Avrei una domanda,che probabilmente può risultare banale:che bisogno
c'era di creare il mondo e noi,perchè non ci ha dato direttamente
l'incorruttibilità,perchè dobbiamo prima attraversare la sofferenza
e il dolore,e perchè Gesù stesso ha dovuto soffrire?il peccato,il
male...Dio può sconfiggerli...o no?perchè ci ha dati questo
involucro di carne,insomma?poi anche riguardo alla gioia piena,dubito che
si possa raggiungere durante questo breve viaggio sulla terra.Non ho mai
visto nessuno felice,perchè bisogna accettare la dura realtà,la
tristezza,che si alterna alla gioia,la quale a sua volta si alterna alla
tranquillità,alla perplessità ecc...Perchè tutto questo?
Ory
Ciao Ory,
prima di tutto grazie per averci scritto!! Se tutte le domande fosse banali
come le tue… La tua non è una domanda, ma un complesso di domande,
per le quali ci vorrebbe l’intera Bibbia e una intera vita spesa in
preghiera e amore per arrivare ad intuire nella profondità del nostro
essere quanto chiedi. Perché vedi, è da li che dobbiamo partire
e a arrivare: dalla profondità del nostro essere, lo spirito. Se pretendi
di inscatolare Dio nella tua mente razionale, allora tu saresti più
grande di Dio, quindi tu saresti Dio.
Ti dico questo non per eludere la domanda, ma perché ti voglio indicare
la strada per trovare la risposta: quella di scendere dentro te, scendere
sempre più, con umiltà e pazienza. Lo Spirito include, ma oltrepassa
la ragione, è per questo che non devi cercare una risposta che parli
alla sola ragione.
Ti sei mai innamorata? Allora ti chiedo: perché? Perché un
innamorato fa dei progetti sulla vita futura con il suo amato o la sua amata?
Possiamo cercare una risposta fredda e razionale a questa domanda?
1. Tu chiedi: «che bisogno c’era
di creare il mondo e noi».
Risposta: nessuno. Non esisteva nessun bisogno. Tutto ciò che vedi,
e anche ciò che non vedi con gli occhi, è stato creato per
gratuità. La Bibbia ci dice: «Dio è amore» (1 Gv
4,8). È la più alta rivelazione mai fatta nella storia: si
dice che l’essenza di Dio sta nell’amore. Dio non è un
teorema, non è un padre-padrone, non è il motore-immobile,
non è un insieme di leggi: Dio è amore. Ma non l’amore
come a volte lo intendiamo noi, pasticciato di sentimentalismi e battiti
di cuore. È l’Amore che si sottomette all’amato, che è
disposto a dare la vita, che sa perdonare, che sa rialzare, curare, che ti
spinge verso la meta! Questo è Dio. Per amore ha fatto ogni cosa.
Solo per amore.
Chi ama, crea. Chi ama davvero ha mille idee, fa progetti futuri. È
scritto:
«Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù
Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei
cieli, in Cristo.
In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo,
per essere santi e immacolati al suo cospetto nella
carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi
per opera di Gesù Cristo».
(Ef 1,3-5)
Egli aveva pensato a noi, a me e a te, ancora prima di creare il mondo.
Perché? Per essere al suo cospetto, per essere suoi figli. Dio ci
ama, ama la comunione. In una cosa, in un certo senso, avevi ragione: c’era
un bisogno. Era il bisogno di Dio. Se Dio è Dio non dovrebbe aver
bisogno di nulla, dovrebbe bastare a se stesso. Ma il suo amore era così
sconfinato che desiderava condividerlo, crearsi una famiglia, con dei figli
da amare.
2. «perché non ci ha dato direttamente
l’incorruttibilità?»
Perché non è questo che vuole Dio. Dio non vuole la nostra
incorruttibilità, vuole il nostro «cuore» cioè
la parte migliore di noi, la parte “libera”. Il nostro corpo
è soggetto alle schiavitù delle malattie e della morte. La
nostra mente è spesso schiava di traumi psicologici, è condizionata
dalla società, dalla cultura, dalla storia. Ma il nostro cuore è
libero, libero di scegliere, libero di amare. Di desidera il nostro cuore.
