Teologia da bar

Gruppo Biblico di Evangelizzazione



Carissimi,
 grazie di avermi inoltrato le vs news.
Tuttavia, è bene precisare che:
1. il Concilio di Nicea fu celebrato nel 325 e non nel 323.
2. Fosse così semplice la distinzione, peraltro essenziale, fra credere "in" e credere "la".... ma è più complessa e più seria. Non è bello  semplificare come se si trattasse di discorsi da fare al bar.
3. Avete qualche teologo che vi aiuti nello scrivere quello che argomentate ?
Mi spiego: l'erezione di Diocesi (cattoliche o no) non è un problema di occupazione del suolo o di appalto della fede (cattolica oppure ortodossa chessia). Credete che il Santo Padre non vi abbia posto mente locale ?
Spero di risentirvi, semplicismi a parte.

don Lino


Caro don Lino

grazie prima di tutto per la precisazione riguardo il Concilio di Nicea, si è trattato di un errore di battitura. Riguardo la critica alla distinzione tra "credere in" e "credere la" riporto prima di tutto quanto affermato nella NEW 22:
 
 

[...] vogliamo ricordare a coloro che affidano la loro vita alla Chiesa che Dio non ci ha mai chiesto di farlo. Provate a ripensare al "Credo" che professiamo ogni settimana come segno di adesione al cristianesimo, preghiera tramandataci dagli stessi apostoli, e rifinita nei concili di Nicea (323) e Costantinopoli (381). In questo credo professiamo: "Credo IN Dio Padre... Credo IN Gesù Cristo.. Credo NELLO Spirito Santo". Per Dio Padre, Dio Figlio e Dio Spirito Santo viene usata la particella "IN". Credere IN significa affidarsi completamente e incondizionatamente con tutto il corpo e con tutta l'anima. Significa consacrarsi alla Luce. 

Ma che cosa si dice della Chiesa? Si dice: "credo LA Chiesa...". Cioè significa credo CHE la Chiesa SIA... 
Non ci viene richiesto l'affidamento alla Chiesa, ma a Dio. La Chiesa è il corpo, cioè la prosecuzione dello Spirito di Cristo, ma è al "capo", cioè a Cristo stesso che dobbiamo rivolgere la nostra mente.

È molto diverso professare di credere IN qualcuno oppure A qualcosa. In un caso si tratta di affidamento, di relazione.

Noi siamo cristiani e non "ecclesiani", cioè rivestiti dell'uomo nuovo da Cristo e non dalla Chiesa, che semmai fa da tramite. Non ciò non vogliamo svuotare l'importanza dell'opera della Chiesa (che siamo tutti noi, corpo di Cristo), bensì riaffermare il primato dello Spirito di Dio che è la nostra vera guida. L'atteggiamo nei confronti della Chiesa, credo dovrebbe essere critico e fiducioso, secondo le 2 "nature" della Chiesa, santa e peccatrice. Santa, perchè immersa nello Spirito e peccatrice perchè composta di peccatori. Considerare la Chiesa solo santa significa perdere di vista la Parola di Dio e cadere in un terribile integralismo e fanatismo. Credere la Chiesa solo peccatrice significa cadere in un buio materialismo, scetticismo e pessimismo.

Prima di tutto spero di interpretare male la sua precisazione sul "più seria". Perchè, per quanto cerchiamo di mantenere un atteggiamento sereno e gioioso, non amiamo prendere in giro nessuno, nè "giocare alla religione". È un gioco che non ci interessa!

Poi vorrei fare una precisazione: don Lino, lei ha colto in pieno! La nostra teologia è per l'appunto una "teologia da bar", una teologia da strada perchè abbiamo a che fare soprattutto con uomini, donne che si formano "nella strada" e non nelle parrocchie. I primi cristiani si resero conto ben presto che l'opera di Cristo scavalcava il giudaismo e le sinagoghe per entrare nelle piazze dei pagani. Il Cristo aveva un'opera UNIVERSALE!!!

Oggi è venuto il tempo in cui la VERITÀ scavalchi le strutture parrocchiali, gli oratori, per entrare nelle case, nelle fabbriche, nei bar, appunto. Mi auguro che lei non sia di quei preti che attendono i fedeli sulla soglia della "sua" chiesa e si lamentano per la scarsa affluenza alla Messa. Mi auguro che sia di quelli che vanno a cercare la gente al bar. Che parlano con loro al bar e che li sentono fare discorsi da bar.
Noi, non ci rivolgiamo ai "sani" a coloro che hanno già scoperto il Rivoluzionario Vivente, ma a coloro che soffrono, a coloro che hanno dubbi, a coloro che non hanno più punti di riferimento, che cercano e non trovano, a coloro che non vengono dal catechismo, ma dal bar!!!

