Pagine di Libertà di Nino d'Ambra
L'avv. Nino d'Ambra, fondatore e presidente del Centro di Ricerche Storiche d'Ambra. |
In
un libro la storia dell'isola dalla Rivoluzione francese al '45
Il luogo scelto per la
presentazione dell'opera di Nino d'Ambra ha un significato simbolico. La
manifestazione si svolgerà infatti nel Chiostro attiguo alla piazza Municipio
dove, nel 1799, fu innalzato «l'Albero della Libertà» da parte dei sacerdoti
Gaetano Morgera e Vito d'Abundo, dall'avvocato Saverio Biondi, dal marinaio
Polito, come segno di adesione alla Repubblica Napoletana.
E’ questo il primo
approccio della minuziosa ricerca storica verso tutti gli episodi e i personaggi
che nell'isola d'Ischia hanno segnato il cammino verso la conquista della libertà.
Nell'opera di Nino d'Ambra
rivivono dunque personaggi ischitani che sono sconosciuti alle nuove
generazioni.
Il libro è dedicato alla
prima donna di Ischia combattente per la libertà: la diciottenne Maria Candida
d'Abundo, che fu costretta all’esilio in Francia per la sua appassionata
adesione alla Repubblica napoletana del 1799.
Una delle poche superstiti
tra quanti furono perseguitati e poi giustiziati per avere eretto gli «Alberi
della libertà» in diverse zone dell'isola: Gaetano Morgera, Antonio de Luca,
Francesco Buonocore e Leopoldo d'Alessandro.
La ricerca di Nino d'Ambra
non si ferma al resoconto storico ma punta all'analisi delle ragioni culturali
che hanno alimentato negli ischitani il «gusto» della libertà, indicando le
radici nella lotta ai saraceni, nelle vertenze giudiziarie per il riscatto
feudale e nella partecipazione alla congiura giacobina del 1792‑1794. Un
capitolo particolare è dedicato alle influenze dei maestri dell'Illuminismo.
«II Decennio Francese
‑ spiega d'Ambra ‑ portò un'ondata di riforme a favore delle
popolazioni meridionali, stroncate poi dal Congresso di Vienna dei 1815. Ma
l'attività dei combattenti ischitani per la Libertà riprese quasi subito
attraverso le quattro sette carbonare che operarono nell'Isola dal 1820 al 1824
e che poi parteciparono alla rivolta antiborbonica del 15 maggio 1848, durante
la quale persero la vita due abitanti di Forio, Giuseppe Pezzillo e Aniello d'
Ambra».
Dal Risorgimento, l'analisi
di Nino d'Ambra passa alla documentazione di tutte le attività svolte dal
progressisti ischitani nei movimenti di opinione napoletani e nazionali.
Dal Risorgimento ai problemi
dei marxismo, dal Circolo anticlericale di Forio alla contestazione alla guerra
di Libia del 1912, dalla adesione alla Massoneria alla partecipazione alla
prima, mitica, amministrazione unitaria antiborghese del 1914‑1918 a
Napoli, dalla rivolta per l'assassinio di Giacomo Matteotti alla Resistenza. L'
autore conclude l'opera con il giudizio sugli ischitani espresso da Giovanni
Bovio nel 1900: «Amano la libertà e non calcolano la brevità del tempo ma la
santità della lotta». Un vero e proprio invito a riflettere sui valori
moderni.