I Segni del mistero Poco più di un anno fa avevamo concluso un saggio sull’opera di Giacomo Lusso con la seguente affermazione: "Il racconto dei segni ha appena esaurito la fase di prologo". Oggi ci troviamo nell’opportunità di considerare gli ultimi esiti della ricerca del nostro artista grazie ad una serie di lavori condotti a termine nel 2002 ed esposti per la prima volta nell’attuale circostanza. L’impronta materica e scenica ha conquistato nuovi spazi, ha scoperto soluzioni architettoniche e formali di grande seduzione visiva e tattile. Il mistero custodito nella memoria del tempo ci concede agganci di curiosità e di interesse; ogni immagine si propone al margine di quella rivelazione che allarga il cuore alla speranza. Lusso ha concepito una scrittura arcaica, ideogrammatica che circonda e sollecita la verità. Nell’ " Incontro tra Segni discendenti" l’apertura di un varco tra due colonne graffite e increspate di materia rugosa si risolve in tre caratteri sospesi nel blu e nella luce. Sono la formula ripetuta in altre opere per sondare l’arcano, ma sono anche il limite della nostra conoscenza; ribadiscono che noi ci troviamo comunque al di qua del mistero. L’impronta a ventaglio e a rilievo che taglia orizzontalmente il quadro è il richiamo concreto e nel contempo è la barriera della nostra curiosità. Solo questa ci appartiene: il resto è precipizio e smarrimento di pensiero. Giacomo Lusso ama proporre simili quesiti conturbanti e singolari che calano da mondi lontani, forse da cataclismi dimenticati, ricomposti. Esprimono un progetto d’ordine in un attraversamento gestuale spontaneo che fiorisce all’improvviso e si insinua nell’armonia per inquinare il ritmo sottostante, per aspirarne frammenti di interpretazione consona all’attuale conoscenza. Così l’ascensione plastica in "Segni apparenti apparsi" si compiace, si arrota e moltiplica le sue impronte tonali in "Mandala di Segni", nel solito varco-cielo impenetrabile. Per il momento il discorso non può superare tale soglia: al di là si indovina la profondità nebulosa, perlacea del non finito, del non inteso. Conviene ritornare sui passi che ci competono prima di intraprendere i sentieri dell’avventura. Occorre pertanto partire da una realtà conosciuta, percepita come esperienza vissuta in termini almeno emozionali. "I conti della Rossa" è un dipinto che ci viene in soccorso: il lampo futurista che incendia la base dell’opera si collega ai calcoli che decretano i trionfi del bolide. Ma anch’essi entrano nel sogno che alimenta la vita. Sono "segni veloci" e "sogni fugaci", come ci rammenta Lusso e pertanto vanno trattenuti e conservati in un luogo ideale, libero da ogni possibile profanazione. Lo stesso discorso vale per " Segni innamorati della Luna". E qui potremmo citare la poetica anche dissacrante di Licini o la calligrafica sospensione di Klee per intingervi certe intenzioni di Giacomo, certo non le sue cangianti tonalità o il transito rapido e insistito del gesto. Eppure il pensiero e la collocazione di certi elementi emblematici della narrazione sono in armonia con quelli dei due maestri perché distillati dal succo di ogni tempo. La "luna" di Lusso è una virgola gialla assediata da movimento rotatori e trasversali che tendono infine a inglobarla in un’unica macchia. Eppure è lì, ancora visibile, protagonista di un cielo in rivoluzione solo per lei. Anche l’acqua del mare, in un’altra sequenza, sale verso l’alto e si dissolve in fioriture che assorbono le tonalità della falce divenuta prolungamento naturale di un moto spontaneo, di un risucchio ascensionale, di una visione fantasmatica. Dinamismo e sedimentazione si inseguono e si rinnovano come per l’urgenza di un’offerta dichiarativa a cui segue una riflessione, una decantazione, una pausa, un silenzio: al pensiero è sufficiente una goccia di luce per esprimere un concetto d’assoluto. E’ il caso di "Confronto" caratterizzato da una breve pennellata rossa che rischiara la notte ed esalta l’accensione barocca dei bianchi a rilievi, a frangiatura sulla via della dissolvenza. E’ quel segno vivo a trattenere l’evento, a ricondurlo al di qua dello smarrimento. Così siamo approdati di nuovo su quella linea di confine che assorbe i progetti dell’inconscio: "Lo spirito della danza" è per noi l’appiglio di due punti di intensità timbrica sull’emozione di un movimento diafano, estatico che sfugge alla rapina dello sguardo e del tatto. "Sinfonia in nero" ripete il precedente concetto nella notte, con una delicatezza rituale che, come nella precedente esperienza, recepisce gli echi orientali di una lacrima vermiglia sospesa nel grembo accogliente dell’assenza. Ed è proprio al limitare del sogno, dell’apparizione che si compie e si esalta il gesto di Giacomo Lusso; un gesto corredato da una scrittura che si fa contorno, sottolineatura di racconto. La calligrafia si sposa alla delicatezza, la narrazione alla soavità contemplativa: "Sinfonia in blu" e "La danza rossa" si muovono lungo un ritmo musicale e su una cadenza emotiva capaci di spalancare ulteriori prospettive di indagine. Credevamo di aver colto la chiave del mistero: invece è il mistero ad aver annullato ogni nostro margine di sicurezza con ulteriori seduzioni visive e percettive. Così Giacomo lusso sposta ogni volta il limite dell’orizzonte, il nostro miraggio: succede ai naufraghi nel deserto della conoscenza. Luciano Caprile
