Coppa di Nestore a Villa Arbusto
L'ALBA DEL MUSEO ARCHEOLOGICO DI PITHECUSAE
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Ad
integrazione della storia di Villa Arbusto
Fra gli altri amministratori, vice presidente e assessore ai Lavori Pubblici era l’Avv. Nino d’Ambra.
Nei mesi di ottobre/novembre di quell’anno aleggiava la eventualità di vendita del complesso di Villa Arbusto a Lacco Ameno.
Governava il Comune di Lacco Ameno
Tale premessa è indispensabile per capire come nasce e si sviluppa l’idea dell’acquisto di Villa Arbusto per adibirla “ Museo Archeologico e Parco Pubblico”, principalmente alla fine dell’esposizione permanente degli allora diecimila reperti greco-euboici che erano accatastati in un palazzo a Lacco Ameno, sotto il controllo della Soprintendenza Archeologica di Napoli e Caserta.
L’Avv. d’Ambra - allora notoriamente deus ex machina della Provincia di Napoli- ne parlò la prima volta con l’Assessore alla Cultura prof. Luigi Nespoli chiedendo il suo appoggio ( è quello del pci) per poter proseguire nella iniziativa.
L’Assessore si dimostrò favorevole e disse che avrebbe riferito la cosa al segretario della Federazione di Napoli ( attuale senatore Eugenio Donise) per avere l’appoggio del partito (che d’altronde era quello di maggioranza relativa in consiglio provinciale).
Dopo alcuni giorni il prof. Luigi Nespoli si recò nell’ufficio del presidente avv. D’Ambra, a cui comunicò l’adesione della Federazione e parere favorevole dei compagni di base dell’isola d’Ischia. Prima di esporre l’amministrazione provinciale all’esterno si convenne di assicurarsi la fattibilità dell’operazione sia dal punto di vista funzionale, sia dal punto di vista economico; pertanto l’avv. D’Ambra e il prof. Nespoli decisero di parlarne insieme con il presidente Iacono. Nello stesso tempo, essendo un passo politico-amministrativo molto qualificante per l’Amministrazione di sinistra, si voleva evitare che l’opposizione ( leggi Democrazia Cristiana) si impadronisse dell’idea attraverso il sindaco democristiano di Lacco Ameno.
Primo passo fu quello di dare mandato ai funzionari economici dell’Amministrazione provinciale per introdurre nel bilancio una spesa occorrente. Altra cosa indispensabile era quella di avere il parere favorevole scritto della Soprintendenza Archeologica della Provincia di Napoli e Caserta, e per essa del soprintendente archeologo prof. Fausto Zevi, che il Nespoli disse di conoscere (fortunatamente), per cui si offrì di parlargli dell’argomento direttamente.
Durante il convegno di Lacco Ameno, Nespoli illustrò la cosa al prof. Zevi che, giustamente, disse di non potersi pronunziare senza vedere i luoghi. A questo punto i due chiamarono il sindaco Mennella e lo pregarono di chiedere al custode di Villa Arbusto di consentire l’accesso per la visione dei luoghi.Presenti alla escursione, fra gli altri, il Prof. Giorgio Buchner e il dr. Giuseppe Iacono. La prima perplessità sorse sull’impossibilità di esporre tutti i diecimila reperti in uno spazio che ne poteva contenere appena mille.
Inconveniente che si poteva superare con l’esporre a rotazione i reperti . Seguirono contatti con i tecnici dell’Amministrazione Provinciale, incalzati continuamente dal Vicepresidente d’Ambra. I funzionari provinciali, nelle decine di riunioni che si tennero sul palazzo della provincia a Napoli, ripetevano fino alla noia che tutta l’operazione non poteva partire senza una relazione favorevole scritta della Soprintendenza Archeologica di Napoli e Caserta.
