L'infedeltà della fotografia

In passato, peraltro, v'è stato chi ha voluto dare un gran peso ai limiti posti alla fantasia ed al genio dell'artista dal meccanicismo del mezzo fotografico; con un mal celato disprezzo si è sottolineato che il fotografo è necessariamente vincolato nella ripresa del soggetto fotografato,  rispetto al quale ha soltanto una minima possibilità di intervento creativo, non potendo rimuovere o spostare o ridimensionare, ad esempio, particolari antiestetici; la storia e la pratica della fotografia hanno fatto pulizia di questi preconcetti, nati probabilmente da una scarsa conoscenza del mezzo fotografico e dal pregiudizio, sorto sin da subito, che esso si limiti ad una obbiettiva, ma fredda, riproduzione della realtà.  Nulla di più falso. Se la fotografia è femmina, è una femmina infedele, facile mezzo per realizzare inganni, voluti o no. Per quanto,  infatti, la tecnica della fotografia sia alla portata di tutti essa offre pur sempre sufficienti strumenti e forme espressive per consentire ad ognuno di dare una propria personale, soggettiva interpretazione dell'oggetto ripreso: l'uso delle diverse focali, grandangolari o teleobbiettivi, di diversi angoli di ripresa, la possibilità di dosare la luce con il diaframma e di dare o meno rilevanza al movimento mediante un accorto uso dell'otturatore, la scelta di films dalle diverse caratteristiche, sono soltanto alcuni degli elementi sintattici tipici del linguaggio fotografico che, se sapientemente sfruttati, consentono già ad ognuno di noi di tentare un approccio diversificato ed originale col soggetto sul quale abbiamo puntato la nostra attenzione.
Naturalmente, anche in fotografia la conoscenza profonda della tecnica si traduce quasi sempre in una accresciuta consapevolezza delle possibilità espressive del mezzo fotografico e, in definitiva, in una maggiore libertà di linguaggio, il che gli consente, ovviamente, di poter esprimere tanto il vero quanto il falso. A volte è sufficiente usare un potente teleobbiettivo, ad esempio, per far sembrare vicinissime, grazie allo schiacciamento dei piani tipico di quell'ottica, due auto di F.1 che in realtà non lo sono; oppure scegliere una grandangolare spinto ed un particolare punto di ripresa per far apparire l'interno di un'automobile da pubblicizzare più ampio di quanto invece non sia.
Personalmente, molti anni fa a Bologna ho esposto in una galleria una mostra dal titolo "L'altra faccia del reale" in cui ogni fotografia rappresentava un dettaglio di oggetti comuni, quali caldaie, cancelli, porte, ma che nulla lasciava trapelare della vera identità dei soggetti, dando invece la semplice impressione di composizioni astratte formate da segni, linee e macchie di colore.

Se la fotografia è femmina, è una femmina infedele, facile mezzo per realizzare inganni, voluti o no...

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