"La luce della follia" di Daniel Picouly
di Alex Brando
gialloWeb
Le recensioni


[Clickare per ingrandire] Feltrinelli pubblica il romanzo d’esordio dello scrittore francese Daniel Picouly, nato a Parigi nel 1948 e divenuto famoso con "Il campo di nessuno". Daniel Pennac propose il titolo (e l’autore) alla direzione editoriale della Gallimard per la collana "Série noir" da lui diretta, che però lo rifiutò. La luce della follia (2000, Feltrinelli, pagg. 163, £ 12.000) fu stampato nel 1991 dalle Edition du Rocher.
Una storia nerissima, carica di tensione e di violenze inaudite, di passioni contorte e colpi di scena. Uno stile che dà le scosse: così teso, veloce, costruito con frasi secche e brevi:
"Il bestione sentì il richiamo di Ivan. Ringhiò e serrò la presa sul corpo di Héra. La teneva come aveva tenuto François: più calda, più profumata. Lei aveva rinunciato a dibattersi e cercava soltanto di pesare sulla sua corsa per rallentarlo. Così poco. Un movimento falso e le avrebbe spezzato il collo senza neanche accorgersene (...) I cani si agitarono. Invan li udì. Si tuffò in quella direzione."

A lungo un linguaggio così stringato può anche annoiare, ma qui la storia è breve e quindi si resta colpiti, quasi folgorati. Dico quasi perché c’è la voglia di stupire tirando colpi allo stomaco, di mostrare a tutti la propria bravura che a volte disturba, infastidisce.

La vicenda è intricata, eppure semplice perché il perno intorno al quale ruota tutto è la solitudine che genera drammi e violenze. Ed ecco l’omicidio come sfogo, le sevizie su uomini e animali senza alcuna ragione, un mondo sregolato e cupo, a volte goffo per questo muoversi senza alcuna logica. Come i topi al quale è stato cucito l’ano che impazziscono per il dolore e si caricano d’un cieco furore.
Questa è la luce della follia o il suo buio?
Molti i personaggi, tutti ambigui o spietati o mostruosi, spinti (accecati) da passioni insane, crudeli. Uno solo è lucido e umano, il giovane ispettore ancora "tirocinante", e viene abbattuto senza alcuna ragione, proprio dalla ragazza che stava aiutando.
Sangue a volontà, ultime sette pagine mozzafiato e una lingua saettante che brilla di luce propria, zeppa di parole prese dalla strada, appartenenti allo slang criminale, studentesco, teppistico ecc. La traduttrice del libro, Annamaria Ferrero, deve aver fatto una bella fatica a stargli dietro.


Nota biografica
Undicesimo di tredici figli Daniel Picouly, di padre nero della Martinica e di madre bianca, si è laureato in Economia ed insegna in un liceo di Parigi. Tra il 1992 e il 1995 ha pubblicato quattro gialli, ma il successo è arrivato con l’autobiografico "Il campo di nessuno" (Feltrinelli, 1996), cui ha fatto seguito "L’ultima estate" (Feltrinelli, 1998).
Altri suoi lavori pubblicati in Italia sono: "Incubo pirata" (Giunti, 1997), "Le lacrime del capo" (Bompiani, 1997), "La coppa del mondo non si farà" (Feltrinelli, 1999), "Il ragazzo leopardo" (Ponte alle Grazie, 2000).


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