Nel 1958, con la pubblicazione di The Finishing Stroke ["Colpo di
grazia"], la carriera letteraria dei due cugini, Frederic Dannay e
Manfred B. Lee, che dal 1929 scrivevano sotto lo pseudonimo Ellery
Queen, pareva essersi volontariamente conclusa. The Finishing Stroke,
romanzo insolito e singolare anche all'interno di una serie che si
era sempre distinta per la sua totale originalità, era stato concepito
da Dannay e Lee proprio come il segno conclusivo e irrevocabile di
quella che i Queen consideravano ormai una attività sempre più
difficile e meno significativa: giustificare e legittimare la
sopravvivenza di quello che Francis Nevins è solito chiamare "enigma
deduttivo formale". In sintesi, i due cugini trovavano sempre più
faticoso inserire un personaggio come Ellery Queen, sinonimo del
ragionamento e della deduzione, all'interno di scenari criminali
sempre più dominati da moderne tecniche d'investigazione poliziesca.
Non è da escludere che l'apparizione, nel 1956, e il rapido successo
di un autore come Ed McBain, convinto assertore, almeno nei primi
tempi, di una stretta aderenza a forme di rigoroso naturalismo e
realismo, abbiano persuaso un attento osservatore della scena gialla
come Frederic Dannay che il tipo di romanzo poliziesco propugnato da
Queen per quasi un trentennio pareva aver fatto il suo tempo (e che
poi non sia esattamente andata così, e che lo stesso McBain si sia
rivelato uno squisito cultore, e a volte praticante, del giallo
classico è tutta un'altra faccenda).
La cronologia queeniana ci dice, oggi, che a The Finishing Stroke
avrebbe fatto seguito The Player on the Other Side ["Bentornato,
Ellery!"], ma solamente nel 1963 - a cinque anni di distanza. Il
lettore dell'epoca, invece, vide già nel 1961 apparire sul mercato un
nuovo romanzo firmato Ellery Queen, Dead Man's Tale [L'eredità che
scotta]. A questo romanzo, che segnava una completa rottura con lo
stile e con le tematiche fino ad allora affrontate da Dannay e Lee,
avrebbero fatto seguito, fino al 1972, altri ventisette titoli: tutti
firmati "Ellery Queen" ma assolutamente dissimili tra loro, nella
enorme disparità di argomenti, situazioni e varietà stilistica da
sembrare - come poi si sarebbe rivelato essere - opera dei più diversi
autori.
Il mistero, almeno in Italia, è rimasto ufficialmente insoluto fino al
1993, quando una puntigliosa bibliografia queeniana curata da Roberto
Pirani, e inclusa in appendice all'Omnibus Mondadori "Ellery Queen:
sfida al lettore" ha iniziato a squarciare il velo che copriva le
identità dei molti illustri collaboratori ingaggiati da Dannay e Lee
nella stesura di questi romanzi "minori". Di più; si è anche appreso
che la ditta "Ellery Queen" era in realtà una impresa "aperta" anche
per quanto riguarda molti romanzi inseriti a pieno titolo nel canone
queeniano consolidato, e che titoli come, appunto, The Player on the
Other Side o …and on the Eighth Day… ["…e l'ottavo giorno…"] sono il
risultato di un ghostwriting più o meno supervisionato dai Queen
cosiddetti "titolari".
