Ischia, terremoti

IL GOLFO 14  mercoledì 1 settembre 1993

ATTUALITA’

L’isola d’Ischia è sopra una polveriera

  Lo ha affermato Nino d’Ambra autore, fra l’altro, del libro «Eruzioni e terremoti nell’isola d’Ischia», nell’ambito della serata conclusiva de «Il libro in Piazza»

  FORIO – Il particolare interesse che ha suscitato l’argomento trattato dall’avv. Nino d’Ambra nella serata conclusiva della manifestazione de «Il libro in Piazza» , e l’attualità del tema, che più di ogni altro interessa a noi ischitani, ci suggeriscono di pubblicarne un’ampia sintesi. Ricordando che Nino d’Ambra è autore, fra l’altro, del libro  «Eruzioni e Terremoti nell’isola d’Ischia» (Napoli 1981), e fu presidente del Convegno «Isola Sismica» organizzato anni addietro da Il settimanale d’ Ischia (Predecessore de Il Golfo) e dal Comune di Serrara-Fontana, oltre ad essere il ricercatore storico che ha maggiormente approfondito, su documenti del passato, le varie fenomenologie che hanno preceduto attività sismiche e vulcaniche nell’isola d’Ischia, sia cruente che incruente. E’ stato anche in archivi inglesi a ricercare documentazione scritta e fotografica, dei vari osservatori e cronisti interessati ai fenomeni tellurici ischitani. Inoltre fu tra gli organizzatori, a Napoli nel 1977, del famoso convegno «I vulcani attivi dell’ area napoletana », a cui parteciparono studiosi e scienziati provenienti da tutto il mondo ed i cui atti, pubblicati in volume dalla Provincia di Napoli, sono ancora oggi un prezioso documento di consultazione.

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di Nino d’Ambra

     Il boato in lontananza e la scossa sismica avvertita il 18 agosto scorso, alle ore 7.15, specie nel Comune di Casamicciola T. hanno avuto come epicentro la località Montecito, a monte della via Borbonica, tra Lacco Ameno e Casamicciola. Lo stesso epicentro di quasi tutte le manifestazioni sismiche e vulcaniche da almeno due secoli a questa parte, compresi i terremoti cruenti come quelli del 1796 (7 morti), 1828(28 morti), 1881(129) e quello catastrofico del 1883 (1.784 morti a Casamicciola, 143 a Lacco Ameno, 346 a Forio, 28 a Serrara- Fontana, 10 a Barano). Senza voler enumerare il gran numero dei feriti e dei danni di cui è facile immaginare. L’epicentro fu sempre a Montecito (parola che incuteva paura ai nostri antenati e che oggi, stranamente, non è stata menzionata in relazione all’ultimo evento sismico) ed aveva sempre come fenomeni percussori: boati sotterranei, riattivazione delle fumarole di Montecito, aumento del volume e della temperatura delle sorgenti termali, e variazione brusca del livello dell’acqua sorgiva, a parte l’inquietudine degli animali. I boati sotterranei, assieme ad altri fenomeni, hanno sempre caratterizzato i terremoti storici dell’isola d’Ischia. E, come sempre, le popolazioni e le autorità isolane si sono allarmate sul momento e poi non hanno fatto niente, allontanando volutamente l’idea dalla propria mente.    Nel dopoguerra il prof. Cristofaro Mennella (1907-1976) fu il primo a lanciare l’allarme alle autorità preposte dall’alto della sua competenza e della sua cultura. Su questo allarme, con altri, organizzai il famoso Convegno a Napoli «I vulcani attivi dell’area napoletana» , dove intervennero specialisti e scienziati di tutto il mondo, i cui interventi vennero pubblicati a cura dell’Amm. Provinciale di Napoli. Poi pubblicai il libro in cui, fra l’altro, elencavo tutte le eruzioni e terremoti subiti dall’isola d’Ischia con i relativi fenomeni precursori e conseguenti, per offrire la possibilità alle autorità scientifiche di valutare, anche statisticamente, le caratteristiche ricorrenti di tali fenomeni.