Perchè della teologia sradicata dal quotidiano e relegata negli ambienti colti ecclesiastici la gente è stufa! Vada al bar e ascolti che cosa ne pensano. Non dovrei essere io a ricordarle che la Bibbia non è stata scritta per i teologi, ma per TUTTO il popolo di Dio.Certo, la teologia ci aiuta a comprendere il VERO messaggio che si cela dietro le parole che non sempre riescono a cogliere pienamente tutto il senso e la portata della Parola di Dio e la Chiesa è un faro luminoso nella giungla della "Bibbia fai da te". Ma non posso dimenticare che la Parola di Dio parla a me, perchè accogliendo la sua Parola, la Vita Nuova si faccia spazio in me. In me che non sono nessuno. Infatti io mi definisco un "cieco nato", uno che prima non vedeva e adesso ha qualche barlume di Luce, che non proviene da me, che mi è stata gratuitamente donata, e che vuole semplicemente condividerla con altri.

Non abbiamo la pretesa di insegnare, quanto di accompagnare. Non convertiamo nessuno, perchè questa è opera segreta che lo Spirito
compie nell'intimo più intimo del cuore e della mente di ciascuno di noi. Semplicemente annunciamo il Vangelo, con la consapevolezza che siamo in cammino e che quanto noi del Gruppo Biblico di Evangelizzazione abbiamo appreso del nostro Salvatore OGGI, è incompleto e forse anche parzialmente errato. Ma se ci appoggiassimo alla nostra umana sapienza, quando apriremmo bocca? La gente ha fame di spiritualità. Molti sono coloro che per fame si rivolgono ad altre religioni cercando pane che nella religione cristiana non riescono a trovare, perchè spesso (ma non sempre) abbiamo sostituito il buon pane fragrante e profumato con un pane d'oro, bello ma immangiabile. È ora di tornare alla gente, nei bar, è ora di tornare alla POVERTÀ!

Mi perdoni questo panegirico, ma mi sembrava doveroso farle conoscere i sentimenti con cui operiamo. Infine voglio rispondere all'obiezione fatta al punto 2 (per il punto 3 credo che valga sempre quanto già affermato nella NEWS) e voglio rispondere non con parole mie, ma con quelle di due teologi (per l'appunto) che hanno più autorevolezza di me:

 

Fede: il carattere ecclesiale della fede
[…]Anche per la chiesa, come per il singolo vivere di fede significa riconoscere non in sé, ma in Dio il proprio fondamento e la propria solidità (Is 7,9). […] Essa [la chiesa] è segno non fondamento dello Spirito. […] La fede ne è il sostegno e l’alimento, ma è e deve essere anche il più intimamente pungente e sconvolgente stimolo critico contro ogni tendenza ad irrigidirsi, a sottrarsi all’azione vivificante dello Spirito a sostituirne l’imprevedibile fecondità innovatrice con la cristallizzazione di acquisizioni passate. La fede impegnala chiesa, come il singolo, ad un inesausto processo di conversione.
G. Bof

Chiesa:
[...] Quanto al «credo ecclesiam», si f notare come appunto la lezione più corrente dei simboli di fede pone la chiesa solo come oggetto del credere, credo la chiesa, non come termine, credo nella chiesa, nel sensi di «mi rimetto e mi abbandono definitivamente e integralmente alla chiesa», allo stesso modo per cui, nella stessa professione di fede, si dice «credo nel Padre… nel Figlio, nello Spirito Santo» nel senso di «mi rimetto e mi consacro al Padre, ecc…». La chiesa, in altri termini è considerata come realtà mezzo, più che non realtà-fine. Ed anche se alcune lezioni antiche portano pure l’espressione «credo in ecclesiam» ciò viene interpretato (già con s. Tommaso) come riferito alla persona dello Spirito Santo, quasi si dicesse «credo nello Spirito Santo presente e attivo nella chiesa» (Cf. S. th II-II, q. 1, a. 9, ed 5.).

L. Sartori


Da “Nuovo dizionario di Teologia” a cura di Giuseppe Barbaglio e Severino Dianich.

Ulteriori complessità, francamente non mi sembrano utili.

Cordialmente
Giampaolo



Gruppo Biblico di Evangelizzazione