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CAMPIONATO 2000-01

Roma Campione d'Italia

I servizi di Valerio Minutiello e Marco Baldi

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ROMA, COME AL SOLITO di Valerio Minutiello (3/11/2000). La maledizione di Milano continua a colpire la Roma che non riesce ad espugnare il San Siro ormai da troppi anni. Eppure quest'anno l'occasione era ghiotta visto che la Roma non si trovava di fronte un Inter irresistibile. I giocatori giallorossi sono pero' scesi in campo con un ingiustificata paura, regalando il primo tempo agli avversari, facendo risorgere Sukur e non preoccupando mai il giovane Frey. Nel secondo tempo la musica e' cambiata ma ci ha pensato Frey a negare alla Roma il gol del meritato pareggio. Poi,dopo la sostituzione della follia (Montella per Rinaldi), il gol di Recoba che sfrutta il buco lasciato dall'uscita di Rinaldi e batte un non incolpevole Antonioli gelando i diecimila tifosi accorsi dalla capitale. Del Vecchio terzino, Candela centrocampista centrale, Montella in posizione arretrata per un modulo davvero troppo inedito! Bastera Emerson a risolvere tutti i problemi della Roma? Comunque come non bisognava esaltare il primato ora non bisogna drammatizzare. Si deve ripartire da Brescia cercando di portare a casa i tre punti per dimostrare di essere una grande squadra. Ma soprattutto bisogna assumere la benedetta mentalita' vincente e non intimorirsi ogni volta che si incontra una squadra un po' piu' blasonata.

BATI, BATI, BATIGOL di Valerio Minutiello (8/11/2000) L'arma in piu' della roma si chiama Batistuta o meglio Batigol. In sordina per tutto il primo tempo esplode totalmente nel secondo segnando tre gol. Sei gol in cinque partite e' il suo bottino eppure e' ancora al 50% della condizione.
La Roma pero' ha tremato domenica prima di godersi la larga vittoria sul Brescia. I giallorossi infatti hanno chiuso il primo tempo in svantaggio per due a uno. Dopo il magnifico gol di Candela il Brescia prima pareggia grazie a Bisoli, poi passa in vantaggio su rigore con Hubner grazie ad un'ingenuita' di Zago che stende Turkilmaz in area. La Roma nel secondo tempo pero' tira fuori il carattere delle grandi squadre e schiaccia il Brescia nella propria meta' campo riuscendo a ribaltare il risultato. Grandissima la prova di Zago macchiata solo dall'ingenuita' del primo tempo. Da rivedere invece Nakata, Samuel e Zanetti. Insomma la Roma continua a mostrare due facce:q uella di grande squadra, vedi i primi venti minuti e il secono tempo, e quella di squadra timorosa, con molte lacune. Basta pensare che il Brescia ha messo a segno due gol tirando in porta una sola volta. Comunque una cosa e' certa: nessuno puo' piu' dire che questa squadra e' Totti dipendente, visto che il gioiellino non era presente tra gli undici che hanno vinto quattro a due a Brescia.

MONTELLA FA VOLARE LA ROMA di Valerio Minutiello (15/11/2000) La Roma affronta la sfida all'Olimpico con i Reggini senza il suo bomber Batistuta ma ci pensa l'aeroplanino giallorosso a far decollare la Roma in vetta alla classifica. La vittoria e' stata molto sofferta ma meritata. I giallorossi passano per primi grazie ad un rigore trasformato da Totti per un ingenuo fallo su Totti di Veron, che di certo ha in comune con il fuoriclasse biancoceleste soltanto il cognome e la nazionalita'. Gli amaranto pero' mettono in campo il cuore e agguantano il pareggio nel secondo tempo grazie ad un gran colpo di testa di Bogdani che anticipa Zago e la mette dove Antonioli non puo' arrivare. A questo punto si riaffaciano per i padroni di casa i fantasmi della sconfitta dello scorso anno,firmata Cozza e Cirillo. A scacciare i fantasmi ci pensa lo straordinario gesto atletico del numero nove giallorosso che con un tiro al volo dal limite batte Taibi. Con questa prodezza Montella ci ricorda che c'e' anche lui in caso ce ne fossimo dimenticati. E non sarebbe forse il caso di concedergli piu' spazio soprattutto quando Del Vecchio non e' in gran forma come in questo momento? Fino ad ora e' stato chiamato in causa poche volte ed ogni volta, o quasi, ha segnato. L'elogio dovuto a Montella non deve pero' oscurare la prova degli altri compagni che hanno giocato la partita piu' bella di quest'anno. Con il Brescia prima e con la Reggina poi la Roma ha dimostrato di avere il carattere per uscire da situazioni difficili, cosa che l'anno scorso mancava. Un'elogio anche a Tommasi che superando mille critiche e' riuscito a diventare un perno fondamentale della squadra e uno dei piu' apprezzati dai tifosi. I complimenti finali vanno ai tifosi reggini che hanno dato lezioni di tifo vero e hanno onorato il gemellaggio istituito l'anno scorso. Un'utopia purtroppo irrealizzabile andare allo stadio e vedere due tifoserie così corrette e spettacolari ogni partita.

ROMA, ANCORA POKER di Valerio Minutiello (20/11/2000) La Roma fa poker per la terza volta in trasferta, stavolta la vittima sacrificale e' il Verona. La partita comincia in salita per i giallorossi di Capello che al terzo minuto lasciano un buco enorme in difesa permettendo a Gilardino di involarsi in area, Antonioli lo stende con le cattive e la frittata e' fatta. Il rigore lo trasforma Oddo facendo presagire una brutta giornata a Capello che si fa male ad una mano colpendo la panchina con un pugno. I giocatori pero' non accusano il colpo e macinano gioco. In campo si vede una sola squadra, la Roma, che raggiunge il pareggio con un tiro da fuori di Candela. Ci pensa poi Francesco Totti a far passare la Roma in vantaggio allo scadere del primo tempo spingendo in rete un pallone ben servitogli da Marco Del Vecchio. Nel secondo tempo Batigol prima sciupa poi si fa perdonare trasformando su punizione; un missile che viaggia alla velocita' di centosettanta chilometri orari dritto sotto al sette. Ancora Batigol firma il quattro a uno ben servito dal buon Tommasi portandosi in vetta alla classifica capocannonieri sopra a Shevchencko. Con sei vittorie in sette partite e diciannove gol la Roma difende il primato in classifica e comincia a far paura anche ai piu' scettici. Una Roma con una nuova personalita', una nuova mentalita' e una nuova arma vincente: una macchina da gol chiamata Batistuta. La nota migliore e' la facilita con cui i giallorossi hanno rifilato quattro gol al Brescia ma soprattutto al Lecce e al Verona, campi in cui nessuno vinceva da un anno. Attenuante per il Verona e' l'assenza di Laursen, pilastro della difesa, e l'uscita di Mutu dopo venti minuti per infortunio. Perotti ha pero' sportivamente ammesso la superiorita' della Roma, troppo forte per il suo Verona. Roma credici ma attenta a non farti prendere da facili entusiasmi, bisogna rimanere con i piedi per terra, il cammino e' ancora lungo.

E' LA DURA LEGGE DELL'EX di Valerio Minutiello (29/11/2000) Al trentottesimo del secondo tempo dopo una partita non esaltante e che si avviava stancamente al termine con il punteggio di zero a zero il destino ha fatto il suo corso. Il fato ha voluto che la Roma portasse a casa l'intera posta grazie ad una prodezza dell'ex Gabriel Batistuta. Il bomber Argentino dopo aver fatto partire un missile da fuori area che si e' infilato alle spalle di Toldo, si e' lasciato andare ad un pianto di commozione. E cosi la giornata degli ex, che aveva visto Conceicao punire la Lazio e Marino trafiggere la sua vecchia Reggina, si e' conclusa con la prodezza dell'ex per eccellenza che lancia la Roma da sola in vetta alla classifica. E' Batistuta il plusvalore della Roma di quest'anno. Con i suoi nove gol in otto partite la Roma si trova ora a sei punti dalla Juve e a nove dalla Lazio. La consapevolezza di essere una squadra forte e' presente ormai sia tra i tifosi che tra i giocatori stessi, ma mentre per i primi e' lecito farsi cogliere dall'entusiasmo, i secondi devono rimanere con i piedi per terra come ha giustamente sottolineato Capello. Il campionato e' ancora lungo e la Roma dopo il Perugia al Curi, dovra' incontrare l'Amburgo fuori casa e poi Udinese, Lazio e Juve all'Olimpico. E' arrivato il momento per la Roma di dimostrare di aver fatto quel tanto atteso salto di qualita'.

