Bibbia


LA BIBBIA E’ CONTRO LA SESSUALITA’ ?



 

La sessualità è un tema importante e, potremmo dire, presente ovunque e in nessun posto.

Di fatto non esistono nel testo biblico trattati specifici che considerino in maniera sistematica l’argomento. I riferimenti sono sparsi un po’ ovunque e gli aspetti ad essa legati rientrano all’interno di un’ottica educativa, focalizzando l’attenzione sul rispetto della Legge e sulla realizzazione di quella spiritualità e di quella santità che avvicina l’uomo a Dio, o meglio: Dio all’uomo.

Nell’ebraismo la sessualità ha un ampio significato che non si riduce alla sola dimensione corporea dell’uomo e della donna.

Anzi, a tutti e due viene riconosciuto il diritto/dovere di mettere in pratica questo aspetto che è così intimamente legato alla natura corporea e spirituale stessa dell’essere umano.

Il tema della sessualità, che è presente nella letteratura ebraica si rapporta ad altri aspetti che ne costituiscono i presupposti e che ne chiariscono il significato.

Si tratta di considerare che, in quanto aspetto umano, la sessualità tiene conto della natura dell’uomo, della sua azione quotidiana, del suo rapporto con Dio. Nell’ebraismo il significato che viene dato alla sfera sessuale è piuttosto ampio e positivo ed è lontano dal concetto di peccato, perché è parte della vita dell’uomo e della donna e deve essere, come tutti gli altri aspetti, considerato all’interno del processo educativo.

Se vista sotto questo aspetto educativo, piuttosto che impositivo, la sessualità favorisce in pratica il contatto con la spiritualità, non lo allontana e permette al popolo, secondo la dottrina ebraica, di adempiere al suo dovere principale che è quello di compiere la volontà divina.

Si è costruito intorno alla Bibbia, a nostro avviso, una specie di muro di omertà, che ha nascosto e nasconde, una serie di fatti, considerazioni e vissuti, totalmente diversi da come sono stati e tuttora sono veicolati.

Per questo motivo nelle pagine che seguiranno abbiamo cercato di analizzare quello che la Bibbia dice, cercando di liberarci da precostituiti condizionamenti, per realizzare uno strumento di analisi, di discussione e di riflessione diverso nei confronti della sessualità.

L’AMORE IN ISRAELE

1.0 La Genesi
Il primo incontro con la sessualità lo troviamo nella Genesi, in cui sono espresse importanti verità teologico-spirituali.
Il primo e secondo capitolo appaiono quasi paralleli, come scritti da mani diverse: due infatti appaiono le descrizioni della creazione. Nella prima è scritto che Dio crea l’uomo maschio e femmina. Nella seconda la donna è tratta dall'uomo. Nella prima si accentua la parità sociale e spirituale tra l’uomo e la donna. Nella seconda si evidenzia la complementarietà: l’uomo ha bisogno della donna e la donna dell’uomo, i due si uniranno e saranno una sola carne.
La sessualità è vista come unione indissolubile di due entità, due persone distinte, paritarie, ma diverse. I due diventano come una nuova persona. Già in questo aspetto la sessualità è piena creazione, è continuità dell’opera creatrice di Dio, perché dalla loro unione nasce una nuova persona, un “noi” che non è semplice “somma” delle due persona, ma opera nuova: i due saranno una sola carne, non più io, non più tu, ma solo noi.

1.1 Mi baci con i baci della sua bocca
Quando si parla di amore sensuale, quando si parla di erotismo, nella Bibbia, non si può non fare riferimento al Cantico dei Cantici, considerato uno fra i più begli esempi della letteratura universale.

“Che lui mi baci con i baci della sua bocca. Più dolci del vino sono le sue carezze, più inebrianti dei suoi profumi. Tu stesso sei tutto un profumo; vedi, le ragazze si innamorano di te! Prendimi per mano e corriamo. Portami nella tua stanza, o mio re. Godiamo insieme, siamo felici. Il tuo nome è più dolce del vino. A ragione le ragazze si innamorano di te!” (CdC 1,1-4).

Secondo alcune interpretazioni ebraiche il poema nasce come raccolta di canzoni d’amore popolari, trasformandosi poi in poema nuziale.