Perché Dannay e Lee avessero deciso di affittare il nome "Ellery
Queen" ad altri autori, per romanzi spesso di tutt'altro taglio
stilistico, non è ancora perfettamente chiaro, così come non sono mai
stati completamente delineati gli spesso burrascosi metodi di lavoro
dei due cugini. Anche Francis Nevins, che divenne abbastanza intimo di
Dannay negli ultimi dodici anni della vita di quest'ultimo
(1970-1982), ma incontrò Lee soltanto un paio di volte, riuscì molto
di rado a scalfire l'impenetrabilità dei due autori su questo,
evidentemente spinoso, argomento (il secondo capitolo del libro di
Nevins "The Sound of Detection" cerca di far luce sui metodi dei due
Queen, giungendo alla conclusione che i due non erano assolutamente in
grado di lavorare insieme con tranquillità, e che continuassero a
farlo semplicemente perché la ditta "Ellery Queen" si era rivelata una
consistente fonte di reddito). Pare, comunque, che l'idea e la
gestione dei ventotto romanzi apocrifi sia da attribuirsi in toto a
Manfred B. Lee, ipotesi suffragata anche dall'interruzione della
serie, avvenuta nel 1972. Lee era scomparso l'anno prima, nell'aprile
1971. Si può quindi considerare, con buona ragionevolezza, che la
decisione di lanciare questa serie di nuovi romanzi firmati Queen
fosse, per i due cugini, un ottimo espediente per mantenere vivo nella
memoria del pubblico il loro pseudonimo, tanto più che la
pubblicazione dei nuovi titoli era prevista direttamente in edizione
economica, nella popolarissima serie della Pocket Books (che tra
l'altro aveva pubblicato anni prima, nella collana Permabooks, i primi
titoli dell'87° Distretto). Dopo il secondo titolo della serie, Death
Spins the Platter ["Alta infedeltà"], uscito nel 1962, la serie ha una
decisa impennata quantitativa, guarda caso corrispondente alla
pubblicazione del nuovo romanzo con Ellery Queen, il già citato The
Player on the Other Side. Nel 1963, infatti, i nuovi Pocket Books di
Queen sono tre; nel 1964 e nel 1965 quattro; nel 1966 ben sette. Dal
1967 la serie inizia a calare numericamente, con due libri pubblicati,
così come nel 1968 e nel 1969. Gli ultimi due romanzi del ciclo escono
rispettivamente nel 1970 e nel 1972, il primo evidentemente a rilento
a causa delle declinanti condizioni di salute di Lee, che alla fine
degli anni Sessanta era stato vittima di una pesantissima serie di
attacchi cardiaci.
Esclusa completamente, quindi, la partecipazione di Frederic Dannay a
questa impegnativa impresa editoriale (che, bisogna ricordare, non
rappresenta un caso isolato nella letteratura poliziesca: gran parte
della tarda produzione di Brett Halliday, ad esempio, è opera di altri
autori, tra i quali Bill Pronzini), può essere interessante esaminare
in breve i tratti distintivi di questa insolita serie.
Innanzitutto i veri autori; chi si nasconde sotto il nome "Ellery
Queen"? Dei ventotto romanzi polizieschi pubblicati dalla Pocket Books
(già, perché ne esistono anche sei a carattere storico, pubblicati
sotto il nome "Barnaby Ross", il vecchio pseudonimo usato da Dannay e
Lee per narrare i casi di Drury Lane negli anni Trenta…) tre restano
tuttora senza attribuzione certa: The Last Score ["Safari per una
lolita"], The Killer Touch ["Poliziotto di ventura"] e Kiss and Kill
["Frontiera maledetta"]. Per quanto riguarda gli altri, l'autore più
impegnato risulta essere Richard Deming, l'ex ufficiale dei marines
divenuto romanziere popolarissimo negli anni Cinquanta e Sessanta.
Deming ha contribuito alla serie con ben dieci titoli, quattro dei
quali relativi alla sottoserie che ha come protagonista il capitano
Tim Corrigan, un veterano della guerra di Corea con un solo occhio.
