LA CAMERA
DEL PAPA E LA
LOGGIA DELLE BENEDIZIONI |
In un manoscritto del 1706, redatto da fra Niccolò
Maria Torelli, sacrestano maggiore del tempo nella chiesa della Madonna
della Quercia, si legge: “ Era dal secolo XV sì ordinaria la venuta de’ Romani Pontefici in questo luogo che fu fabricato uno palco contiguo alla facciata della chiesa con la sua campanella per dare la beneditione al Popolo che innumerabile per ciò concorreva e le stanze vicine erano chiamate la Camera del Papa “
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Il periodo in cui fu costruita l’ala del Convento alla
destra della facciata precede, com’è ovvio, sia la costruzione del
chiostro della cisterna, detto del Bramante [1481], sia quello della
loggetta in ferro battuto, opera di m° Vincenzo, fabbroferraio viterbese,
che la realizzò nel 1483: “
Die XXVII novembris [ 1483] Magnifici
Domini Priores congregati...locaverunt et concesserunt Magistro Vincentio
fabro, ...ad faciendum opus ferreum, quod vulgariter dicitur parapetto, ad
instar modelli desuper facti, et eidem Magistro Vincentio exhibiti et
ostensi, super lapide eminente in pariete novarum mansionum dicte
Ecclesiae S. Mariae de Quercu, retro campanilem...” |
E'
pertanto da dedurre che le camere sottostanti, già presenti nei primi
disegni-progetto, furono realizzate nello
stesso periodo. Il
primo Papa che poté approfittare della “
LOGGIA DELLE BENEDIZIONI” fu
Alessandro VI, nel 1495. A
Papa Borgia seguirono: Giulio II, 1505 e 1509; Leone X, 1517 e 1518;
Clemente VII, 1528. Un pontefice, innamorato della Madonna della Quercia, e che
spesso si affacciò dalla loggia fu certamente Paolo III Farnese, che ogni
anno del suo pontificato venne a rendere omaggio a quella immagine che
considerava la devozione mariana
della sua famiglia. In particolare, nel 1544 di ritorno da Nizza, dove era
riuscito a pacificare l’Imperatore Carlo V ed il re di Francia,
Francesco I, grazie all’aiuto della Vergine Santissima della Quercia,
confidava a tutti il pontefice viterbese, si fermò alcuni giorni in
convento, alloggiando proprio nelle stanze sopra il loggiato del chiostro
della cisterna, stanze che da quel momento vennero chiamate “ La Camera
del Papa” |
tratto dal Borzacchi p.80 tratto dal Libro dei Miracoli |
La Camera del Papa è costituita da tre stanze con soffitto a cassettoni; una certamente da letto le altre da giorno. |
La Prima presenta il soffitto a cassettoni chiaro con disegni di fogliame di quercia e cerchi; le altre due hanno anch’esse il soffitto a cassettoni più scuro e molto simile, se non identico, al soffitto della sala consigliare del comune di Viterbo, sala risalente allo stesso periodo storico. |
I cassettoni sono marrone scuro con cornici rosseggianti e traversine che presentano lo stesso disegno di quelle del Comune; di esse sfortunatamente, non ne restano che due: una con grottesche a forma di fiori e l’altra con il Leone di Viterbo così come veniva raffigurato fino alla fine del 1400, senza cioè la sfera con scritto FAUL, identico a quello rappresentato nel soffitto della sala consigliare. |
disegno tratto dallo Scriattoli
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La Camera del Papa, veniva anche utilizzata
per ospitare personaggi importanti. Nel 1545, un ammalato di riguardo, Messer Pacifico Caprini,
corso, da Montalto “Capitano
et Bargello della Piazza di Viterbo, si infermo di tal sorte, che persa
ogni speranza del conseguire la pristina sanità si fe portare qua al
convento et stando in una cammera in sul pontile facto spacciato da dui
peritissimi medici...”
raccomandandosi alla Vergine Santissima della Quercia, riebbe la
salute. |
tratti dall’A.S.M.Q. man.N°115 c. 43 e 43v. |
tratto dal Libro dei Miracoli tratto da Borzacchi p.81 |
Oltre
alla Camera del Papa, esiste un’altra
stanza più piccola, una celletta, adatta ad ospitare un frate del
convento: il padre sacrestano maggiore. La
camera aveva una piccola finestrella che si apriva all’interno della
chiesa e dalla quale il p. sacrestano poteva controllare tutto ciò che
accadeva nel santuario. Anche
questa stanza, in qualche modo, è stata interessata dalla storia della
chiesa; infatti, nel 1624, il p. sacrestano fra Pietro Martire Romani,
durante un furioso temporale, mentre stava pregando la Madonna di salvarlo
da tutti i pericoli possibili, fu colpito da un fulmine. P. Romani si salvò e in ringraziamento offrì alla Vergine un ex Voto, tutt’ora esistente nel Museo, e riprodotto anche nel Libro dei Miracoli, oggi alla Fondazione Besso di Roma. |
Museo ex voto |
tratto dal Libro dei Miracoli |