Le Quattro Giornate di Napoli: primo incontro
Foto di Rocco d'Ambra e Diploma di Benemerenza da parte dell'Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti. |
LE QUATTRO
GIORNATE DI NAPOLI
Primo incontro al Centro di Ricerche Storiche d’Ambra
-
Ricordato Rocco d’Ambra -
L’inizio dei tre incontri, presso il Centro di Ricerche Storiche
d’Ambra, per ricordare il 60° anniversario de “Le Quattro Giornate di
Napoli”, non poteva essere più suggestivo. Col sottofondo musicale
dell’Inno di Mameli e di Bella Ciao sono stati scanditi tutti i nomi dei
caduti durante le quattro giornate da parte dei proff.ri Annamaria Osterini e
Nicola Lamonica, che non hanno potuto sempre dominare le emozioni, mentre il
numeroso pubblico presente ascoltava compunto e commosso.
Dopo qualche intermezzo di prammatica, si è proceduto alla
commemorazione storica dell’avv.Rocco d’Ambra (1917-1993) a dieci anni dalla
scomparsa, uno dei protagonisti delle “quattro giornate” e, soprattutto,
delle attività politiche precedenti e successive all’avvenimento, che
rappresenta una delle fondamentali radici democratiche della civiltà
occidentale, come ha sottolineato l’avv. Nino d’Ambra organizzatore e
coordinatore degli incontri. I momenti principali del ricordo, certamente fra i
più suggestivi, è stato quando la dr.ssa Maria d’Ascia e lo studente Massimo
Colella si sono alternati sul podio leggendo squarci tratti da opere librarie di
storici e di memorialisti che parlavano, fra l’altro, dell’attività,
proficua ed incisiva, di Rocco d’Ambra. Libri di Francesco De Martino, Antonio
Alosco, Salvatore Angelotti, Pasquale Schiano, Pietro Lezzi, Mario Orbitello,
Giacomo De Antonellis, Mario Schettini, Antonio Girelli, Marco Pasanisi, Eugenio
Cutolo e Paolo Ricci. Nomi che evocano da soli tutta la passione e la lotta per
la libertà di quei momenti cruciali, dove l’idealità scorreva nel sangue dei
protagonisti. Non si possono riportare tutti i brani per la naturale limitazione
di un articolo di cronaca. Ci limitiamo ad alcuni più significativi, arricchiti
anche dalla nota personalità degli storici. Francesco De Martino e Antonio
Alosco scrivono nel libro “Pasquale Schiano” del 1989: « …Nel tempo
della guerra, nel 1942, il “Centro” di Via Mezzocannone, che assunse i
caratteri più specifici di nucleo antifascista militante di ispirazione
liberalsocialista…In questo ambito si addivenne alla costituzione,
all’inizio della guerra, del Circolo di Piazza Augusteo, camuffato da studio
legale intestato agli avvocati Gennaro Amendola e Rocco d’Ambra. Tale Circolo,
che manteneva comunque stretti contatti con il “Centro” di Via Mezzocannone,
non omogeneo per ispirazione politica (vi facevano parte socialisti
massimalisti, anarchici, comunisti dissidenti, sindacalisti, ecc.) operò fino a
tutto il 1942, fino a quando cioè, in seguito alla delazione del prof. Vincenzo
Martucci, un anarchico seguace di Malatesta che cedette in carcere agli
interrogatori della polizia, fu costretto a disperdersi. In seguito a tale
denuncia la polizia politica, infatti, riuscì ad arrestare alcuni promotori ed
ispiratori del Circolo, fra i quali Pasquale Schiano, Pietro di Lauro, Saverio
Merla ed altri, rinchiusi nel carcere di Poggioreale, mentre altri, quali
d’Ambra e Amendola, furono inquisiti. Poco tempo dopo, però, l’ispettore
generale dell’OVRA [Opera di vigilanza e repressione antifascista], Pastore,
decise di rimettere in libertà provvisoria gli arrestati al fine di raccogliere
prove più circostanziate per imbastire certamente un processo in grande stile
davanti al Tribunale Speciale contro l’antifascismo militante napoletano. A
questi arresti altri ne seguirono, senza che, però, la polizia riuscisse ad
impedire quella che rappresenta l’azione più eclatante messa in atto dal
nucleo di cospiratori di piazza Augusteo: la stampa e la distribuzione il 1°
maggio 1943 in tutti gli uffici e nei locali pubblici e soprattutto negli
affollatissimi ricoveri, di oltre 15 mila volantini contro la guerra, il regime
e la monarchia a firma del Partito Socialista e di “Italia Libera”….Per
comporre tali dissidi, che ebbero contraccolpi negativi e sbandamenti nella base
cospirativa, venne promossa – continuano i due storici - da parte di
alcuni antifascisti più responsabili e volenterosi delle opposte tendenze, un
incontro in casa d’Ambra (non disponendo più il gruppo, per motivi sopra
riportati, della sede di Piazza Augusteo), in cui si decise la convocazione di
una riunione plenaria, da tenersi a breve scadenza in un luogo sicuro. Tale
riunione avvenne successivamente il 22 [o 20?] agosto 1943 nell’estrema
periferia di Napoli, ma venne interrotta (quando già si profilava il suo
fallimento) dall’intervento della polizia, informata da alcuni delatori, che
