INTRODUZIONE
Un diamante è per sempre: la frase pubblicitaria che da 50 anni fa il giro
del mondo è diventata il simbolo di una strategia economica vincente. In
realtà la "De Beers è per sempre"! Dietro al mondo scintillante
della pubblicità De Beers, dalle promozioni holliwoodiane degli anni '50-'60
agli spot televisivi di oggi, l'impero multinazionale controlla il flusso di
diamante grezzo che ogni anno si affaccia sul mercato, in un regime di quasi
totale monopolio che solo alla fine del 1998 inizia a scricchiolare.
Perché nel mercato dei diamanti esiste un monopolio? Non sono forse una merce
rara e preziosa, che non ha bisogno di regole e strategie di mercato per
mantenere alto il suo valore? In realtà i diamanti non sono né rari in natura,
né tanto meno costosi da estrarre.
La loro fama di pietre rare e preziose, simbolo dell'amore, è frutto di una
campagna pubblicitaria che dura da decenni, partita nel 1938 per iniziativa di
Harry Oppenheimer capo della De Beers, e arrivata fino ad oggi: il risultato di
questa campagna fu subito vincente. E i guadagni della De Beers crescevano, sia
per l'aumento della domanda da parte dei consumatori sia per il regime di
monopolio istituito dai produttori/estrattori di grezzo.
Ed è questo il segreto del successo del diamante e della De Beers: il controllo
scrupoloso che i produttori mondiali (associati in un cartello e in un gruppo
economico guidato dalla De Beers) applicano alla quantità rilasciata ogni anno
sul mercato. In questo modo il prezzo del diamante rimane sempre alto, poiché i
produttori non sono in concorrenza tra loro e la quantità di grezzo rilasciata
sul mercato è sempre inferiore alla domanda.
Il controllo è quindi alla base della ricchezza e del guadagno di tutte le
società parti del monopolio, ma ci sono dei produttori indipendenti, pochi, che
non sono associati alla De Beers e che vendono nell'"open market": una
piccola quota del mercato, che oscilla dal 10 al 25 per cento del valore del
grezzo; una parte fastidiosa che mette in pericolo la stabilità dei prezzi
ottenuta attraverso tutto il meccanismo di controllo e la pubblicità.
L'unica soluzione per la De Beers è "rastrellare" attraverso i suoi
uffici sparsi in tutto il mondo questi diamanti fuori controllo: non è
difficile visti gli enormi capitali liquidi di cui dispone. E così in un modo o
nell'altro il 90% del grezzo è sotto controllo: nei periodi in cui il prezzo
potrebbe scendere, le scorte della De Beers nella famosa sede di Londra
aumentano, nei periodi in cui un operatore dell'open market vuole provare ad
uscire sul mercato, il settore (la tipologia di pietre) che occupa è
letteralmente inondato attingendo alle scorte di Londra, facendo così crollare
il prezzo. In tutta questa catena l'unico anello debole e destabilizzante è
l'open market. E da qui nasce il motivo per cui la De Beers è stata accusata di
comperare grezzo proveniente da zone di guerra.
In Angola la guerra civile è iniziata nel 1975, subito dopo l'indipendenza dal
Portogallo. I due partiti in lotta, MPLA (allora filocomunista e tuttora al
governo) e UNITA (supportato dagli USA), hanno occupato zone del paese e si sono
date battaglia con alterne vicende fino al 2002. Nel 1992 un intervento dell'ONU
cerca di riportare la pace e di indire libere elezioni, UNITA e MPLA iniziano un
timido processo di riconciliazione. Ma in realtà entrambe le fazioni continuano
ad incamerare i proventi delle risorse minerarie sotto il loro controllo e
nascondono il riarmo. Il governo controlla i ricchissimi giacimenti petroliferi
sulla costa, l'UNITA dal 1992 occupa stabilmente le regioni interne, soprattutto
a nord, in cui i depositi alluvionali di diamanti sono innumerevoli. Le elezioni
finiscono in un bagno di sangue e i successivi tentativi dell'ONU sono un
fallimento: la guerra ricomincia.
Il controllo delle zone diamantifere è stato dal 1992 (fino alla fine della
guerra nel 2002) il mezzo unico di guadagno per i ribelli, soprattutto dopo il
crollo del muro di Berlino e la fine della guerra fredda, quando i dollari
americani non arrivano più. E i guadagni sono alti poiché la manodopera è
costretta a lavorare dai militari dell'UNITA, il suo costo è quasi zero. I
civili brutalizzati in ogni modo diventano docili lavoratori.
L'Angola ha diverse particolarità: i suoi depositi di diamanti sono quasi tutti
alluvionali (si trovano nei letti dei fiumi attuali o prosciugati) e questo ha
due conseguenze importanti:
1. è facile ed economico estrarre il grezzo anche con un'attrezzatura
minima come pale, setacci e qualche generatore di corrente,
2. la qualità dei diamanti presenti in tali depositi è superiore a
quella dei diamanti estratti dalle miniere kimberlitiche, quelle a pozzo di
solito più diffuse ma costose da costruire e gestire.
