testimonianza alessandro

47 anni, originario della Sicilia, ma cresciuto a Torino dove si è laureato in medicina, il dott. Venuti abita in un paese della Valle Varaita ed è guardia medica nel Saluzzese con incarico annuale dal 2003. La sua vita è cambiata il 23 ottobre 2009 quando si é sottoposto alla vaccinazione contro l’influenza da virus H1N1, per intenderci quella che era stata paragonata alla "spagnola" e contro la quale la sanità pubblica si era attrezzata acquistando milioni di dosi di vaccino. «Una ordinanza del ministro della salute Fazio aveva disposto la vaccinazione del personale sanitario, a tutela della popolazione: un medico può vedere anche 100 pazienti in un giorno…» spiega il dott. Venuti che il 19 ottobre 2009 aveva ricevuto la lettera dei vertici Asl nella quale si intimava ai medici di continuità assistenziale, ai medici di famiglia ed ai pediatri di eseguire la vaccinazione "entro la settimana corrente". Quattro giorni dopo il medico si presentava al Servizio igiene di Savigliano per la vaccinazione, forse non tanto perché convinto della necessità di vaccinarsi quanto per timore che la disobbedienza potesse compromettere il rinnovo dell’incarico annuale: in fondo lui é pur sempre un precario, benché qualificato…

«Eravamo cinque colleghi quel mattino in coda per la vaccinazione. Pochi minuti dopo l’iniezione intramuscolo nel braccio sinistro, tornato in sala d’attesa, sento una morsa al polso sinistro e cerco di allentare il cinturino dell’orologio. L’infermiera si accorge che qualcosa non va ed ho appena il tempo di rientrare nell’ambulatorio e distendermi sul lettino che si manifesta un rush cutaneo e lo shock anafilattico». Scatta la chiamata al 118 e 5 minuti dopo il medico diventato paziente arriva in pronto soccorso a Savigliano dove gli viene diagnosticata una reazione avversa al vaccino con parestesia; rimane in osservazione fino a tarda serata e poi viene dimesso.

«Nei mesi successivi ho continuato a lavorare, anche se da subito ho avvertito una maggiore debolezza, non riuscivo a salire le scale e sono stato costretto a dimezzare i turni di guardia medica (prima ne facevo 15-20 al mese), a riposare durante la giornata. — racconta il dott. Venuti che nel 2008 ha ripreso gli studi per conseguire la specialità di medico di famiglia — Senza che me ne accorgessi mi sfuggivano di mano gli oggetti che tenevo con la sinistra, mi è capitato più d’una volta di scottarmi afferrando la caffettiera perché non avvertivo il calore; la gamba sinistra mi cedeva…» Ma all’inizio il medico sembra non prendere troppo sul serio questi sintomi. E soltanto sei mesi dopo, nell’aprile 2010 una visita neurologica eseguita all’ospedale san Luigi di Orbassano e alcuni esami diagnostici riveleranno una perdita della capacità sensitivo motoria del braccio e della gamba sinistri probabilmente correlata al vaccino. Ipotesi poi confermata dalla medicina legale dell’Asl di Orbassano che suggerisce anche di "evitare sovraccarichi lavorativi e limitare i turni mensili".

A quel punto il dott. Venuti inizia presso la medicina legale di Saluzzo il lungo iter per ottenere dallo Stato l’indennizzo del danno da vaccino come previsto dalla Legge 210 e si iscrive al Condav, Coordinamento nazionale danneggiati da vaccino. Se la richiesta di indennizzo andrà a buon fine potrebbe arrivare a percepire 500 euro bimestrali.

A febbraio di quest’anno, dopo altre visite ed accertamenti, arriva nero su bianco la diagnosi finale: poliradicolo nevrite, variante cronica della sindrome di Guillain-Barré, malattia dalla quale non si guarisce. Nel suo caso, al momento, comporta una disabilità che, in scala da 6 (lombalgia) a 1 (uso di sedia a rotelle), viene codificata 2, "a rischio carrozzella". «Io sono credente e non ho ancora smesso di sperare… A luglio andrò a Medjugorie…» confessa il dott. Venuti senza nascondere la commozione. Da alcune settimane, per rallentare, se non fermare del tutto, il progredire della malattia, si sottopone ad una serie di sedute di fisioterapia e intanto continua a svolgere il numero minimo di turni mensili di guardia medica che gli garantiscono la sopravvivenza: «Non posso permettermi di non lavorare: il mio lavoro è tutto ciò che ho, non ho altri redditi, non ho proprietà. Nella mia situazione, se fossi un medico ospedaliero sarei in mutua perenne e invece con un incarico annuale non ho diritto all’Inps né all’Inail ».

Il suo tono, però, non è quello di chi ha subito un crudele sgambetto del destino, ma, sorprendentemente, di gratitudine. Verso i colleghi di guardia medica, amici veri, grazie ai quali è riuscito a rispettare il minimo di turni di servizio richiesti e che si prestano con grande disponibilità ad accompagnarlo a Torino in auto due volte la settimana per seguire le lezioni di specialità. E gratitudine anche verso il direttore del distretto sanitario Andrea Gili e in particolare Delia Chiotti, l’assistente amministrativa che si occupa del servizio di continuità assistenziale nell’ex Asl 17 e nella stesura dei turni di guardia medica ha tenuto e tiene conto delle limitazioni imposte dalla sua situazione. «Quando ti succede qualcosa come è capitato a me, dai importanza all’umanità che trovi nelle persone…»

L’utilità dei vaccini per la prevenzione di alcune malattie non viene messa in discussione. Ma non bisogna dimenticare che gli eventi avversi, pur essendo rari, esistono e sono impossibili da prevedere: «In passato ero stato vaccinato sia per l’epatite B che per l’epatite A e non avevo mai avuto reazioni, anche l’analisi allergologica era risultata negativa… — ricorda il dott. Venuti — Oggi, dopo quello che mi è successo, non voglio più firmare consensi, non sono più così tranquillo quando, ad esempio, devo fare degli esami per i quali è necessario iniettare liquidi di contrasto…»

susanna agnese