Il problema non è tanto cadere nel peccato, quanto non avere una meta
verso cui camminare: i cristiani sono corrotti perché non hanno meta,
pensano solo all’auto-perfezionamento. Quando peccano mettono il proprio
IO al di sopra di tutto e di tutti. Quando cercano la perfezione, mettono
ancora il proprio IO al di sopra di tutto: infatti è sempre l’IO
al centro di tutto, tutto parte dall’IO e torna all’IO. Il cristianesimo
invece è decentramento.
«Poiché se confesserai con la tua
bocca che Gesù è il Signore, e crederai con il tuo cuore che
Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo». (Rm 10,10).
Che cosa significa “confessare che Gesù è il Signore”?
Significa che io mi affido a lui, lascio la mia vita nelle sue mani,
non voglio guardare più a me stesso, ma a Gesù. Gesù
non vuole la nostra perfezione, vuole che camminiamo con lui, che lo seguiamo.
Non vuole burattini, ma fratelli.
A volte certi cristiani che cadono nel peccato fanno delle auto-accuse molto
forti e più che umiliati, sono proprio distrutti dal rimorso. Questo
può apparire come religiosità, al contrario tutto ciò
è satanico, perché Satana prima ti induce nel peccato, poi
ti attacca con il rimorso. Gesù vuole invece che ci “svegliamo”
che ci rendiamo conto di quanto abbiamo fatto e che torniamo alla casa del
padre come il figlio prodigo che pensava di essere libero lontano dal padre
e invece ha trovato la schiavitù del sesso, dell’effimero (Lc
15). Ma l’amore è l’unica schiavitù che ci rende
più liberi. Nell’Apocalisse è scritto:
«Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi
apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con
me»
(Ap 3,20)
Qui è Gesù che parla e che bussa. La porta è il nostro
essere interiore. Ecco che cosa vuole veramente Gesù: che apriamo
il nostro cuore indurito e polveroso, incapace di sperare oltre il buio,
di avere fiducia in ciò che non si vede, di amare senza stancarsi.
Gesù vuole entrare in noi per spazzare via le nostre angosce, i nostri
peccati.
Chi cerca l’auto-perfezione, l’incorruttibilità gli sta
dicendo: aspetta Gesù ad entrare, perché ho molti angoli bui…
Ma Gesù gli avrebbe risposto: aprimi, lo facciamo insieme. Prima ceneremo,
poi lavoreremo insieme sul tuo IO e lo renderemo luminoso e gustoso!
Quindi perché aspirare all’incorruttibilità sopra ogni
altra cosa? Si dovrebbe aspirare ad amare e a lasciare che Cristo lavori
e operi in noi. Tutti camminiamo. Non è importante uscire di strada,
quanto avere presente la meta: se conosci la meta, anche se cadi ti rialzi
e riprendi a camminare. Ma se non conosci la meta, che cammini a fare?
Tu volevi anche chiedere, perché l’uomo è capace di peccare?
Perché Dio non ci ha reso incapaci di fare del male? Perché
il bene, la giustizia è frutto di amore e l’amore non è
tale se non è libero. Senza libertà non c’è amore.
Senza amore non c’è giustizia. Non ci viene detto che Dio è
giustizia, ma che Dio è amore. E noi siamo stati creati a sua somiglianza,
cioè immagine dell’amore.
La totale e assoluta impossibilità di compiere il male, è assenza
di libertà. Non siamo stati creati burattini, incapaci di fare il
bene e il male, ma liberi di scegliere. Dio ci ha dato in mano un potere,
ha avuto fiducia in noi e ciascuno di noi può scegliere se incamminarsi
verso la Luce o verso le Tenebre. Senza libertà di scelta non c’è
innamoramento, si può costringere una persona a stare con noi, ma
non si può convertire il suo cuore verso di noi, contro la sua volontà.
Amare è volontà. E volontà è libertà.
Forse qualcuno pensa che se portasse il proprio amato su un’isola deserta,
alla fine il suo amore sarà contraccambiato… Sbagliato. Sarà
odiato e disprezzato perché chiuso in trappola.
Dio ha creato l’essenza umana nel modo più alto e più
sublime: a sua somiglianza, capace di amare.
3. «perché dobbiamo attraversare
prima la sofferenza e il dolore»?
Prima di che cosa? Prima di conquistarci un posto in Paradiso, forse? Non
è scritto da nessuna parte che dobbiamo necessariamente soffrire.