ROMA, ROMA,ROMA di Valerio Minutiello (18/12/2000) La Roma di Capello vince anche il derby e tenta una fuga che fa sognare i tifosi. La stracittadina, che da sempre regala grandi emozioni, quest'anno aveva un sapore speciale perche' mai aveva visto scendere in campo due squadre di così grande livello, e mai era stata così importante per lo scudetto. La partita e' stata molto equilibrata, e le due squadre hanno concesso pochissimo in difesa. Il primo tempo e' scivolato via stancamente con i portieri inattivi. Nel secondo tempo c'e' stata qualche emozione in piu' ma l'equilibrio e' sempre stato totale. E così, come succede in questi casi, e' stato un episodio a decidere la partita; Zanetti chiama al miracolo Peruzzi su colpo di testa ma poi Nesta, preoccupato del sopraggiungere di Del Vecchio spazza colpendo Negro e la palla va a finire in fondo al sacco. Davvero sfortunata la Lazio che poi si vede negare il pareggio dalla parte bassa della traversa che respinge un tiro di Nedved. Non puo' essere pero' solo la sfortuna a giustificare il risultato della partita che ha comunque evidenziato gli attuali problemi di gioco della Lazio. Inoltre grandi meriti vanno alla Roma che non e' stata da meno ed e' stata brava a tenere a bada una Lazio che doveva assolutamente vincere per ridurre lo svantaggio in classifica. Migliore in campo senza dubbio Cafu' che ha regalato giocate spettacolari e propiziato con un cross perfetto il gol della Roma. Grande prova anche di Samuel, Zanetti e il solito Tommasi ormai leader della tifoseria giallorossa. Grandi meriti sul risultato finale vanno infine al sempre troppo trascurato dodicesimo uomo. La curva sud ieri ha sostenuto la squadra per tutti i novanta minuti con una passione unica dando dimostrazione di essere gia' campioni da questo punto di vista. Venerdi la Roma ospitera' la Juventus per un' altro match tesissimo e importantissimo in chiave scudetto. Ci si aspetta un'altro pienone all'Olimpico per l'ultima partita dell'anno e si spera che la Roma faccia un bel regalo di natale ai suoi tifosi, se lo meritano.

ROMA INCONTENIBILE! di Valerio Minutiello (10/1/2001) Atalanta - Roma 0 - 2. La Roma vince anche la durissima battaglia al Brumana e allunga ulteriormente il distacco sulle inseguitrici: +8 dalla Juve, +11 dalla Lazio. Sembra davvero inarrestabile questa squadra che sta' battendo tutti i record da quando c'e' il campionato a tre punti. Anche chi aveva attribuito la sua fuga ad un calendario facile si e' dovuto ricredere. A Bergamo in un campo ai limiti della praticabilità la Roma ha vinto una vera e propria battaglia contro i terzi in classifica. Qualcuno temeva che la pausa natalizia potesse essere dannosa per la Roma e la risposta si e' avuta dopo soli trenta secondi dall'inizio con il gol di Del Vecchio, dopo una magnifica azione di Montella. L'Atalanta poi prova a recuperare buttandosi in avanti a testa bassa ma trova sempre la strada sbarrata da una difesa perfetta in cui spicca un vero e proprio gigante di nome Samuel. Solo un pericolo per Lupatelli per un colpo di testa di Doni che esce di poco. Poi la Roma spietatissima raddoppia al quarantatreesimo con Damiano Tommasi sempre con la complicita' di Montella. Nel secondo tempo la Roma amministra il risultato lasciando inoperoso Lupatelli. Il prossimo rientro di Emerson e il miglioramento del ginocchio di Batistuta sono ulteriori note positive e incoraggianti per la Roma. Samuel sta' dimostrando di essere il campione che e' stato descritto giocando fino ad ora ad altissimi livelli e rassicurando chi temeva in un ennesima fregatura. Anche Tommasi puo' considerarsi un importantissimo acquisto visto che rispetto agli anni scorsi sembra un altro giocatore trasformandosi da caprio espriatorio di tutti i mali ad uno dei maggiori artefici di questo momento magico. Inoltre la squadra ha trovato in Samuel un nuovo pilastro difensivo, un punto di riferimento importante. Uniche note dolenti sono l'espulsione di Zanetti che saltera' la partita col Bari insieme a Cafù e l'ingiustificata polemica di Montella per la sacrosanta sostituzione con Rinaldi dopo l'espulsione di Zanetti. Chissà quale sarà la squadra che scenderà in campo domenica, anche se c'e' da stare tranquilli visto che finalmente quest'anno c'e' un organico davvero competitivo con una panchina che sembra quasi blasfemo chiamarla così. Il momento magico della Roma continua e le inseguitrici sembrano non reggere il passo ma bisogna rimanere con i piedi per terra e continuare a lottare, e di questo la squadra e' consapevole. E' proprio l'umiltà e la voglia di vincere la sua forza maggiore.

NIENTE ALLARMISMI PER LA ROMA di Valerio Minutiello (16/1/2001) Mezzo passo falso per la Roma con il Bari. La capolista non è andata oltre il pari all' Olimpico, contro l'ultima in classifica. E poteva andare anche peggio, visto che il Bari era passato in vantaggio al 24' del secondo tempo. Una punizione da 25 metri di Mazzarelli, da posizione molto defilata, beffa un colpevolissimo Lupatelli. Il pareggio arriva 7 minuti dopo su rigore, procurato astutamente e trasformato con rabbia da capitan Totti. Poi La Roma rischia prima di vincere con un tiro al volo di Zago di poco fuori, e poi di capitolare al 90', salva Samuel sulla linea. Non è sicuramente la stessa Roma vista finora, ma non e' il caso di drammatizzare. Un calo di tensione che può essere anche positivo per ritrovare la rabbia e la concentrazione giusta per la supersfida di Domenica contro il Milan al S.Siro. Le assenze di Cafù, Batistuta e Zanetti possono essere un'attenuante ma non una scusante per i giallorossi. I sostituti non sono stati all'altezza. Bravo Nakata in fase di costruzione ma nullo in fase difensiva. Prova incolore per Guigou e per lo scalpitante Montella. Juve, Lazio e Fiorentina hanno vinto quindi la distanza dalle inseguitrici si è ridotta. La juve è a -6, Lazio e Fiorentina a -9. Non è comunque il caso di fare conti a questo punto della stagione. Bisogna considerare ogni partita come una finale lottando con la grinta che abbiamo visto a Bergamo. Il pari con il Bari non è dato certo da un calo fisico. Anzi i migliori complimenti vanno al preparatore atletico Massimo Neri. La condizione dei giallorossi è strepitosa e il merito è anche suo. Le squadre preparate da lui hanno sempre dimostrato una condizione atletica eccezionale fino alla fine del campionato, e questa è una garanzia di non poco conto. Questo pareggio non è quindi un dramma e va visto più come un bicchiere mezzo pieno che come un bicchiere mezzo vuoto.

CAMPIONI D'INVERNO di Valerio Minutiello (30/1/2001) La Roma liquida il Napoli con un secco 3 a 0 e conquista con una giornata d'anticipo il titolo di campione d'inverno. Per sapere se lo dovrà spartire con la Juventus bisogna però aspettare domenica prossima. Dopo un consistente rallentamento che ha permesso alle inseguitrici di recuperare 5 punti in due giornate la Roma ha dimostrato sul campo di non essere una squadra in crisi. La vittoria era fondamentale, in una giornata in cui le dirette inseguitrici (Lazio e Juve) hanno divorato gli avversari, segnando gol a raffica. La Roma passa prima con Del Vecchio di testa, poi raddoppia con un gran tiro da fuori di capitan Totti e nel finale segna il terzo gol con Batistuta. Al di là del risultato sono molti i punti che possono far felici i giallorossi. Innanzitutto il positivo rientro di Emerson, già soprannominato "il puma". Il campione brasiliano è entrato al 10' del secondo tempo disputando un ottima gara. E' sicuramente l'arma in più della Roma per questa seconda parte del campionato. Altra nota positiva il ritorno al gol del suo bomber Batistuta, a secco da Dicembre. Non stà bene Gabriel e si vede ma segnare per uno come lui era importantissimo, si è visto dall'esultanza. Migliore in campo il solito Cafù, devastante su quella fascia destra. Mondonico ha cambiato tre volte la marcatura su di lui ma senza riuscire ha fermare in nessun modo il "pendolino" giallorosso. Samuel è sempre più una garanzia in difesa così come Tommasi lo è a centrocampo. Il Napoli di Mondonico ha fatto veramente poco per tentare di arginare la potente macchina giallorossa e se affronterà così tutte le partite la salvezza sarà davvero dura da raggiungere. Sull'altro versante, quello della lotta per il tricolore, la sfida ormai è tra tre squadre a meno che non ci siano clamorosi rientri. Sono tre squadre in splendida forma, Roma, Juve e Lazio, le scommesse sono aperte!

