Simone Parisi Scuola di teologia per i laici di Monza
(MI)
Carissimo Simone,
grazie per la tua domanda. Non vorrei deluderti, ma non sono un frate, sono laico come te, anche se appartenente all' Ordine Francescano Secolare. Riportiamo prima di tutto i brani citati:
1. Il Vangelo di Giovanni, secondo gli esegeti è stato scritto tra il 90 e il 100 d.C., in epoca piuttosto tarda rispetto ai Vangeli cosiddetti sinottici. Nessun Vangelo e nessuna parola è stata scritta direttamente da Gesù e come ben sai i Vangeli sono una rilettura storico-misterica dell'evento della Salvezza realizzata in Cristo, il Messia. Sono dunque espressione di una fede che matura nel tempo che comprende e ricomprende il mistero cristiano della giustificazione e della santificazione alla luce dello Spirito Santo. Lo stesso Gesù afferma: «Lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto» (Gv 14,26) Gesù sapeva che gli apostoli e tutti i discepoli, senza la pienezza dello Spirito Santo non erano umanamente in grado di poter comprendere neanche un briciolo di quanto stava accadendo e della portata cosmica dell'evento cristiano. Neanche quando Gesù risorge pare che i discepoli avessero aperto i loro occhi: Così venutisi a trovare insieme gli domandarono: «Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?».(At 1,6) Ancora non avevano compreso la dimensione interiore ed universale del Regno di Cristo. Non avevano ancora ricevuto la potenza dello Spirito di Verità e Luca mette in contrasto proprio il mutamento la conversione degli apostoli dopo la discesa dello Spirito Santo. Dunque inizialmente i discepoli e gli apostoli non avevano compreso il messaggio e l'evento cristiano. Neanche stando per 3 anni insieme a Cristo, neanche dopo averlo visto risorto... Dicevamo però che Giovanni scrive tra il 90 e il 100 d.C. quando il kerigma era stato già fortemente compreso dai cristiani. Possibile che Giovanni dopo tutto questo tempo ancora non aveva compreso la "cattolicità" (=universalità) di Cristo? 2. Inoltre, teniamo conto che all'epoca in cui fu scritto il quarto vangelo c'era già stato il primo Concilio della Chiesa. Che cosa fu stabilito in quel concilio? (At 15) Fu stabilito formalmente e ufficialmente che alcune leggi bibliche, quali la circoncisione, erano da ritenersi specifiche per il popolo ebreo. La salvezza non viene dalla pratica della legge, ma dalla fede in Cristo, quella fede che opera per mezzo della carità, la fede-affidamento. Letta in un altro modo, fu stabilito che Gesù non era un semplice profeta, non era un semplice "rivoluzionario" del popolo ebreo, ma era il Figlio di Dio, venuto a salvare l'uomo, in ogni parte della Terra. [...] Or dunque perché tentate Dio mettendo sul collo dei discepoli un giogo che né i padri nostri né noi siamo stati in grado di portare? Ma noi crediamo che siamo salvati mediante la grazia del Signore Gesù allo stesso modo di loro (At 15, 10-11). Per "loro" si intendeva in questo brano i pagani, coloro che per salvarsi, secondo la concezione salvifica del AT dovevano farsi circoncidere e sottomettersi alla Legge di Dio. Dunque la portata salvifica di Gesù sorpassava ogni legge, ogni istituzione religiosa, ogni confine tra popolo e popolo. Tornando a Giovanni, mi chiedo ancora, possibile che non fosse presente o che non avesse accettato o non avesse compreso quanto fu affermato nel Primo Concilio della storia? Fatta queste premesse veniamo al testo.
«Non prego soltanto per questi, ma anche per quelli che credono in me per mezzo della loro parola». (Giovanni 17,20) Quindi Gesù sta pregando per tutti. Tutto ciò però appare in contrasto con quanto affermato al versetto Gv 17,9: Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché sono tuoi. (Giovanni 17:9) Dice Gesù "non prego per il mondo"? Il termine mondo può
assumere vari significati: può significare totalità delle
persone, ma anche sistema contrapposto alla logica di giustizia e di amore
di Dio. In questo caso pare proprio che si tratti di mondo in quanto umanità.
Dunque, come si concilia questo versetto con quanto affermato al versetto
Gv 17, 20?
Gesù parte nella sua preghiera dai suoi apostoli, per poi giungere ad ogni essere umano e non solo, al creato intero! Inoltre, il termine "consacrarsi" qui, non è riferito necessariamente
al supremo sacrificio. Consacrarsi significa prima di tutto, completa dedizione
a qualcuno o a qualcosa. Il versetto dunque suonerebbe così:
4. Nel vangelo di Giovanni possiamo trovare numerosi esempi dell'universalità del sacrificio di Cristo. In Gv 3,16 si legge: «Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna». Quando Gesù afferma "chiunque" che cosa vuole dire? Semplicemente vuol dire "chiunque"! Senza distinzioni di sesso, di razza, di appartenenza politica... Tutti! Per ben 10 volte Giovanni usa il termine "chiunque" in relazione alla Verità e alla Salvezza nel suo Vangelo. «Ho anche altre pecore, che non sono di quest'ovile; anche quelle devo raccogliere ed esse ascolteranno la mia voce, e vi sarà un solo gregge, un solo pastore». (Gv 10,16). Di quali "altre pecore" sta parlando Gesù? Evidentemente dei pagani ai quali doveva essere annunciata la Buona Novella della salvezza. Dunque non ci sono dubbi che Giovanni avesse chiaro come la luce del
sole che la morte di Cristo, era un evento che riguardava tutta l'umanità
e che non ci sono nè contrasti nè contraddizioni tra il suo
Vangelo e le sue lettere.
Spero di esserti stato utile.
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