The early days


GEMMA BIROLI, nata a Novara a molta distanza dai fratelli, aveva appena compiuto i nove anni quando il padre morì. Tutta chiusa nella sua precoce esperienza di dolore, che ne aveva scossa profondamente la delicata sensibilità, pur dando segni di particolare amore allo studio, mal si adattava alle formalità della vita scolastica.
Da parte sua la madre non aveva nessuna intenzione di farle conseguire un diploma, convinta com'era che la più alta missione della donna fosse quella di dedicarsi alle cure della casa e della famiglia.
Intanto il primogenito alla vigilia della laurea era stato costretto a interrompere gli studi per la lunga e estenuante degenza del padre al quale aveva dovuto in qualche modo sostituirsi nel disbrigo degli affari di famiglia. Per di più allo scoppio della grande guerra il secondogenito partiva per il fronte, ove rimase per tutta la durata delle ostilità compiendo interamente il proprio dovere con entusiasmo e con elevato spirito di abnegazione.
Quegli anni trascorsi tra continue apprensioni e timori non dovevano certamente contribuire a rendere gaia e spensierata la prima giovinezza di Gemma Biroli.
Nel frattempo la famiglia si era trasferita a Vigevano ove la madre, dopo tante dolorose vicende, poteva finalmente trovare una relativa quiete nella vicinanza del suo paese natio e dei congiunti ivi rimasti. Nella ridente e industre cittadina lombarda la giovinetta frequentò i corsi magistrali presso l'Istituto S. Giuseppe saggiamente retto dalle Suore Dominicane e nel tempo stesso si dedicò anche alla pittura sotto la guida di Ambrogio Raffele, insigne paesista già allievo di Fontanesi, ormai ritiratosi nella natia Vigevano dopo lunga e feconda carriera.
Ma una più profonda e segreta passione Gemma nutriva in cuore per la poesia sulla quale doveva particolarmente influire l'elegiaca bellezza della pianura Lomellina e quella così diversa di un impervio lembo di riviera ligure ove ella di frequente soggiornava.
Nella definitiva residenza di Milano, ove la famigliola aveva raggiunto il primogenito che già vi esercitava la sua professione, la giovane scrittrice non potè fare a meno di manifestare la sua ormai meditata tendenza artistica, e per incitamento di amici e intenditori si indusse a pubblicare il volume Le Prime Liriche.


"Spalancar le finestre, a notte fonda,
su uno stellato ciel di chiaro autunno:
null'altro udir per le campagne assorte,
fuse nell'ombra, che il frusciar in sogno
d'un pioppo giovinetto e lo sciacquio
roco d'un'acqua tra celate sponde:
sentir la terra piccoletta e muta
sotto l'immensa cavità stellare
riscintillante come un mar senz'onde
nell'infinito seno: in un pio slancio
alzar la fronte e tendere il pensiero
sino a sfiorar l'eterno: e poi tornare
con umiltà sul proprio stento umano,
chiudendo in cuore un palpito di stelle."