    LA GENTE PREFERISCE CHIUDERE GLI OCCHI SULLA REALTA’

     Ma la verità è che la gente non ne vuole sentire parlare ed alcuni chiudono gli occhi sulla realtà facendo scongiuri. A questo punto il progetto mediterraneo non può guardare alla Grecia che evoca civiltà e progresso del nostro passato, ma deve guardare piuttosto all’ Africa assieme alla quale ci dobbiamo evolvere. Qualche episodio può essere emblematico. Quando ci fu il terremoto del 1881 che fece 129 vittime, tanti feriti ed ingenti danni, il sindaco di Casamicciola Terme dell’ epoca, Giuseppe Dombrè, consultò una decina di scienziati, fra cui il famoso Giuseppe Mercalli (si, quello della Scala Mercalli) ponendo a loro il quesito se ci poteva essere pericolo di un nuovo terremoto negli anni successivi. La maggioranza degli scienziati rispose che il pericolo non si poteva escludere. Solo il prof. Michele Stefano de Rossi dell’Università di Napoli affermò il contrario di tutti gli altri, dicendo che ormai le tensioni esistenti nel sottosuolo si erano scaricate e per tanto per diversi anni non ci sarebbe stato più pericolo. Il sindaco Dombrè  subito scartò i pareri della maggioranza degli scienziati e fece proprio, adottandolo per il Comune, quello solitario del de Rossi. Non solo. Dette fondo alle casse comunali per pubblicizzare tale parere con comunicati  stampa, articoli e manifesti, con annotazioni feroci nei confronti di coloro che parlavano ancora di allarme sismico e vulcanico, affermando categoricamente che erano tutti nemici di Casamicciola che volevano affossare il turismo, principale fonte di ricchezza. Sappiamo poi tutti come è andata. Dopo solamente due anni, il 28 luglio 1883, ci fu il terremoto-catastrofe! Anzi alcuni scienziati dell’epoca affermarono che era stata un’eruzione mancata e ben più gravi danni si potevano prevedere per il futuro.

  UNA TERRA BALLERINA

     Quando fu pubblicato il mio libro Eruzioni e terremoti dell’isola d’Ischia, un gruppo di operatori turistici isolani si prese la briga di girare per le librerie e di pregare i librai di nascondere il libro alla vista almeno nei mesi estivi, per non far spaventare i turisti. Addirittura un amministratore pubblico dell’isola propose in una riunione di acquistare dal mio editore tutta l’edizione e darla alle fiamme. Siamo su di una polveriera e non ne vogliamo prendere atto e, di conseguenza, imparare a convivere su di una terra ballerina che, dal 1883, ha fatto sentire i suoi risultati almeno tre volte all’ anno, fenomeni tenuti accuratamente nascosti, quando le popolazioni non ne hanno avvertito direttamente il tremito. Fra i provvedimenti più immediati vi è l’urgente necessità della riattivazione, operativamente seria, dell’Osservatorio Geofisico di Casamicciola Terme, che deve essere la madre di tutti gli interventi concreti di cui l’Isola d’Ischia ha spasmodicamente bisogno. I fenomeni tellurici ischitani sono quasi sempre gli stessi, per cui, raccolti e vagliatiti da un’ Autorità ischitana, al 90% possono prevedersi con diversi giorni di anticipo. Allo stato siamo in una situazione pericolosa di quella in cui si trovarono i nostri antenati nel 1883, soprattutto per quanto riguarda l’ingente numero di persone a rischio, specie a causa dell’ingente numero delle abitazioni non costruite per affrontare terremoti. Pertanto è necessario altresì valutare con serietà l’eventuale abbattimento senza indugio delle costruzioni abusive che non siano state realizzate con tecniche antisismiche e imporre l’adeguamento sismico a tutte le altre. Il problema urbanistico e paesaggistico è importante, è vero, ma non si può procedere troppo per il sottile quando ci si trova sull’orlo dell’abisso. Il Centro di Ricerche Storiche d’Ambra si interessa, fra l’altro, da moltissimi anni, a raccogliere documentazione atta a dimostrare per tabulas quanto ho affermato. Chi volesse approfondire il problema non ha che da telefonarmi.