Dopo settimane di riunioni e di pressioni, finalmente arrivò alla
Provincia l’agognata relazione positiva a firma del prof. Fausto Zevi e del
dr. Giorgio Buchner, che per la storia, vale la pena riportarne la premessa: «la
notizia che la provincia di Napoli acquisterà l’Arbusto, la ex villa di
Angelo Rizzoli, per farne un museo archeologico e un parco pubblico, diffusa
attraverso numerosi articoli apparsi sui quotidiani di Napoli e sui giornali
locali isolani, è ormai a conoscenza di tutti gli abitanti dell’isola ed ha
suscitato grande interesse e approvazione unanime, non soltanto da parte dei
cittadini di Lacco Ameno, ma ugualmente presso quelli di tutti gli altri cinque
comuni dell’isola, e vivissima è l’attesa della popolazione di veder
realizzata quest’opera.
Fatte le debite proporzioni, non è esagerato dire che l’acquisto di Villa Arbusto, per l’isola d’Ischia, riveste un significato politico confrontabile con quello che l’acquisizione al pubblico godimento di Villa Torlonia ha rappresentato di recente per la città di Roma».
I tecnici della Provincia di Napoli non
potevano più sottrarsi di redigere la ( pur faticosa e, in un certo senso,
ostacolata) relazione economica per procedere all’acquisto. Infatti in pochi
mesi valutarono Villa Arbusto 710.000.000, per cui
Il giorno 3 gennaio 1979 il sindaco di Lacco Ameno prof. Vincenzo
Mennella, inviava all’avv.D’Ambra il seguente telegramma:« Notizia assunzione
provvedimento con cui codesta Amministrazione habet deciso acquisto Villa
Arbusto in Lacco Ameno per
realizzazione Museo Archeologico et Parco pubblico suscita vivissima
soddisfazione Amministrazioni comunali et popolazione Lacco Ameno et isola
tutta.
Grato per concreta disponibilità dimostrata da codesta Amministrazione provinciale, auspico felice et rapida conclusione importante iniziativa. F.to Mennella sindaco di Lacco Ameno».
In tale circostanza Nino d’Ambra pronunziò un articolato discorso in cui, fra l’altro mise in luce adeguata i meriti scientifici del prof. Giorgio Buchner e la grande lungiveggenza del prof. Fausto Zevi. Agli inizi di ottobre 1979 scoppiò come una bomba la notizia sui giornali che un imprenditore privato aveva offerto un prezzo maggiore ed aveva acquistato Villa Arbusto per farne un grande albergo.
All’ uopo fu concordata una riunione
informale tra i consiglieri provinciali del Collegio e i consiglieri comunali di
Lacco Ameno, che si tenne domenica mattina 14 ottobre1979. Dopo ampia e
articolata discussione si dovette prendere atto da parte dei convenuti che
Promessa confermata da nota dell’Amministrazione provinciale n.058187 del 20/11/1979.
Solo in questo momento entrano in gioco il
sindaco Mennella e
Delibere che lo stesso prof. Mennella inviò
in copia all’avv. d’Ambra, accompagnante dalla sua lettera del 4 dicembre
1979 che diceva: «: con riferimento alle
intese raggiunte in occasione della seduta informale di questo Consiglio
Comunale in argomento del 14 ottobre u.s., unisco in copia con viva preghiera
del tempestivo interessamento presso la sessione provinciale di Napoli del
coreco le delibere consiliari nn. 49 e 50 del 26/11/1979, concernenti sia il
museo archeologico e centro di studi e ricerche che il parco pubblico urbano
recintato e attrezzato per attività ricreative e culturali.
Ringrazio con viva cordialità. F.to : comm. Prof. Vincenzo Mennella».
Nessuno vuol disconoscere i meriti successivi del sindaco Vincenzo
Mennella con
Ma le radici politico-amministrative del Museo Archeologico di Pithecusae in Villa Arbusto furono piantate: dalla Provincia di Napoli, dalla coalizione di sinistra che all’epoca la gestiva e dall’avv. Nino d’Ambra che ne ebbe il felice intuito e lo perseguì con grande tenacia.
(quotidiano “Il Golfo”, 25 maggio 1999, pagg.14 e 15)