di De Pessoa di organizzare la più classica delle trappole, facendo rapire la figlia adottiva del nemico per cederla a una banda di trafficanti internazionali di organi collegati alla Mafia, che la trasferiranno a Milano per farne l'involontaria donatrice delle cornee di cui abbisogna un cliente molto importante, e aspettare armi alla mano che Baldus, prontamente informato, si presenti a liberarla.

Tutto bello e interessante, direte, ma, fin qui, poco di nuovo. Di simili mèlange di leggende metropolitane e stereotipi pulp ne abbiamo già visti. E per di più il tutto è raccontato con tale distaccata precipitazione da rasentare il peccato di sciupio di materiale narrativo: tutta questa parte della storia, più un antefatto sul come Baldus sia riuscito, anni prima, a staccare da De Pessoa il fido aiutante Margarito, che offrirebbe materia, più o meno, per un romanzo e mezzo, non prende più di ventiquattro pagine. E il lettore si chiede preoccupato che cosa gli capiterà adesso.
Be', a questo punto capita il colpo d'ala: entra in scena un narratore in prima persona, Niccolò Vannini, che, in quanto occasionale fidanzato della sorella (se è la sorella) di Baldus e nipote di un primario della clinica dove avrà luogo il trapianto è un elemento indispensabile della trappola, ma, soprattutto, è un personaggio autonomo, capace di reggere sulle sue spalle la trama. Costui ha un sogno personale: fa l'editore d'arte (come Franzini, peraltro), ed è perso nel progetto di realizzare il libro più bello del mondo, editorialmente parlando: un volume sull'opera di Francis Bacon, che gli crea straordinari problemi tecnici, cui non sempre può ovviare la straordinaria tecnologia della Speedmaster, il macchinone tedesco installato nella tipografia di Gaggiano di cui si serve. E quando questo sogno di artigiano artista si scontra con l'incubo di De Pessoa, la storia ha un'impennata e assume un ritmo straordinario, diventa una specie di eccentrico caleidoscopio in cui si mescolano, appunto, vicende mafiose e sogni editoriali, travestiti di Bahia in grado di praticare in pubblico improbabili autofellatio e belle gnocche tortonesi che non si concedono nel corso di occupazioni universitarie connesse al movimento della Pantera, cliniche avveniristiche collocate in quel di Gavi (sì, di Gavi) e gestite da tali Lopresto, finanziere, e don Verzano, prete affarista, che forse faranno venire in mente qualcuno a qualcun altro, massacri e seduzioni di vario tipo, i locali notte milanese e le discoteche di provincia, violazioni di computer, suore nane repellenti con tendenze sadomaso e tanto di cilicio in filo spinato e bellissimi travestiti situazionisti. Un gran casino, insomma, ma - stringi stringi - il bilancio è positivo. Debutti come queste fa sempre piacere segnalarli. Auguri all'autore e agli editori e staremo a vedere.

01 Novembre 1999


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