 

                                                       

IL GOLFO 14  mercoledì 1 settembre 1993

ATTUALITA’

L’isola d’Ischia è sopra una polveriera

 

Lo ha affermato Nino d’Ambra autore, fra l’altro, del libro «Eruzioni e terremoti nell’isola d’Ischia», nell’ambito della serata conclusiva de «Il libro in Piazza»

  FORIO – Il particolare interesse che ha suscitato l’argomento trattato dall’avv. Nino d’Ambra nella serata conclusiva della manifestazione de «Il libro in Piazza» , e l’attualità del tema, che più di ogni altro interessa a noi ischitani, ci suggeriscono di pubblicarne un’ampia sintesi. Ricordando che Nino d’Ambra è autore, fra l’altro, del libro  «Eruzioni e Terremoti nell’isola d’Ischia» (Napoli 1981), e fu presidente del Convegno «Isola Sismica» organizzato anni addietro da Il settimanale d’ Ischia (Predecessore de Il Golfo) e dal Comune di Serrara-Fontana, oltre ad essere il ricercatore storico che ha maggiormente approfondito, su documenti del passato, le varie fenomenologie che hanno preceduto attività sismiche e vulcaniche nell’isola d’Ischia, sia cruente che incruente. E’ stato anche in archivi inglesi a ricercare documentazione scritta e fotografica, dei vari osservatori e cronisti interessati ai fenomeni tellurici ischitani. Inoltre fu tra gli organizzatori, a Napoli nel 1977, del famoso convegno «I vulcani attivi dell’ area napoletana », a cui parteciparono studiosi e scienziati provenienti da tutto il mondo ed i cui atti, pubblicati in volume dalla Provincia di Napoli, sono ancora oggi un prezioso documento di consultazione.

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  di Nino d’Ambra

     Il boato in lontananza e la scossa sismica avvertita il 18 agosto scorso, alle ore 7.15, specie nel Comune di Casamicciola T. hanno avuto come epicentro la località Montecito, a monte della via Borbonica, tra Lacco Ameno e Casamicciola. Lo stesso epicentro di quasi tutte le manifestazioni sismiche e vulcaniche da almeno due secoli a questa parte, compresi i terremoti cruenti come quelli del 1796 (7 morti), 1828(28 morti), 1881(129) e quello catastrofico del 1883 (1.784 morti a Casamicciola, 143 a Lacco Ameno, 346 a Forio, 28 a Serrara- Fontana, 10 a Barano). Senza voler enumerare il gran numero dei feriti e dei danni di cui è facile immaginare. L’epicentro fu sempre a Montecito (parola che incuteva paura ai nostri antenati e che oggi, stranamente, non è stata menzionata in relazione all’ultimo evento sismico) ed aveva sempre come fenomeni percussori: boati sotterranei, riattivazione delle fumarole di Montecito, aumento del volume e della temperatura delle sorgenti termali, e variazione brusca del livello dell’acqua sorgiva, a parte l’inquietudine degli animali. I boati sotterranei, assieme ad altri fenomeni, hanno sempre caratterizzato i terremoti storici dell’isola d’Ischia. E, come sempre, le popolazioni e le autorità isolane si sono allarmate sul momento e poi non hanno fatto niente, allontanando volutamente l’idea dalla propria mente.    Nel dopoguerra il prof. Cristofaro Mennella (1907-1976) fu il primo a lanciare l’allarme alle autorità preposte dall’alto della sua competenza e della sua cultura. Su questo allarme, con altri, organizzai il famoso Convegno a Napoli «I vulcani attivi dell’area napoletana» , dove intervennero specialisti e scienziati di tutto il mondo, i cui interventi vennero pubblicati a cura dell’Amm. Provinciale di Napoli. Poi pubblicai il libro in cui, fra l’altro, elencavo tutte le eruzioni e terremoti subiti dall’isola d’Ischia con i relativi fenomeni precursori e conseguenti, per offrire la possibilità alle autorità scientifiche di valutare, anche statisticamente, le caratteristiche ricorrenti di tali fenomeni.

