Se le origini del
primo oratorio francescano restano vaghe, è ben documentata la
costruzione della nuova Basilica di Santa Croce, che prende
ufficialmente il via il 3 maggio 1294, quando l'architetto Arnolfo
di Cambio pone la prima pietra realizzando uno dei capolavori del
gotico italiano. Grandiosità spaziale, chiarezza razionale e
sobrietà degli elementi strutturali sono i cardini del suo progetto.
Interno della Basilica
La pianta è a croce egizia (a forma di T), con un
interno a tre navate (lunghe metri 114,45), un coro e un transetto
fitto di cappelle il cui patronato è riservato alle famiglie più
illustri del quartiere: Bardi e Peruzzi fra i primi, ma anche
Tosinghi, Pulci, Rinuccini, Alberti... Le pareti di queste cappelle
e dell'intera chiesa verranno subito coperte di affreschi,
tutti opera di Giotto o dei suoi allievi, facendo della basilica un
museo della pittura fiorentina del Trecento. Gli stessi artisti
disegneranno anche le bellissime e luminose vetrate.
Nel 1442 la chiesa, finalmente terminata, viene consacrata da
papa Eugenio IV. Resta senza decorazione la facciata, che sarà
completata solo nel 1857-63, circa negli stessi anni in cui si
ricostruirà l'originario Campanile abbattuto da un fulmine.
Nuovi inserimenti architettonici arrivano grazie al mecenatismo
di Cosimo
"il Vecchio" de' Medici e di Andrea de' Pazzi. Al primo si deve la
Cappella del Noviziato, accanto alla sacrestia, costruita nel
1434-45 da Michelozzo e
decorata da Andrea della
Robbia e Mino da Fiesole; al secondo la Cappella Pazzi, nel
primo chiostro, o Chiostro dei Morti, progettata da Filippo
Brunelleschi e iniziata intorno al 1430.
Brunelleschi, il Chiostro
Grande
Al disegno del Brunelleschi si
deve anche il secondo chiostro del Convento, o
Chiostro Grande, realizzato dopo la sua morte da Bernardo Rossellino
(circa 1453) con portale di accesso (circa 1450) di Benedetto da
Maiano.
Più tarda, e anomala in questo contesto sostanzialmente gotico,
la Cappella Niccolini (situata nel transetto sinistro), realizzata
verso il 1570 dall'architetto Giovanni Antonio Dosio. Circa negli
stessi anni (1566-1584) Giorgio Vasari
"riammodernava" la basilica per volere del granduca Cosimo I de'
Medici. Si costruivano così i grandi altari che vediamo addossati
alle navate laterali, tutti arricchiti da dipinti devozionali
realizzati dai migliori pittori fiorentini dell'epoca.
Donatello, Annunciazione
Numerose nella Basilica anche le sculture, vero
campionario rinascimentale. Fra le più celebri ricordiamo il
Crocifisso di Donatello (1425, Cappella Bardi nel transetto
sinistro) e la sua aristocratica Annunciazione in pietra serena
lumeggiata d'oro (1430-35), appena restaurata dall' Opificio delle
Pietre Dure. E ancora il pulpito di Benedetto da Maiano
(1472-80) e la Madonna del Latte di Antonio Rossellino (1478)
collocata sopra la tomba di Francesco Nori, morto per salvare la
vita di Lorenzo
il Magnifico durante la "congiura dei Pazzi" . Infine i due
monumenti funebri di Bernardo Rossellino (1444-51) e Desiderio da
Settignano (1455-64). Il primo, dedicato a Leonardo Bruni
(1369-1444), umanista e Cancelliere della Repubblica, è
considerato il prototipo della tomba rinascimentale.
La presenza di monumenti funebri e lastre tombali (sul pavimento
se ne contano ancora 276) ha fatto sì che la Basilica fosse
considerata il Pantheon cittadino, luogo di sepoltura dei fiorentini
più illustri. Qui dovrebbero trovarsi le tombe di Taddeo Gaddi e del
conte Ugolino della Gherardesca. Qui giacciono fra gli altri Michelangelo
(tomba del Vasari, 1570),
Galileo Galilei (tomba del Foggini, 1737), Vittorio Alfieri (tomba
del Canova, 1810). E' solo un cenotafio il monumento a Dante
Alighieri (S.Ricci, 1829), le cui spoglie sono a Ravenna. La chiesa
e le sue Urne dei Forti furono cantate dal poeta Ugo Foscolo nei
"Sepolcri".
Vasari, tomba di
Michelangelo
Altre tombe si trovano nel primo chiostro:
sotto il loggiato contiguo alla chiesa (le più antiche) e in un
corridoio sotterraneo. Queste ultime costituiscono un vero
campionario di scultura neoclassica e romantica. Al chiostro si può
accedere direttamente dalla piazza, e da
qui entrare nel Museo.
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