Lo ha affermato Nino d’Ambra autore, fra l’altro, del libro «Eruzioni e
terremoti nell’isola d’Ischia», nell’ambito della serata conclusiva de «Il
libro in Piazza»
FORIO– Il particolare interesse che ha suscitato
l’argomento trattato dall’avv. Nino d’Ambra nella serata conclusiva della
manifestazione de «Il libro in Piazza» , e l’attualità del tema, che più
di ogni altro interessa a noi ischitani, ci suggeriscono di pubblicarne
un’ampia sintesi. Ricordando che Nino d’Ambra è autore, fra l’altro, del
libro «Eruzioni e Terremoti
nell’isola d’Ischia» (Napoli 1981), e fu presidente del Convegno «Isola
Sismica» organizzato anni addietro da Il settimanale d’ Ischia (Predecessore
de Il Golfo) e dal Comune di Serrara-Fontana, oltre ad essere il ricercatore
storico che ha maggiormente approfondito, su documenti del passato, le varie
fenomenologie che hanno preceduto attività sismiche e vulcaniche nell’isola
d’Ischia, sia cruente che incruente. E’ stato anche in archivi inglesi a
ricercare documentazione scritta e fotografica, dei vari osservatori e cronisti
interessati ai fenomeni tellurici ischitani. Inoltre fu tra gli organizzatori, a
Napoli nel 1977, del famoso convegno «I vulcani attivi dell’ area napoletana
», a cui parteciparono studiosi e scienziati provenienti da tutto il mondo ed i
cui atti, pubblicati in volume dalla Provincia di Napoli, sono ancora oggi un
prezioso documento di consultazione.
**********************
di Nino d’Ambra
Il boato in lontananza e la scossa sismica avvertita il 18
agosto scorso, alle ore 7.15, specie nel Comune di Casamicciola T. hanno avuto
come epicentro la località Montecito, a monte della via Borbonica, tra Lacco
Ameno e Casamicciola. Lo stesso epicentro di quasi tutte le manifestazioni
sismiche e vulcaniche da almeno due secoli a questa parte, compresi i terremoti
cruenti come quelli del 1796 (7 morti), 1828(28 morti), 1881(129) e quello
catastrofico del 1883 (1.784 morti a Casamicciola,
143 a
Lacco Ameno,
346 a
Forio,
28 a
Serrara- Fontana,
10 a
Barano). Senza voler enumerare il gran numero dei feriti e dei danni di cui è
facile immaginare. L’epicentro fu sempre a Montecito (parola che incuteva
paura ai nostri antenati e che oggi, stranamente, non è stata menzionata in
relazione all’ultimo evento sismico) ed aveva sempre come fenomeni percussori:
boati sotterranei, riattivazione delle fumarole di Montecito, aumento del volume
e della temperatura delle sorgenti termali, e variazione brusca del livello
dell’acqua sorgiva, a parte l’inquietudine degli animali. I boati
sotterranei, assieme ad altri fenomeni, hanno sempre caratterizzato i terremoti
storici dell’isola d’Ischia. E, come sempre, le popolazioni e le autorità
isolane si sono allarmate sul momento e poi non hanno fatto niente, allontanando
volutamente l’idea dalla propria mente. Nel
dopoguerra il prof. Cristofaro Mennella (1907-1976) fu il primo a lanciare
l’allarme alle autorità preposte dall’alto della sua competenza e della sua
cultura. Su questo allarme, con altri, organizzai il famoso Convegno a Napoli «I
vulcani attivi dell’area napoletana» , dove intervennero specialisti e
scienziati di tutto il mondo, i cui interventi vennero pubblicati a cura
dell’Amm. Provinciale di Napoli. Poi pubblicai il libro in cui, fra l’altro,
elencavo tutte le eruzioni e terremoti subiti dall’isola d’Ischia con i
relativi fenomeni precursori e conseguenti, per offrire la possibilità alle
autorità scientifiche di valutare, anche statisticamente, le caratteristiche
ricorrenti di tali fenomeni.
