I Segni raccontano

I"Segni" di Giacomo Lusso sono una folgorazione sulla via di Damasco?

Oppure sono la rivelazione di una matrice cromosomiale che appartiene a ciascuno di noi ma che non siamo più in grado di leggere?

Sono l’una e l'altra cosa, sono la necessità di dichiarare l’appartenenza a noi stessi, ovvero alle radici che ci competono. Sono anche l’indice positivo della consapevolezza di una crisi esistenziale.

Il mondo attuale è oberato di informazioni ma povero di notizie; è costellato di labili certezze che si rincorrono e si annullano con la velocità delle innovazioni tecnologiche; i media perseguono quotidianamente e "scientificamente" l’annullamento di ogni verità costruita da elaborazioni personali; l’omologazione è il credo dei nostri giorni. Riappropriarsi della parte autentica di sé è un atto meritorio

oltre che un gesto artistico degno di evidenza.

La pittura di Lusso è un incontro di gestualità e di materia: un moto sorpreso in dinamica progressione concepisce il divenire come impronta variabile, come traccia di un evento/apparizione che chiama a sé la luce e la modula sulla superficie rugosa e discontinua dove la sabbia o l’argilla, sollecitate dall'impasto del colore, liberano forze espansive in una suggestiva lievitazione delle forme. L’opera scaturita da un divenire di impronte e di varianti ritmiche affonda le motivazioni in quel mondo della ceramica così consono al nostro autore.

Talora si riscontra il medesimo approccio mentale, quello che assegna un importante ruolo alla meraviglia dei passi successivi dove il gesto riesce a precedere il pensiero e lo giustifica e lo riflette.

Il più recente percorso dell'artista albissolese si sviluppa da un’indagine delle spirito vegetale: "L'albero magico" e "Dal fiore" spremono una liquida energia che conquista informalmente lo spazio circostante anche con colature, ma soprattutto con la modulazione timbrica dei toni che assorbono e distribuiscono la luce insieme all'evidenza ideogrammatica di segni ripetuti come un promemoria, come un viatico inalienabile dalla verità.

Il mistero di un messaggio che non è ancora rivelazione (infatti la lettura è soprattutto emozionale e si lega a un’esperienza di tipo onirico) chiama in gioco il subconscio e tutte le voci nascoste che abbiamo timore di ascoltare.

Da questo momento si assiste a un processo di escavazione e di sintesi espressiva dove la materia/luce costruisce un percorso di impronte in un paesaggio neutro popolato di presenze fantasmatiche, di ombre

in dissolvenza, di citazioni fuggevolmente zoomorfe o antropomorfe, tanto per fornire elementi più concretamente narrativi all’allegoria.

Gli sguardi e le emozioni vanno dall’essenzialità e dalla spiritualità orientale, suggerita dalle due tracce spaziali sulla via dello smarrimento evocato da "Tra ragione e sentimento", al tormentato percorso di un segno per un omaggio di riflesso a Scanavino (marcatamente con "La nave dei pazzi" e con "Una nota ci salverà"), ad una rapidità ed essenzialità gestuale memore di Mathieu, ad una calligrafia mediata da Michaux fino all’Ernst di certi travagli surreali.

Ed è giusto che sia così perché il sommovimento emozionale dovuto allo scavo sulla tela, nella terra e dentro di sé prevede strade obbligate e debiti.

L’importante è che Lusso alla fine riesce a distillare la sua voce dalla spremitura di queste voci.

Così avviene perché "E dall’alto" si sfoglia verticalmente in una frantumazione di energia/pensiero, di sigilli tonalmente costruttivi in un crescendo estatico scaturito dal blu della base e dal marchio fermato sul rosso.

Appare come un desiderio di rivelazione che si propone ogni volta che si toccano le due linee/forza di propulsione a provocare la scintilla e uno sfaldamento contro l’omogeneo fondale.

Questo fondale accoglie il fatto fuori da uno spazio misurabile e fuori dal tempo: in "Piccolo incontro" si assiste al "big bang" personale che annuncia la conoscenza.

Invece ne "La creazione" e in"Cosa resta del mio angelo" l’esplosione di un magma arrota immagini e miraggi tali da accendere i significati di un racconto da rincorrere per frammenti, per allusioni, per illusioni, per accostamenti descrittivi.

Il cammino della verità di Lusso accoglie anche fantasmi più facilmente identificabili nel perpetuo movimento: "Correre con la moto di notte" potrebbe sembrare un omaggio al futurismo. Invece è la scia di un sogno che si infiamma e si specchia nella scansione parallela e più sotterranea dei ricorrenti enigmi.

Anche "Volare sopra la città" dichiara un sontuoso bisogno di suggestione nella folgore vermiglia che ravviva l'impasto notturno nell’incrocio con la fioritura del bianco.

