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Cronaca di Roma-Juventus 2-0 del 15/11/98
Meravigliosamente Roma. Per la seconda volta in un mese, dopo quell'incredibile vittoria con la Fiorentina, l'Olimpico si mette le ali e vola tra le stelle. Doveva essere la partita delle polemiche e dei veleni, degli insulti e delle querele. E invece è stata semplicemente la partita della Roma. Una grande, stratosferica, ed esaltante partita, che la Roma ha vinto con merito per averci creduto fin dal primo minuto. E' stato il classico incontro che poteva finire con qualunque risultato, entrambe le squadre hanno avuto sufficienti occasioni per poter rivendicare una ipotetica vittoria ai punti. Ma la Roma ha avuto due lampi in più, due invenzioni assolute di Totti e Candela che hanno fatto la differenza. Un Olimpico colorato e assordante fino all'inverosimile, una cortina fumogena giallorossa che accoglie le squadre in campo, tanti striscioni e cori di scherno sulle farmacie frequentate dai giocatori juventini. E, ovviamente, un canto assordante con cui la Sud chiede "Del Piero dove sta?" Poi si comincia, e il ritmo è subito elevato. Inzaghi scatta in fuorigioco di cinque metri, con il guardalinee che fa finta di nulla. Palla in mezzo, a Davids che deve solo appoggiare in rete. Ma la magia dell'Olimpico strega lo juventino, e il suo tocco è clamorosamente fuori. Di Francesco sfrutta male una buona occasione, ma per il resto risulta il migliore del centrocampo giallorosso. Totti prende una montagna di calci, Zago domina in difesa, Delvecchio è stato annunciato in formazione dall'altoparlante ma in molti si chiedono se stia veramente in campo. Tra un'azione e l'altra, c'è a malapena il tempo di guardare con la coda dell'occhio il tabellone che segnala i goal di Tuta e Pedone, ma l'attenzione degli ottantamila oggi è solo sul prato dell'Olimpico, e al diavolo la Lazio. E la squadra in campo ha la stessa incredibile concentrazione, come mai visto in passato. Quando ci si prepara ad salutare con un applauso il buon primo tempo della Roma, ci si accorge che c'è un'ultima azione da giocare: punizione dal limite. Una di quelle punizioni che di solito durano un quarto d'ora, tra posizionamento della barriera, indugio del tiratore, rimbrotti dell'arbitro e chi si muove troppo presto, e via dicendo. Ma con la maglia numero dieci nella Roma gioca un principe marziano, che ha un altro modo di vedere il calcio. Mentre tutto lo stadio guarda altrove, l'extraterrestre mette Paulo Sergio solo davanti allo sgomento Peruzzi. Tocco morbido al volo, tanto per far capire che tra brasiliani e marziani c'è poca differenza, e palla dentro. L'urlo degli ottantamila è ancora alto quando le squadre sono già dentro gli spogliatoi. Nell'intervallo ci si interroga: "e se ora che stiamo in vantaggio ci facciamo schiacciare dalla Juve?" Ma bastano pochi secondi del secondo tempo per fugare ogni paura: la Roma riparte all'attacco, e non perde la concentrazione neanche nei pochi istanti di gioco fermo, quando i medici entrano a soccorrere l'infortunato di turno. Poi Montero molla un cazzotto in faccia a Paulo Sergio, e il grido con cui la Sud e la Montemario sottolineano l'episodio si tramuta in un coro di soddisfazione quando ci si accorge che il guardalinee ha visto tutto. Cartellino rosso, e finalmente siamo in dieci contro dieci (considerando Delvecchio come un uomo in meno in campo per la Roma). La Roma potrebbe raddoppiare, ma proprio il suo centravanti, che avrebbe così l'occasione di riscattare la propia opaca prova, manca di incisività in due occasioni che meritavano più convinzione. Il rimpianto per il mancato arrivo di Batistuta cresce di domenica in domenica... dove potrebbe arrivare questa squadra con un numero nove all'altezza del gioco prodotto ? Tudor butta a terra Zago e schiaccia in rete, ma convalidare quel goal avrebbe costituito l'ennesimo scandalo pro-Juve, e per fortuna Braschi non è Ceccarini. Però qualche minuto dopo inventa una punizione dal limite per un fallo di... spalla di Cafu, che tiene la mano ben lontana dal pallone. Si capisce subito che tirerà Fonseca, e l'Olimpico trema pensando alla spietata legge dell'ex... è un film già visto che farebbe da degno seguito alla rabbia per aver preso un goal, sette giorni prima, dall'odiato Signori. Chimenti rimane inchiodato al suolo, e la palla va verso l'incrocio. Ma ottantamila persone sugli spalti più undici uomini in campo dimostrano che la telepatia a volte funziona, e guidano il pallone contro il palo: se qualcuno non credeva che fosse possibile muovere gli oggetti con il pensiero, vedendo il tiro di Fonseca rimbalzare in campo si è ricreduto. A quel punto si è capito che in questo stadio, contro questa squadra, oggi c'era veramente poco da fare. Ancora Roma, e sulla sinistra viene avanti un carroarmato campione del mondo. Vincent Candela si beve Birindelli come fosse un aperitivo, entra maestosamente in area, guarda verso il centro area come se cercasse la testa di qualcuno e invece scarica un destro in porta che fa impazzire lo stadio. E' un tripudio veramente d'altri tempi. Nel chiasso assordante che accompagna gli utlimi minuti, c'è anche il tempo per altre quattro palle goal, due per squadra, su cui Chimenti si merita l'ennesima ovazione della giornata mentre dall'altre parte Delvecchio ignora Paulo Sergio, solo a centro area, per effettuare una conclusione senza nessuna pretesa. Subito dopo, ancora Peruzzi sul brasiliano, ad evitare un goal che avrebbe reso la vittoria ancora più clamorosa. "Ma che siete venuti a fa' ?", cantano tutti gli ottantamila sbeffeggiando gli impietriti tifosi juventini. L'intera città, davanti agli schermi della TV, sogna e si stropiccia gli occhi. L'ultimo coro è ovviamente per lui, è la sua vittoria contro Lippi: "Zeman, Zeman". Tutti sotto la curva, Aldair accenna addirittura un giro di campo, ma arrivato sotto la Tevere si ricorda di aver giocato novanta minuti a ritmi pazzeschi, e saluta il resto dello stadio alzando le braccia. Tutti cantano e ballano. Ma ci sono ottomila tifosi che si godono la vittoria più degli altri: quelli che erano allo stadio anche tre giorni prima, a vedere la Roma perdere ai rigori con l'Atalanta. Dopo aver vissuto una serata del genere, il trionfo con la Juve è ancora più bello.
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