Ma in questo poema emergono aspetti che possono definirsi come corollario dell’esperienza amorosa: un’atmosfera di gioia, riferimenti alla natura e alla grazie e delicatezza della donna, fanno da sfondo a una vicenda d’amore giovanile, quasi adolescenziale. Indiscutibilmente è un testo di poesia con forti venature erotiche e questa lettura permette di vedere il Cantico dei Cantici, non esclusivamente all’interno di una interpretazione allegorica sostenuta dalla Chiesa Cattolica.

“Mi baci con i baci della sua bocca” è interpretato come bacio del perdono su tante infedeltà, perché la tradizione cattolica non ha esitato ad attribuirgli un senso unico, figurato, allegorico, incanalando la sessualità verso una dimensione escatologica.

Questo libro, per il forte contenuto erotico ha fatto sì che la Chiesa controllasse con maggior accortezza ogni interpretazione deviante dal senso allegorico.

La sacralità della Bibbia impedisce qualsiasi interpretazione che voglia dar credito ad un discorso che sia esplicitamente amoroso, sensuale.

Ma che dire di questi passi?

“Quanto sono belli i tuoi piedi dentro le calzature, o figlia del principe. Le curve dei tuoi fianchi sono quasi monili fabbricati dall’artigiano. Il tuo ombelico è una coppa tornita, non vuota di bevanda. Il tuo ventre è quale un mucchio di grano custodito dai gigli. Le tue coppe quali due caprioli gemelli. Il tuo collo torre d’avorio. I tuoi occhi son come le vasche di Hesebon alla porta di Bathrabin, il tuo naso quasi una torre da Libano che guarda a Damasco. Il tuo capo come la porpora del re, di perfetto lavoro. Quanto sei bella, e quanto ammirevole, carissima, in delizia. Il tuo portamento è di palma, le tue mammelle son grappoli d’uva.
Ho detto salirò sulla palma e ne coglierò i frutti e saranno le tue mammelle come grappoli della vigna, quella bocca avrà profumo di mela. La tua bocca è come vino ottimo degno di essere bevuto dal mio diletto, d’essere gustato dalle sue labbra e dai suoi denti” (CdC 7, 1-10).

Abbiamo di fronte un afflato poetico che esprime la gioia innocente dei sensi, il desiderio magnetico che attrae la fanciulla al giovane per la forma dei loro corpi, dato che nessuna letteratura di qualsiasi lingua ci ha mai trasmetto un poema d’amore più bello e romantico, inno all’amore sensuale senza falsi pudori. Perciò nulla mai di impudico è nelle sue immagini che nominano e lodano i corpi giovanili, nelle loro parti nude, con paragoni di una realtà elementare, di animali, alberi, frutti, monti, aromi; con cenni alla forma più che al significato di edifici maestosi elevati dagli uomini; le torri, le fortezze, il palazzo del re.

