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Il fatto che non ci sia più acido ascorbico disponibile nel sangue priva i tessuti del corpo di questo
metabolita importantissimo ed essenziale. La sintesi del collagene, per mantenere la forza dei
tessuti, dei vasi e dei capillari sanguigni, dipende da un adeguato apporto di acido ascorbico nel
sangue. Quando il sangue è in carenza di acido ascorbico si arresta il processo di produzione del
collagene e si indebolisce il meccanismo di rinforzo dei tessuti, dei vasi e dei capillari sanguigni
con il risultato dell’insorgenza di emorragie.
La nostra prima linea di difesa contro le infezioni, la fagogitosi, è anch’esso un processo dipendente
dalla presenza di acido ascorbico. Fagogitosi significa inglobare e digerire i batteri invasori nel
flusso sanguigno e nei tessuti da parte dei globuli bianchi. In condizioni normali, con una buona
quantità di acido ascorbico nel sangue, ogni ferita o batterio che penetra nei tessuti attrae nell’area
orde di globuli bianchi e loro si mettono immediatamente all’opera assimilando e digerendo i batteri
ed i materiali estranei. Nel processo di fagogitosi, il numero di batteri inglobati e digeriti è
direttamente correlato ai livelli di acido ascorbico nel sangue. Quando questi livelli sono bassi, o
addirittura assenti, la fagogitosi si interrompe ed i batteri crescono e si riproducono nei tessuti, si
sviluppa così una piena infezione.
Non c’è da meravigliarsi che le cause prime di morte dei leucemici siano l’emorragia e l’infezione
piuttosto che la malattia neoplastica in sè. Questo è un fatto statisticamente accertato. Sia la
mancaza di resistenza alle infezioni che alle emorragie sono sintomi patognomici dello scorbuto. I
leucemici soffrono di una ipoascorbemia non corretta o grave scorbuto cronico subclinico oltre che
di leucemia; ed essi avrebbero necessità di assumere alte dosi di acido ascorbico, dosi di parecchi
grammi al giorno, per vincere questa grave ipoascorbemia. Se riuscissimo ad impedire la loro morte
a causa della manifestazione dello scorbuto, si scoprirebbe che la leucemia in sè non sarebbe, dopo
tutto, una malattia così grave e fatale.
Sono stati effettuati molti tentativi di curare la leucemia con dosi di acido ascorbico. Comunque,
gran parte di questo lavoro, mostra la grande influenza della teoria della vitamina C nel disorientare
i medici che hanno affrontato l’argomento. Eccettuato un caso storico, la totalità dei medici
ricercatori ha utilizzato bassi dosaggi di acido ascorbico, dell’ordine dei 100-200 fino a 900
milligrammi al giorno. Con questi bassi dosaggi sono stati ottenuti risultati clinici incerti e variabili.
Nell’unico caso registrato in cui venne raggiunta una completa regressione della leucemia
mielogenica ed il suo mantenimento, al paziente vennero somministrati dai 24 ai 42 grammi (da
24.000 a 42.000 milligrammi) di acido ascorbico al giorno.
Permettetemi di aggiungere alcuni dettagli di questo caso che la storia ci dice essere avvenuto nel
1954. Il paziente era un uomo di 71 anni dirigente negli affari petroliferi a cui all’inizio era stata
diagnosticata una cirrosi epatica provocata dall’alchool ed una policitemia. Precedentemente aveva
sviluppato i sintomi di una miocardite reumatica cronica e arteriosclerotica. Fu ricoverato in
ospedale e superò un grande calcolo di acido urico nella vescica, e qualche mese più tardi gli venne
diagnosticata una leucemia mielogenica cronica. Aveva anche un piorrea non curabile ed i suoi
rimanenti 17 denti furono estratti con un’operazione. Fino a questo punto la storia era indicativa di
un grave scorbuto cronico subclinico, ma appariva chiaro che a nessuno interessava guardare la
quantità di acido ascorbico presente nel paziente. Apparentemente di propria iniziativa, iniziò ad
assumere acido ascorbico nelle quantità comprese tra 24 e 42 grammi al giorno (da 24.000 a 42.000
milligrammi/giorno), perchè, come ci riferisce la cronaca, “Egli affermava che si sentiva molto
meglio quando assumeva questi grandi dosaggi”. Il resoconto medico continuava “Il paziente
sottolineava continuamente il suo senso di benessere e nel mentre continuava la sua professione
lavorativa. In un paio di occasioni, su mia insistente richiesta, l’acido ascorbico fu interrotto per fare
un esperimento. Entrambe le volte la sua milza si ingrossò fino al bordo del bacino diventando
molle e molto sensibile, la temperatura corporea arrivò a 38,3 °C e lui si lamentava di un malessere