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Il bello degli uomini
da Babilonia, n. 216, dicembre 2002
di Stefano Bolognini
Ricordo, della seduta fotografica, i suoi inviti reiterati a stare immobile, a girarmi leggermente, a guardare prima su e poi giù poi ancora su su su. Poi i suoi alzati, rigirati, fermati, fermati così, ok, va bene, stai fermo, sei fotogenico, perché diavolo ti sei mosso? Mi chiedevo, mentre ero investito da una serie fulminante e interminabile di click, che cosa pensasse Brambilla che sembrava non vedermi, quasi fotografasse ad occhi chiusi. Era distante, professionale o meglio completamente avvinto dalla sua arte, la fotografia. Ancora, mentre modificava l'intensità delle luci e riprendeva a scattare, mi chiedevo anche come riuscisse a catturare la sensualità di modelli non professionisti senza mai cadere nella volgarità, come i suoi nudi fossero estremamente naturali anche se sotto l'obiettivo erano inchiodati dai suoi "Stai immobile!" ed infine se anche con me avrebbe ottenuto lo stesso risultato.
Talvolta la seduta veniva interrotta per il cambio del rullino e lì Brambilla tornava alla realtà, scherzava e riprendeva fiato "fotografare è faticoso" mi diceva. Ad un certo punto si accorgeva che sotto la sua abitazione stava passando una processione di Testimoni di Geova che cantava qualcosa come "Corpo e Sangue di Cristo". Si ferma. Mi guarda, ride e va verso lo stereo e al posto di Patty Pravo lancia un CD, a tutto volume, del satanico Marilyn Manson. Riprende a scattare, poi, soddisfatto per la seduta ai confini con l'eresia.
Brambilla, e la sua magia, in quell'occasione mi rimase imperscrutabile e in qualche modo inafferrabile.
Il suo ottimo servizio scatenò una reazione gelosa del mio compagno: "Se ti vedono così si innamorano subito. Nascondi le foto" ed io stesso ho faticato a riconoscermi negli scatti. Ingenuamente sembravo un modello 'vero' addirittura 'bello'. Aveva in due ore catturato diabolicamente il meglio di me come fa con tutti i suoi modelli.
Ora però scambierò i ruoli con Brambilla e in occasione della sua nuova mostra Afternoon alla libreria "Babele" di Milano, dal 5 dicembre al prossimo 10 gennaio, posso provare a metterlo a nudo per il lettore di Babilonia chiedendogli ciò che nessuno ha mai osato prima.
"Afternoon" è il titolo della tua nuova esposizione fotografica alla libreria "Babele" di Milano. Come mai?
Perché mi sono reso conto del fatto che tutte le mie foto sono sempre state scattate di pomeriggio. C'è una luce più instabile, a volte bisogna inseguirla perché tramonta presto ma è sicuramente più morbida e malleabile. Uso solo la luce imprevedibile del sole.Tutte le foto in mostra sono state realizzate negli ultimi sei anni nel mio studio di Bergamo o in casa di amici a Bologna e Venezia. Uso pochi accorgimenti: appendo dei fondi bianchi di stoffa sul mio terrazzo, un telo diffusore come tetto e spesso opero sfruttando il controluce. Lavoro sempre sul filo del rasoio dell'esposimetro perché mi piacciono i contorni "mangiati", anzi , smacchiati da colpi di luce. Tendo alla semplicità tecnica per fissare al massimo l'espressività dei modelli.
Tra gli ingredienti dei tuoi ritratti c'è il nudo. Quando e perché sei approdato al nudo maschile?
E' venuto da se. Mi piacevano i ragazzi, quando ho trovato qualcuno che si faceva fotografare senza nessun problema "anche" nudo la cosa è accaduta....
Cosa cerchi di "catturare" da dietro il tuo obiettivo?
Forse hai usato proprio il termine giusto. Bisogna acchiappare al volo "l'essenza" della persona che hai davanti, cioè, devo fissare il suo "meglio" che è quasi sempre un attimo passeggero. Scatto in continuazione quando il momento è giusto. Ma a volte continuo a farlo per mettere a proprio agio il modello ed abituarlo alla "posa", anche se capisco che saranno solo foto così-così. E' come se un pittore facesse schizzi preparatori che lo portano, passo a passo, verso la perfezione. Non dico che i miei ritratti siano perfetti, dico solo che per me lo sono per quella persona in quel dato giorno della sua vita. Le mie foto sono sempre basate sulla personalità del modello. Poi sulla sua bellezza e sulla sua vulnerabilità. Questi due ultimi ingredienti danno sex appeal ad un ritratto. Mi sono reso conto che fin da piccolo studiavo i compagni per capirne il carattere e i punti deboli. Lo facevo per autodifesa in caso di fuga ma anche oggi il metodo si rivela utile per le mie foto. Riesco a capire meglio il carattere di un mio modello se me lo immagino com'era da bambino con la sua faccina buffa e divertente. E' un gioco che faccio spesso anche quando m'annoio e sono in un locale pubblico o in metropolitana. Tra ciò che ero e ciò che sono c'è sempre tanto spazio per la nostalgia. Che è poi l'arco di volta delle immagini che creo.
