IL PAESE
Nacque intorno alla Chiesa ed era costituito principalmente da botteghe di artigiani e commercianti: scalpellini. pittori. scultori. venditori di stoffe. di cuoio. fabbri. ecc.
Si può dire che
tutto il paese era una grande bottega, anche perché la zona di Campo Graziano
fu la sede, a maggio e a settembre,
di due fiere una delle
quali, quella di settembre, accordata
alla città di Viterbo da Federico II fin dal 1240.( nota sulla fiera)
I padri domenicani, custodi della Madonna della Quercia, proprietari del terreno intorno alla chiesa , autorizzavano la fabbrica delle botteghe ed le affittavano “ a terza generazione mascolina” .
Iniziate a costruire mentre ancora stava nascendo la grande chiesa, alla fine del secolo XV erano una ventina, affittate a:
Francesco Rosso, bergamasco, calzolaio; Antonio del Mastro detto Bargellino, bergamasco, calzolaio, ; Pellegrino, bergamasco, merciaio; Giovanni Battista Bichitello, merciaio; Michelangelo di Cristoforo della Cosella, merciaio; Bernardino di Cambio, merciaio; Pietro Giacomo detto Scaramuza, calzolaio; Antonio di Nante, calzolaio; Leonardo di Marcobello, merciaio; Mariotto di Giovanni,merciaio; Giovanni Battista di Biagio della Sandrina, merciaio; Vincenzo della Nefore, merciaio; Domenico di Simone di Meo, detto scienza, merciaio; Bernardino de Tordori, calzolaio; Nicola di Biagio, calzolaio; Pietro Menico, calzolaio; Pietro di Gaspare, merciaio.
Mentre tutte queste botteghe restano aperte solamente in tempo di fiera, una lavora sempre; è la “ Bottega della Cera” o la bottega degli Ex Voto.
Costruita nel 1468 ad opera di Giovanni e Battista Petrucci, verso la fine del XV secolo passò sotto la diretta gestione dei padri domenicani, che chiamarono a lavorarci maestri via via più esperti in questo genere di lavoro.
Alcuni pagamenti ci informano che nel 1499 vi lavorava Giovanni Battista Ceraiolo insieme a mastro Domenico.
Per la bottega , nel ………, vennero acquistati a Firenze: “…un bambinello di legno, due capi di legno, una femminella di legno, queste sono forme da formare immagini di cera…” (vol.152 c. 226); ed ancora : “ … lacca oro cioè stagno dorato…” e “…libre 42 di trementina a b. 4 la libra…” ( vol. 116 c.41v-65v)
In essa fu costruito l’ex voto di G. Battista Spiriti, salvato dalla Madonna da morte sicura: “… et ducati 2 baiocchi 69 ½ e quali sono per parte della metà di più spese facte nel chavallo chome per gesso aguti di più sorte per parte di legname cholla, pece grecha, per la tela del vestitodel lhomo cholor e di più ragioni oro et argento, spade olio di linoseme chode di chavallo fogli grossi, pelle pel fornimento, uno paio di staffe, 1 paio di sproni, 1 briglia, il cinto e bulloni dottone per parte di ferroet la tavolatura cioè la base et spranghe per pennegli, stagnuolo, fattura di spade et altro…” (vol.116 c.65v)
Verso il 1517 arrivò da Firenze m° Mariotto ceraiolo appartenente alla famosa famiglia fiorentina dei Benintendi o fallimagini , esperti costruttori di ex voto in cera, spesso statue a grandezza naturale con telai interni di legno e ricoperte di panno incerato, “… con bellissime pieghe…Le teste poi erano vote dentro e ritratte dal vivo e dipinte ad olio con quelli ornamenti di capelli e altre cose naturali… che rappresentavano non più uomini di cera ma vivissimi…” ( Vasari-le vite vol.iii p.373-375 nota 1 p.375)
Dopo Mariotto arrivarono Nicolò, Sebastiano, Domenico, Matteo, tutti della famiglia Benintendi.
Nel 1609 “… m° Matteo votaro se fatto romito a Napoli et la bottega si ha fatto la spitiaria…” ( vol.111 c. 50)
La bottega degli ex voto era l’unica che potesse vendere voti nei pressi della chiesa della Quercia e solamente a venditori occasionali o a botterghe site a molta distanza dal santuario tale attività era permessa. ( riforme vol.50 c.44v)
Oltre alle
botteghe, i frati, in tempo di
fiera, affittavano anche dei “ deschi” o tavolati; è del 1518
questo “ …ricordo della piazza et
botteghe et dello ordine come si aluoghino.