L'Angola fa eccezione anche per l'alta qualità del grezzo.
Normalmente l'80% delle pietre estratte non è di buona qualità ed è usato per
scopi industriali, solo il 20% è per uso gemmologico, impiegato in gioielleria:
in Angola questa percentuale è ribaltata, l'80% del grezzo è di qualità
gemmologica!
Oggi che la guerra è finita, l'Angola occupa una fetta di mercato pari al 10%
del valore del grezzo, ma al tempo dell'UNITA dove andavano a finire tutti
questi diamanti?
Chi ha comprato i diamanti dell'UNITA dal 1992 al 1998? Inoltre, nonostante la
situazione di nuova guerra civile in Angola fosse chiara già nel '92, solo nel
'98 l'ONU ha colpito l'UNITA con l'embargo per la vendita dei diamanti.
Julian Olgivie Thompson nel Chairman's Statement, De Beers 1996 Annual Report,
così si pronunciava a proposito del mercato africano: "La CSO acquista
diamanti in quantità consistenti sull'open market, sia in Africa che nei centri
di mercato per diamanti, attraverso la sua rete estesa di uffici acquisti, dove
lavorano giovani compratori, spesso in condizioni difficili. Gli acquisti nel
1996 hanno raggiunto livelli record in gran parte a causa dell'aumento della
produzione dell'Angola. I diamanti angolani tendono ad essere della categoria
richiesta, benché principalmente queste attività d'acquisto sono un meccanismo
di supporto al mercato."
La De Beers è orgogliosa dell'andamento del mercato e degli acquisti in Angola:
ma nel 1996 l'unico produttore di diamanti in Angola è l'UNITA, una banda di
militari assassini che rapisce bambini per farli combattere, che rapisce bambine
per farle diventare schiave e mogli dei suoi soldati, che ammazza e tortura chi
è solo sospettato di tradimento, che costringe la popolazione nel suo
territorio a lavorare per estrarre diamanti e procurare il cibo. La De Beers è
contenta perché si è assicurata i migliori diamanti presenti nell'open market
comprandoli tramite giovani mediatori "coraggiosi" che lavorano in
zone difficili e pericolose. La De Beers forse ignora da dove provengono i
diamanti e qual'è il prezzo pagato dagli angolani per la loro estrazione?
I rapporti dell'ONU dal 1998 in poi chiariscono che l'affare dei diamanti
angolani coinvolge non solo multinazionali ma anche stati: alcuni ignorano
tranquillamente la provenienza dei diamanti e non si preoccupano di adottare
misure di sicurezza, come il Belgio, che ad Anversa vede circolare l'80% dei
diamanti estratti in tutto il mondo ogni anno, ed ha una dogana
accondiscendente.
Altri stati invece forniscono appoggio e connivenza all'UNITA con documenti di
provenienza falsi (DRC ex Zaire, Togo, Burkina Faso); altri ancora vendono armi
e munizioni (paesi dell'est europeo).
Per studiare il rapporto tra i diamanti estratti dall'UNITA, la guerra, e la
vita della popolazione angolana nel periodo '92-'98, ho usato due metodi: il
primo utilizza le interviste e le testimonianze raccolte direttamente, le
informazioni, i dossier e gli studi delle Ong (reperiti su internet); il secondo
utilizza un software, un quantificatore ambientale, per costruire un LCA -Life
Cycle Assesment- che in italiano significa "analisi del ciclo di
vita".
Mentre il primo metodo appartiene di diritto al campo delle scienze umane, il
secondo è utilizzato solitamente nel campo scientifico per studi
sull'inquinamento e l'ambiente, riferiti ad un processo, un materiale, etc. In
collaborazione con l'Ing. Paolo Neri presso l'E.N.E.A. di Bologna, ho aggiunto
al software Sima-Pro (uno dei programmi utilizzabili per costruire un LCA) una
categoria di danno denominata GUERRA CIVILE, studiando così, oltre al danno
ambientale, il rapporto quantitativo tra i diamanti estratti dall'UNITA e i
danni umani ed economici prodotti dalla guerra. Come tesi di un corso di laurea
in filosofia, questa è la prima in Italia ad utilizzare la metodologia del LCA:
indubbiamente le approssimazioni fanno parte della ricerca svolta, e ciò è
dovuto all'argomento complesso e non facilmente traducibile in cifre, ma queste
difficoltà è condivisa da tutte le tipologie di LCA. L'analisi del ciclo di
vita applicata al problema dei diamanti di guerra angolani fornisce un punto di
vista che completa l'approccio umanistico, creando una prospettiva più ampia e
approfondita rispetto a quella possibile con uno solo dei metodi di studio.
Dalla ricerca emerge il ruolo chiave svolto dai diamanti nella guerra civile e
nei processi di cambiamento ambientale e culturale subiti dall'Angola.