Coppa UEFA - Liverpool - Roma 0 - 1 - COMUNQUE GRANDI di Marco Baldi (23/2/2001). Dopo quello con il Lecce, la Roma riesce solo parzialmente a sfatare il tabù Liverpool. Vince ad “Anfield Road”, seconda squadra italiana a riuscirci dopo il Genoa nel ’92, ma passano gli inglesi, che nei quarti affronteranno il Porto, qualificatosi a spese del Nantes. Nei complessivi 180 minuti la Roma dimostra comunque di essere la più forte, e di avere a cuore una coppa che molti ritenevano snobbasse. Dopo aver pregiudicato la qualificazione nella gara d’andata, persa solo per gli errori di una difesa rimaneggiata, la corazzata di Fabio Capello domina il match di ritorno contro un Liverpool che anche davanti al proprio pubblico si chiude a riccio in difesa, tentando solo rare e confuse sortite offensive. Nella prima frazione, sospinta dagli oltre mille afecionados arrivati da Roma, la squadra giallorossa fa quel che vuole fino alla trequarti, con Candela e Nakata nella parte dei leoni, ma si smarrisce negli ultimi trenta metri. Si sente la mancanza di importanti assist-men come Totti e Cafù, e quelle poche volte che il pallone supera il muro difensivo eretto dai colossi del Liverpool, né Delvecchio né Montella hanno la freddezza e la precisione di uno come Batistuta. Oltre ad un bel rasoterra del numero 24, di poco fuori, l’unica vera parata da segnalare è però di Antonioli, che respinge grazie ad ottimi riflessi una gran punizione da quaranta metri dell’ex milanista Ziege.
Il primo quarto d’ora del secondo tempo scorre via senza troppe emozioni, con la Roma sempre padrona del campo, ma le cui sterili puntate offensive non creano gran problemi alla difesa del Liverpool. Al 58’ doppia sostituzione per la Roma: entra Batistuta per uno spento Delvecchio e Guigou per un Rinaldi evidentemente non a suo agio nel ruolo di vice Cafù. Poi, due minuti più tardi, l’episodio che potrebbe cambiare la partita: Zebina stende in area Heskey, che però accentua notevolmente; l’arbitro, lo spagnolo Garcia Aranda, ci casca in pieno ed assegna il rigore. Batte Owen, ma Antonioli si distende alla sua destra e respinge. Cala il gelo dell’Anfield Road, che già di per sé, aiutato anche in gran parte dall’atteggiamento rinuciatario dei reds, non era parso poi così caldo, spesso sormontato dal solito grande tifo romanista. L’ultima mezz’ora è un assalto della Roma per cercare la qualificazione. Al ’69 Guigou porta in vantaggio la squadra giallorossa con un gran tiro da fuori, e si riaccendono le speranze. Al direttore di gara spagnolo sfugge una gomitata di Hyppie su Batistuta in piena area di rigore, ma non un evidente fallo di mano di Babbel su cross dalla sinistra di Tommasi. Garcia Aranda non ha esitazioni, indica per due volte il dischetto, ma proprio mentre Batistuta va a recuperrare il pallone per battere il penalty, l’arbitro, inspiegabilmente, ci ripensa, e con un veloce, quanto doloroso per i tifosi della Roma, gesto la mano, assegna un semplice calcio d’angolo. Attorniato dai giocatori giallorossi che protestano con veemenza, Aranda ammonisce in rapida successione Guigou (andava quindi espulso, ma l’arbitro dimentica di averlo già ammonito), Zago, Samuel e Tommasi, rovinando la partita. Gli ultimi dieci minuti producono un forcing della Roma a cercare il 2-0, ma non c’è niente da fare. L’ultimo sussulto lo regala l’arbitro, e come ti sbagli, quando all’85’ espelle per doppia ammonizione Tommasi. Dopo cinque minuti di recupero la gara termina, l’”Anfield Road” fa festa ma era la Roma a meritare di passare. Garcia Aranda ha indubbiamente condizionato la gara, ma sarebbe solo di cattivo gusto polemizzare troppo sull’arbitro. Siamo solo curiosi di vedere se Moggi avrà ancora il coraggio di dire che quest’anno gli arbitri favoriscono la Roma

LA ROMA NON SI FERMA Vicenza - Roma 0 - 2 di Marco Baldi (25/2/2001). Da un po’ di tempo ormai uno slogan dei tifosi giallorossi cita testualmente: “Il nuovo sito della Roma? www.machicefermapiu.com!”. Bé, se il campionato continuerà così ancora a lungo, il presidente Sensi potrebbe anche prendere in considerazione l’idea. La Roma, nonostante una partita a tratti davvero imbarazzante, riesce infatti a portare a casa i tre punti contro il Vicenza, conquistando l’ottavo successo stagionale in trasferta, record per la squadra giallorossa. Mantiene le distanze su Juventus e Lazio, entrambe vittoriose, che restano rispettivamente a sei e ad otto punti dalla capolista. Dopo la beffa di Liverpool, la squadra di Fabio Capello ritrova sul neutro di Udine, in uno stadio prevedibilmente quasi deserto, sia Totti che Cafù, ma i due, non ancora al meglio, non incidono. Zanetti è inizialmente preferito a Tommasi per affiancare Emerson, anche lui al rientro. Primo tempo soporifero, in cui le due squadre, penalizzate dal forte e gelido vento, danno vita ad una vera e propria sagra degli errori. L’arbitro Cesari fischia molto, forse troppo (solo nella prima frazione ben 34 gli interventi sanzionati), e la partita fatica a decollare. Il Vicenza, con Toni e Zauli non troppo ispirati, si difende diligentemente ma non cerca quasi mai la penetrazione offensiva. La Roma, pur giocando male, ha comunque alcune buone occasioni. Da ricordare un bel colpo di testa di Montella su punizione di Cafù terminato fuori, nonché un duetto di alta classe fra Emerson e Batistuta, con il tiro dell’argentino ribattuto in calcio d’angolo. Al 33’ lo stesso campione di Reconquista esce per infortunio (domani 26/02/20001 gli accertamenti sanitari), e viene sostituito da Montella. Mossa obbligata ma che risulterà poi decisiva. Al 30’ primo episodio dubbio, quando Toni, affrontato da Zebina, cade in area. Il Vicenza reclama il rigore, Cesari fa continuare. Altra protesta, questa volta della Roma, al 40’, quando Delvecchio entra in area e cade contrastato da Firmani. Cesari ammonisce per simulazione il romanista. Giudizio sicuramente difficile, ma ammonizione forse esagerata. Nel primo quarto d’ora della ripresa stesso noioso copione del primo tempo. Toni dà il via ad una buona azione quando, imbeccato alla perfezione da Sommese, salta Zebina ed entra in area in velocità, ma in precario equilibrio fa partire un debole tiro facilmente bloccato dal sempre ottimo Samuel. E la Roma finalmente si sveglia. Prima è Cafù ad impegnare l’ex Sterchele, che respinge con difficoltà il suo destro, poi Montella, che dopo un’azione confusa in area di rigore vicentina, coglie l’ennesimo palo delle sue ultime partite. All’arbitro sfugge un brutto fallo di reazione di Totti su Cardone, e pochi minuti dopo, al ’79, Montella, in caduta, indovina una gran bordata da 20 metri, che va ad infilarsi sotto il sette alla sinistra di Sterchele. Tre minuti e la Roma raddoppia con Emerson, che risolve di sinistro una mischia in piena area di rigore. La squadra giallorossa, con Guigou al posto di un Totti spesso fin troppo lezioso, controlla agevolmente negli ultimi minuti le sterili sortite offensive vicentine, ottenendo una vittoria tanto importante quanto sofferta.

