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Cronaca di Roma-Perugia 3-1 del 26/09/1999
Quarta gara di campionato e seconda all'Olimpico, la prima in orario pomeridiano. Ed è una splendida ma caldissima giornata di sole ad accogliere sugli spalti i quasi sessantamila lupetti giallorossi, curiosi di rivedere una ritrovata Roma, dopo la vittoria di Venezia che ha fatto bene alla classifica e al morale. L'occasione è di quelle importanti, perché stavolta sulla panchina avversaria non siede un avversario ma un giallorosso di Trastevere. I cori di inizio partita sono tutti per Carletto Mazzone, che risponde al saluto alzando il braccio verso la Sud. Tra tanti ricordi, uno valga per tutti: la sua presenza sotto la curva dopo il derby del tre a zero.
Si comincia e ci si accorge subito con stupore di aver trovato l'unico arbitro al mondo che non lascia Francesco Totti in balia dei calci e delle botte. Dopo la partita precedente, con il capitano giallorosso massacrato fin dalle prime battute senza che scattasse neanche un cartellino, è una bella sorpresa. Non trova molti varchi, la Roma del primo tempo, complice l'afa sfiancante che opprime giocatori e tifosi, anche se la partita rimane saldamente nelle mani della squadra di casa. E' quindi benedetto dalla folla giallorossa il lancio che poco dopo la mezzora trova Marco Delvecchio prontissimo ad agganciare una palla non facile da controllare e a calciare verso la porta nonostante la disperata uscita del portiere perugino. Il goal è moralmente del numero 24, per la straordinaria caparbietà mostrata nell'azione, anche se prima che la palla varchi lentamente la linea ci pensa Montella a scaraventarla in rete, a scacciare con forza l'incubo dello zero a zero.
Olimpico in festa per l'aeroplanino del centravanti, e prima che il tempo finisca c'è il tempo per una fuga di Asuncao che macina cinquanta metri di campo ma poi tira sul portiere in uscita, con Totti che per un soffio viene anticipato sulla respinta dell'estremo difensore. Peccato. In pieno recupero i cartellini distribuiti dall'arbitro Serena fanno la prima vittima tra i perugini, che rimangono in dieci. Partita in discesa quindi per la Roma nella ripresa, e passano solo due minuti quando uno straordinario tiro al volo di Asuncao lascia a bocca aperta sessantamila persone, compresa l'intera squadra umbra che può solo raccogliere il pallone finito proprio all'incrocio. Splendido goal del brasiliano, errore del primo tempo perdonato, e due a zero. Tutto ancora più facile dopo la seconda espulsione per doppia ammonizione nelle fila dei biancorossi, e Olimpico sempre più favorevolmente sorpreso per l'inflessibilità con cui il direttore di gara continua a non perdonare la durezza dei difensori sul solito Totti.Severità quanto mai giusta ma rarissima da trovare tra gli arbitri. Speriamo che non sia un caso isolato.
A proposito di Totti, la sua buona prova ci sembra macchiata da un eccessivo protagonismo mostrato nel corso di tutto l'incontro al momento di battere il cento per cento delle punizioni dal limite (tutte regolarmente finite sulla barriera). Si legge sui giornali di fantastiche percentuali di realizzazione di Asuncao in allenamento, e non si capisce perché il brasiliano debba essere regolarmente allontanato dal punto di battuta ogni volta che prova a proporsi per la conclusione. Da un brasiliano all'altro, Zago scarica il suo sinistro in rete a conclusione di una bella azione in velocità, e passa svariati minuti sotto la Sud a festeggiare il tre a zero, per tornare in campo ed accorgersi che la palla non è a centrocampo ma si riprende con una punizione per il Perugia… un fuorigioco di un altro giallorosso, pare. Dalla possibile goleada al brivido di una partita riaperta, quando l'intera difesa giallorossa dorme e Antonioli si fa trovare a spasso fuori dai pali, su una lenta punizione che spiove dalla trequart e trova Olive pronto ad appoggiarla in rete con un pallonetto di testa altrettanto lento che scavalca tutti e finisce in porta.
La paura dura solo i due minuti necessari a Candela per presentarsi nell'area avversaria ed essere stupidamente falciato da un difensore. Totti va sul dischetto e trova l'amico Montella che finge di voler tirare il rigore. Chiarito lo scherzo, per il numero dieci dal prendere la rincorsa ad indovinare l'angolino giusto passa un attimo. Tre a uno, e la festa sugli spalti può essere definitiva. "Tutti a Firenze", si canta guardando alla prossima domenica con rinnovata fiducia.
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