Dopo il bellissimo e tragico romanzo "Luisa e il silenzio" (1997), Claudio Piersanti ci propone
"L’appeso" (2000, Feltrinelli, pagg. 223, Lire 30.000), una storia di spionaggio... "esistenziale".
Un lavoro denso e corposo, allarmante perché dalle sue pagine emergono ben nitidi i tratti di una
società pervasa dalla menzogna, dalla diffidenza, dal male che pretende di essere considerato come
bene, dall’odio che è divenuto "il padrone del mondo".
"L’appeso" è un uomo di 44 anni che si fa chiamare Antonio Cane ed è un agente segreto in missione:
deve individuare un anziano collega tornato dall’estero, Giovanni Corsini, che ha deciso di svuotare
il sacco su vecchi misteri italiani e ora vive nascosto in un vecchio edificio abitato da gente strana.
Una "casa" per disturbati mentali: un po’ ospedale, ospizio, residance, all’interno di una grande città
mai nominata, ma che dovrebbe essere Roma visto che il suo custode-portiere-infermiere Otello, ne parla
il dialetto. E’ qui che è ambientata la sfida tra le due spie Cane e Corsini, ma il palazzone pieno di
appartamentini e corridoi è anche un luogo mentale, metafisico dove ciascuno percepisce la realtà a modo
suo: qual è quella vera, quella giusta?
Cane è un uomo esperto, che in passato ha affrontato situazioni molto difficili e pericolose, tant’è che
ha "operato" persino in carcere. Per questo ha acquisito una grande capacità di adattamento: "Le gente
si lascia impressionare dalle apparenze, non sa che tutto diventa normale e che di qualsiasi luogo si può
avere nostalgia". Anche nella nuova situazione sembra adattarsi molto bene, anzi si rilassa troppo,
fino a rischiare la vita. Sarà Angelo, il suo capo, a metterlo in guardia e Antonio torna ad essere
l’efficiente segugio disposto a tutto: a mordere, a uccidere.
In mezzo c’è anche lo strano amore del protagonista per una donna sposata, bella e dolce, che lui sogna
tutte le notti e di cui il lettore non viene a sapere nemmeno il nome. La figura dell’appeso è spuntata
fuori durante una partita con le carte dei tarocchi e Antonio Cane sembra davvero "appeso" a un sogno,
a una proiezione mentale. Un amore ambiguo, ossessivo, quasi infantile, che dovrebbe sanarlo da ogni male,
dall’insicurezza, dal passato che lo tormenta, un amore che fa da controcanto alla situazione claustrofobica
da lui vissuta durante la caccia al traditore. Antonio oscilla, è in bilico, spesso indeciso sul che fare:
"una voce interiore, da vecchio, gli ripeteva resta, sei troppo stanco per tentare la fuga, un’altra
voce, quasi da ragazzo, gli ordinava di andarsene al più presto".
L’appeso ha uno sfondo giallo dove non mancano ben congegnati colpi di scena che attirano l’attenzione
del lettore fino alla fine, ma si ha l’impressione che la storia narrata sia soltanto un pretesto per dirci
altre cose: sulla vita, sul destino degli uomini. Se nel precedente lavoro Luisa e il silenzio Piersanti
aveva lavorato per sottrazione qui il procedimento è inverso: i particolari abbondano, così come i personaggi
con le loro storie che sfiorano o s’intrecciano con la vicenda principale. Ora le cose si sono complicate,
il romanzo appare molto strutturato ed anche lo stile, quindi, risulta più complesso, la lingua si è arricchita
(v. l’uso di battute in dialetto) divenendo più varia, sanguigna, mossa. Talvolta persino instabile, come se
risentisse del posto in cui la storia è ambientata: un luogo affollato di paranoici, reietti, falliti...
dove c’è tristezza, depressione, angoscia, ma anche un’allegria strana, distorta, lunatica e una voglia di
comunicare, di essere solidali anche se in modo incoerente, confuso. Ecco, se "Luisa e il silenzio" aveva
un difetto era nella lingua, che in quel determinato e tragico contesto risultava eccessivamente limpida,
calma, fin troppo perfetta.
L’appeso è un romanzo senz’altro bello, denso ed enigmatico, polifonico se raffrontato ai lavori precedenti
di Piersanti. Oltre al protagonista ci sono tanti personaggi ben delineati: Otello, i due "fidanzatini",
il Professore, Sandra, Andrea... molto sciolto nei dialoghi, tormentato e convincente negli abbondanti,
splendidi e talvolta strani soliloqui: "Il tramonto dietro le nuvole è bello come sempre, pensò un attimo
prima di salire in macchina. Amore mio, le disse col pensiero, vedi, c’è il tramonto anche se piove".
Nota bio-bibliografica
Claudio Piersanti è nato in Abruzzo nel 1954. Abita a Jesi, ma a lungo ha vissuto a Bologna dove si
è laureato in Filosofia. Giornalista e sceneggiatore (con Carlo Mazzacurati).
2000 "L’appeso" (Feltrinelli)
1999 "Stigmate" (Einaudi, fumetto con i disegni di Lorenzo Mattotti)
1997 "Luisa e il silenzio" (Feltrinelli, Premio Viareggio, Vittorini ecc.)
1994 "Cinghiali" (Castelvecchi)
1992 "Gli sguardi cattivi della gente" (Feltrinelli)
1989 "L’amore degli adulti" (Feltrinelli, 2^ ediz. ampliata 1998)
1986 "Charles" (Il lavoro editoriale - Ancona, poi Feltrinelli 2000)
1981 "Casa di nessuno" (Feltrinelli, poi Sestante 1993)
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