"Guernica" di Carlo Lucarelli
di Alex Brando
gialloWeb
Le recensioni


Un uomo-lupo corre verso Guernica, non ancora rasa al suolo dai bombardamenti tedeschi del 26 aprile 1937, strada facendo decapita e sbrana chi incontra. Probabilmente pochi giorni prima era un tenente italiano giunto in Spagna per aiutare il generale Franco a far piazza pulita dei rossi. C’è anche chi lo insegue per riportarlo a casa, dai suoi, dalla fidanzata, ma non riesce mai a raggiungerlo. Forse quell’uomo-bestia è l’ anima stessa della guerra, pronta ad allargarsi a tutto il continente, per poi dilagare nel mondo.
Personaggio principale è Filippo Stella legionario-spia, doppiogiochista che per salvare la pelle si vede costretto ad a accompagnare il capitano Degl’Innocenti giunto in Spagna per trovare il tenente Vittorio Emanuelli, suo grande amico, eroe, ma anche, secondo alcuni, “un porco sanguinario”. Il capitano Degl’Innocenti indaga e non riesce a sapere, con esattezza, se l’ amico è davvero rimasto ucciso durante una battaglia (come tutti vorrebbero fargli credere) o se, al contrario, è ancora vivo. Magari potrebbe essere lui l’uomo-lupo, il feroce assassino in viaggio verso Guernica. Il romanzo non chiarisce del tutto perché la verità è sempre solo intuibile.
Soldato e ufficiale vagano per la Spagna semidistrutta, affrontano diversi pericoli, ascoltano strane storie per diventare, alla fine, essi stessi strani personaggi, molto simili a don Chisciotte e Sancio Panza.
Il romanzo breve “Guernica” (pp.84), uscito nel 1996, era da tempo introvabile. Lucarelli lo ripubblica riscrivendo il finale e inaugurando la serie “noir” (diretta da Bernardi e dallo stesso Lucarelli) della collana einaudiana “Stile libero”.
Un noir atipico, visionario, ambientato in quel mattatoio pubblico che fu la Guerra civile di Spagna. Il linguaggio di Lucarelli è vivido, in presa diretta anche se c’è qualcosa di eccessivo e, ogni tanto, di azzardato: “Poi schizza fuori e sulla strada, per non cadere trascinato dallo slancio, fece tre giri di valzer col corpo di una suora morta”, e quante lune “gonfie e rosse come un cuore” o “riflessi insanguinati sulla luna”.


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