Si, anche i tuoi nudi sono sempre in un'atmosfera trasognata, mai arroganti ed esprimono una languida sensualità mediterranea...
Preferisco giocare con la malizia degli sguardi, se poi il modello è nudo tanto meglio. Io preferisco ragazzi che non sappiano d'essere belli. Di solito solo gli etero non sanno d'esserlo...o comunque non si rendono conto fino a che punto lo siano veramente.
Fotografi solo eterosessuali?
Non è la norma ma è certo una preferenza, dipende...
Quali sensazioni provi stando di fronte ad un modello nudo?
All'inizio era un po' imbarazzante, oggi non più, cerco d'instaurare un rapporto d'amicizia e sincerità. Si scherza un po' e si fanno battute comiche. Cerco d'ispirare fiducia, non c'è niente di peggio di un modello che non si fida. Comunque è ormai routine. Magari poi ho un crollo "postumo" o quando vedo le foto allo sviluppo. Sono umano pure io, ché ti credi! Non bisogna mai mischiare il sesso col lavoro. Non vado mai a letto con i miei modelli. Ma di due me ne sono innamorato...non ricambiato. Embè? Fa lo stesso. I ragazzi più belli che ho avuto in vita mia non li ho mai fotografati... sarà una cosa freudiana?
Quando poi un modello si trova tra le mani il servizio quali impressioni ne ricava?
Molte persone insignificanti davanti all'obiettivo si trasformano, l'effetto è scioccante pure per me. Ma certo che quando uno è davvero troppo bello c'è pure la grossa responsabilità di doverne essere all'altezza. Quando, alla fine, guardano le foto che ho scattato restano strabiliati. E la cosa mi diverte molto. Alcuni però hanno pure avuto il rifiuto della propria immagine, perché non corrisponde con quella che loro avevano creato di se stessi nella loro mente. In questi casi c'è sempre un grosso problema psicologico di fondo. Poi dopo qualche anno se ne pentono e dicono che avevo ragione io. E' come quando ci si mette di fronte allo specchio: non siamo noi ma la nostra immagine al rovescio, che non è certo come ci vedono gli altri. La fotografia si fonda sempre su queste componenti voyeuristicamente narcisiste.
E' facile trovare modelli che posano? Come li cerchi?
Sono amici di amici. O raramente ragazzi che si rivolgono a me per foto professionali...Non fermo mai ragazzi nei locali, non mi va di fare la figura del solito maniaco. Sono molti i mitomani che cercano di rimorchiare così... rovinando la nomea della categoria. Ma se ci fosse qualcuno interessato a proporsi può contattami direttamente al mio indirizzo E-mail.
E' vero che stai preparando una nuova pubblicazione?
Sì, c'è in ballo un nuovo libro con le foto di Afternoon, il primo l'ho pubblicato con Babilonia nel 1996: Un'altra estate. Nel frattempo è quasi finito il mio sito Internet (indirizzo provvisorio http://digilander.libero.it/gbbrambilla/ ) in cui saranno a disposizione anche brevi filmati scaricabili nei quali si potranno finalmente vedere i miei modelli in movimento e sentirli parlare. E' anche uscito da poco il volumetto "I maschi da dietro" di Eleonora Del Vecchio (edizioni Mare Nero) con molte foto mie all'interno.
Che consigli ti sentiresti di dare ad un giovane gay che incomincia a fotografare?
Gli stessi che darei a uno etero. Cioè: 1)Va bene anche una macchina scassata per cominciare (pure le "polaroids" sono favolose) 2) Fotografare solo ciò che piace 3)Non essere mai contenti dei risultati ed individuare gli errori per correggersi 4) Quando piacciono delle foto sui giornali, tagliarle, appenderle al muro e meditare a lungo sul modo in cui sono state realizzate (obiettivo, inquadratura, art-direction) 5) Non dare mai retta a chi tenta d'inculcarvi rigide regole tecniche o estetiche...voi siete meglio!
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