A distillare le immagini precipitate dai pensieri si può quindi passare dall'avvolgente purezza ascetica di

" Tracce" (o dal desiderio di scoperta graduale di "Affioramenti di segni") alla kandinskyana esplosione siderale de " Il rosso che va" o a "La battaglia dei segni", approdo felice delle pulsioni gestuali ed emozionali del nostro artista.

Giacomo Lusso raggiunge con questa sua opera quella sintesi che pone a critico confronto i problemi della natura con quelli umani, le esigenze cosmiche con quelle esistenziali dì cui egli ostenta le stigmate. Da questo momento si avvia per lui un nuovo tragitto tra echi conflittuali e decantazioni di silenzi.

Il racconto dei segni ha appena esaurito la fase del prologo.

                                 Luciano Caprile

 Settembre 2001

 

A tale of signs

Are the "Signs" by Giacomo Lusso a flash of lightning on the way to Damascus?

Or do they reveal a chromosome foundation that belongs to each one of us but that we can hardly interpret any more?

They are both things, they express the need to state that we belong to ourselves, to our respective roots. They also positively point out to the awareness of an existential crisis.

Today’s world is overwhelmed by information but poor in news; it is scattered with unstable certainties that pursue and annul one another according to the pace of technological innovation; every day the media "scientifically" pursue the annulment of all truths developed from personal processes: homologation is our modern creed. Taking hold again of our true essence is a commendable deed, as well as an artistic action that is worth stressing.

Lusso’s painting style is a combination between gestures and matter: a motion caught in its dynamic progression, which conceives becoming as a variable sign, as a trace of an event/apparition that concentrates light into itself and displays it on a rough and uneven surface, where sand or clay, stirred up by the dye’s cob, release expansive forces into suggestively uprising forms. The work produced from the sequence of impressions and rhythmic variables drives all motivations down into a world of ceramics that is so much in keeping with our author’s mind.

Sometimes, the same mental approach is observed, enhancing the awe-inspiring next steps, where gestures come before thoughts and justify and reflect them. The latest process of the artist from Albissola develops from a review of vegetal characters: "L’albero magico" and "Dal fiore" express a fluid energy that formally takes hold of the surrounding space, with pourings as well as, particularly, modulated tone-colours absorbing and spreading light together with the clear ideograms of signs that are repeated like a memorandum, like a viaticum that can hardly be separated from the truth.

The mystery of a still undisclosed message (interpretation, in fact, is mostly emotional and relates to a dream-like experience) involves the subconscious and all hidden voices we are afraid to listen to.

From now on, an excavation and synthetic expression process takes place, where matter/light creates a trail of impressions on a neutral landscape strewn with ghost-like figures, with fading shadows, with zoomorphic or anthropomorphic quotations, and all this is just for the sake of providing practical narrative elements to the allegory.

Looks and emotions move from the basic and spiritual oriental style, suggested by the two space trails along the way of bewilderment evoked by "Tra ragione e sentimento", to the tortuous path of a sign paying a reflected tribute to Scanavino (especially with "La nave dei pazzi" and "Una nota ci salverà"), to swift and basic gestures reminding of Mathieu, to a writing style borrowed from Michaux, and to some surreal labours of Ernst.

And this is just fair, because the emotional upheavals produced by digging into the canvas, into the earth, and into oneself occur by fixed ways and debts.

Most important, Lusso finally makes his voice clear among all these voices squeezed together.

It so happens because "E dall’alto" vertically strips off into a fragmented energy/thought, into constructive sealing tones, into an ecstatic crescendo that pours out of the blue of the base and of the emblem focused on red.

A wish for revelation appears every time both propelling power lines join to produce a sparkle and crumble against a homogeneous background.

This background accommodates the fact out of a measurable space and out of time: in "Piccolo incontro" the personal "big bang" announcing awareness occurs.

On the other hand, the explosion of magma in "La creazione" and "Cosa resta del mio angelo" defines images and mirages emphasizing the meanings of a tale to be told by fragments, by hints, by illusions, by descriptive matches.

Lusso’s path towards the truth is also animated by ghosts that are more easily perceived in continuous movement: "Correre con la moto di notte" might look like a tribute to futurism. It is rather the wake of a dream that flares up and reflects itself into the parallel underground rhythm of recurring enigmas.

"Volare sopra la città" also expresses a major need for suggestions through the vermilion flash of lightning that combines with blooming white to brighten up the night.

Going through the images evoked by thoughts may then lead from the all-encompassing mystical pureness of "Tracce" (or from longing for progressive unveiling in "Affioramenti di segni") to the Kandinsky-like sidereal explosion of "Il rosso che va" or to "La battaglia dei segni", the artist’s happy outcome of compulsory gestures and emotions.

Giacomo Lusso achieves with this work a synthesis that critically compares nature’s problems against man’s problems, cosmic against existential needs, of which he shows off the stigmata. From now on, he starts along a new path, between conflicting echoes and celebrated silences.

The tale of signs has just gone through its prologue.

                                        Luciano Caprile

September 2001