N.47
L'aula di palazzo Madama vara il testo della Moratti
Centrosinistra critico, il presidente Pera "soddisfatto"
Il Senato approva la riforma della scuola.
Amato: "Obbligare i ragazzi a scegliere dopo le medie significa fallire
l'obiettivo dell'inclusione"
ROMA - Con l'approvazione dell'ultima articolo rimasto, il Senato ha dato il
via libera alla riforma della scuola del ministro Letizia Moratti.
Stamattina l'assemblea di palazzo Madama ha approvato, in prima lettura, il
disegno di legge di delega per la riforma scolastica. Lo ha fatto con 124
voti favorevoli, 90 contrari e 3 astenuti. Il testo adesso passa alla
Camera.
Per la verità gli articoli più importanti e controversi erano già stati
approvati la scorsa settimana. Quelle norme cioè che delegano il governo a
dare corpo alla riforma nei 24 mesi successivi alla data di entrata in
vigore della legge. La legge prevede infatti il riordino dei cicli
scolastici: una scuola dell'infanzia triennale, una scuola primaria di
cinque anni, una scuola secondaria di primo grado di tre anni al termine
della quale sarà un esame a decidere se incanalarsi nel sistema dei licei
(5 anni) o nel sistema di formazione professionale (quattro anni). Infine la
riforma prevede per tutti gli studenti il diritto all'istruzione e alla
formazione per almeno 12 anni o, comunque, fino al conseguimento di una
qualifica entro il diciottesimo anno di età.
Una legge che i senatori dell'Ulivo, hanno attaccato duramente. Lo ha fatto
Giuliano Amato, speaker unico della coalizione, spiegando che la contrarietà
dell'Ulivo alla riforma riguarda soprattutto la scelta precoce tra studi
"tradizionali" e formazione professionale. Secondo Amato,
obbligare i ragazzi a scegliere dopo le scuole medie se continuare gli studi
o entrare nel canale della formazione, significa fallire l'obiettivo
dell'inclusione. "La scuola dovrebbe fornire al massimo grado tutti gli
strumenti per facilitare il superamento dei problemi legati alle differenze
sociali - ha spiegato l'ex presidente del Consiglio - Come per esempio il
tempo pieno che ha un forte valore di superamento delle diseguaglianze".
Per meglio spiegare il concetto, Amato è ricorso ad un esempio privato:
"I compiti fatti a casa sono infatti un potente fattore di divisione di
classe. La mia nipotina di 11 anni ha me che posso spiegarli i compiti ma
altri bambini non possono avvalersi dell'aiuto dei genitori, e in questo
modo si consolidano le differenze sociali".
Per il presidente del Senato, Marcello Pera invece "il disegno di
legge-delega è uno dei provvedimenti più importanti approvati a palazzo
Madama".
(13 novembre 2002)
[Sono state eliminare la parti non di testo del messaggio]
Secondo articolo http://www.repubblica.it/online/cronaca/scuolariforma/scuolariforma/scuolariforma.html
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Terzo articolo e testo di un contributo sulla mailing list cui siamo iscritti come comitato relativo al COMITATO genitori nell'ottica e nell'epoca dell'autonomia.13.11.2002 Tessitore (Ds): «Così si demolisce la scuola pubblica» di Davide Sfragano «Siamo di fronte all'ennesimo tentativo di demolizione della scuola pubblica». È il primo commento del Senatore Fulvio Tessitore, del gruppo diesse-Ulivo, membro della commissione istruzione di Palazzo Madama. La critica alla riforma è netta. «L'intera riforma si basa su una concezione produttivistica della scuola, che non è proprio quello che serve alla scuola italiana». Sostanzialmente, per Tessitore, sono tre le questioni del disegno di legge Moratti che non vanno. Innanzitutto perché «affievolisce il principio dell'obbligo formativo. Viene meno il principio fondamentale per il quale lo stato è garante dell'istruzione di tutti». In secondo, separando la scuola secondaria tra canale di studio e di formazione professionale, la riforma «ripropone un rapporto di subordinazione della formazione, rispetto all'aspetto culturale. Problema accentuato - prosegue il senatore Tessitore - dall'anticipo dell'obbligo scolastico: un ragazzo così si troverà a decidere il suo percorso formativo, una scelta importantissima per il proseguo della sua vita, a soli tredici anni». Inoltre, per Tessitore, «la riforma è notevolmente carente nel capitolo formazione degli insegnanti: si fonda su lauree specialistiche che lasciano il tempo che trovano. E non c'è un euro investito nella formazione dei docenti». In sostanza, «questa riforma - prosegue Tessitore - non risponde ad una precisa domanda: qual è la scuola che serve davvero all'Italia?». |
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