Si nota palesemente, leggendo questo romanzo, che l’autore è prima di tutto un regista, divenuto
scrittore per poter comunque rendere partecipe quel pubblico cinematografico e televisivo,
potenzialmente privato della sua opera a causa di molteplici fattori convergenti, sinceramente
opinabili, ma concretamente reali (come sottolineato dall’autore stesso durante la presentazione del
libro a Milano).
La sua scrittura è piacevole, ricercata, ma moderna. Dopo poche pagine traspare già tutta la passione
per il cinema che sarà il filo conduttore di tutto il romanzo.
La caratterizzazione dei personaggi però, risente di quella mancanza di "mestiere" sviluppato con
anni di pratica da molti suoi illustri colleghi. D’altro canto ne consegue comunque una maggiore
forza descrittiva che permette al lettore di trasferirsi quasi fisicamente nelle vie della Torino di oggi e
in quelle più misteriose ed affascinanti della Torino di ieri.
Le righe di Giallo Antico si trasformano con estrema facilità in immagini, lo scorrere dei paragrafi in
fotogrammi di una pellicola che consolida e visualizza nella mente del lettore i luoghi di forte impatto
storico in cui è ambientata la storia.
Ecco allora che è Torino, quasi, la protagonista del romanzo, ovvero, altrimenti, uno sfondo disegnato
con tinte forti e tratti decisi in cui personaggi del presente "inventati" e figure storiche e reali di un
passato non tanto lontano, si fondono grazie ad una tecnica cinematografica cara a Russell Malcahy
(highlander - 1986) che, a mio avviso, rende il romanzo ancor più avvincente, specialmente dove e
quando la vicenda rischia delle cadute di ritmo. I passaggi temporali tra la Torino di oggi e quella dei
primi del secolo sono eseguiti magistralmente con una fluidità disarmante, complice, qui, la mano
esperta del Farina regista.
Il romanzo, in definitiva, è un giallo, anomalo, ma con le carte in regola (anche se a mio avviso
catalogare in generi molte opere letterarie è restrittivo e rischia di non dare ampio respiro alle idee
dell’autore).
Dico in definitiva perché in realtà la trama è un po’ lenta e la suspance non raggiunge mai livelli
estremi cari a molti generi (gialli - noir - thriller), il lettore quindi deve predisporsi e prepararsi ad una
storia che trae la forza non già da questi temi, ma dal fascino irresistibile della storia e da quello non
di meno irresistibile del cinema.
Letto magari come saggio storico in omaggio alla capitale del cinema di inizio secolo ed a un grande
scrittore del passato quale Emilio Salgari, il romanzo prende vita, trascina ed affascina il lettore,
guidato da Marco, il protagonista della storia, che, in aria di tesi di laurea, si addentra in un’indagine
costruita e strutturata sulla storia e sui ricordi, sino a dare certezza alle sue iniziali supposizioni,
un’indagine che farà scoprire al lettore un Salgari legato in qualche modo, oltre alle classiche
avventure "piratesche" prettamente letterarie, anche al cinema (la "film" come si diceva ai tempi).
Farina è perfetto nella ricostruzione storica dei fatti, le sue intuizioni e la sua fantasia sono il collante
giusto per arginare quei "buchi" storici che ovviamente resteranno irrisolvibili, alimentando ancor di
più il mistero (se di mistero si può parlare) legato alla morte dello scrittore veronese.
Che dire quindi di più se non che Giallo Antico permette in sintesi di conoscere personaggi storici più
o meno di spicco ed esalta la figura importante di Emilio Salgari, scrittore che ho letto ed apprezzato
in gioventù come molti altri ragazzi della mia età, sicuramente amato per avermi tenuto compagnia e
fatto volare con la fantasia in tempi non sospetti (la tivù era in pieno periodo pionieristico).
Un’ultima nota di merito va senz’altro a Corrado per aver saputo creare quella storia d’amore tra il
protagonista e la professoressa appassionata salgariana, mai scontata, ricca di pathos e sentimento, un
tema mescolato alla perfezione durante tutta l’indagine che, unito pure all’ironica ed indovinata figura
di Gian Ferrua, personaggio esilarante per sfiga e tempismo da sfiorare il patetico ma
paradossalmente necessario come specchio delle assurdità del nostro tempo, rende il romanzo
gradevole, completo e per nulla scontato.
Consigliato a tutti (ragazzi di oggi compresi, eh eh ).
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