“Il tuo amore, sorella mia, è così bello, molto più dolce del vino! Il tuo profumo è più gradevole di tutti gli aromi. Le tue labbra sanno di miele, mia sposa, la tua lingua ha il sapore del miele e del latte.
Le tue vesti hanno il profumo del Libano. Sorella mia, mia sposa, sei come un giardino recintato e chiuso, come una sorgente inaccessibile. Le tue nascoste bellezze sono un giardino di melograni, di frutti squisiti con piante di cipro, nardo e zafferano, cannella e cinnamoro, ogni specie di piante d’incenso, mirra e aloè e tutti i profumi più rari. Tu sei una sorgente di giardino, fontana di acque vive, ruscello che scende dai monti del Libano. Sorella mia sposa, sei come un giardino recintato e chiuso, come una sorgente inaccessibile. Le tue nascoste bellezze sono un giardino di melograni, di frutti squisiti con piante di cipro, nardo e zafferano, cannella e cinnamoro, ogni specie di piante d’incenso mirra e aloe e tutti i profumi più rari. Tu sei una sorgente di giardino, fontana di acque vive, ruscello che scende dai monti del Libano.
Alzati vento del nord, vieni vento del sud, spandete i profumi del mio giardino. E tu amore mio, vieni nel tuo giardino, gusta i frutti squisiti!
Sono venuto nel mio giardino, sorella mia, mia sposa. _Raccolgo la mia mirra e le mie erbe profumate. Mangio il miele del mio favo, bevo il mio latte e il mio vino” (Cdc 4,10-16 6,1).
Sembra quasi che gli autori si sinao lasciati trasportare da una poesia, da una musicalità e da un lirismo degni dei più grandi poeti, in un’esaltazione dell’amore sensuale e quelle parti del corpo di quella nudità tanto riservata per gli israeliti, qui, al contrario, così esaltata e resa elemento fondamentale nel rapporto sensuale.
“Le tue mammelle sono grappoli d’uva” (Cdc 7,8). “Il tuo seno è una tazza rotonda” (Cdc 7,3), sussurra l’amante alla donna che ama. “Il tuo ventre è quale un muschio di grano custodito dai gigli” (Cdc 7,3) e la donna dolcemente lo prende per mano: “vieni amore, andiamo nei campi, passiamo la notte tra i fiori. Laggiù ti darò il mio amore” (Cdc 7,12-13).
E lui ancora: “come sei bella amica mia, come sei bella (Cdc 4,1). Le tue labbra somigliano ad un filo scarlatto e la tua bocca è graziosa (Cdc 4,3). Quanto sono dolci le tue carezze … le tue carezze sono migliori del vino (Cdc 4,10).
E lei dice: “come sei bello amico mio, come sei da amare” (Cdc 1,16).
E dunque questa coralità dell’amore sensuale, della bellezza delle forme del corpo, questo susseguirsi di appassionate dichiarazioni è forse un’allegoria dell’amore platonico?

“Amici, mangiate, bevete, inebriatevi d’amore” (Cdc 5,1).

1.2 La bellezza
Il Cantico dei Cantici non è, comunque la sola parte della Bibbia che ci parla di amore sensuale o di bellezza; anche in altre parti vi troviamo accenni costanti di questi aspetti, molto importanti nella mentalità ebraica, come del resto, nella mentalità di tutti i popoli, di tutti i tempi.
La bellezza per l’israelita non è un elemento che allontana l’uomo da Dio, né tantomeno tende a sublimarla in forme spiritualistiche e divine.
L’invito di Agostino di Ippona a sposare donne brutte per evitare l’eccessiva passione dei sensi, sembra un problema personale del filosofo che la reale interpretazione del messaggio biblico.
E come il vescovo d’Ippona molti altri teologi cattolici hanno voluto considerare la bellezza fisica un simbolo, “spiritualizzandola”, e “purificandola” da elementi troppo sensuali, per farne strumento d’elevazione a Dio.
Israele è invece più concreto, materialista e vuole gustarsi sensualmente la bellezza. Bellezza mai intesa, certo, come elemento disgregatore e corruttore d’integrità del popolo, né come pura vanità, come mettono in guardia i Proverbi “Una donna bella ma senza cervello è come un anello d’oro al naso di un maiale” (Proverbi 11,22).
La bellezza è ammirata, desiderata, amata. Rebecca, moglie d’Isacco, è una “ragazza bellissima” (Gen 24,16); Rachele, moglie di Giacobbe è “piacevole e di bell’aspetto” (Gen 29,17). Betsabea, moglie di Davide e madre di Salomone è bellissima (2 Sam 11,2). Ester, che va sposa al re Assuero, è bellissima e affascinante (Ester 2,7).

Si raccontano, poi, anche episodi dove la bellezza va salvaguardata e tutelata anche a costo di mentire, come fa Abramo che,  all’età di settantacinque anni, si mette in viaggio verso l’Egitto e , giunto alla frontiera, pensa, proprio per tutelarla, di far finta che Sara sia sua sorella. Gli Egiziani rimangono stupefatti dalla bellezza di Sara e il faraone decide di farne una sua concubina, ma quando scopre che è la moglie di Abramo la scaccia (Gen 12,1-20).

