Gli anni Settanta, tanto vituperati in molte categorie artistiche,
sono invece stati un eccellente periodo per il romanzo poliziesco
britannico. La conferma dell'elevato livello qualitativo di alcuni
grandi maestri come Julian Symons ["The Man Who Lost His Wife" (1970);
"The Players and the Game" (1972); "The Plot Against Roger Rider"
(1973); "A Three-Pipe Problem" (1975); "The Blackheath Poisonings"
(1978)] è andata, in quel decennio, di pari passo con la definitiva
esplosione di geniali talenti come P.D.James ["Shroud for a
Nightingale" (1971); "An Unsuitable Job for a Woman" (1972); "The
Black Tower" (1975); "Death of an Expert Witness" (1977)] e con
l'arrivo di nuovi autori dal destino ben diverso. Alcuni, dopo
un brillantissimo inizio, sono caduti nell'oblio, come B.M.Gill;
altri, come Reginald Hill e Colin Dexter, si sono rapidamente imposti
fino ad essere, oggigiorno, tra gli scrittori più popolari e seguiti
di Gran Bretagna.
Di recente, con un colpo di mano paragonabile soltanto a quelli di
Conan Doyle o della Christie, Colin Dexter ha definitivamente fatto
calare il sipario, con "The Remorseful Day" (1999), sul suo
personaggio principale, l'ispettore capo Morse della Squadra Omicidi
di Oxford, apparso per la prima volta nelle pagine di "Last Bus to
Woodstock" (1975). Lo stupore tra i lettori è stato grande, ma Colin
Dexter è un autore amatissimo dal pubblico britannico anche, e
soprattutto, per la sua grande capacità di sorprendere.
Dexter, nato nel 1930, ha trascorso la sua intera vita professionale
all'interno del sistema educativo inglese; dapprima come insegnante di
lettere classiche (greco e latino), in seguito come membro del
Consiglio di Facoltà dell'università di Oxford. Quest'ultimo
incarico,e l'esperienza che Dexter ne ha tratto, è per l'appunto alla
base del romanzo che il Giallo Mondadori pubblica questo mese, "Un
puzzle per l'ispettore Morse" ("The Silent World of Nicholas Quinn",
1977) che è ambientato all'interno del comitato universitario che
progetta gli esami di lingua inglese per gli studenti stranieri.
"Un puzzle per l'ispettore Morse" si inserisce con autorevolezza
all'interno di quel filone di romanzi gialli di ambiente universitario
che rappresentano una delle più autentiche e consolidate tradizioni
della detective story come, per citare solo qualche titolo, "A
Question of Proof" (1935), di Nicholas Blake, "Love Lies Bleeding"
(1948) di Edmund Crispin, "Murder at Cambridge" (1933) di Patrick
Quentin, oppure quel capolavoro che è "The Horizontal Man" (1946), di
Helen Eustis.
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Il romanzo di Dexter, costruito con abilità e sagacia,
non ha nulla da invidiare ai suoi più celebrati predecessori, e
costituisce l'ulteriore prova che, anche nei famigerati Seventies,
esistevano autori impegnati a tenere alta la bandiera del giallo di
qualità. In questa linea potremmo ricordare il già citato Reginald
Hill che, all'incirca nello stesso periodo (1978), creava con "A Pinch
of Snuff" uno dei suoi romanzi più riusciti ("magistrale prova", per
usare l'azzeccata definizione di Mauro Boncompagni).
Larga parte dell'opera di Dexter è un tributo ai suoi predecessori nel
campo della detective story, un approfondimento di temi già trattati
in epoche diverse dai suoi colleghi più anziani. "The Wench Is
Dead" (1989) si riallaccia, in spirito e situazioni, al
celeberrimo"The Daughter of Time" (1951) di Josephine Tey; "Service of
All the Dead" (1979) riprende l'ambientazione ecclesiastica (qui la
vittima è un sacrestano, là un organista) di "Holy Disorders" (1945)
di Edmund Crispin; "Last Seen Wearing" (1976), infine, è già
dall'adozione dell'identico titolo un diretto omaggio al grande
capolavoro del 1952 di uno scrittore oggi un po' dimenticato come
Hillary Waugh, con il quale Dexter – eccetto la diversa
nazionalità – ha in comune moltissimi tratti stilistici. Non si tratta
comunque di pastiches, di romanzi scritti "alla maniera di"; Dexter è
un autore profondamente originale, che riesce nelle sue opere migliori
a far convivere un tratto stilistico lucidissimo con un'accurata
caratterizzazione dei personaggi e un'analisi ironica, spietata ma
infine compassionevole, delle più disparate miserie umane.
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