Le botteghe murate sono ventuno che si affittano per 5 carlini per festa
et tenitorij sono questi cioè:
Biagio dal Cesso,da Prato,
merciaro…; Tomasino berghamascho, merciaro habita a Viterbo…; Vincentio di
Domenico da Viterbo…; Pietro di Giovanni di Pietro, cintaro, da Viterbo...;
Arcangelo di Giannotto Correggono, cintaro, da Viterbo…; Bartolomeo di
Baiocho da Berghamo, sta a Viterbo…; Pellegrino Bergamasco, merciaro a
Viterbo…; Nicola de Bosteri…; Marcho Dagnolo di Ghasparre da Viterbo…;
Giovannagniolo della Cecha calzolaro a Viterbo…; Simone di Bonetto da
Berghamo habita a Viterbo…; Nicola di Marco di Colognella, calzolaro a
Viterbo…; Iacopo della Anna, calzolaro…; Chimenti di Giovanni, chalzolaro…;
Matheo delli Sproni…; Domenico di Primhuomo, calzolaro…; Francesco di
Pierotto sta a Viterbo…; Domenico di Cornaldo, chalzolaro…; Domenico di
Michele decto maestruzo…ad uso di calzolaro…; Matheo della Picolella
calzolaro…;
Seghono e deschi che si afictorno
per la festa di septembre 1518
Allato al campanile
Antonio Marcone romano,
paternostraro…; Giovanni ferrarese…ad uso di paternostraro…;
Marco di Monza, paternostraro…; Francesco di Batista, calzolaio…;
messer Montino, chalzolaio…; Francesco della Gommine, calzolaro…; Domenico
calzolaro…; Luciano calzolaro…; Giovanbattista di Domenico da Viterbo…;
Seghuono botteghe et deschi in su la strada di mezo a cominciarsi
sotto al campanile stannovi campanari et fabri
Chostantino campanaro a Viterbo…;
Giovan Battista di Nardo, fabro…; Biaggio d’Aghostino…ad uso di fabro…;
Gabriello campanaro ad uso di campanaro…;Giovanni di Perticone…; Lorenzo
fiorentino, fabro…; Giovanni della Piccolina…; Pisano berrettaro…;
Seghuono deschi nella fila dalato del champanile
Pier Matheo dalla Veruta[ Deruta]
, vascellaro…; Meco della Veruta, vascellaro …; Gismondo campanaro…;
Pietro spadaro…; Nicolò da Perugia…vende certi panni…; Salomon di Ghaio,
hebreo, vende cenci…; Giuliano di Francesco da Pello…; Antonio da Bassano
vende franirradi…; Guglielmo di Berghamo, frascharo…; Bartolo berghamascho,
carbonaro…; uno che vendeva Vergene Maria…; uno che vendeva merceria et
stagni da picare al capello…; un altro…;
Hebrei
Livio hebreo…; Daniel…; figlio
di Salamone…; Perpes hebreo…; Gabriel hebreo…; Agnolo hebreo…;
Salamone…; Signoretto…; Consolo…; uno che vendeva mantelli…; uno che
vendeva vino…; un altro…; un altro che vendeva libri…; un altro…;
Moscè…; un altro…;
Vascellai a piè della piazza alato al muro allato alla fontana
Centofanti da
Ghallese sta a Bassano…; Salvadore da Bassano…; Calzuolo da Ghalese…;
Lunardo da Viterbo tenne a vendere stoviglie…; Bartholomeo vascellaro da
Viterbo…;
Seghuono Hosterie
Menico da Mugnano tenne la
Hosteria presso alla fontana a piè della piazza…;
Giovanna madre di fra Giovan
Domenico tenne la Hosteria dricto alla casa della bottegha vecchia…;
Vincenzo della Lacha tenne la
Hosteria allato a la casa di sotto…; Lorenzo spetiale da Viterbo tenne la
bottegha sotto al tecto…;Nicola Pichovallo da Soriano tenne Hosteria sulla
via a ire a Hortj
Zafferanaj
Antonio da Cascia…; Andrea da
Cascia…; Pulidoro…; uno altro…; uno altro…; uno altro…;
uno altro…; Antonio chalzolaro tenne el descho in sulle scalee …;
Seghuono e deschi coperti a pie delle schalee da mano destra
Lodio Petinaro…; Jacopo romano,
paternostraro…; Piero Antonio paternostraro…; Jacopo sopradecto…;
Batista da Como paternostraro…; Giovanni da Cascia paternostraro…; Pietro
fiorentino …;Giovannazo da Roma paternostraro…;
Seghuono velettari
Mariano della Marca…;Chueryey
velettaro…;Iaco dal monte San Maringhello…; Castellano di Cecho dal Borgo…;
Francesco di Pierotto, cintaro da Viterbo…; Lorenzo berettaio…; Michele
berettaio…;
seghuono Merciai
Lorenzo berghamascho…; Domenico berghamascho…;Giovanni berghamascho…; Padovano merciaro…; m° Antonio da Berghamo…; m° Andrea da Berghamo…; m° Bartholomeo …; “ ( vol. vol.140 c.202-207v)
Quando nel 1539 Paolo III fece costruire la bellissima strada che collega Viterbo al Santuario, lungo la quale venne posta, nel 1541, una fontana, costruita da Mastro Fracassa e scolpita, nel 1588, dal Malanca( appendice nota sui lavori per la strada e la fontana) ed una cappellina intitolata al SS. Crocifisso, fatta costruire da alcune pie donne 1549, si prese la decisione, dopo lunghe ed aspre discussioni, di abbattere alcune delle botteghe murate.