LA GENTE PREFERISCE
CHIUDERE GLI OCCHI SULLA REALTA’
Ma la verità è che la
gente non ne vuole sentire parlare ed alcuni chiudono gli occhi sulla realtà
facendo scongiuri. A questo punto il progetto mediterraneo non può
guardare alla Grecia che evoca civiltà e progresso del nostro passato, ma deve
guardare piuttosto all’ Africa assieme alla quale ci dobbiamo evolvere.
Qualche episodio può essere emblematico. Quando ci fu il terremoto del 1881 che
fece 129 vittime, tanti feriti ed ingenti danni, il sindaco di Casamicciola
Terme dell’ epoca, Giuseppe Dombrè, consultò una decina di scienziati, fra
cui il famoso Giuseppe Mercalli (si, quello della Scala Mercalli) ponendo a loro
il quesito se ci poteva essere pericolo di un nuovo terremoto negli anni
successivi. La maggioranza degli scienziati rispose che il pericolo non si
poteva escludere. Solo il prof. Michele Stefano de Rossi dell’Università di
Napoli affermò il contrario di tutti gli altri, dicendo che ormai le tensioni
esistenti nel sottosuolo si erano scaricate e per tanto per diversi anni non ci
sarebbe stato più pericolo. Il sindaco Dombrèsubito scartò i pareri della maggioranza degli scienziati e fece
proprio, adottandolo per il Comune, quello solitario del de Rossi. Non solo.
Dette fondo alle casse comunali per pubblicizzare tale parere con comunicatistampa, articoli e manifesti, con annotazioni feroci nei confronti di
coloro che parlavano ancora di allarme sismico e vulcanico, affermando
categoricamente che erano tutti nemici di Casamicciola che volevano affossare il
turismo, principale fonte di ricchezza. Sappiamo poi tutti come è andata. Dopo
solamente due anni, il 28 luglio 1883, ci fu il terremoto-catastrofe! Anzi
alcuni scienziati dell’epoca affermarono che era stata un’eruzione mancata e
ben più gravi danni si potevano prevedere per il futuro.
UNA TERRA BALLERINA
Quando fu pubblicato il mio libro Eruzioni e terremoti
dell’isola d’Ischia, un gruppo di operatori turistici isolani si prese
la briga di girare per le librerie e di pregare i librai di nascondere il libro
alla vista almeno nei mesi estivi, per non far spaventare i turisti. Addirittura
un amministratore pubblico dell’isola propose in una riunione di acquistare
dal mio editore tutta l’edizione e darla alle fiamme. Siamo su di una
polveriera e non ne vogliamo prendere atto e, di conseguenza, imparare a
convivere su di una terra ballerina che, dal
1883, ha
fatto sentire i suoi risultati almeno tre volte all’ anno, fenomeni tenuti
accuratamente nascosti, quando le popolazioni non ne hanno avvertito
direttamente il tremito. Fra i provvedimenti più immediati vi è l’urgente
necessità della riattivazione, operativamente seria, dell’Osservatorio
Geofisico di Casamicciola Terme, che deve essere la madre di tutti gli
interventi concreti di cui l’Isola d’Ischia ha spasmodicamente bisogno. I
fenomeni tellurici ischitani sono quasi sempre gli stessi, per cui, raccolti e
vagliatiti da un’ Autorità ischitana, al 90% possono prevedersi con diversi
giorni di anticipo. Allo stato siamo in una situazione pericolosa di quella in
cui si trovarono i nostri antenati nel 1883, soprattutto per quanto riguarda
l’ingente numero di persone a rischio, specie a causa dell’ingente numero
delle abitazioni non costruite per affrontare terremoti. Pertanto è necessario
altresì valutare con serietà l’eventuale abbattimento senza indugio delle
costruzioni abusive che non siano state realizzate con tecniche antisismiche e
imporre l’adeguamento sismico a tutte le altre. Il problema urbanistico e
paesaggistico è importante, è vero, ma non si può procedere troppo per il
sottile quando ci si trova sull’orlo dell’abisso. Il Centro di Ricerche
Storiche d’Ambra si interessa, fra l’altro, da moltissimi anni, a
raccogliere documentazione atta a dimostrare per tabulas quanto ho affermato.
Chi volesse approfondire il problema non ha che da telefonarmi.