La sottoserie Corrigan, che comprende sei romanzi, era stata iniziata
da Manfred B. Lee insieme a Talmage Powell, prolifico autore di pulp
recentemente scomparso (1920-2000) e colonna, per molti anni, delle
antologie "curate" da Alfred Hitchcock. Powell ha scritto quattro
romanzi come "Ellery Queen": oltre a due della sottoserie Corrigan,
anche i notevoli Murder with a Past ["Movente per un omicidio"] e
Beware the Young Stranger ["La catena al piede"]. Anche Fletcher
Flora, scomparso nel 1968, è il vero autore di tre titoli, tra cui il
curioso The Devil's Cook ["La ricetta del diavolo"], nel quale
l'indizio principale è un ragù con troppa cipolla…
I migliori romanzi della serie sono forse opera di Jack Vance,
notissimo scrittore di fantascienza, e l'unico tra tutti gli autori
coinvolti ad aver deliberatamente adottato situazioni e tematiche di
carattere queeniano. The Four Johns ["Confessa o morirai"] ha quattro
sospettati con lo stesso nome; The Madman Theory ["Il seme della
follia"] riprende il tema del serial killer alla cieca che nasconde
invece un piano accuratamente predeterminato; A Room to Die ["Una
stanza per morirci"], a mio avviso il più riuscito tra gli apocrifi,
presenta un enigma di camera chiusa di interessante fattura.
Cinque autori diversi hanno invece scritto un romanzo ciascuno. Henry
Kane, il creatore di Peter Chambers, si nasconde dietro Kill As
Directed ["Assassinio su ricetta"], uno dei primi romanzi della serie;
a Stephen Marlowe, padre di Chester Drum, è toccato il primo romanzo,
il già citato Dead Man's Tale, romanzo di avventura e intrigo
internazionale più che giallo vero e proprio. Walt Sheldon, autore
praticamente sconosciuto in Italia, ma molto attivo su rivista negli
USA, ha invece scritto nel 1968 Guess Who's Coming to Kill You
["Indovina chi viene ad ucciderti"settore], una delle due incursioni
della serie nel campo dello spionaggio (l'altra è Who Spies, Who
Kills? ["C'è chi spia, c'è chi uccide"], firmata nel 1966 da Talmage
Powell). Infine, la seconda sottoserie dedicata alle avventure di Mike
McCall, "The Troubleshooter", assistente speciale del governatore Sam
Holland, è stata firmata, oltre che da Richard Deming, da due autori
insoliti come Gil Brewer, autentico archetipo dello scrittore noir
"maledetto", e da Edward D. Hoch, una delle presenze più qualificate
della Rivista di Ellery Queen e, forse, unico vero erede di Queen
nella forma del racconto breve. La serie McCall merita qualche parola
in più, perché in essa Manfred B. Lee sembra voler esplorare territori
ancora una volta diversi: McCall affronta casi dal forte substrato
politico, calati in pieno clima anni Settanta, nei quali si parla di
argomenti allora poco frequenti nel poliziesco, come la contestazione
studentesca, le rivolte nei ghetti, l'industria del porno (soggetto,
quest'ultimo, spesso affrontato da Edward D. Hoch anche in proprio: ad
esempio, nel racconto "Captain Leopold Saves a Life", del 1973: giusto
pochi mesi dopo il suo contributo alla serie McCall, The Blue Movie
Murders).
Come si sarà potuto vedere, quindi, da questa sommaria disamina, anche
in un aspetto evidentemente secondario della sua attività la ditta
"Ellery Queen" è in grado di offrire, al lettore e allo studioso,
motivi di interesse non secondari. Gli apocrifi di Ellery Queen, lungi
dall'essere romanzi mediocri, consentono invece di poter meglio
inquadrare la cosiddetta "quarta fase" del canone queeniano; quella,
per intendersi, che si apre nel 1963 con The Player on the Other Side
(scritto, a quanto si è appreso negli ultimi anni, da Dannay insieme a
Theodore Sturgeon) e che si conclude nel 1971 con A Fine and Private
Place ["La prova del nove"], trionfo finale della logica deduttiva e
del tema, assolutamente queeniano, della manipolazione dell'individuo
da parte di un'entità superiore (vera o presunta). E il segno della
grande attualità dei romanzi di Queen è l'influenza che ancor oggi
essi esercitano su molti autori contemporanei, come ad esempio Dennis
Lehane, il cui Darkness, Take My Hand (1996) riprende e amplifica in
maniera totalmente inaspettata le tematiche manipolatorie, appunto, di
The Player on the Other Side. Il ragazzo (Lehane, intendo) ha
evidentemente fatto le sue buone letture.
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