Dio non vuole la sofferenza, ne è la prova l’innumerevole quantità
di guarigioni che ha operato Gesù. Se Gesù avesse pensato alla
sofferenza come indispensabile nella vita, allora non avrebbe guarito nessuno,
ma avrebbe insegnato loro questa verità. Ma non è stato così.
Esistono fondamentalmente 3 cause alla sofferenza: 1. il peccato-illusione
2. l’imperfezione del mondo
3. la com-passione
La prima e più importante causa è da ricercare nel peccato
dell’umanità, nelle innumerevoli ingiustizie perpetrate. La
Parola di Dio ci rivela che il peccato si è instaurato nel mondo a
causa della ribellione dell’uomo allo Spirito di Dio. L’IO dell’uomo,
la sua anima si è sobvrasviluppata, schiacciando e mortificando la
sua componente spirituale, cioè la sua capacità di aprirsi
a Dio, di aprirsi all’amore, di aprirsi alla natura. L’uomo ha
così una tendenza naturale verso il male, tendenza che può
essere bilanciata dalla razionalità, ma è comunque una tendenza.
Il peccato nell’uomo ha prodotto prima di tutto ingiustizia e l’ingiustizia
produce sempre sofferenza.
Ma non è solo il peccato degli altri a farci soffrire, ma anche il
mio stesso peccato che si riversa contro di me sotto ogni forma di illusione.
Ciascuno di noi si identifica con qualcosa, la propria casa, il proprio lavoro,
il pensiero che gli altri hanno di me… Quando ciò in cui mi
identifico viene attaccato allora scatta la sofferenza. Ma è solo
il peccato in me che mi fa pensare davvero di “essere” ad esempio,
un cuoco. Sono davvero un cuoco? Essere cuoco, costituisce davvero la mia
essenza? E se il locale dovesse chiudere il mio essere non avrebbe più
significato? Ma se il mio IO si identifica con l’etichetta di cuoco,
non potrò non soffrire quando sentirò una critica ad una mia
pietanza. È l’IO che si espande, si è sovrasviluppato
e si è identificato con la pietanza: così chi attacca la pietanza
attacca l’IO. Smettiamola e lasciamoci liberare!
La seconda causa della sofferenza è da ricercare nell’imperfezione
del mondo. Cristo ha instaurato il suo Regno, la presenza di uomini e donne
eccezionali ne è il segno, come pure gli innumerevoli segni e prodigi
attuati dai santi. Tuttavia questo Regno non è ancora instaurato definitivamente.
Così anche la natura aspetta la sua “redenzione”:
«La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli
di Dio; essa infatti è stata sottomessa alla caducità - non
per suo volere, ma per volere di colui che l'ha sottomessa - e nutre la speranza
di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per
entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Sappiamo bene
infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del
parto»(Rm 8,19-22).
Quindi terremoti, inondazioni, sono frutto di una natura che attende nelle
doglie del parto, il nuovo Regno. Tuttavia c’è da chiedersi
quanti cataclismi siano da attribuire alla seconda causa e quanti alla prima:
molte tragedie potrebbero essere evitate dall’uomo il quale anzi, con
continui danni ambientali non fa altro che peggiorare la situazione del clima
mondiale, instradandosi verso l’auto-distruzione.
La terza causa si trova nella com-passione, cioè soffrire insieme.
Quando si ama si soffre con la persona amata, si desidera soffrire per coloro
che si amano, con coloro che si amano.
«E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo,
se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla
sua gloria». (Rm 8,17).
Quando si riesce ad intuire quanto il Cristo ci abbia amato, quando si riesce
appena ad intuire il senso della sua morte per noi, non possiamo non soffrire
per Lui, non possiamo guardare la sua croce e non provare qualcosa in noi.
Se una persona avesse dato la vita per salvare la nostra, soffriremo ogni
volta che penseremo ad essa, ma sarà una sofferenza di amore.
Questo è l’unico tipo di sofferenza a cui siamo chiamati, quella
della condivisione della sofferenza dei nostri fratelli e di Cristo. Ma in
realtà siamo chiamati
4. «il peccato,il male...Dio può
sconfiggerli...o no?»
Si, può, anzi è già accaduto. Nell’Apocalisse
si legge:
Allora udii una gran voce nel cielo che diceva:
«Ora si è compiuta
la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio
e la potenza del suo Cristo,
poiché è stato precipitato
l'accusatore dei nostri fratelli,
colui che li accusava davanti al nostro Dio
giorno e notte.