IL GOLFO 14 mercoledì
1 settembre 1993
ATTUALITA’
L’isola d’Ischia è sopra una polveriera
Lo ha affermato Nino d’Ambra
autore, fra l’altro, del libro «Eruzioni e terremoti nell’isola d’Ischia»,
nell’ambito della serata conclusiva de «Il libro in Piazza»
FORIO– Il particolare interesse che ha suscitato
l’argomento trattato dall’avv. Nino d’Ambra nella serata conclusiva della
manifestazione de «Il libro in Piazza» , e l’attualità del tema, che più
di ogni altro interessa a noi ischitani, ci suggeriscono di pubblicarne
un’ampia sintesi. Ricordando che Nino d’Ambra è autore, fra l’altro, del
libro «Eruzioni e Terremoti
nell’isola d’Ischia» (Napoli 1981), e fu presidente del Convegno «Isola
Sismica» organizzato anni addietro da Il settimanale d’ Ischia (Predecessore
de Il Golfo) e dal Comune di Serrara-Fontana, oltre ad essere il ricercatore
storico che ha maggiormente approfondito, su documenti del passato, le varie
fenomenologie che hanno preceduto attività sismiche e vulcaniche nell’isola
d’Ischia, sia cruente che incruente. E’ stato anche in archivi inglesi a
ricercare documentazione scritta e fotografica, dei vari osservatori e cronisti
interessati ai fenomeni tellurici ischitani. Inoltre fu tra gli organizzatori, a
Napoli nel 1977, del famoso convegno «I vulcani attivi dell’ area napoletana
», a cui parteciparono studiosi e scienziati provenienti da tutto il mondo ed i
cui atti, pubblicati in volume dalla Provincia di Napoli, sono ancora oggi un
prezioso documento di consultazione.
**********************
di Nino d’Ambra
Il boato in lontananza e la scossa sismica avvertita il 18
agosto scorso, alle ore 7.15, specie nel Comune di Casamicciola T. hanno avuto
come epicentro la località Montecito, a monte della via Borbonica, tra Lacco
Ameno e Casamicciola. Lo stesso epicentro di quasi tutte le manifestazioni
sismiche e vulcaniche da almeno due secoli a questa parte, compresi i terremoti
cruenti come quelli del 1796 (7 morti), 1828(28 morti), 1881(129) e quello
catastrofico del 1883 (1.784 morti a Casamicciola,
143 a
Lacco Ameno,
346 a
Forio,
28 a
Serrara- Fontana,
10 a
Barano). Senza voler enumerare il gran numero dei feriti e dei danni di cui è
facile immaginare. L’epicentro fu sempre a Montecito (parola che incuteva
paura ai nostri antenati e che oggi, stranamente, non è stata menzionata in
relazione all’ultimo evento sismico) ed aveva sempre come fenomeni percussori:
boati sotterranei, riattivazione delle fumarole di Montecito, aumento del volume
e della temperatura delle sorgenti termali, e variazione brusca del livello
dell’acqua sorgiva, a parte l’inquietudine degli animali. I boati
sotterranei, assieme ad altri fenomeni, hanno sempre caratterizzato i terremoti
storici dell’isola d’Ischia. E, come sempre, le popolazioni e le autorità
isolane si sono allarmate sul momento e poi non hanno fatto niente, allontanando
volutamente l’idea dalla propria mente. Nel
dopoguerra il prof. Cristofaro Mennella (1907-1976) fu il primo a lanciare
l’allarme alle autorità preposte dall’alto della sua competenza e della sua
cultura. Su questo allarme, con altri, organizzai il famoso Convegno a Napoli «I
vulcani attivi dell’area napoletana» , dove intervennero specialisti e
scienziati di tutto il mondo, i cui interventi vennero pubblicati a cura
dell’Amm. Provinciale di Napoli. Poi pubblicai il libro in cui, fra l’altro,
elencavo tutte le eruzioni e terremoti subiti dall’isola d’Ischia con i
relativi fenomeni precursori e conseguenti, per offrire la possibilità alle
autorità scientifiche di valutare, anche statisticamente, le caratteristiche
ricorrenti di tali fenomeni.
