Bandiera di Montevideo |
Eppure
nonostante questo autentico fiume d’inchiostro doviziosamente alimentato dal
centenario della nascita (1907) e dal cinquantenario (1932) e centenario (1982)
della morte, su Garibaldi c’è sempre qualche cosa di nuovo da dire. Infatti,
se non si ha l’ambizione di tentare improbabili revisioni storiografiche e ci
si pone invece con umiltà a rivisitare la bibliografia più antica e a
esplorare con cura gli archivi, questa fatica non manca mai di essere premiata
dalla scoperta di fatti di cronaca sconosciuti, di episodi minori dimenticati,
di carteggi e documenti, anche iconografici, rimasti inediti. E’ in questo
modo che, a prezzo di otto anni di ricerche condotte in Italia e all’estero,
uno storico non di professione -l’avvocato ischitano Nino d’Ambra- ha potuto
mettere insieme un succoso e brillante volume di ben 600 pagine di testo
( duecento delle quali di appendice documentaria) più
altre 192 contenenti circa 300 illustrazioni (Giuseppe Garibaldi. Cento vite in
una - Arti Grafiche Grassi, Napoli 1983 - L. 40.000).
Pur
senza tralasciare alcun aspetto della vita del Nizzardo, al biografo in
questione interessa soprattutto l’eroe in versione « napoletana» ( quello,
per intenderci, della conquista del Sud e poi del soggiorno a Ischia nel 1864) o
l’ultimo Garibaldi che, nel crepuscolo di Caprera, ingaggia una serie di
battaglie politiche e civili cavalcando disinvoltamente socialismo e massoneria,
anticlericalismo e utopie di pace universale e di arbitrato fra le Nazioni ( non
senza qualche contraddizione, in verità, con il suo preteso « assioma» che «
la guerra è la vera vita dell’uomo»).
Garibaldi
è passato alla storia come un mangiatedeschi per eccellenza. Austriaci o
Prussiani che fossero, spese la vita a combatterli attraverso le tre guerre di
indipendenza e poi la campagna dei Vosgi condotta in soccorso della Francia.
Ebbene, nel marzo 1862 il duce delle camicie rosse si fece promotore di una
pubblica sottoscrizione a beneficio della popolazione di Vienna colpita da una
disastrosa inondazione del Danubio. Oh gran bontà de’ cavalieri antiqui!
Ma
le sorprese maggiori il volume di Nino d’Ambra ce le riserva sul versante del
Garibaldi legislatore e riformatore. Il quale, nel semestre in cui fu dittatore
delle Due Sicilie, introdusse la giuria popolare nei procedimenti penali e la
separazione nelle case di pena dei detenuti condannati di quelli in attesa di
giudizio. Per primo nella storia dell’Italia unita istituì un sussidio per i
disoccupati napoletani ( Cavour dirà acidamente che era il primo passo « degno
di Louis Blanc», sulla strada del socialismo) e decretò il blocco degli
sfratti. Due provvedimenti in auge ancora oggi, dal momento che in 120 anni di
vita lo stato italiano non è riuscito a dare una casa e un lavoro a tutti.
Altre misure significative furono l’abolizione del titolo di eccellenza e del
baciamano fra gli uomini, nonché il divieto del cumulo di impieghi e stipendi.
Anche qui la conferma che il Paese non è poi molto mutato dai tempi di
Garibaldi. Dato che in questa Italia fin de siecle (ventesimo) pullulano le
eccellenze e continua a fiorire indisturbato il cumulo delle cariche e dei
relativi emolumenti, sia pure nella veste più sofisticata delle consulenze e
dei gettoni di presenza.
Del
tutto velleitario, infine, fu il tentativo di sopprimere gradualmente ( entro il
primo gennaio 1861) il gioco del lotto. Anzi, questa spericolata iniziativa
provocò l’unico grosso dissapore fra il biondo eroe in camicia rossa e il
popolo napoletano che lo idolatrava.
PAOLO
BEFANI