La bellezza non è quindi solo un dono naturale, un dono di Dio, ma anche aspetto da curare. In tutto questo c’è la completa integrazione dello spirito, dell’anima e del corpo di cui sono composti l’uomo e la donna. Curare l’aspetto esteriore non significa trascurare quello interiore e viceversa. Proprio perché tutto è dono di Dio, tutto deve essere valorizzato e apprezzato.

Il corpo ha una funzione importante, soprattutto nella donna; la bellezza fisica ha un suo significato reale e non allegorico e la Bibbia non ha nessuna reticenza ad affermarlo. Anzi, le donne amano truccarsi per farsi più belle ed affascinanti.
Ester, prima dell’incontro con il re Assuero, per sei mesi si fa massaggi con oli di mirra e per altri sei usa balsami e cosmetici (Ester 2,12).
Iezebel, moglie del re Achab, si trucca gli occhi ed orna il capo (2 Re 9,30).
 

1.3 Godi la vita con la moglie che ami.
La Bibbia non tace nemmeno a riguardo dell’atto sessuale: fare “l’amore” è un aspetto fondamentale nella vita degli individui e un momento pieno ed importane della vita. Se è vissuto nella tenerezza e nell’amore, l’atto sessuale diventa vero scambio di amore, completa la coppia, sublima lo spirito, è vera unione di spirito, anima e corpo.

“Benedetta la tua sorgente, la donna che hai sposato nella tua gioventù! Con lei sii felice. Cerva graziosa, amabile gazzella! Il tuo seno ti colmi sempre di piacere, ed ella ti abbracci nel suo amore” (Proverbi 5, 18-19).

Queste parole ci mostrano come il matrimonio, vita in comune tra un uomo ed una donna, sia qualcosa di fondamentale, di meraviglioso, qualcosa da vivere concretamente e pienamente. Il linguaggio è ancora una volta colorito, poetico: la donna è una gazzella, è colei che dona il suo corpo, la sua dedizione, il suo amore a colui che ama, che vive pienamente l’amore e l’atto sessuale.
Non si possono trovare espressioni più dolci per un sentimento così ben radicato in Israele, nonostante tutto. Il concubinaggio, la poligamia, l’uso e la considerazione della donna come un oggetto, non impediscono che possa nascere l’amore e che un uomo ed una donna si amino dandosi reciprocamente.

L’invito della Bibbia è di godere di questa felicità, di quest’amore che nasce nel cuore dell’uomo e che si manifesta nel rapporto con la donna.

“Godi la vita con la moglie che ami” (Qoelet 9,9) “durante tutti i giorni della vita della tua vanità”-

Nel Qoelet la visione della vita è estremamente pratica. “Tutto è vanità, tutto è dolore”. Tutto ciò, per quanto non condivisibile nel cristianesimo, è tuttavia preparatorio ai veri valori della vita. Godi la vita, perché molte sono le tristezze e gli affanni. E’ l’invito ad assaporare e a gustare tutti gli aspetti della vita, ricordandosi che tutto è vanità, e che se vissuti come valori assoluti non possono condurre alla gioia profonda: l’atto sessuale non è gioia in se, ma lo diventa nel contesto dell’amore vero, quello “forte come la morte” (Cdc ).

1.4 Sono come stalloni ben pasciuti
Supponiamo che una donna sposata si sia comporata male e sia stata infedele a suo marito … (Dt 5,11-31).
In Deuteronomio troviamo una serie di norme per la verifica dell’infedeltà di una donna nei confronti del marito, modalità legata a riti e superstizioni. Il sacerdote “prenderà un pugno di farina e lo farà bruciare sull’altare come memoriale. Poi farà bene l’acqua alla donna. Quando essa avrà bevuto l’acqua accadrà questo: se si è davvero disonorata e ha tradito suo marito, l’acqua amara della maledizione penetrerà nei suoi intestini, farà gonfiare il suo ventre, ed essa diventerà sterile, i suoi concittadini, la porteranno come esempio quando pronunzieranno maledizioni. Ma se invece la donna è innocente e non ha nessuna colpa non le capiterà niente e potrà ancora avere figli (Dt 5,26-28).

Come si può dedurre da queste righe, Israele mostra di essere legato a certi riti, a certe usanze, così come la prova del lenzuolo (Dt 22,17), anche se la punizione dell’adulterio ricade ugualmente sul nome (Lv 20,10).

