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amare
Nel sole cha passa silenzioso dalla serranda mi accendo. Sfaccettature di luce illuminano la mia camera e il mio corpo steso nel letto, solo. Tutta la luce mi ricorda il mio da fare. E non posso più accontentarmi di respirare e mangiare perché lo scopo mio adesso è un altro:
amare.
opprime
é l'orrore che ci oppone alla vita.
ci propina una sottile anima subdola che ci preme nelle tempie, dentro, ci opprime e ancora e ancora.
sgranare i denti nel bene o nel male come furia omicida, ci opprime ci preme le tempie, ma proprio dentro, lí dove niente puó aiutarti ad uscirne, ne entrare...
la mia anma é qui che sogna per qualcosa di dolce, per qualcosa che l'appaghi. ma non troverá niente per la sua fame, perché non c'é piú niente da possedere. nell'uso dell'universo la gioia é stata succhiata tutta via tutta sudicia di omertá, nel suo silenzio grave e pesante. no non ci troverá piú niente, é tutto finito.
ed io staró bene, le cose andranno ai loro posti, e il cielo mi stará ad osservare e mai verra giú. qui dove tutto é asciutto cosí umano cosí sovrumano. 
sto sognando, in un sogno dove tutto viene giú, mi copre, sto solo sognando di qualcosa ora, di qualcosa che adesso mi rade tutto l'orizzonte, cosí asciutto, cosí perfetto, cosí osceno, cosí morto morto e osceno morto e osceno!

sto sognando e... ad un tratto... il cielo viene fuori, mi crolla addosso, urla.
la mia immagine si ricompone.
sto ancora sognando. mi pare di dormire e sognare.
qualcosa sale su nel mondo, sto sognando, e non mi sento piú io non sono piú asciutto. un'altra caduta. un'altra occasione. io non vedo l'orizzonte che sale sale e mi copre sovrastando la mia vista.

non so
mi risulta difficile
ma il mio dovere é tale da non premettermi mai certe speranze, né tantomeno fatiche.
ho un compito che mi grava sulla testa. ed ho paura, i fllire, di fuggire.
io non sono una forza determinata. sono gracile e un debole di animo, di capacitá gragarie e parassite. tutto ció che é vizio é mio, sono la mia luna di miele, la mia stssa prospettiva 
l'amore
amare é viltá. un orrore che ci separa dalle nostre decisioni piú intime, ci propina decisioni subdole ed involontarie tali da non riuscire piú a cogliere quella sottile differenza che in fondo si chiama semplicemente libertá, di vivere, di proseguire la propria vita senza troppi inganni, troppi tentennamenti.
nel momento in cui ci troviamo dentro a quel vortice, tutto... sí, tutto viene oscurato, si annebbia e la foschia invade la nostra mente, la illude, la colora di nuove e splendide immagini. immagini. che poi altro non sono che le nostre realtá volute: i nostri sogni.
é droga per il nostro cervello tanto potente quanto imbarazzante. da farci impazzire.
nulla di tutto ció é cosí pazzesco. basta pensarci un attimo, fermarsi tra un discorso e l'altro e respirare ció che ci viene dato.
nella vita di tutti i giorni l'amore ci esclude tutto ció che é la sana volontá. e non crediate che coloro che vi diranno -é una mia decisione- abbiano capito tutto o risolto l'arcano, perché l'arcano e nella loro mente ormai posseduta, incrinata.

tutto perció porta ad una sola ed unica domanda: cos'é meglio, essere assuefatti e vivere nel colore, o vivere nella grigia ma leale realtá?
vivevamo laggiú
finivamo tutti giú. lí in quella pozza dove il fondo, almeno stavolta, era piú che conosciuto.
finivamo lí, tutti per un motivo o per l'altro.
e non c'erano piú speranze, soprattutto dopo i primi inutili giorni di ricerca.
vivemvamo mangiandoci a vicenda. ci mordeamo come cani rabbiosi, fumavamo le nstre stessa membra e sputavamo tutto il nostor male. era l'orrore ció che ci teneva vive. svegli. l'orrore di risvegliarsi, o forse solo di capire, tornare coscenti, capire che tutto quello era realtá, la nostra nuova realtá.
furia dolore paura: l'orrore é intorno a noi...
gocce
Gocce di me…
È un preludio ad un ennesimo affanno

Ma io fatico sempre di più
E il carico si fa più pesante,
quasi assurdo.

E poi quando arrivi a pensarti
Anche solo a cercare di immaginarti
In un altro luogo
Ecco che in un attimo sei nuovamente qui,
al solito posto,
ormai troppo pesante.

Così che faccio, che mai potrei fare
Solo coricarmi un secondo,
in un mare di secondi
che lentamente sgocciolano nella mia vita
riportandomi sul mio passato
su ciò che sono ora, adesso
e, soprattutto, su cosa non sono mai stato…
nebbia
dov'é il mare che non vedo?
dov'é tutto il rumore che non sento?
una prova c'é giá, di abbandono e di disgrazia. perché mi trovo solo nella mia inquietudine e solo la nebbia mi permette di osservare il mio passo breve. solo la nebbia é il mio orizzonte.

su di me un dito di polvere. la fuliggine, l'odore.
inutile fingere di assaporare la mia quiete, perché é prigione, é carneficina.

chi c'e dentro questo cuore
camminiamo nel deserto
tutto é luce intorno a noi
la caravana ci accompagna dove non so
dove vorresti andare?

io ero il clown
tu la mia coscienza
e credo che per sempre ci inseguiremo
sempre ci inseguiremo

toc toc chi c'é dentro questo cuore?

leggero
le mie orme faticano a nascere
ma ci credono e persistono, non mi mollano
e mi amano

dove sei quando mi giro?
non mi aspetti piú
non mi risponde piú nessuno
quando provo a bussare?

cosa é rimasto dentro questo cuore?

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