Campionato Sociale 2010 – Commenti

Terzo turno, venerdì 12 novembre 2010 (Indice di Sorpresa 22,9)

BIANCO

NERO

Scacc.

Rat.

Giocatore

Ris.

Rat.

Giocatore

Ris.

1

5

Ricci Alfredo

0

2

Dann Timothy

1

2

3

Occari Maurizio

1

8

Binder Andrea

0

3

16

Simioli Stefano

1

15

Bruini Andrea

0

4

27

Ferrari Franco

0

1

Campini Marco

1

5

13

Ricci Roberto

0

4

Poltronieri Michele

1

6

19

Reggiani Riccardo

0

6

Maietti Luca

1

7

7

Maesano Marco

½

18

Cavicchi Francesco

½

8

9

Giuffrè Salvatore

1

22

Lanzoni Sergio

0

9

25

Taglietti Gianluca

0

10

Rondelli Roberto

1

10

11

Melchiori Simone

1

29

Turati Anelusco

0

11

21

Bersanetti Luca

0

14

Cavazzini Umberto

1

12

30

Mazzetto Fabio

0 F

20

Capitanelli Alberto

1 F

13

23

Menegatti Vittore

0

24

Rossi Stefano

1

 

12

Solinas Roberto

½

 

Bye

 

 

26

Brugnatti Elvo

½

 

Bye

 

 

28

Cartegni Aldo

½

 

Bye

 

 

17

Trevisani Guelfo

0

 

Forfait

 

Il terzo turno è filato via abbastanza liscio, rispettando in linea di massima i pronostici della vigilia.

Nella prima scacchiera il pronostico era apertissimo: si trovavano di fronte due aspiranti alla vittoria finale. In senso strettamente numerico, il punteggio atteso di questo incontro era di 0,65 per Tim (che significa 0,35 per Alfredo), ma possiamo supporre che al momento l’elo di Alfredo sia un poco al di sotto delle sue potenzialità. Comunque sia, la partita si è mantenuta – a mio avviso – nei binari di un sostanziale equilibrio, e forse nelle fasi centrali il Nero godeva anche di un certo vantaggio di spazio. L’equilibrio si è mantenuto fin verso il complicato finale di Alfieri e Pedoni pari. Certo, sappiamo tutti che non basta la parità di materiale per giudicare una posizione. La sola cosa che mi sento di dire è che la valutazione di quel finale era decisamente difficile (e fuori dalla mia portata, soprattutto nei pochi istanti che ho potuto dedicarvi). Verso la fine della serata (in un frangente in cui avevo le mie gatte da pelare e non potevo occuparmi delle altre scacchiere), sento un’esclamazione a voce alta che mi ricordo vagamente di aver udito qualche altra volta in passato: “Regalata! Partita vinta regalata con una cappella!” Mi perdonerete una possibile imprecisione: forse quelle non sono state le esatte parole, ma erano molto simili, ed il concetto espresso era inconfondibilmente il medesimo al quale il buon Ricci A. ci ha abituati da tempo. Sarei curioso di vedere la (ennesima) cappella nella quale è inciampato il Nostro. E sarei anche curioso di vedere una valutazione serena e seria di quel finale.

In seconda il sottoscritto incrociava le armi contro il sempre temibile Binder, che giocava con grande sicurezza l’apertura, procurandosi già dalle prime battute un certo vantaggio sull’orologio. Vantaggio che subiva un consistente aumento quando io, alla settima (!) mossa, non sapevo risolvermi ed impiegavo oltre mezz’ora per decidere dovei ritirare un Alfiere attaccato. Nonostante le mie intenzioni di attacco, non riuscivo neppure a conquistare una solida iniziativa, ed ottenevo solo un bel Pedone passato e sostenuto in e5, a prezzo tuttavia della fastidiosa presenza di un Cavallo nero in e4. Praticamente imbrigliato in una posizione relativamente statica, ho provato una digressione sul lato di Re, alla quale probabilmente Andrea non ha reagito nel modo migliore. Alla 20^ mossa ho poi trovato quasi per caso una forte continuazione che avevo scartato in un primo tempo, perché avevo visto una sua risposta che pareva molto efficace ma che perdeva all’istante. Peccato che ci abbia messo diversi minuti a rendermi conto di ciò; per lo meno, questo dimostra che ricontrollare le proprie varianti a volte serve. Per evitare il peggio Andrea mi ha dato un Pedone, trovandosi comunque in posizione scomoda. Nel finale concitato (alla 30^ mossa io avevo 8 minuti, Andrea 2) ho avuto la meglio.