“Io li avevo saziati, ma essi hanno commesso adulterio e tutti corrono a prostituirsi. Sono come stalloni ben pasciuti e focosi, ognuno nitrisce alla moglie del suo vicino” (Ger 5,7-8).

Così come la prostituzione, anche l’adulterio assume un aspetto figurato per indicare l’allontanamento da Dio, la ricerca di qualcosa che non sia la propria realizzazione come uomini del popolo eletto.
L’adulterio con donne straniere, soprattutto con prostitute sacre, è una scelta morale di fondo, è una negazione del proprio Signore, una ricerca di nuove sensazioni al di fuori della legge d’Israele e quindi adorazione di falsi idoli.

“Voi rubate, uccidete, commettete adulterio, giurate il falso, offrite sacrifici a Baal e seguite divinità straniere” (Ger 7,9).

Per le nozze non è prevista nessuna cerimonia religiosa, né richiesta nessuna licenza matrimoniale. Lo “stato” al pari della “Chiesa” non interviene mai. Il matrimonio è un affare familiare, combinato tra due gruppi di parenti e consumato dalla coppia stessa con l’atto sessuale. Il sesso è in se stesso la cerimonia, come lo stabilisce chiaramente la Legge.

Il Tanach (che cos’è???) è dunque esplicito nell’accertare e ritenere giusto ed essenziale, per la vita dell’uomo e della donna, il rapporto sessuale, anche se non si sofferma a parlare di come questo dovesse avvenire.
Il rapporto sessuale deve essere goduto liberamente dalla coppia, salvo la normativa posta nei riguardi del periodo mestruale della donna.

“Se un uomo ha un rapporto con una donna durante le sue regole e ne scopre la nudità quel tale ha scoperto la sorgente di lei ed essa ha scoperto la sorgente del proprio sangue, perciò tutti e due saranno eliminati dal loro popolo” (LV 20,18).

In un’altra parte leggiamo però, che la “pena” è minore: “Se un uomo si unisce a lei durante questo periodo, l’impurità della donna si trasmette a lui, anch’egli diventa impuro per una settimana e ogni letto sul quale si carica diventa impuro” (Lv 15,24).

La ”impurità” è causata da vari fattori, infatti non solo le mestruazioni sono impure ma anche la perdita di seme maschile, il parto, la gonorra. Le perdite sessuali dal corpo di un uomo, come di una donna, li rendono “ritualmente impuri”, ma la cosa non significa che la sessualità in se stessa sia una cosa impura. Infatti in nessuna parte della Bibbia si afferma che una coppia sia impura dopo il rapporto sessuale, né è richiesto alcun rito di purificazione. E’ piuttosto l’invito a vivere la sessualità con rispetto e tenerezza, in pienezza, ma senza esaltare il puro piacere fisico egoistico: al contrario dovrebbe essere sempre vissuto in un reciproco donarsi.

L’unica limitazione all’atto sessuale si legge in Esodo 19,14-15, quando Mosè, in attesa dell’incontro con Dio, invita il popolo ad astenersi per tre giorni da rapporti sessuali, ma non perché il popolo diventa impuro, quanto per concentrare ogni attenzione sull’’incontro del Signore.

LA SESSUALITA’ ALLA LUCE DEL NUOVO TESTAMENTO
2.1 L'eros
Nel Nuovo Testamento la concezione della sessualità non cambia affatto, rispetto al Vecchio.Gesù partecipa alle nozze di Canaan e non c’è mai nelle sue parole alcun senso di accusa o di scarsa considerazione del sesso.
Un termine con cui a quei tempi veniva qualificato l’amore è : eros.

L’eros è guardare l’altro nella sua bellezza e per le sue qualità, quindi bellezza esteriore ed interiore, per arricchirsi di lui e con lui. Amo una persona perché mi piace, perché vale la pena amarla,  ma poi aspetto di essere ricambiato in questi sentimenti. L’eros è il tipico amore umano, l’amore dell’uomo per la donna. E’ quindi anche amore intimamente legato al sesso, legato alla tenerezza espressa nella corporeità. E’ sessualità e tenerezza come abbiamo visto nel Cantico dei Cantici.

