Tramuta. Riaffiora:

a Paolo Emilio Carapezza

per corno inglese, sax soprano, pianoforte sfregato da martelletti, mescitore con bottiglie e damigiane di vino, flauto basso, clarinetto in la, viola, dobaci e gong (ad opera del ÔmescitoreĠ o un percussionista)

Prima assoluta (estratto, senza introduzione), ripresa video

 

LĠoccasione fondante

Paolo Emilio Carapezza  uno dei protagonisti della sapienza musicale, a livello internazionale e a Palermo, dove ha operato dagli anni Sessanta, come seguace di Rognoni e nel comitato indipendente di redazione delle Settimane Internazionali Nuova Musica. Tra i suoi molteplici interessi, la musica antica greca, la musica rinascimentale, la nuova musica; in ognuno spicca la sua originalitˆ, la sua assiduitˆ, la sua profonditˆ dietro dolce sprezzatura; la sua familiaritˆ con la pratica musicale, con lĠereditˆ classica, con la scena concertistica e il mondo dei compositori attorno a lui, trattati sulla base dei frutti con grande democrazia. In occasione dellĠabbandono forzato dellĠIstituto da lui diretto e frequentato dagli anni Sessanta, si  ovviamente pensato a un omaggio, chiesto a tutti i musicisti, compositori, studiosi a lui vicini; esso ha preso corpo finalmente lĠ11 ottobre 2010, in occasione del compleanno del Professore, in una giornata intensa (o ÔfolleĠ, per dirla secondo il titolo di un suo libro sulle opere di Mozart-Da Ponte). In particolare, i contributi di musiche ÔnovissimeĠ (sempre in termini cari a Carapezza) sono stati da parte di un nutrito gruppo in gran parte dello Zephir Ensemble e di 8 compositori palermitani (pi gli improvvisatori Lelio Giannetto e Matilde Politi).

Il Tema unificante delle composizioni  una melodia rintracciata da Carapezza nelle Madonie, e rievocata in lui da tenui somiglianze rintracciate in musiche rinascimentali siciliane da lui studiate. Si veda lĠaffascinante suo articolo Perennitˆ del folklore: tre esempi nella tradizione musicale siciliana (in Culture Musicali, 1983, n.2).

 

 

La struttura

Due livelli, di distanza se non incolmabile, comunque tale da creare una sospensione e una tensione;

concreto- quasi descrittivo- versus astratto, iperdeterminato versus necessariamente approssimato; e ancora, lĠironia mescolata al tragico (chŽ tragico  il lavoro ossessivo sulle perfettissime consonanze immerse nellĠuniverso microtonale che fa a pugni con caratteristiche costruttive degli strumenti- benchŽ ne esalta i fondamenti acustici). Saggia presenza di personaggi comici nelle antiche tragedie.

E ancora, lĠopposizione e intersecarsi di ritmi di lavoro, eteronomi, e ritmi di arte, di suoni festivi, di pura autodeterminazione.

diapason variabile; altro tipo di misura delle damigiane, come nella costruzione delle canne: per alzare lĠintonazione di unĠottava, bisogna riempirle di una buona metˆ, mentre per alzarle ancora lĠinnalzamento dĠintonazione si fa sempre pi grande: per di pi pi si sale pi lĠorecchio  sensibile. Per ottenere lĠintonazione esatta iniziale della bottiglia piccola (quella piena da svuotare) occorre una precisione certosina, alla goccia, mentre per alzare lĠaltezza della damigiana grande di pochi toni occorrerˆ svuotare gran parte del contenuto della bottiglia piccola. Ne risultano due scale (a gradini approssimati, selvatici) per moto contrario, a gradini fortemente diversi, ma che a un certo punto si incontrano, forse in un unisono (computato verso

sempre con intonazione approssimata; da l“ in poi la bottiglia piccola dovrebbe diventare pi grave di quella grande

 

Dal soggetto dato della tramuta

Agli armonici dispari 1-3-5-7-9 permutati

Il risultato: una grande scala-arpeggio, colmata da quattro soli semplici intervalli consonanti e aggregati di cinque suoni pi o meno consonanti. Gli estremi sempre presenti, (lĠ1 e il 9) racchiudono come unĠaureola, unĠisola sonora incantata, tale mondo; solo alla fine (due misure e mezzo finali) tale hortus conclusus si squarcia verso lĠacuto e infine verso il grave,con delle trasposizioni imperniate sugli stessi intervalli, e con la presenza del sol diesis centrale.

Il pianoforte adopera per lo pi suoni sulla cordiera, eccitati con gli strumenti da lavoro: chiave a martello, chiave di legno con pomello tondeggiante, e soprattutto i martelletti, smontati

Quel suono mi ascolta,

zona ÔliquidaĠ, di esasperazione dellĠaspetto lubrico, di glissati, in cui tutti ondeggiano: i fiati, il pianoforte con lĠĠuovoĠ fa grandi vibrati, il dobaci e il gong riempiti o immersi nellĠacqua.

Bizantinismi.

 

I processi di variazione e permutazione qui attuati intendono seguire un simile disvelamento progressivo. Si tratta soprattutto di unĠinterpretazione con rapporti intervallari naturali, poi permutati internamente lasciando intatti gli estremi iniziali e finali delle due frasi melodiche.

La seconda parte estende il processo melodico al campo armonico; si parte da un Ôtimbro-accordoĠ di 5 armoniche dispari, presentato nelle sue 5! (24) permutazioni, che spostano gli intervalli verso altre fondamentali miste.

Ecco il repertorio delle armonie utilizzate:


 

 

 


Ed ecco la scala di tutti i suoni, realizzata per ogni strumento, da esercitare singolarmente e in insieme, anche con un accordatore.

 


 


Tale scala  il repertorio di tutte le altezze usate,  tratto dagli accordi dell'esempio precedente, e contiene tre centri di simmetria: il sol diesis centrale e due laterali, che dividono ulteriormente la 'scala' in due parti.


Giovanni Damiani