“…Ricordo come l’anno 1539
si comenzò la muraglia nova delle botteghe nella piazza della Madonna. El
quale sito essendo molto sinistro et incommodo da conformarsi con la strada
facta di novo nel medesimi tempi dal santo Papa Paolo III, ci fu gran
differentia di opinioni fra di molti architettori nel formare el disegnio et
spetialmente fra m° Antonio di
Sangallo, m° Jacopo Meligini ferrarese, m° Belardino di Viterbo, messer
Jacomo Carosi et più altri perché quel disegnio che ciascuno di questi
consultava non piaceva poi alla moltitudine di mercanti et altri cittadini
viterbesi onde ultimamente ad me frate Athanasio di Viterbo hunc temporis
sindaco occurse questo ultimo disegnio.
El quale conferendolo con m°
Jacovo Sacchi li paque et agiunsevi quel che v’è per la strada di Viterbo
et conferendo et mostrandosi decto disegnio alli soprastanti, alli signori et
ad molti altri ciptadini si trovò universalmente piacere ad tucti, omde si
determinò del venire in su il loco et piacendo confermarlo et così li
Signori di quel tempo cioè messer Agostino Almadiani, messer Innocentio Ugoni
priore et soprastante, Octavio del Cancellieri, ser Piero Paulo mosti
soprastente, messer Jacomo Carosi, m° Jacomo Sacchi et molti altri ciptadini
vennero et unanimes piacendoli si confirmò et approbò et questo medesimo
disegnio fu angora approbato da m° Belerdino di Viterbo et m° Antonio di S.
Gallo di Firenze affinchè quelli che verranno non siano facili ad mutarlo
essendo approbato da tali homini…” ( vol. 115 c. 39v)
E così, nel 1544, terminata la strada, “… Ricordo come furono buttate per terra vintuno botteghe per lo impedimento della strada facta da papa Paulo III di Farnese, havendosi da refar le altre; doppo molte discussioni se tirorno in dericto et che prima se resirasse la piazza con sue botteghe intorno se cominciorno in verso le stalle et si comincia la prima quale sono tutte allogate a terza generatione a Viterbesi per dieci carlini per festa è venti carlini l’anno… Questo fu facto a 22 di maggio 1544 et casu quo che stiano dua feste che non paghino se intende esser ricascata, non vi ponno edificar senza esser licentia de’ frati et non vi posson metter altr’arte in quello filaro se non mercanti, spetiali, et bergamaschi;…item che si per lo advenire se facessero porticali innanzi alle botteghe che allora siano obbligati ad pagare uno scudo per festa de piscione…”(vol.115c.41v)
Da quegli anni fino al 1561 si continuarono a costruire le altre botteghe che furono circa 300.
Il paese venne costruito secondo il progetto di fra Atanasio , che vuol esprimere il desiderio dei nostri padri di mettere al centro dell’attenzione il Santuario della Madonna della Quercia.
Mi sembra anche importante osservare come nessun altro santuario italiano ed anche europeo abbia mai avuto intorno a sé un complesso di 300 botteghe disposte secondo un vero piano regolatore ; tutto ciò dimostra l’importanza che la chiesa della Madonna della Quercia aveva assunto già alla fine del 1400 e che la pose successivamente al livello dei grandi santuari Europei di Fatima e di Lourdes ecc.
Davanti alla Chiesa ci si poteva rinfrescare con l’acqua di una fontana, simile nella fattura a quella esistente nel chiostro conventuale di S. Maria in Gradi , a Viterbo, datata 1480,acqua che in un primo momento veniva fatta arrivare manualmente in occasione delle fiere e delle grandi occasioni .
L’acqua corrente fu fatta arrivare da delle sorgenti esistenti in una zona chiamata Respoglio lontana più di un miglio dalla chiesa, lavoro pagato dal papa Leone X, nel l5l0, a ricordo della sua visita alla Madonna della Quercia.( nota n° 3)