 L’eros non è amore gratuito, esisge un contraccambio e difatti nella realtà, è la spinta prepotente del desiderio verso la persona amata per condividere il piacere sessuale e gratificare così l’esigenza di unità profonda e di pienezza. Certo l’eros, se non è legato all’affettività e alla tenerezza, può essere anche una forza negativa, carica di aggressività, di egoismo e può restare chiuso nelle pulsioni dell’istinto sacrificando così l’altro. L’eros è fragile e sublime, è la natura umana nella sua bellezza ed ambiguità, fra la vita e la morte, fra il dono e il possesso.

Nel Nuovo Testamento non si parla di questo tipo di amore, poiché lo si suppone presente nell’uomo come dono di Dio. Quindi né Gesù, né tantomeno l’apostolo Paolo, che a lungo si sofferma nelle sue lettere su questioni di carattere sessuale, hanno mai condannato il matrimonio e la sessualità. Più volte Paolo accenna al suo stato di non sposato, anche se in proposito vi sono svariate e diverse testimonianze che fosse vedovo o sposato. Comunque l’apostolo, anche se invita gli uomini ad essere come lui aggiunge che: “Ciascuno ha il proprio dono da Dio, l’uno in un modo e l’altro in un altro” e che “è meglio sposarsi che ardere di desiderio” (1 Cor 7,9).

Quella di Paolo è una scelta volontaria, un modo di servire Dio. Non è propriamente solo una rinuncia al sesso, ma la scelta di operare libero da legami affettivi che facciano dividere il suo amore tra la famiglia e la Chiesa.

La verginità consacrata è quindi una scelta missionaria, scelta di maggior dedizione alla Chiesa. E’ anche una scelta escatologica che riflette il futuro stato dei credenti, quando saranno “tutto in tutti in Dio”. In Paradiso non esiste sessualità, è possibile, e ai chiamati viene data la forza, di vivere una vita di verginità consacrata.
Ma nella mente di Paolo è lontano il pensiero di stabilire una supremazia della scelta consacrata rispetto a quella sponsale. La famiglia è un altro modo di vivere e partecipare dello stesso Vangelo portato da Gesù di Nazareth. La scelta consacrata è migliore solo dal punto di vista escatologico (cioè riguardante la fine dei tempi). Ma nel tempo attuale ciascuno è chiamato a vivere con forza il progetto che Dio gli ha assegnato.

“Parliamo ora delle persone non sposate: non ho nessun comandamento del Signore per loro, ma vi do il mio parere, il parere di uno degno di fiducia, perché Dio ha avuto misericordia di me. Stiamo andando incontro a una difficile situazione. Per questo io ritengo opportuno che l’uomo rimanga nella condizione in cui si trova. Sei sposato? Non ti separare dalla moglie. Ancora: non sei sposato? Non cercare moglie. Se però ti sposi non fai nulla di male. E se una ragazza si sposa non fa nulla di male. Certo quelli che si sposano avranno maggiori difficoltà a causa della vita familiare e io vorrei risparmiarvele” (1 Cor 7,25-28).

2.2 Parità uomo-donna
Paolo difende il matrimonio e la vita sessuale, perché la sessualità è un valore nel rapporto di coppia, è dono di Dio, anche se la visione dell’apostolo potrebbe sembrare, all’occhio del contemporaneo, maschilista, affermando che la moglie deve ubbidire ed essere sottomessa al marito. Dichiara cioè che il marito è capo della moglie.

L’uomo è capo solo in quanto protettore. La donna è chiamata “vaso fragile”, ma mai “vaso debole”. E’ fragile perché delicata, perché più sensibile dell’uomo. La donna per amore si sottomette al marito e il marito per amore si sottomette ai desideri e alle necessità della sua sposa. In realtà è una gara d’amore, di rispetto e di dono reciproco.

 Il senso della parola “capo” nelle lettere di Paolo non assume quindi il senso della supremazia, quanto del ruolo: l’uomo è il capo e la donna è il corpo: qual è più importante? Può vivere un corpo senza capo? E un capo senza il corpo? La donna vede nell’uomo il punto di riferimento, ma l’uomo vede nella donna non solo l’oggetto del suo amore, ma il mezzo con cui amare. Il capo, infatti, si esprime sempre mediante il corpo e tutto fa per il suo corpo. Così dovrebbe essere nella coppia.