ROMA - INTER 3 - 2. Grande Roma, grande Montella di Marco Baldi (5/3/2001)Rieccolo. Questa volta è proprio vero, è tornato. Finalmente. L’abbiamo atteso per mesi, abbiamo sospirato ad ogni suo errore, ad ogni partita, e non sono state poche, clamorosamente sbagliata, ma ormai non ci sono più dubbi. L’aeroplanino, al secolo Vincenzino Montella, è tornato a volare sui cieli dell’Olimpico, in tempo per guidare una Roma rimaneggiata solo sulla carta alla vittoria contro l’Inter, sfatato l’ennesimo tabù, con una doppietta nella maniera che almeno fino a ieri gli era meno congeniale: il colpo di testa. La squadra giallorossa, alla sesta vittoria consecutiva, non riesce ad allungare sulle inseguitrici, ma, aspettando Lazio-Juve fra due settimane, va benissimo così. Botta e risposta. Pochi minuti e la partita s’infiamma. All’8’, alla prima vera azione offensiva, Recoba batte nettamente in velocità Zago e dalla destra fa partire un cross millimetrico per il sinistro di Vieri, che con un preciso fendente insacca fra palo e portiere, però Antonioli non appare del tutto incolpevole. Ma la Roma, da grande squadra quale è, ha una reazione fulminea, e dopo due minuti è già pareggio: punizione da quaranta metri di Assuncao, liscio generale in area, Montella va sul pallone, non lo colpisce ma con il suo movimento contribuisce in maniera decisiva a disorientare Frey, che va da una parte, il pallone dall’altra. E parte il primo boato dell’Olimpico. Meritato vantaggio. Il quarto d’ora che ne segue è un assedio della Roma a cercare il vantaggio. Montella, Delvecchio e Candela, ispirati da uno straripante Totti, impegnano a più riprese Frey, che risponde da gran portiere. Ma non può nulla al 27’, quando una gran punizione da trenta metri di Assuncao, ancora lui, coglie in pieno la traversa, e Montella s’avventa sulla respinta con doti da grande opportunista: per lui è un gioco da ragazzi insaccare di testa ed andare a planare sotto una Sud in delirio. Inter meglio del solito. Dopo il goal però la Roma ha una leggera flessione, sbaglia troppi passaggi e cerca poco l’azione offensiva, e l’Inter cerca di approfittarne. Ma, pur giocando tutto sommato decentemente, dimostra che i venti punti di distacco in classifica non sono un caso. Non riesce mai a rendersi granché pericolosa, e cerca la via della rete solo con qualche tiro dalla grande distanza di Di Biagio, fischiatissimo dai settantamila dell’Olimpico, che comunque lascia abbastanza tranquillo Antonioli. Recoba, che si presenta con il nuovo look “a zero”, comunque non dispiace, non ancora all’altezza dei sedici miliardi netti annui, e probabilmente non lo sarà mai, ma è in miglioramento: evidentemente i capelli lo appesantivano. E proprio dal suo piede parte, in pieno recupero, un perfetto passaggio filtrante per Vieri, che batte in velocità Zebina e Samuel, e mette la palla lì dove Antonioli non può arrivare. L’attaccante interista si conferma spauracchio per Antonioli, sette goals in carriera all’attuale portiere giallorosso, e gela l’Olimpico. Ancora Roma. La ripresa è abbastanza equilibrata, ma la Roma, spinta dal solito meraviglioso pubblico, spinge di più, e con Totti, Montella e Delvecchio, fenomenale sulla fascia sinistra, mette paura a Frey. Al 42’, quando il pareggio appare ormai inevitabile, sugli sviluppi di un calcio d’angolo Top Gun Montella batte Frey di testa per la terza volta. Secondo volo per lui e terza esplosione, questa volta definitiva, dell’Olimpico, che ha finalmente ritrovato l’idolo di un tempo. La pagella: Antonioli 5,5: Impegnato seriamente solo in occasione dei due goals. Sul primo non è esente da colpe, sul secondo complimenti a Vieri. Zebina 5,5: Troppo lezioso nei disimpegni, è impreciso negli appoggi ai compagni. Si fa saltare da Vieri in occasione della seconda rete. Zago 6: Si fa beffare da Recoba in occasione del secondo goal, ma lo blocca molte altre volte. Non garantisce il solito uomo in più a centrocampo. Samuel 6: Dà vita ad un gran duello con Vieri sulle palle alte. Lo vince, ma anche lui sulla seconda rete non è impeccabile. Guigou 6: Prova più volte a sfondare sulla fascia destra, cercando spesso la collaborazione di Samuel, ma è impossibile garantire la stessa spinta di Cafù. La Roma cerca altre soluzioni, con successo (dal 74’ Di Francesco 6: D’incoraggiamento. Al rientro dopo un’infinità, non è ancora al meglio, e si vede). Assuncao 7,5: Segna il primo goal e propizia il secondo. Basterebbe questo per meritarsi il voto. Dà ordine al centrocampo, ed innesta con i suoi lanci alcune delle principali sortite offensive giallorosse.
Tommasi 7: Meno combattivo del solito, è comunque onnipresente in ogni parte del campo. Bravo in fase d’interdizione. Candela 7: Causa l’assenza di Cafù, deve spingere più del solito. Lo fa bene in cooperazione con Delvecchio, portando anche qualche pericolo alla porta di Frey. Totti 8: Strepitoso. Usciva da un periodo difficile dal punto di vista fisico, ma è apparso nella miglior forma stagionale. Il 4-4-2 interista lo favorisce, consentendogli di giostrare a suo piacimento fra le linee di difesa e centrocampo nerazzurre, e la sua classe fa il resto. Per controllarlo costringe spesso il centrocampo di Tardelli ad indietreggiare, guadagnando punizioni pericolose e favorendo gli inserimenti di Tommsi ed Assuncao. Delvecchio 7: Sulla sinistra corre che è un piacere, duetta frequentemente con Candela ed affonda senza incontrare grossi ostacoli. Sfiora anche il goal, ma per lui questo non è l’anno giusto dal punto di vista realizzativo. Montella 8,5: Segna due goals, dimostrando doti da grande opportunista, e semina costantemente il panico nella difesa di Tardelli, imbeccato alla perfezione da Totti, Delvecchio e Candela. Indubbiamente la sua migliore prestazione stagionale. Se continua così, per Batistuta non sarà molto facile togliergli il posto (dall’85’ Aldair s.v.: giusto pochi minuti per difendere il vantaggio).