arrestò sul posto quarantanove persone, denunciandole al Tribunale Militare,
che in regime badogliano aveva sostituito il Tribunale Speciale. Anche
l’assise di San Giacomo dei Capri–Cappella Cangiani, che rappresentò,
comunque, la sfida più clamorosa alle Autorità della città, ancora soggetta
all’occupazione tedesca, fu avversata dai comunisti ufficiali, i quali non
solo la boicottarono, ma si rifiutarono di prestare qualsiasi aiuto agli
arrestati, tra i quali figuravano pure molti comunisti, considerati
indisciplinati alle direttive del partito…Anche nell’isola [di Procida]
Schiano, che si prodigava di formare un nucleo di resistenza, dovette scontrarsi
con le autorità locali, in primo luogo col podestà Marinelli, che minacciò
addirittura di farlo arrestare. Per cui, convinto da alcuni amici e dal tenente
Gianpaolo, comandante militare della piazza, che si era comportato
coraggiosamente – dovette riparare ad Ischia, dove fu possibile, assieme a
Rocco d’Ambra ed altri, iniziare, dopo il trasferimento del presidio tedesco
in terra ferma, il cannoneggiamento delle postazioni germaniche di Cuma.
Finalmente il 15 settembre l’isola verde venne raggiunta da due motosiluranti
alleate»….
Parla ancora Francesco De Martino (Presentazione al libro “Il Mio
Socialismo” di Antonio Carpino): «…da poco tempo hanno cominciato a
ricostruire l’origine e la storia del gruppo di Bandiera Rossa, sul momento
dell’adesione di Antonio Carpino ad esso. Questo gruppo era in realtà quello
del Partito Socialista Rivoluzionario Italiano, PSRI, che aveva il suo centro a
Napoli, capeggiato dall’avv. Rocco d’Ambra, e ramificazioni in varie città
italiane e si trova operante nel momento della liberazione di Napoli e del
Mezzogiorno e dell’occupazione alleata. Caratteri e finalità del Partito
erano state definite in un’assemblea tenutasi a Napoli nel maggio 1944, della
quale si ha notizia da Bandiera Rossa del 12 maggio di quell’anno, secondo
quel che si apprende da una
specifica ricerca sul tema condotta da Antonio Alosco. Non molto tempo dopo, già
nel 1947, Rocco d’Ambra si trova nella segreteria di Lelio Basso, che era
diventato segretario del PSI al tempo della scissione socialdemocratica….Non
sarà inutile ricordare – continua il Senatore a vita Francesco De Martino
- che il PSRI era una formazione originale, anticonformista, liberatoria,
intransigente, contraria alla collaborazione con i partiti democratici
“borghesi”, fortemente polemica con la DC e quindi anche con il CLN, che era
invece l’organo unitario delle forze antifasciste. Esso invece sosteneva la
collaborazione con gli Alleati, ma assunse posizioni polemiche e critiche contro
di loro, come avvenne quando si fece promotore di uno sciopero dei lavoratori
del Porto per le inumane condizioni di vita cui erano costretti dalle Autorità
Alleate. Fu in quella circostanza che queste ultime, che non avevano per altro
autorizzata la pubblicazione di Bandiera Rossa, ne vietarono la diffusione ed
ordinarono la cattura dei maggiori esponenti del partito. Risolta la questione
dello sciopero con un compromesso, a Bandiera Rossa, sempre vietata, subentrò
la Fiaccola, che invece venne permessa. Nella citata ricerca di Alosco [“il
Partito Socialista Rivoluzionario Italiano”, in Storia Contemporanea, n. 3,
giugno 1982, pagg.489-506.], condotta sui documenti di archivio e sui rapporti
della polizia si potranno leggere tutte le interessanti notizie sull’entità
organizzativa del partito, sulla sua temporanea e fugace fortuna, sul suo
declino e sulla inevitabile confluenza nel PSIUP. Ma i nostri sommari accenni
spiegano perché in questo Rocco d’Ambra si ponesse al fianco di Basso, che
anch’egli aveva orientamenti in sostanza critici verso la politica di unità
nazionale…»
Ancora una testimonianza preziosa di Francesco De Martino (“Intervista
sulla sinistra italiana” di Sergio Zavoli, Laterza 1998): «…Scelsi la
sinistra, perché gli eventi di allora avevano rafforzato in me l’idea che
solo un’alleanza di tutte le formazioni progressiste, in esse comprese i
comunisti, avrebbero potuto fronteggiare la DC e il centro moderato e la loro
politica di restaurazione del sistema, che si esprimeva in sacrifici crescenti
per i lavoratori. Scelsi poi la tendenza di Basso perché mi sembrava più
autonoma ma anche più rigorosa dell’altra. Inoltre ebbi un incontro con
Basso, che era segretario del partito, incontro che fu predisposto da Rocco
d’Ambra, segretario di Basso, il quale prima di entrare nel PSI aveva creato
un movimento rivoluzionario col nome di Bandiera Rossa. D’Ambra apparteneva ad
una famiglia di Ischia, che aveva avuto il coraggio, alla fine dell’Ottocento,
di introdurre il socialismo in una terra dominata da clericali e conservatori.
