N.21

LETTERA DI PROTESTA AL MINISTERO DELL'ISTRUZIONE IN MERITO ALL'ART. l3 DELLA FINANZIARIA 2002

Di fronte alte scelte adottate dal Ministero della Istruzione nella
Finanziaria 2002, nella quale, oltre alla insufficiente destinazione di
risorse finanziarie al personale, si prevedono anche provvedimenti
preoccupanti e gravi sul piano normativo, i sottoscritti insegnanti dell'
I.T.C.G. e T. "De Nicola" di S. Giovanni La Punta Catania, con la presente,
intendono esprimere la loro forte perplessità e la loro decisa protesta, in
modo particolare per quanto riguarda l'art. 13 del testo presentato dal
Ministero all'approvazione del Parlamento  e gli interventi ad esso collegati.
La perplessità deriva innanzitutto dall'atteggiamento del ministro che è
apparso ambiguo e assai poco attento alle reali problematiche
dell'organizzazione scolastica e della formazione.
Ambiguo perché non chiaro appare l'obiettivo verso cui si tende: da una
parte il ministro proclama l'intenzione di "liberare risorse per migliorare
la qualità dell'istruzione in Italia" (discorso tenuto a Cagliari
nell'incontro con le autorità regionali nei giorni scorsi), dall'altra
intende permettere consistenti tagli alla spesa scolastica: a fronte dei
1850 miliardi di risparmio previsti, soltanto 700 sarebbero reinvestiti
nella scuola. Se l'obiettivo è quello di risparmiare a danno di un settore
assai delicato come quello dell'istruzione almeno non lo si camuffi di
buone intenzioni.
Ambiguo ancora perché il ministro, usando espressioni del tipo: "si chiede
al contrario il rispetto dell'orario contrattuale di diciotto ore, che a
quanto risulta, non è rispettato da tutti" (dalla replica in Senato del
ministro) dimostra o di non aver chiaro l'attuale contratto, o di voler
intenzionalmente gettare discredito sulla categoria degli insegnanti.
Il ministro risulta anche poco attento alle problematiche organizzative e
della formazione (strettamente collegate), perché dimostra di non rendersi
conto dei disservizi che le proposte avanzate provocherebbero nella scuola
con grave danno della didattica e del processo educativo.
Inoltre se per il ministro è indifferente il numero di alunni (e il tipo di
aggregazione che esiste tra questi) che l'insegnante avrà di fronte,
dimostra di non avere conoscenze aggiornate su quello che è il rapporto di
apprendimento, identificandolo forse con una sorta di parcheggio forzato;
ciò non può che confermare i nostri già forti dubbi sulla sua volontà di
elevare la qualità dell'istruzione in Italia, per fare la qual cosa è
necessario avere informazioni adeguate su che cosa sia la qualità
dell'istruzione.
Aggiungendo a tali già amare considerazioni la constatazione degli effetti.
sulla riduzione dei posti di lavoro (che è inutile affannarsi a negare:
basti pensare ai supplenti), alla forzata riduzione dei fondi di istituto
che presto non saranno più sufficienti neanche a coprire le ore di
supplenza, dichiariamo che:
qualora l'articolo in questione dovesse essere approvato in via definitiva,
avrebbe il significato di un inaudito e incomprensibile attacco, non solo
al sistema scolastico nazionale, ma anche alla figura del docente e alla
sua delicata funzione.
Inaudito perché, demandando la composizione delle cattedre alle Regioni,
ancora prive di esperienza gestionale e didattica, queste potranno agire
solo su calcoli numerici astratti, accorpando cattedre e posti orario, con
la certezza di contrazione di posti e trasferimenti incontrollabili;
incomprensibile perché è visibile una capziosa ostilità nei confronti del
corpo docente che si intende vessare, umiliandolo, sia sul carico orario,
che risulterebbe incontrollabile, sia nel non riconoscimento della
particolarità del suo ruolo, educativo e didattico, all'interno della
scuota pubblica
Rimane infine ferma la condanna e il rifiuto in blocco del comma 7
dell'art. 13, in materia di esami di Stato, col quale il Ministero, e
questo Governo, dimostrano il chiaro intento di promuovere, mettendola al
primo posto del loro interesse, la scuola privata che, nella sua stragrande
maggioranza, si trasformerebbe in organizzazione finanziaria per la
elargizione di titoli di studio, svuotati di ogni valore professionale e umano.

Si sottolinea inoltre che non ultimi ad essere danneggiati da tutto questo
sarebbero gli utenti della scuola, 'giovani soprattutto , il cui interesse
il ministro dichiara di voler difendere. Dall'aumento del disservizio della
scuola pubblica, dalla perdita di valore dello studio e dell'impegno, dalla
svalutazione del rapporto discente-docente non può che derivarne un
aumento, oggi certo non auspicabile, del già inquietante disagio giovanile,
i cui costi sarebbero poi maggiori dei tagli fatti alla scuola.
Seguono 40 firme.

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