La Roma allunga sui cugini ROMA - BRESCIA 3 - 1 di Marco Baldi (12/3/2001)Doveva essere una giornata tranquilla, senza grossi scossoni, erano tutti pronti a scommettere che tanto la Roma capolista, quanto le inseguitrici Juventus e Lazio, avrebbero passato indenni il facile turno. La realtà è stata ben diversa, e non possiamo nascondere il nostro piacere nel constatarlo. Solo i giallorossi confermano in pieno le aspettative, superando il Brescia dell’ex Mazzone, mentre la Juve vince, ma suda sette camicie per avere la meglio su un un’ottima Reggina, e la Lazio crolla a Bologna sotto i colpi di Beppe Signori, ed, ormai a undici punti dalla Roma, sembra scendere forse definitivamente dal treno-scudetto. E domenica c’è Lazio-Juve… Gioia sul filo della capitale. A Roma, in un Olimpico tutto giallorosso la Roma parte bene, con Totti e Cafu come sempre strepitosi nelle vesti di assit-men, ma Montella e Delvecchio sprecano. Nonostante la Roma non riesca a sbloccare il risultato, arriva comunque il boato dei sessantamila dell’Olimpico, quando al 19’, preceduto da una lunga ola dei tifosi giallorossi muniti di radioline, il tabellone annuncia trionfale il vantaggio del Bologna sulla Lazio. Anche a Roma però il goal è nell’aria, ed arriva due minuti più tardi da una perfetta punizione da trenta metri di Marcos Assuncao. Per il brasiliano è la seconda rete negli ultimi due incontri, entrambe su punizione, per lo stadio l’esplosione che ne segue è ancor più fragorosa della precedente. Dal Paradiso all’Inferno. Nove minuti ed i tifosi giallorossi vivono i trenta secondi più brutti della giornata. Comincia il Brescia che, alla prima vera apparizione offensiva, pareggia con Yllana, che devia di testa una punizione di Bachini quel tanto che basta per mettere fuori causa Antonioli, continua il tabellone, che brilla meno del solito nel visualizzare il vantaggio juventino di Tudor. Ma se la Roma è prima, … Il primo tempo si conclude con il Brescia che tiene bene la palla e la fa girare con buona velocità, ma non arriva mai alla conclusione. Le uniche sortite offensive sono della Roma, sempre con Delvecchio. Al ritorno in campo dagli spogliatoi ecco la solita Roma, buona nel primo tempo, ma cinica e spietata nella ripresa. Non per niente, se andiamo ad analizzare una per una le partite della formazione di Fabio Capello, ci accorgiamo come abbia costruito la maggiorparte delle sue diciassette vittorie su ventidue incontri disputati proprio nella seconda frazione di gioco. …un motivo ci sarà. Quello della Roma è un vero e proprio assedio ai danni di un Brescia che sembra sempre sul punto di capitolare, ma è graziato infinite volte da un Delvecchio lanciato alla perfezione da Totti ma non certo in giornata, e da un Montella decisamente sfortunato. La svolta. Ma poi entra Emerson, ancor più grande del solito, e l’aeroplanino, liberatosi dell’asfissiante marcatura dell’ex Petruzzi, espulso, si scatena. Pochi minuti e la partita subisce la svolta decisiva. La seconda rete arriva al 68’ ed è originata da un errore di Delvecchio, quando il numero 24, in piena area di rigore, si fa rubare il pallone da Castellazzi, ma il portiere non trattiene e Montella s’avventa sulla sfera. Per lui è un gioco da ragazzi depositare in fondo al sacco e dare così il nuovo vantaggio alla squadra giallorossa. E sono sette. Il secondo tempo finisce com’era cominciato, ossia con una pressione costante ed efficace della Roma, che all’87’ trova il meritatissimo tris. L’azione è da manuale del calcio, i protagonisti, manco a dirlo, Totti, Emerson, e Montella. Il capitano riceve sulla trequarti ed appoggia al Puma, che di prima suggerisce in avanti per il bomber italiano, che, invece di chiudere il triangolo, affonda sulla destra, supera Calori e batte imparabilmente Castellazzi. E’ il goal del 3-1, è il goal della sicurezza, è il goal della liberazione per l’immenso popolo giallorosso. La partita è chiusa, l’orecchio inevitabilmente va alla radiolina, l’occhio al tabellone, nella speranza ardente di un regalo della Reggina. Colomba e compagni non ce la fanno, peccato e niente più. Questa Roma ha dimostrato di poter trionfare anche senza alcun tipo di favore altrui.
La pagella
Antonioli 6: Sul goal del Brescia sembra essere sulla palla, ma la fulminea deviazione di Yllana lo mette definitivamente fuori causa. Per il resto solo ordinaria amministrazione.
Zebina 5,5: Come al solito troppo lezioso nei disimpegni ed impreciso nei suggerimenti ai compagni. Le cose migliori le fa quando si spinge in avanti. Diffidato, nel finale rimedia un’ingenua ammonizione per proteste che gli costerà la squalifica.
Samuel 6,5: Si vede poco, il Brescia arriva davvero molto raramente dalle sue parti. Fa poco, ma quel poco che fa lo fa davvero bene.
Zago 6: Sbaglia qualche appoggio di troppo, ma si fa sempre trovare pronto nelle rare incursioni offensive bresciane.
Cafù 7: Tornato venerdì mattina dal Messico, non risente assolutamente del fuso orario. Straripante sulla fascia destra, appare sempre più in forma.
Assuncao 6,5: Ha il merito di sbloccare il risultato, con una punizione da manuale. Appare però nervoso ed, ammonito, rischia più volte l’esplosione. Fa bene Capello a sostituirlo (dal 55’ Emerson 7: Non sbaglia un passaggio, ogni volta che tocca la palla dà l’idea di avviare un’azione pericolosa).
Tommasi 7: Il solito fenomeno. Tenta e riesce molte sovrapposizioni con Cafù sulla fascia, si distingue anche, e soprattutto, in fase d’interdizione (dal 64’ Zanetti 6,5: Impreciso nei passaggi, non si tira mai indietro quando deve contrastare un avversario).
Candela 6,5: Si preoccupa soprattutto di difendere, sbrogliando con tempestività un paio di occasioni potenzialmente pericolose per la retroguardia giallorossa. Quando si spinge in avanti esagera con tocchi di classe e finezze; se lo può permettere, d’accordo, ma forse sarebbe più opportuno giocare in modo più concreto.
Totti 7: Come al solito strepitoso nelle vesti di assist-man. Imbecca più volte con lanci millimetrici Montella e, soprattutto, Delvecchio, che spreca malamente.
Montella 8,5: Per lui quinto goal in tre partite, regala tre punti alla Roma. All’inizio appare in difficoltà, poi Capello gli cambia posizione, spostandolo più indietro, più da trequartista che da centravanti, e lui esce prepotentemente alla distanza. Il primo goal è di rapina, il secondo di pregevole fattura.
Delvecchio 5,5: Gioca più da centrale del solito, Totti lo lancia più volte ma lui spreca in malo modo. A forza di giocare sulla fascia sta pian piano perdendo il gran senso del goal di una volta (dall’81’ Nakata s.v.: Tiene come sempre un comportamento esemplare. Gioca davvero poco, ma non l’abbiamo mai sentito lamentarsi. E quando è in campo, ci mette sempre grande impegno).

La Roma impatta ... ma allunga di Marco Baldi (20/3/2001). Doveva essere un match tranquillo, facile, una formalità per la Roma, contro una pericolante che cercava punti, d’accordo, ma che era pur sempre penultima. Una partita da vincere, aspettando magari un seppur insperato regalo dei cugini. Ed invece si è verificato esattamente il contrario: la Juve è crollata di schianto di fronte alla Lazio, mentre la Roma è incappata in una delle rarissime giornate no e non è riuscita ad avere la meglio su un’arcigna Reggina, che ha dimostrato di non meritare la posizione che occupa in classifica. Ma, scherzi del calcio, Capello e la Roma sono contenti lo stesso, forse addirittura più del solito: la squadra giallorossa, grazie al pareggio rimediato a Reggio Calabria, allunga sulla Juve, ed ora è a +7, il che già di per sé, ad una giornata in meno dalla fine, è un fatto positivo.

Solo Reggina. A Reggio l’atmosfera è quasi da festa scudetto: gemellaggio fra le tifoserie, grandi striscioni inneggianti alle rispettive squadre, fuochi d’artificio che risplendono nel cielo. Ma il clima non segue l’atteggiamento festoso dei tifosi, è freddo ed il forte vento che spira sul “Granillo” finisce inevitabilmente per condizionare in modo pesante la partita. A cominciare meglio è la Reggina, più tonica e motivata, e che nel primo tempo gioca con l’attacco a favore di vento. I calabresi giocano con buona velocità e veloce triangolazioni che mettono in difficoltà il centrocampo della Roma, ma non provocano comunque grandi pericoli alla porta di Antonioli, insidiato solamente una volta dall’ottimo Dionigi.

Difficoltà. La Roma appare svogliata, nervosa, quasi avesse risentito delle tante polemiche in settimana sul presunto “caso” Cafù. La squadra di Capello dopo soli otto minuti perde poi per infortunio Delvecchio, sostituito da Guigou, e Don Fabio passa ad un 4-4-2 in cui l’uruguagio giostra sulla sinistra e Totti va a fare di fatto la seconda punta accanto a Montella. Si sente però l’assenza di un uomo come l’ex interista, che sulla fascia, oltre ad una buona copertura, assicura anche una costante ed efficace spinta offensiva, che mette in difficoltà i terzini avversari e crea spazi centrali per le incursioni dei compagni. La squadra giallorossa tenta così solo rare, e spesso confuse, sortite offensive, bloccata dalle tempestive ed efficaci marcature dei reggini sui motori giallorossi, Cafù e Totti su tutti, e dall’arbitro, signor Trentalange, che arresta sistematicamente le azioni della squadra romana fischiandole contro falli quantomeno discutibili, e non sanzionando interventi degli amaranto che avrebbero anche meritato perlomeno l’ammonizione. Sul finale della prima frazione la Reggina cala, e la Roma esce allo scoperto con più continuità, ma i pericoli per la porta di Taibi latitano.

Roma diversa… Al ritorno dagli spogliatoi, la squadra giallorossa appare, come al solito, più convinta e vogliosa di vincere e, complice un calo fisiologico dei calabresi ed il vento finalmente a favore, preme molto, ma non riesce comunque ad impensierire granché Taibi, se si eccettua una gran sventola di Cafù con parata plastica del portiere amaranto, ed un tiro sbilenco di Montella che semina il panico nella difesa calabrese, e su cui per poco Pendolino non s’avventa per ribadire in rete.

…ma niente da fare. Le azioni più pericolose sono comunque dei reggini, prima con Dionigi, che sfrutta un goffo scivolone di Zago in piena area ma è fermato da un super Antonioli, e Mozart, che da solo in piena area di rigore spedisce incredibilmente in curva un pallone d’oro a 90’ scoccato. La gara termina così 0-0, risultato tutto sommato giusto, ma a Capello, data un’occhiata di sfuggita al tabellone, non può non scappare un sorriso.

La moviola
La direzione di gara di Trentalange appare nel complesso scadente, viziata da alcuni errori su episodi plateali e non, che cambiano il volto della partita penalizzando spesso la Roma in maniera decisiva. All’11’ Samuel, ultimo uomo, sembra commettere fallo su Dionigi e, sotto le vibranti proteste dei calabresi, che vogliono l’espulsione del difensore, viene solo ammonito. L’arbitro, infatti, come si capisce perfettamente dal suo labiale, non considera l’azione una “chiara occasione da goal”, perché l’attaccante volge le spalle alla porta di Antonioli.. Decisione sbagliata, ma comprensibile: l’intervento falloso, infatti, non è del fuoriclasse argentino, bensì dell’attaccante amaranto, che prima trascina Samuel a terra afferrandogli il braccio, poi cade, ingannando Trentalange. Al 46’ brutto fallo da dietro di Mamede su Guigou: il portoghese della Reggina meriterebbe il cartellino rosso, ma se la cava con una semplice ammonizione. Nel secondo tempo richiesti due rigori, uno per parte. Prima è il turno della Reggina, che al 28’ reclama la massima punizione per un presunto fallo di Tommasi su Dionigi; appare però netto l’intervento del centrocampista giallorosso sul pallone. Poi è quello della Roma, quando Montella è atterrato in area da una spallata di Bernini; le immagini lasciano molti dubbi. Verso la fine della gara scambio di favori fra Totti e Bernini: prima è il calabrese che ostacola la rimessa laterale del numero 10, poi è il capitano giallorosso che, esasperato e nervoso per i quindici falli subiti, dà l’impressione di voler colpire con un calcio Bernini nelle parti basse, ma all’ultimo momento ritrae saggiamente il piede. Viene comunque ammonito, giustamente, per il gesto.