Ma l’adesione alla tendenza di Basso non era da me vista come antagonista o
rivale di Nenni e Morandi, che erano tra l’altro personalità molto diverse
tra loro per formazione culturale e per la loro storia…».
Ecco come in quei tempi difficili per la conquista della democrazia,
uomini di tendenze politiche diametralmente opposte, facessero prevalere la
solidarietà ai fini superiori di giustizia, libertà e autodeterminazione dei
popoli. Questa è la testimonianza di Eugenio Cutolo, democristiano di
estrema destra, (direttore e fondatore del periodico “L’Idea”, nonché
autore di un grosso tomo “ La Resistenza e Le Quattro Giornate di Napoli”,
Napoli 1977). Scrive Eugenio Cutolo parlando dell’amico d’Ambra: « Si
potrà essere “meravigliati e stupefatti”, come si diceva un tempo di aver
noi, di linea opposta alla Sua, voluto parlare di quest’Uomo: Rocco d’Ambra,
che Napoli ricorda per la Sua partecipazione attiva a tutte le cause politiche
inspirate dalla battaglia per la democrazia e per le ragioni popolari, a
sostegno delle quali volle spendere la Sua esistenza. Al di là
dell’opposizione politica, Lo ricordiamo come un vero amico, per aver
solidarizzato con noi in più di un momento. Per tal ragione, una ragione di
amicizia, di solidarietà umana, gli fummo simpatici e legammo. Nel 1943 noi
clandestinamente fondammo il nostro Organo di Stampa:”L’IDEA”e
clandestinamente – a noi accomunate per le lotte a favore del recupero della
libertà da sempre insidiata dal nazifascismo –Rocco d’Ambra fondava
“Bandiera Rossa”. Nonostante la diversità delle fedi politiche, ripetiamo,
agimmo a vantaggio dei tempi nuovi. Ricordiamo che quando fummo invitati a
sopprimere la pubblicazione nel principio del ’44 dalla Questura (c’era
allora il Vice Questore Morabito istigato dalle straniere forze vincenti ancora
controllanti i primi palpiti democratici della rinnovata vita italiana) ci
ritrovammo con Lui – e con altre forze rappresentanti della stampa ai vari
partiti – particolarmente uniti in una comune azione di difesa e di
rivendicazione tanto che riuscimmo a superare i grave momento… Nel
settembre del ’44 – continua il giornalista e storico Eugenio Cutolo - quando
, malgrado tutto, fummo condannati ad un anno di carcere e a venticinquemila
lire da versare a titolo di multa, Rocco venne fuori ad assisterci
indimenticabilmente….Non siamo noi a dovere e a potere giudicare un
atteggiamento che fu frutto di una convinzione e di una scelta definitiva, ma
vogliamo essere noi a ricordare la coerenza dell’Uomo, le Sue virtù civili e
politiche, la Sua passione democratica….».
Dopo la commemorazione del partigiano Rocco d’Ambra, è stato proiettato il primo film realizzato sulle quattro giornate , intitolato «‘O sole mio» e girato nel 1945 quasi esclusivamente per le strade di Napoli, dal regista Giacomo Gentilomo (con Tito Gobbi, Vera Carmi, Adriana Benetti, Arnoldo Foà, Carlo Ninchi, Vittorio Caprioli ed altri). Reperto rarissimo, che mette a fuoco, con mezzi quasi di fortuna, la realtà sociale napoletana in quel tremendo anno 1943.
Nino d’Ambra ha concluso la prima serata degli incontri sottolineando, fra l’altro, il grande valore di libertà della rivolta popolare contro gli occupanti-aguzzini.
(”Il Golfo” del 21.10.2003, pagg. 29 e 30)