(Ap 12,10)
L’accusatore, la causa prima del male, Satana, è stato vinto,
è stato “precipitato”. Satana sa che ha poco tempo prima
che il Regno di Dio, inaugurato “silenziosamente”
da Cristo (come un granello di senapa, invisibile all'inizio, ma poi...)
venga instaurato definitivamente. Fino ad allora Dio ha scelto la strada
della debolezza apparente:
«Ma Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere
i sapienti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere
i forti»
(1 Cor 1,27).
«Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri,
le vostre vie non sono le mie vie - oracolo del Signore». (Is 55,8
).
Dio ha scelto una strada illogica agli occhi dell’uomo. L’uomo
cerca la forza e Dio la debolezza. Chi cerca la forza aderisce alla logica
della prepotenza. La debolezza invece è disarmante, è il primo
passo che ti può far instaurare relazioni vere!
Le sue vie non sono le nostre vie. Chi è Dio? Noi siamo forse Dio?
Dunque solo Dio sa che cosa fa, e sa che cosa sia giusto.
Quando ci affidiamo completamente, senza riserve a Cristo e non puntiamo
sulla nostra forza, ma ci rendiamo deboli, possiamo davvero usufruire della
sua soprannaturale potenza per sconfiggere il male e il peccato. Tuttavia,
dal momento che il male e il peccato sono “connaturati” all’uomo,
cioè non sono una entità esterna all’uomo, ma sono parte
della sua stessa essenza, Dio non può sconfiggere il male senza distruggere
l’uomo. Così c’è una sola possibilità di
salvezza, morire e rinascere per fede in Cristo, rinascere non fisicamente,
ma spiritualmente (Rm capitolo 6). Morendo spiritualmente il peccato non
viene distrutto, ma non ha più un potere assoluto di dominio sul peccatore:
il peccatore diventa davvero libero di “sottomettersi” alla legge
di amore e di giustizia di Dio. Non è sconfitto il peccato, ma il
suo potere di dominio. Il peccato può ancora influenzarci, ma non
dominarci. Solo quando sarà instaurato definitivamente il Regno cesserà
questo sistema di cose.
5.«perché ci ha dati questo
involucro di carne,insomma?»
Se ti riferisci al nostro corpo, non dovresti considerarlo un semplice “involucro”.
Lo spirito è legato al corpo, mediante l’anima, in maniera quasi
indissolubile, tanto che la sua separazione (=morte) rappresenta un evento
traumatico e spesso sofferto. Non mi è chiaro se la domanda suona
come “perché esistiamo?” oppure “perché ci
ha dato un corpo e non siamo puro spirito?”. Alla prima versione credo
(bene o male) di aver già risposto. Riguardo alla seconda, si entra
nel mistero, cioè in ciò che è conoscibile solo da Dio
e che non ci è stato rivelato. Dunque se non ci è stato rivelato
(nella Bibbia non trovo nessuna spiegazione) significa che non è fondamentale
per vivere bene la nostra esistenza. Forse dovremmo orientare i nostri pensieri
verso altre questioni. Ad esempio: come potrei amare di più? Come
potrei essere più sensibile? In che modo possiamo rinascere a creature
nuove? Chi sono IO? Ecco le domande che personalmente ritengo fondamentali
e alle quali Dio ci ha dato una risposta (intesa come dicevamo all’inizio).
Tuttavia voglio fare un’ultima precisazione: i cristiani dovrebbero
avere più cura del proprio corpo. Purtroppo spesso hanno cura di esso
solo in senso estetico. Ma il corpo non è solo l’involucro,
è parte essenziale dell’essere umano e come tale l’uomo
dovrebbe cercare di essere in armonia con esso. Dovrebbe cercare l’armonia
tra lo spirito e il corpo. Non dovrebbe sottomettersi alle futili esigenze
del corpo, ma neanche mortificarlo. Francesco d’Assisi, che pure era
abituato a fare molti digiuni, chiamava il suo corpo “fratello”
e non disdegnava gustare ogni tanto una torta di fragole. L’essere
umano non è abituato a “gustare”, è abituato alla
gola oppure alla repressione: entrambi segni di squilibrio.