Questa partita ha portato un altro poco di acqua al mulino di coloro che sostengono l’influenza del caso nel gioco degli scacchi, contro l’altra scuola di pensiero secondo cui ciò non è possibile, per via del fatto che il nostro è un gioco completamente “scoperto”. Beh, come io abbia intravisto una possibilità di reazione, e soprattutto come me la sia trovata lì, per caso, senza averla preparata prima, è appunto uno dei tasselli che si aggiungono alla teoria dell’influenza dell’alea nel “nobil giuoco”. E d’altronde, se è vero che gli scacchi sono una metafora della vita, chi può negare che nelle umane vicende la casualità giochi un ruolo tutt’altro che indifferente?

Dopo queste perle di saggezza passo a dire che in terza scacchiera Stefano, col Bianco, ha condotto una partita molto aggressiva contro Andrea, che ad un certo punto non è più riuscito a rintuzzare le minacce dell’avversario.

L’incontro in quarta scacchiera vedeva un Franco ( 27 del tabellone) costretto ad affrontare il 1. L’enorme differenza elo (670!) accreditava Marco del 99% di probabilità di ottenere il punto. E infatti il suo attacco è stato sicuro e implacabile.

L’incontro in quinta, che avevo segnalato come interessante, ha visto un’ottima prova di forza di Michele. La sua indole aggressiva l’ha condotto, col Nero, ad un attacco sul Re avversario (gli arrocchi erano eterogenei). Nel guardare (purtroppo senza la necessaria accuratezza) la posizione di quella partita, mi ha colpito come i pezzi del Bianco fossero legati. Quando Michele si è permesso di sacrificare un pezzo, io non sono riuscito a vedere una continuazione convincente per Roberto, neppure restituendo materiale. Aggiungo che da qualche commento m’è giunta notizia di un’altra continuazione forzante che era sfuggita a Michele. Comunque, stavolta, anche senza aver trovato la variante definitiva Poltro ha portato a casa il punto intero.

Nella partita in sesta scacchiera il Presidente ha sfoderato un’inconsueta aggressività dando un pezzo per un paio di Pedoni e l’attacco. Riccardo però si difendeva bene, riuscendo a respingere l’attacco e a cambiare un gran numero di pezzi. Nel finale, Luca si è trovato a giocare con una Torre e 6 Pedoni contro Alfiere, Cavallo e 4 Pedoni. Un finale piuttosto delicato per entrambi i contendenti, ma nel quale è forse un po’ più semplice giocare con la forte Torre piuttosto che con i due pezzi leggeri, la cui coordinazione è tutt’altro che banale. Ignoro pertanto quale risultato fosse da attendersi a gioco corretto; nella realtà ha vinto Maio.

In settima Marco Maesano ha passato, credo, un brutto quarto d’ora: Francesco, col suo consueto gioco brillante, l’ha messo in difficoltà, costringendo Marco a dare un Pedone e a rinunciare all’arrocco. Al termine dell’apertura, all’apparenza la posizione del Nero era largamente preferibile. Non so dire se ci fosse più fumo che arrosto, oppure se Francesco si sia lasciato sfuggire qualche ghiotta occasione. Sta di fatto che Marco ha tenuto botta bene, e l’esito finale è stato la divisione della posta.

In nona scacchiera Salvatore infliggeva l’ennesima (convincente) sconfitta a Lanzoni, tanto che questi nel silenzio ha sbottato: “E’ la mia bestia nera!”

Il prossimo turno vedrà quattro incontri interessanti nelle prime quattro scacchiere: è molto probabile che il vincitore del torneo esca da questo gruppetto.