  LA GENTE PREFERISCE CHIUDERE GLI OCCHI SULLA REALTA’

     Ma la verità è che la gente non ne vuole sentire parlare ed alcuni chiudono gli occhi sulla realtà facendo scongiuri. A questo punto il progetto mediterraneo non può guardare alla Grecia che evoca civiltà e progresso del nostro passato, ma deve guardare piuttosto all’ Africa assieme alla quale ci dobbiamo evolvere. Qualche episodio può essere emblematico. Quando ci fu il terremoto del 1881 che fece 129 vittime, tanti feriti ed ingenti danni, il sindaco di Casamicciola Terme dell’ epoca, Giuseppe Dombrè, consultò una decina di scienziati, fra cui il famoso Giuseppe Mercalli (si, quello della Scala Mercalli) ponendo a loro il quesito se ci poteva essere pericolo di un nuovo terremoto negli anni successivi. La maggioranza degli scienziati rispose che il pericolo non si poteva escludere. Solo il prof. Michele Stefano de Rossi dell’Università di Napoli affermò il contrario di tutti gli altri, dicendo che ormai le tensioni esistenti nel sottosuolo si erano scaricate e per tanto per diversi anni non ci sarebbe stato più pericolo. Il sindaco Dombrè  subito scartò i pareri della maggioranza degli scienziati e fece proprio, adottandolo per il Comune, quello solitario del de Rossi. Non solo. Dette fondo alle casse comunali per pubblicizzare tale parere con comunicati  stampa, articoli e manifesti, con annotazioni feroci nei confronti di coloro che parlavano ancora di allarme sismico e vulcanico, affermando categoricamente che erano tutti nemici di Casamicciola che volevano affossare il turismo, principale fonte di ricchezza. Sappiamo poi tutti come è andata. Dopo solamente due anni, il 28 luglio 1883, ci fu il terremoto-catastrofe! Anzi alcuni scienziati dell’epoca affermarono che era stata un’eruzione mancata e ben più gravi danni si potevano prevedere per il futuro.

  UNA TERRA BALLERINA

     Quando fu pubblicato il mio libro Eruzioni e terremoti dell’isola d’Ischia, un gruppo di operatori turistici isolani si prese la briga di girare per le librerie e di pregare i librai di nascondere il libro alla vista almeno nei mesi estivi, per non far spaventare i turisti. Addirittura un amministratore pubblico dell’isola propose in una riunione di acquistare dal mio editore tutta l’edizione e darla alle fiamme. Siamo su di una polveriera e non ne vogliamo prendere atto e, di conseguenza, imparare a convivere su di una terra ballerina che, dal 1883, ha fatto sentire i suoi risultati almeno tre volte all’ anno, fenomeni tenuti accuratamente nascosti, quando le popolazioni non ne hanno avvertito direttamente il tremito. Fra i provvedimenti più immediati vi è l’urgente necessità della riattivazione, operativamente seria, dell’Osservatorio Geofisico di Casamicciola Terme, che deve essere la madre di tutti gli interventi concreti di cui l’Isola d’Ischia ha spasmodicamente bisogno. I fenomeni tellurici ischitani sono quasi sempre gli stessi, per cui, raccolti e vagliatiti da un’ Autorità ischitana, al 90% possono prevedersi con diversi giorni di anticipo. Allo stato siamo in una situazione pericolosa di quella in cui si trovarono i nostri antenati nel 1883, soprattutto per quanto riguarda l’ingente numero di persone a rischio, specie a causa dell’ingente numero delle abitazioni non costruite per affrontare terremoti. Pertanto è necessario altresì valutare con serietà l’eventuale abbattimento senza indugio delle costruzioni abusive che non siano state realizzate con tecniche antisismiche e imporre l’adeguamento sismico a tutte le altre. Il problema urbanistico e paesaggistico è importante, è vero, ma non si può procedere troppo per il sottile quando ci si trova sull’orlo dell’abisso. Il Centro di Ricerche Storiche d’Ambra si interessa, fra l’altro, da moltissimi anni, a raccogliere documentazione atta a dimostrare per tabulas quanto ho affermato. Chi volesse approfondire il problema non ha che da telefonarmi.

                                                                                                                    Nino d’Ambra