PALAZZO REALE D'ISCHIA
 
 

CONCERTI, MOSTRE E CONVEGNI PER L’ANTICA STRUTTURA BORBONICA

 

Il palazzo del re riapre le sue porte

  All’ombra delle terme Ischia rilancia la Reggia

 

     di Ciro Cenatiempo

 

ISCHIA. L’isola ritrova la sua Reggia, uno dei simboli più forti della sua storia intrigante. « Porte aperte», per lo stabilimento balneo- termale militare intitolato nel 1946 a Francesco Buonocore, medico personale del re di Napoli e protomedico del regno (una sorta di ministro della Sanità) borbonico: un’operazione di successo voluta dal colonnello Ettore Cozzi, che continua con successo. Prima concerti e mostre, oggi pomeriggio una conferenza (alle 18) dello storico Nino d’Ambra, quindi- nei prossimi mesi- una serie di iniziative che caratterizzeranno l’offerta culturale ’96. Un trend affascinante che esalta la peculiarità del palazzo che, dal 1877, è stato acquisito dal demanio militare, e che da allora ospita l’albergo e le strutture curative termale per i militari e le loro famiglie, in un complesso di sedici palazzine esteso su un area di 38 mila metri quadrati, che domina l’anfiteatro del porto, ed è incastonato nel giardino curato dal grande botanico dei Borboni, Gussone.

   Un’apertura sottolineata appunto dalla comunicazione di d’Ambra su « Il palazzo reale nella storia di Ischia», organizzata dalla sezione isolana della Fidapa nel salone dove nell’agosto del 1853 il re Ferdinando II di Borbone tenne le sedute del Consiglio di Stato, per la prima volta nell’Isola verde. Immagini e documenti d’epoca recuperati dal Centro di Ricerche Storiche d’Ambra faranno da corollario all’incontro. « Il Palazzo reale- ricorda Nino d’Ambra- fu costruito nel 1735 come villa privata e fu realizzato dal famoso medico e possidente ischitano Francesco Buonocore (1689-1738), che accumulò immense ricchezze espletando la sua professione alla corte di Spagna. La villa ospitò re, principi e molti personaggi di chiara fama, tra cui Letizia Bonaparte, madre di Napoleone.    Nel 1799, poi, fu teatro della tragedia della famiglia Buonocore, allorché i Borbone fecero impiccare a Procida il capitano del Castello d’Ischia, Francesco Buonocore, omonimo pronipote del famoso medico, perché aveva aderito alla Repubblica Napoletana, con il conseguente saccheggio della villa stessa. I discendenti decisero più tardi di abbandonare l’isola e concordarono con il Governo dell’epoca la permuta dei loro beni ad Ischia con altri demaniali di egual valore nella provincia di Caserta: il decreto di trasferimento fu firmato da Gioacchino Murat, re di Napoli, il 6 marzo del 1813».

                                                              (“Il Mattino”, 14 marzo 1996, pag. 24)