La Roma vola, Juve a -9, Lazio a -12 di Marco Baldi (2/4/2001) Damiano Tommasi, Roby Baggio, Zvonimir Boban; tre nomi per descrive un campionato. Il primo giovane appena salito alle luci della ribalta, il secondo fuoriclasse intramontabile, l’altro campione ritrovato. Il romanista, tenuto inizialmente in panchina, forse per dare almeno un piccolo (piccolo?) vantaggio agli avversari, subentra nella ripresa e la partita cambia: sarà un caso, ma non ci crediamo; il trentaquattrenne di Caldogno con un colpo dei suoi firma il pareggio a Torino contro la squadra che gli ha regalato tanti trionfi, e fa esplodere la gioia dell’Olimpico; il croato salta fin su in cielo come neanche Michael Jordan avrebbe saputo fare e scuce lo scudetto dalle maglie biancocelesti. Tre calciatori, tre fenomeni; diversi, ma con qualcosa in comune: tre griffe di classe su tre partite che potrebbero decidere questo campionato, e che chiariscono in modo inequivocabile il vero andamento di questa stagione magica per i tifosi della Magica. Pillole di tattica spicciola. All’Olimpico non è stata comunque una passeggiata. Squadra giallorossa semi-rivoluzionata: Capello schiera Batistuta e Montella, mai successo dal primo minuto, e preferisce Zanetti a Tommasi per affiancare Emerson. Il Verona si presenta invece con un centrocampo molto folto, atto a bloccare le avanzate dei mediani giallorossi, ed in cui Salvetti e Camoranesi sostengono l’unica punta Bonazzoli. La Roma comincia all’attacco, ma il Verona si difende in modo ordinato, con Laursen, Apolloni e Teodorani che si scambiano continuamente le marcature su Totti, Montella e Batistuta. Sulla destra Melis cerca di bloccare Cafu, non ci riesce granché, ma il brasiliano non appare in vena; dall’altra parte Oddo e Camoranesi, complice le rare avanzate di Candela, hanno via libera, ma non pungono. 3.30, +4. La formazione di capello riesce comunque a rendersi pericolosa in più occasioni: prima Bati è sfavorito da un rimpallo a pochi metri dalla porta; poi Montella con una gran girata di sinistro fa tremare Ferron; ancora l’argentino di testa spedisce di poco a lato. Ma, come spesso accade, proprio nel momento migliore della Roma, a passare sono i gialloblù: Oddo centra dalla destra, Antonioli esce in modo scriteriato e si fa sorpassare dal pallone, che sbatte fortuitamente sul braccio di Camoranesi e si insacca lentamente sull’estremo tentativo di Zago di salvare. Passano quattro minuti ed arriva inesorabile a mò di pugnalata il vantaggio di Zambrotta, che gela uno stadio già ammutolito e fa salire la Juve a –4. Il resto del tempo scivola via anonimo per la squadra di Don Fabio, con la Roma che appare demoralizzata ed incapace di reagire; tutto l’opposto il Verona, che, spinto da uno strepitoso Camoranesi, gioca con convinzione e mette più volte paura alla capolista, con Antonioli che si riscatta dal goal subito. 4.10, +5. Al ritorno dagli spogliatoi la Roma appare come al solito più concentrata e motivata, e gli ingressi di Rinaldi e, soprattutto, Tommasi, a rilevare Zebina l’uno e Zanetti l’altro, migliorano alquanto il gioco. I due appoggiano con maggior frequenza il gioco di Cafù con continue sovrapposizioni, ed il brasiliano ritorna il Pendolino che tutti conosciamo. La squadra giallorossa va così all’arrembaggio, ed in poco più di un quarto d’ora chiude anche la pratica Verona. Il pareggio arriva al 55’: Totti riceve sulla sinistra, di destro mette al centro ed Apolloni insacca nella propria porta nel tentativo di anticipare Montella. Il capitano giallorosso era però in netto fuorigioco: aspettiamo senza ansia le rituali polemiche settimanali. 4.15, +7. Cinque minuti ed arriva il raddoppio: il perfetto assist di Cafù è raccolto da Batistuta, che deposita in rete il goal tremila della squadra giallorossa nei campionati di serie A a girone unico. Al 71’ la Roma mette al sicuro la vittoria con il meritatissimo tris: protagonista sempre Cafù, che se ne va ad Apolloni, arriva sul fondo e pennella per Montella, che può facilmente mettere il suo marchio sulla gara e planare sui cieli dell’Olimpico. 4.46, +9. Match archiviato con largo anticipo, l’attenzione non può che andare al tabellone, che, preceduto da un interminabile “ooohh” del popolo giallorosso, regala virtualmente il terzo scudetto alla Roma.

La Roma inciampa ... ma non si ferma. Fiorentina - Roma 3 - 1. di Marco Baldi (10/4/2001) Era stata presentata come la partita dell’esodo giallorosso, degli incidenti sicuri, dei romani come teppisti, ma i tifosi capitolini, giunti comunque in massa al Franchi nonostante il giorno feriale, hanno smentito la cattiva fama che li aveva accompagnati da una decina di giorni a questa parte. Alla fine sono entrati in sei – settemila all’ex Comunale, come un popolo compatto e disciplinato, senza creare alcun problema; numerosi nel settore a loro dedicato gli striscioni ironici sullo spostamento al lunedì, ma nessun disordine. Almeno da parte dei fan romanisti. Numerose al contrario, almeno da quanto riportano alcuni organi di informazione, le aggressioni dei tifosi viola ai loro danni fuori lo stadio prima e dopo la partita; vittima più illustre l’attore del Bagaglino Maurizio Mattioli, malmenato insieme ad un amico. Batistuta… chi? Altro importante fatto della giornata: Batistuta tornava a Firenze, pochi se ne sono accorti, impegnati com’erano a condannare le presunte doti criminali dei tifosi giallorossi. In curva Fiesole, per la verità, accampava qualche striscione in suo favore, ma per la gran parte dell’incontro non sono stati che fischi per un campione che ha dato tanto, ma che evidentemente è stato già dimenticato. L’argentino sembra risentirne, e non riesce ad esprimersi ai suoi soliti livelli, anche se, da grande campione qual è, riesce a crearsi le sue buone occasioni. Niente allarmi. Ma passiamo ai fatti tecnici, gli unici che dovrebbero interessare. La Roma perde a Firenze per la 3’volta su 25 partite, ma la sconfitta sembra avere le sembianze più di una semplice inciampata in un cammino trionfale che di una vera e propria battuta d’arresto. In quel del Franchi la squadra giallorossa non demerita affatto, anzi, ma è frenata da una bella dose di sfortuna, da un grandissimo Toldo, ai massimi livelli stagionali, e da un paio, se non più, salvataggi sulla linea dei difensori di Mancini, che ottiene la prima vittoria da allenatore. La Juventus, grazie alla stentata vittoria di Verona, sale così a –6, ma il divario fra le due formazioni di testa sembra ben più abissale delle sole sei lunghezze attuali. Doccia fredda. A Firenze Mancini opta per un semi-inedito 4-5-1, in cui Rui Costa appoggia l’unica punta Chiesa, mentre Capello ritorna la solito assetto, con Delvecchio a supporto di Batistuta, e Montella che si accomoda nuovamente in panchina. La Roma comincia molto aggressiva, ma l’assetto difensivo viola funziona, con Cois che gioca quasi da libero, frenando tempestivamente le iniziative di Emerson e Totti. E’ la Fiorentina ad avere le migliori occasioni: prima Rui costa, poi Rossi sprecano, ma il goal arriva comunque dopo solo 12 minuti. La punizione, originata da un fallo di Samuel su Moretti, è dubbia, l’esecuzione di Chiesa da venti metri è da applausi: palla sotto al sette, Antonioli battuto senza possibilità di appello. Roma in cattedra. La Roma ha una reazione da grande squadra e dopo un quarto d’ora arriva il pareggio: corner di Candela, Emerson, lasciato completamente solo dai difensori viola troppo occupati a frenare Batistuta, non deve far altro che appoggiare in rete di testa. Il resto del tempo passa con la Roma a cercare il raddoppio e la Fiorentina che appare in affanno, ma non capitola. Come prima. La seconda frazione è una fotocopia sputata della prima, ma con finale più amaro. La Roma, complice l’uscita di Cois, va all’arrembaggio, il goal è nell’aria, ma anche questa volta a trovarlo è la Fiorentina, con una rete che i tifosi giallorossi, ora come ora, definirebbero “alla Paolo Negro”: centro da sinistra del debuttante Moretti, Candela, nel tentativo di anticipare Bressan, incorna in tuffo, ma ottiene l’effetto contrario: la sfera, tanto per capire quanto sia una giornata no per i giallorossi, prima sbatte su un palo, poi si insacca a pochi centimetri dall’altro. Ma se la Roma è stabilmente prima dal 12 novembre 2000 un motivo ci sarà pure: la reazione della corazzata di Fabio Capello è veemente, fioccano le occasioni, Batistuta, Montella, Totti, Samuel, ci provano tutti, ma Toldo non è d’accordo, e quando non c’è lui ecco che spuntano il Di Livio, il Repka od il Lassissi della situazione. Colpo di grazia. Un quarto d’ora dalla fine, Roma tutta sbilanciata in avanti, tipica azione in contropiede della Fiorentina, Bressan per Chiesa, che sigla la doppietta personale e mette in ghiaccio la partita. Sconfitta con qualche rimpianto, ma nemmeno troppi.