LA GENTE PREFERISCE
CHIUDERE GLI OCCHI SULLA REALTA’
Ma la verità è che la gente non ne vuole sentire parlare ed
alcuni chiudono gli occhi sulla realtà facendo scongiuri. A questo punto il progetto
mediterraneo non può guardare alla Grecia che evoca civiltà e progresso
del nostro passato, ma deve guardare piuttosto all’ Africa assieme alla quale
ci dobbiamo evolvere. Qualche episodio può essere emblematico. Quando ci fu il
terremoto del 1881 che fece 129 vittime, tanti feriti ed ingenti danni, il
sindaco di Casamicciola Terme dell’ epoca, Giuseppe Dombrè, consultò una
decina di scienziati, fra cui il famoso Giuseppe Mercalli (si, quello della
Scala Mercalli) ponendo a loro il quesito se ci poteva essere pericolo di un
nuovo terremoto negli anni successivi. La maggioranza degli scienziati rispose
che il pericolo non si poteva escludere. Solo il prof. Michele Stefano de Rossi
dell’Università di Napoli affermò il contrario di tutti gli altri, dicendo
che ormai le tensioni esistenti nel sottosuolo si erano scaricate e per tanto
per diversi anni non ci sarebbe stato più pericolo. Il sindaco Dombrèsubito scartò i pareri della maggioranza degli scienziati e fece
proprio, adottandolo per il Comune, quello solitario del de Rossi. Non solo.
Dette fondo alle casse comunali per pubblicizzare tale parere con comunicatistampa, articoli e manifesti, con annotazioni feroci nei confronti di
coloro che parlavano ancora di allarme sismico e vulcanico, affermando
categoricamente che erano tutti nemici di Casamicciola che volevano affossare il
turismo, principale fonte di ricchezza. Sappiamo poi tutti come è andata. Dopo
solamente due anni, il 28 luglio 1883, ci fu il terremoto-catastrofe! Anzi
alcuni scienziati dell’epoca affermarono che era stata un’eruzione mancata e
ben più gravi danni si potevano prevedere per il futuro.
UNA TERRA BALLERINA
Quando fu pubblicato il mio libro Eruzioni e terremoti
dell’isola d’Ischia, un gruppo di operatori turistici isolani si prese
la briga di girare per le librerie e di pregare i librai di nascondere il libro
alla vista almeno nei mesi estivi, per non far spaventare i turisti. Addirittura
un amministratore pubblico dell’isola propose in una riunione di acquistare
dal mio editore tutta l’edizione e darla alle fiamme. Siamo su di una
polveriera e non ne vogliamo prendere atto e, di conseguenza, imparare a
convivere su di una terra ballerina che, dal
1883, ha
fatto sentire i suoi risultati almeno tre volte all’ anno, fenomeni tenuti
accuratamente nascosti, quando le popolazioni non ne hanno avvertito
direttamente il tremito. Fra i provvedimenti più immediati vi è l’urgente
necessità della riattivazione, operativamente seria, dell’Osservatorio
Geofisico di Casamicciola Terme, che deve essere la madre di tutti gli
interventi concreti di cui l’Isola d’Ischia ha spasmodicamente bisogno. I
fenomeni tellurici ischitani sono quasi sempre gli stessi, per cui, raccolti e
vagliatiti da un’ Autorità ischitana, al 90% possono prevedersi con diversi
giorni di anticipo. Allo stato siamo in una situazione pericolosa di quella in
cui si trovarono i nostri antenati nel 1883, soprattutto per quanto riguarda
l’ingente numero di persone a rischio, specie a causa dell’ingente numero
delle abitazioni non costruite per affrontare terremoti. Pertanto è necessario
altresì valutare con serietà l’eventuale abbattimento senza indugio delle
costruzioni abusive che non siano state realizzate con tecniche antisismiche e
imporre l’adeguamento sismico a tutte le altre. Il problema urbanistico e
paesaggistico è importante, è vero, ma non si può procedere troppo per il
sottile quando ci si trova sull’orlo dell’abisso. Il Centro di Ricerche
Storiche d’Ambra si interessa, fra l’altro, da moltissimi anni, a
raccogliere documentazione atta a dimostrare per tabulas quanto ho affermato.
Chi volesse approfondire il problema non ha che da telefonarmi.