L’uomo deve amare la moglie così come Cristo ha amato la Chiesa sua sposa, cioè servendola come egli ha fatto nell’ultima cena, quando ha lavato i piedi agli apostoli, e arrivando fine alla morte per lei.

Dunque, piena parità, ma non schiacciante uguaglianza, ma parità nella diversità, perché “in Cristo non c’è più né giudeo né greco, non c’è più schiavo né libero, non c’è più né uomo né donna, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù”  ecco la parola che conta!!
 

CONCLUSIONE: EDUCAZIONE SESSUALE,  PERCHE’ ?

L’educazione ha svolto un ruolo fondamentale nell’acquisizione di modelli che hanno determinato il comportamento di decine e decine di generazioni, creando ruoli e stereotipi. L’educazione sessuale, in particolare, a volte  ha determinato comportamenti che sono derivati dalla paura, dall’ignoranza, dalla repressione. Oggi i ragazzi, durante la fase adolescenziale, vengono spesso lasciati troppo soli dai genitori, troppo presi dal loro lavoro, troppo assenti nella vita del figlio, a sua volta troppo coinvolto in una serie di attività, di per sé positive, ma che lo allontanano dalla presenza della famiglia. Al contrario, è proprio questo il momenti in cui hanno bisogno di una figura di riferimento, capace di dare loro quelle basi minime sulla vita e sull’amore la cui conoscenza è fondamentale per poter affrontare le proprie esperienze con maggior sicurezza e senza quelle ansie che oggi sono tante diffuse.

Inoltre, quando ai ragazzi viene data una cosiddetta educazione sessuale, si cade nell’errore di separare il sesso dall’amore, anche attraverso un costante bombardamento di messaggi erotici in TV, cinema e giornali.

E purtroppo le violenze sessuali sono in aumento.

In quest’ottica il senso dell’educazione assume una dimensione diversa dalla trasmissione di modelli comportamentali e di valori, assumendo il significato di cambiamento.

Sessualità non è genitalità e non può essere ricondotta agli stereotipi di una definizione sterile di semplici poibizioni.

Freud sosteneva che il punto di partenza è la “sensorialità”. L’eccitazione sensoriale investe, diceva, dapprima tutto il corpo interamente ed epidermicamente, in modo globale e solo dopo essere passata attraverso varie forme di organizzazione sensoriale, diviene genitale.

Educare alla sessualità vuol dire spogliarsi di tanti stereotipi che ci hanno condizionato per secoli, vuol dire anche saper leggere e decodificare i messaggi che ci giungono, anche quelli religiosi, che hanno condizionato il nostro modo di essere, di comportarci, di educare.

Una visione non chiara della sessualità può determinare un uso della medesima, superficiale, improprio, insoddisfacente, che può generare violenza sugli altri e su se stessi. I miti odierni, legati a idealizzazioni del nostro corpo, non certo supportati da brani delle Sacre Scritture, non fanno altro che diminuire la valenza della nostra sessualità e renderla oggetto di immagini fittizie, di sperequazioni commerciali, di esaltazione della semplice e riduttiva genitalità, come mezzo di onnipotenza per l’uomo e di sottomissione della donna.

La Bibbiai ci insegna che, diversamente dall’immagine dei miti odierni e di alcuni stereotipi religiosi tradizionali, l’atto sessuale non è semplicemente il coito, “fare l’amore” può voler dire baciarsi, toccarsi e deve porre il maschio in una dimensione diversa, che cerchi di conoscere la sessualità femminile, riscoprendo una dimensione diversa dell’amore. Educare alla sessualità, partendo da un messaggio religioso, vuol dire imparare a capire i messaggi del nostro corpo e di quelli dell’altro, vuol dire individuare le potenzialità della nostra sessualità, ma anche i suoi confini: “tutto mi è lecito, ma non tutto mi è utile”, ma anche orizzonti più vasti e diversi

“Mangiate, amici, bevete, inebriatevi d’amore”.
 
 
 
 
 



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