ROMA, TRANQUILLA. di Marco Baldi (17/4/2001) Sfortuna, anzi sfiga, Mazzantini, Antonioli, Bolognino: quattro parole per descrivere un pareggio, un match che la Roma poteva e doveva vincere, ma che, da come si erano messe le cose, ha più elargito un punto che tolti due. A portieri invertiti sarebbe finita con una valanga di reti per la squadra giallorossa, e se ne è accorto anche Antonioli, ma sarebbe bastato un arbitro più in giornata per consegnare tre meritatissimi punti a Capello e lasciare invariato il distacco dalla Juventus, che invece, grazie alla vittoria sull’Inter, è salita a –4, riaprendo un campionato che però già domenica prossima, con Udinese-Roma e Parma-Juve, potrebbe virtualmente richiudersi. Il signor Bolognino, a dire il vero, ha sbagliato da ambo le parti, ma ha finito inevitabilmente per danneggiare la più forte, ossia la Roma, che si è vista sì concedere una rete che ha suscitato una marea di perplessità, ma anche negare tre rigori che hanno fatto gridare all’oculista. Se esiste veramente un complotto ai danni della Roma non possiamo saperlo, ma ci sembra alquanto singolare come la società giallorossa (sì, società, non squadra) abbia subito il primo vero arbitraggio sfavorevole della stagione proprio nei giorni immediatamente seguenti alla denuncia del presidente Sensi. Bolognino sospinto dal vento del nord? Mah… Alla spagnola. Ma andiamo per ordine. All’Olimpico prima della partita manifestazione dei tifosi, per la prima volta tutti compatti con il loro presidente. Cinquantamila fazzoletti sventolano dagli spalti: è la panuelada, Sensi apprezza, saluta più volte il pubblico, si commuove. Assedio. Poi comincia il match. Nel primo tempo è un assolo giallorosso; Batistuta, Samuel, Emerson, Cafù, inarrestabile sulla fascia destra: ci provano un po’ tutti, ma Mazzantini (ma non era infortunato?) fa il fenomeno, e quando non c’è lui è la palla a fare la barba al palo. Proteste collettive. Primo dei numerosi episodi dubbi della partita vede però protagonisti gli umbri: Zago contrasta Materazzi in area, il Perugia chiede il rigore. La spinta c’è, il perugino cade, ma sembra accentuare pesantemente. Unica nota stonata nel gioco corale della squadra giallorossa Delvecchio, che gioca stranamente a destra, più avanzato del solito, ma ottiene come unico risultato quello di mettere in difficoltà Candela, troppo solo sulla sinistra, e di fare di quello della Roma una sorta di gioco monofascia, con il solo Pendolino a spingere sulla destra come un forsennato. E’ però proprio l’ex interista a reclamare la massima punizione al 36’: Delvecchio è fermato in piena corsa da Mazzantini, che non tocca il pallone ma va nettamente sulle gambe. Rigore indiscutibile, l’arbitro fa continuare. Prima beffa. La Roma comunque non si intimorisce, e continua a spingere, invano. Perugia invece sempre in difesa, annichilito, con il solo Liverani, lento ma tecnicamente perfetto, che riesce a tenere testa a Tommasi ed Emerson a centrocampo, ma non abbattuto. Al 45’, però, la sorpresa: Baiocco riceve palla a centrocampo, fa una decina di metri ed indovina il tiro della domenica anticipato al sabato. Lo stadio è gelato, ma si rianima al rientro delle squadre dagli spogliatoi, con Montella subentrato a Delvecchio. Solo polemiche. Al 7’ è però ancora il direttore di gara a rendersi protagonista: Di Loreto, appena dentro l’area di rigore, interviene irregolarmente in scivolata su Candela, ma l’arbitro non è dello stesso avviso. Un minuto e la Roma vede comunque premiati i propri sforzi, quando Totti pareggia con un gran destro da fuori, che rimane l’unica vera giocata “alla Totti” della partita. Nella ripresa la squadra giallorossa non appare però quella concentrata e motivata, seppur imprecisa, del primo tempo, ha sì le sue occasioni, ma Mazzantini dorme comunque sonni più tranquilli, come del resto continua a fare Antonioli. La frazione è comunque animata da errori ed infortuni vari, con Bolognino ed Antonioli grandi mattatori. Il primo a dare spettacolo, come d’altronde nel primo tempo, è il direttore di gara: al 30’ Batistuta è atterrato in piena area da Milanese, rigore come al solito nettissimo, l’arbitro, altrettanto come al solito, fa proseguire. Seconda beffa. Bolognino è però salvato 3 minuti più tardi da Antonioli, che con la sua papera fa dimenticare ai fans giallorossi, almeno in parte, gli incredibili errori del 42enne arbitro di Milano (sì, di Milano, ma che strano…). La palla che arriva al portiere ex-Bologna da Zago appare docile, pozzanghera, sfortuna e, diciamolo pure, un po’ di incapacità, tradiscono il numero 1, Saudati ne approfitta ed il Perugia è, immeritatamente, di nuovo in vantaggio. Finale come il resto. La formazione di Capello sembra però rispecchiare appieno il carattere del suo allenatore: non si perde d’animo, anzi, continua ad attaccare, e pareggia al secondo minuto di recupero. Ma, indovinate un pò, anche questa volta vere protagoniste sono le contestazioni: la rete si origina infatti da una mischia furibonda in cui Montella sembra toccare di mano, la palla carambola sui piedi di Tedesco e si insacca. I perugini che attorniano arbitro e guardalinee non fanno comunque cambiare idea a Bolognino, il goal è convalidato e la partita finisce 2-2, risultato giusto fino ad un certo punto, e che, considerato le aspettative della vigilia e l’assedio giallorosso alla porta di Mazzantini, non può non lasciare qualche rimpianto.