6.«poi anche riguardo alla gioia
piena,dubito che si possa raggiungere durante questo breve viaggio sulla
terra.Non ho mai visto nessuno felice,perché bisogna accettare la
dura realtà,la tristezza,che si alterna alla gioia,la quale a sua
volta si alterna alla tranquillità,alla perplessità ecc...Perché
tutto questo?»
Gioia, tristezza, tranquillità, perplessità… sono tutte
sensazioni e sentimenti che si “provano”. La gioia piena che
tu menzionavi non fa parte né dei sentimenti, né delle sensazioni:
è qualcosa di completamente diverso, è una nuova esperienza
di vita che l’uomo non può raggiungere con le sue forze e i
suoi mezzi. Si tratta fondamentalmente di una “certezza interiore”
è una “nuova consapevolezza”, è consapevolezza
della realtà, apertura degli occhi, nuove capacità…
Se pensiamo alla felicità come un perenne stato di ebbrezza emotiva
allora non solo non esiste, ma addirittura ti dico che i cristiani sono chiamati
a soffrire con chi soffre, ad essere infelice con chi è infelice,
condividendo tutto. La vera felicità non è uno stato di apparente
tranquillità. Gesù ci disse di non essere venuto a portare
la pace, ma il fuoco, cioè non la tranquillità, ma una rivoluzione.
La felicità vera è come un oceano che è pacifico nelle
sue profondità, ma che può essere in tempesta nella sua superficie.
Non si tratta di diventare apatici e indifferenti agli eventi, ma di rinascere
una nuova creatura che non si fa dominare dagli eventi: anche se c’è
la “tempesta” possiede la calma interiore, possiede una certezza
nuova.
Se abbiamo la gioia piena, abbiamo la piena capacità di condividere
la tristezza con gli altri, sapendo di non venirvi schiacciati, ma di potergli
aiutare veramente a superare questo momento difficile. Ciò che non
riusciamo ad immaginare è in che modo la gioia perfetta non vada in
contrasto con la sofferenza. Si può essere gioiosi mentre si soffre
per cose gravi? La risposta è si, se si intende la gioia perfetta
nel modo in cui Gesù ce l’ha presentata e non nel modo in cui
ce la immaginiamo. Lo stato di perenne ebbrezza e tranquillità è
pura illusione. La vera felicità è un’altra cosa.
Le alternanze di cui parli fanno parte della Vecchia Natura, quella per intendersi
che possediamo al momento della nascita. Gesù però ci invita
alla rinascita spirituale (Gv 3). Con la rinascita l’uomo non
è più in balia delle onde, non è dominato da esse, ma
è lui stesso che le domina: le onde, gli “insuccessi”,
le disgrazie, le sofferenze non cesseranno mai: ciò che Gesù
ci promette è che la nostra opera non verrà spazzata via (
Mt 7,24) se è fondata sulla vera roccia: il Cristo.
Abbiamo fatto una veloce carrellata per argomenti che richiederebbero una
vita intera per approfondirli e viverli appieno. Le uniche cose che ti posso
consigliare sono queste (ma è solo un consiglio): 1. Nel sito puoi trovare sufficiente materiale per approfondire
le tue domande, specialmente nel corso biblico e negli articoli dedicati
alla felicità e alla natura delle illusioni. Leggi, istruisciti, usa
la Bibbia, cerca e non ti stancare. 2. Mettiti in ginocchio. La mente umana è troppo
limitata per classificare e trovare spiegazioni razionali. Tuttavia lo Spirito
Santo può illuminarti e farti “comprendere” e conoscere
ciò che desideri. Ma devi inginocchiarti, cioè pregare, pregare
e pregare. Dunque leggi la Bibbia e prega. 3. Ama. Dio è amore, dunque possiamo comprendere
qualcosa di Lui, dei suoi progetti, dell’esistenza, solo amando. Sembra
assurdo, ma è così: l’amore è anche uno straordinario
mezzo di conoscenza. Più ami più conosci le persone intorno
a te. Più ami, più conosci te stesso. Più ami, più
conosci Dio. Dunque leggi la Bibbia, prega e ama!
Grazie ancora per averci scritto, scrivici ancora tutte le
volte che vuoi, per porci qualche domanda o anche semplicemente per farci
un saluto.
Ti auguro pace e bene.
Giampaolo & il Gruppo Biblico di Evangelizzazione