Nino D’Ambra e Don Pietro Monti esaltano l’immagine poetica di Sant’Angelo d’Ischia
Con la capacità che gli è consueta ha operato da presentatore il giornalista Ciro Cenatiempo mentre hanno inquadrato S. Angelo nella storia dell’Isola d’Ischia gli storici dott. Pietro Monti e l’avv. Nino d’Ambra.
Il primo ha incentrato il suo intervento sul passato con precisi
riferimenti archeologici di grande interesse, mentre l’avv. d’Ambra ha
esordito ricordando la figura dell’avv. Francesco Regine che nel 1948 fu
l’autore della strada carrozzabile che svincolò dall’isolamento S. Angelo,
che acquistò una nuova e più ampia dimensione economica e sociale. Poi Nino
d’Ambra si è ampiamente soffermato sulla storia di S. Angelo a cavallo
dell’ultima guerra a partire dall’avvento del nazismo in Germania allorché
intellettuali ed artisti, soprattutto pittori, per esprimersi liberamente furono
costretti ad emigrare in Italia perché il loro pensiero e la loro arte non
erano tollerati. Il modo di dipingere astratto ed informale di alcuni pittori fu
bollato con la famosa espressione “arte degenerata”, tanto che nel 1937 fu
allestita dal Regime nazista una mostra di tali opere per evidenziare come non
si dovrebbe dipingere. Nino d’Ambra ha continuato ricordando i più grandi
artisti e intellettuali che frequentarono in quei tempi l’isola d’Ischia, in
generale e S.Angelo in particolare. Il più noto fu Werner Gilles che per dieci
anni visse a S.Angelo (1951-1961). Il pittore però era già stato in Italia nel
1931, ma dei suoi quadri, dell’epoca non ne resta nessuno perché furono
bruciati dai nazisti nel
«La pensione Bandini a Firenze e S. Angelo d’Ischia – ha continuato D’Ambra- furono i due punti principali di riferimento in Italia dell’emigrazione intellettuale ed artistica tedesca non allineata e perciò non gradita al Governo di Hitler. Pertanto S. Angelo non fu solamente un ambiente”di rara suggestione paesaggistica tale da stimolare l’ispirazione artistica”, ma fu soprattutto un luogo dove la libertà, la tolleranza e l’accoglienza affabile della gente del posto attenuarono il disagio e la tristezza naturale di questi ospiti per aver abbandonato famiglia e patria perché credevano fermamente nelle loro idee. Ma non possiamo - ha concluso l’avv. d’Ambra – non elevare un pensiero commosso e riverente alla memoria del pittore Rudolf Levy, ebreo tedesco, che fu nell’isola d’Ischia e a S. Angelo nel 1938/40 ( appartenente a quel gruppo di artisti, come Bargheer,Purrman, Fleischmann ed altri, che frequentavano Casa Gilles) e giustiziato ad Auschwitz nel 1944, essendo stato arrestato dalla Gestapo l’anno prima all’uscita della Pensione Bandini a Firenze denunziato, si mormora, da un altro emigrato tedesco».
(Sandra Bichelli; periodico “Ischia Mondo”, ottobre 1995, pag. 10)