Uno dei
fondamentali più importanti nella pallavolo è il palleggio, in quanto
costituisce i due terzi di ogni azione.
Nella pallavolo
si parla di passaggio o palleggio, poiché non essendoci la possibilità di
toccare due volte consecutive la palla, si ha sempre bisogno di un compagno
che la rimandi. Quindi palleggio e passaggio si identificano. Quando nel
1950 sono apparse le prime respinte a braccia unite si è parlato di
"salvataggio" non potendo classificare bene il colpo. Sono stati i
cecoslovacchi ad usare per primi la tecnica delle braccia unite per
respingere i palloni che arrivavano a grande velocità: le braccia venivano
messe sotto la palla, come una scavatrice, dalla quale poi hanno preso il
nome di "bagher". Nel giro di vent'anni il bagher è diventato il più
importante tocco dei tre che si hanno a disposizione. Quindi ora non si può
più parlare di tecnica di salvataggio, bensì di passaggio. Quando il "bagher"
è indirizzato all'alzatore si chiama "appoggio". Per distinguere i vari modi
di respingere la palla nella terminologia odierna del campo di gioco, viene
definito palleggio il passaggio effettuato con le mani e bagher quello
eseguito con le braccia. Quando il passaggio viene indirizzato allo
schiacciatore, viene chiamato alzata. A seconda che la palla venga inviata
davanti, dietro o lateralmente al corpo abbiamo rispettivamente il palleggio
avanti, il palleggio dietro e il palleggio laterale. In generale, il
palleggio è uno dei fondamentali più importanti in quanto si impostano con
esso quasi tutte le azioni d'attacco e di contrattacco. Di tutti i tipi di
passaggi è il più facile, perché si esegue sopra alla testa permettendo
attraverso le dita di controllare continuamente il pallone. A livello
tecnico, il palleggio si effettua portando le mani sopra la testa, in modo
tale che i pollici e gli indici formino una figura simile ad un cuore
rovesciato. Contemporaneamente il resto della mano avvolge la palla e gli
arti inferiori, flettendosi, danno, al rilascio del pallone, la forza
desiderata. |
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