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Proposta
di
CARTA D'INTENTI
Per il
LABORATORIO della DISOBBEDIENZA
SOCIALE
I diversi soggetti e le migliaia di
persone che si sono ritrovati durante le giornate di Genova nella
pratica della disobbedienza e nel «laboratorio Carlini», lo hanno
fatto a partire dal rifiuto di una logica di autosufficienza e
dall'esigenza di convergere in una percorso che aspirasse a coniugare il
dispiegamento del conflitto alla costruzione del consenso.
Il valore consegnato a tutto il movimento antagonista a questa
globalizzazione da quella moltitudine di soggetti e persone non deriva
tanto e solo dalla pratica scelta: anzi, il «laboratorio Carlini» è
stato soprattutto un'esperienza di riflessione e risposta collettiva
alla messa in crisi di quella tecnica da parte dell'apparato di
repressione scatenato contro il movimento tutto.
Questo valore, oggi, è chiamato a mettersi in gioco nella sfida che il
movimento ha di fronte: svilupparsi, interpretare nel conflitto il nuovo
alfabeto dei bisogni sociali e dei desideri di liberazione, costruire
nuovi luoghi e processi di partecipazione nella crisi della democrazia
rappresentativa e nel cuore della nuova guerra. Questo significa, oggi,
«un altro mondo è possibile»: rifiutarsi alla logica del dominio, del
terrore e della guerra, ribellarsi alla macchina politica e militare
dominante, al lavoro dominato, alla requisizione dei saperi e delle
civiltà. E questo significa anche, oggi, non dimenticare Carlo
Giuliani.
Per la proposta della disobbedienza, questa sfida invoca un ulteriore
passaggio, dopo aver esplorato la socializzazione come valore superiore
alla rigidità delle tecniche: significa proporre uno spazio politico,
aperto e a termine, concepito fin dalla sua costituzione in stretto
rapporto con lo sviluppo dell'intero movimento e con la necessità di
tenere aperta e arricchire la prospettiva dei Forum Sociali.
Uno spazio politico che si definisca nella promozione di strumenti e
pratiche di disobbedienza sociale, intesa come l'insieme possibile dei
comportamenti anti-produttivi, estendendo l'insubordinazione contro la
legge del valore e del dominio, per conseguire nuovi diritti e
soddisfare i bisogni negati. Una disobbedienza sociale che sia anche
capace di riattraversare i territori prefigurando relazioni sociali
altre.
Per tutto ciò la proposta è quella di un Laboratorio. Quella cui
facciamo appello è la costituzione di un luogo politico aperto perché
si costruisce di nuovo a partire dalla presunzione di
non-autosufficienza, e insieme perché non si costruisce come un
progetto organico ma come una nuova occasione di contaminazione tra
diversità, un luogo continuamente attraversabile.
E' questa una proposta a termine, perché nella velocità delle
trasformazioni attuali non c'è per qualsiasi luogo del movimento
peccato peggiore che quello di sopravvivere ad ogni costo. E il termine
sta già nella scelta costitutiva di relazione con l'insieme del
movimento medesimo: dunque la verifica di questa proposta sarà la
verifica che verrà per tutti, dopo il prossimo incontro di Porto Alegre.
Mentre il termine iniziale è posto in egual modo: è il primo
incontro nazionale del Forum Sociali in Italia, il 20 e 21 di questo
mese a Firenze.
In questo tempo, vogliamo far vivere il Laboratorio della Disobbedienza
Sociale. E' un esperimento di cui vale la pena, perché questo è anche
il tempo della resistenza più difficile e della più importante
ricerca:
quella della possibilità d'un mondo davvero altro.
Disobbedire alla guerra!
Sovvertire l'oppressione!
Liberarsi dal dominio!
Carlo vive!
Le/i disobbedienti del luglio 2001 a Genova
Da un luogo indifferente, Italia, Europa, Pianeta Terra
Ottobre 2001, Primo Mese della Guerra Globale
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