Marzo 2003
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The Signs of mystery Just over one year ago we concluded an essay on the works of Giacomo Lusso with the following statement: "The tale of signs has just gone through its prologue." We now have the opportunity of reviewing the latest product of our artist’s research through a number of works completed in 2002 and exhibited for the first time on this occasion. The hallmark of matter and of the stage has conquered new spaces, has discovered architectural and formal solutions, strongly enticing from the visual and tactile viewpoint. The mystery guarded in the memory of time provides hints for curiosity and interest; each image is on the edge of a disclosure that opens the heart to hope. Lusso conceived an archaic, ideogram-like writing style that encloses and enhances the truth. In "Incontro tra Segni discendenti", an opening between two rough columns covered with graffito designs is expressed with three characters suspended in blue and in light. They make up the formula repeated in other works to investigate mystery, as well as the limit to our knowledge; they confirm that we are anyway on this side of mystery. The raised fan-shaped mark that cuts horizontally through the picture is a concrete reminder and, at the same time, the barrier to our curiosity. This one only belongs to us: the rest is turmoil and confused thoughts. Giacomo Lusso likes to offer such disturbing and unusual queries that originate from far-away worlds, perhaps from long-forgotten, rearranged disasters. They express a project for order through a spontaneous gestural crossing that suddenly blooms and creeps into harmony to spoil the underlying rhythm, to draw fragments of an interpretation consistent with current knowledge from it. Thus the plastic ascent in "Segni apparenti apparsi" is self-complacent, sharp, and multiplies its tone marks in "Mandala di Segni", in the usual inscrutable opening-sky. For the time being, the discussion may not pass such threshold: the misty, pearly depth of the unfinished, of the ununderstood is imagined beyond. We’d better retrace our steps before venturing on the routes of adventure. We should then start from a well-known reality, experienced at least in emotional terms. "I conti della Rossa" is a helpful work: the futurist lightning that fires up the base of the work relates to the calculations that make that fast car so successful. But they also fall within the dream that nourishes life. They are "quick signs" and "fleeting dreams", as Lusso reminds, and should therefore be retained and guarded in an ideal place, protected from any possible desecration. The same is true for "Segni innamorati della Luna". And in this respect it is worth quoting the poetry, sometimes desecrating, of Licini or the meticulous suspension of Klee to establish a link with certain intentions of Giacomo, surely not his changing tones or the quick and incessant passing of the act. And yet the thought and the location of certain typical elements of the tale are in harmony with those of the two masters, in that they are distilled from the essence of all times. Lusso’s "moon" is a yellow mark beleaguered by rotating and transversal movements that finally tend to engulf it into a single spot. And yet it is there, still visible, the main actor in a sky that only revolves for it. Sea water too, in another sequence, rises upwards and dissolves into blooms that absorb the hues of the crescent turned into the natural extension of a spontaneous motion, of an ascending suction, of a ghostly vision. Dynamism and sedimentation pursue one another and renew themselves as if urged by a declarative offer followed by thinking, purification, pausing, silence: thinking only needs a drop of light to express a concept of absoluteness. This is the case of "Confronto", characterized by a short red brush-stroke that lights up the night and stresses the baroque enhancement of the raised whites, fringing on the way to fading. That lively sign holds the event, leads it back to this side of confusion. Thus we land back on that borderline that incorporates the projects of the unconscious: "Lo spirito della danza" represents for us two points of tone-colour-intensity clinging on the emotion of a slight, enraptured movement, escaping the rape of look and touch. "Sinfonia in nero" reproduces the same concept at night, with a ritual delicacy that, like in the previous experience, implements the oriental echoes of a vermilion tear suspended in the comfortable bosom of absence. And at the very limit of dream, of the apparition, the act of Giacomo Lusso is performed and exalted; an act supported by a writing style that encloses and enhances the tale. The calligraphy matches with delicacy, the tale with peaceful contemplation: "Sinfonia in blu" and "La danza rossa" follow a musical rhythm and an emotional pace capable of opening up new investigational perspectives. We thought we had grasped the key to mystery: mystery has cancelled all our safety margins instead, with further visual and perspective temptations. Thus Giacomo Lusso shifts every time the limit of the horizon, our mirage: this is what happens to castaways in the desert of knowledge. Luciano Caprile
March 2003 |