LA ROMA TORNA A SORRIDERE Udinese - Roma 1 - 3 di Marco Baldi (24/4/2001). Partita decisiva, si era detto e ripetuto, tanto importante quanto difficile, quasi proibitiva per una squadra, la Roma, reduce da una paio di risultati (solo risultati, non gioco) non certo esaltanti, e secondo alcuni (dalle parti di Torino o giù di lì) ormai in prevedibile futura caduta libera in classifica. E invece quella di Udine, complice l’imbarazzante mediocrità della formazione di Spalletti, si è rivelata una tranquilla e piacevole passeggiata primaverile (almeno così dice il calendario), in cui la Roma ha offerto una prestazione al pari delle ultime settimane, ma ha saputo essere più cinica e concretizzare le occasioni che gli sono capitate. La squadra era rimaneggiata, almeno all’apparenza, ma in realtà le riserve, anche se solo un organico come quello giallorosso può permettersi di definire tali giocatori del calibro di Aldair, Montella e Nakata, non hanno di certo fatto rimpiangere i titolari, anzi. Il tutto, condito dall’ottimo lavoro psicologico fatto da Capello in settimana, come solo lui ha dimostrato di saper fare, e complice il pareggio della Juve a Parma, ha riportato il sorriso sul viso dell’allenatore friulano e permesso alla Roma di allungare nuovamente sui bianconeri fino ad arrivare a +6, alla vigilia di due sfide, il derby ed al “Delle Alpi”, che potrebbero decidere le sorti di questo magico (per la Roma) campionato.
Al Friuli giungono quasi quattromila tifosi da Roma, grandi cori, striscioni ed incitamenti, soprattutto per Antonioli. Fallisce invece in buona parte la protesta dei fans bianconeri contro Totti, presente in tribuna: all’inizio i tremila fischietti sembrano funzionare, ma poi, via via che continua la partita, i tifosi bianconeri appaiono più preoccupati di contestare la loro, di squadra, che il capitano di un’altra.
Ma passiamo al campo. All’inizio la squadra di Capello appare contratta, svogliata, quasi avesse risentito delle tante polemiche settimanali. In difficoltà soprattutto la difesa, composta sì di buoni giocatori, ma pur sempre priva di fuoriclasse del calibro di Zago e Samuel. L’Udinese comunque non ne approfitta, ed Antonioli dorme sonni tranquilli. Poi, finito l’imbarazzo iniziale, la Roma dimostra di meritare la vetta in classifica e la superiorità sui friulani appare fin troppo netta: Emerson annulla Fiore; Tommasi è tornato quello straripante del girone d’andata; Cafù da una parte e Candela dall’altra fanno girare la testa ad Alberto e Genaux; Montella corre più di Gelindo Bordin; Batistuta non tocca un pallone, ma calamita su di sé l’attenzione dei difensori bianconeri in massa, creando praterie per azioni ed inserimenti degli altri giallorossi, che sanno approfittarne al meglio. Il vantaggio è nell’aria ed arriva al 38’, con Montella, che raccoglie una corta respinta di Turci su tiro di Tommasi e deposita in rete per la nona volta in questa stagione. Otto minuti ed ecco il raddoppio: gran sinistro al volo dello stesso Tommasi, Turci non può far altro che seguire con lo sguardo la traiettoria della palla che si insacca.
La ripresa è una fotocopia sputata del primo tempo, ed al 67’ la Roma chiude la gara: l’azione è da cineteca, protagonisti, manco a dirlo, Cafù e Nakata. Gran lancio di cinquanta metri del giapponese, “Pendolino” chiude il triangolo e gran goal in corsa dell’”Imperatore del Sol Levante”. Un paio di tentativi per chiudere in goleada, poi la Roma s’addormenta e l’Udinese ha un sussulto: la rete arriva, è di Sosa, ma il merito sembra essere più da dividere fra Antonioli, uscita scriteriata, ed Aldair, anticipo sbagliato, che macchia senza conseguenze una gran partita al rientro. E qui finisce il match. Morale della favola: Roma sempre più vicina allo scudetto, Udinese sempre più vicina alla lotta per non retrocedere.

Roma, che beffa! Roma - Lazio 2-2 di Marco Baldi (1/5/2001). Una partita giocata in due partite. È questo gioco di parole che a nostro parere rende meglio l’idea di un derby, Roma-Lazio, il più importante della storia da settant’anni a questa parte, ma legato inevitabilmente a doppio filo con il match della Juve. Juve-Lecce fa registrare un risultato che lasciateci definire quantomeno clamoroso, se non totalmente inaspettato, un pareggio che fa gridare al miracolo i tanti tifosi giallorossi attaccati alle radioline in attesa del derby. L’altro scontro, il derby appunto, un altro pareggio, per cui Capello avrebbe firmato prima della partita, ma che, da come si erano messe le cose, non può non lasciare qualche rammarico nella Roma, che comunque, con una partita in meno da giocare ed alla vigilia della sfida del Delle Alpi, lascia inalterato il vantaggio sulla Juve, un +6 che, alla luce dell’andamento delle prime 28 giornate, lascia ben sperare per il finale di questo bellissimo (per la Roma) campionato.
Prima che cominci la partita la Roma un derby già l’ha vinto: quello del tifo. Splendida e suggestiva la coreografia della curva Sud, consapevole che il modo migliore di essere tifosi è quello di incitare la propria squadra; il che sembrerà ovvio, ma andatelo un po’ a spiegare ai laziali. Migliaia cartelli colorati pitturano una fra le curve più famose al mondo: ai lati dominano giallo e rosso, al centro bianco, rosso e verde, a formare il tricolore (capito l’accostamento?), il tutto col contorno di grossi palloni che rimbalzano fra i tifosi ed un lungo striscione: “PIJAMOLI A PALLETTATE”. Indecente, volgare ed assai censurabile invece quella dei laziali, nella cui curva accampa un'enorme scritta non certo da aristocratici: “AS ROMA MERDA”; numerosi poi, verrebbe purtroppo da dire come sempre, i cori razzisti, all’indirizzo in particolare di Zebina, che comprensibilmente reagisce con un gestaccio; e come se non bastasse non manca nemmeno un bello (si fa per dire) striscione razzista ed antisemita (“SQUADRA DE NEGRI – CURVA D’EBREI”), che spunta all'improvviso e sparisce dopo un paio di minuti, ma fa comunque la sua brutta figura. Il tutto a testimoniare l’ignoranza e l’inciviltà di una parte del pubblico biancoceleste, ed il loro immenso “rosicare” (che magari non si dice, ma quando ci vuole ci vuole) dinanzi alla Roma più grande di tutti i tempi ed a tifosi, quelli giallorossi, che hanno dimostrato ancora una volta di meritare lo scudetto ben più di quanto abbiano fatto i cugini. Generalizzare è sbagliato, non tutti i laziali sono così, ne siamo certi, ma sarebbe da sciocchi ed ipocriti sorvolare su un episodio che infanga l’immagine di un’intera città agli occhi di un miliardo di telespettatori sparsi per il mondo. Vergognatevi.
Ma passiamo al campo. Il primo tempo è emozionante solo perché è un derby. Le due squadre si annullano a vicenda: da una parte Samuel non ha problemi contro un Crespo lasciato troppo solo dai compagni; dall’altra Nesta sembra avere in mano la situazione sulle più frequenti offensive giallorosse, con Delvecchio a sinistra e Cafù a destra che fanno venire qualche grattacapo a Pancaro e Favalli. Per la Lazio solo un paio di presuntuose punizioni da una cinquantina di metri del rientrante Mihajlovic. La gara s’accende nel secondo tempo. 145 secondi e la Roma è già in vantaggio: Delvecchio galoppa tranquillo sulla sinistra, mette al centro e Batistuta, mal controllato da Mihajlovic, tocca da campione ed insacca. Cinque minuti e la Roma raddoppia: lancio di Zanetti da 20 metri, Pancaro si ferma, ma Delvecchio ci crede e riesce a toccare quel tanto che basta per beffare Peruzzi e depositare all’angolino. La Lazio è annichilita, frastornata, ma Zoff rimedia all’errore iniziale ed inserisce una seconda punta, Claudio Lopez, che dà maggiore vivacità alla squadra. La formazione biancoceleste si riversa in avanti con grande generosità, ma pochissime idee, causa l’assenza di Veron ed un Crespo non certo in giornata. Uniche occasioni (si fa per dire) le solite punizioni di Mihajlovic. Ma poi, quando i tre punti, e diciamolo pure, lo scudetto, sembrano aver ormai preso la strada di Roma giallorossa (ma perché, esiste una Roma biancoceleste?), ecco che subentra quello che in gergo non proprio aristocratico viene chiamato il fattore CU, di cui Zoff ha dimostrato più volte di essere un eccellente beneficiario (oltre che grande allenatore, per carità), e la beffa è servita. L’elemento fortuna, come forse sarebbe meglio ribattezzarlo, premia in maniera addirittura imbarazzante gli sforzi della formazione laziale, che al 33’, con il primo vero tiro nello specchio della gara, trova l’1-2 con un preciso sinistro dai 16 metri di Nedved (sul goal è netto il fuorigioco di D.Baggio, attivo perché copre la visuale di Antonioli, ma lasciamo perdere), poi, negli ultimi secondi, dopo ben cinque minuti di recupero, l’incredibile pareggio con una gran sventola di Castroman su cui il n.1 giallorosso non sembra però esente da colpe.
Finisce 2-2, i laziali festeggiano, seppur, alla luce della classifica, il pareggio favorisca la Roma, Zoff prima, poi Nesta e tutta la squadra a seguire ipotizzano un sicuro crollo futuro della Roma (lo fanno dal 1’ ottobre). Alla luce delle 19 vittorie e sole 3 sconfitte su 28 giornate disputate finora non riusciamo però a concordare con loro, anzi. Vedrete a Torino, con 20mila al seguito, dove la Roma ammazzerà una volta per tutte questo esaltante campionato.

Questa Roma non s'arrende mai! Juve - Roma 2-2 di Marco Baldi (8/5/2001). Una fotocopia del derby più discusso, un’emozione durata novanta minuti, una favola che come tutte le favole che si rispettano inizia tra le risate, continua tra i pianti, finisce tra gli entusiasmi. Definitela un po’ come vi pare, fatto sta che Juve - Roma era la partita che doveva decidere lo scudetto, non lo ha fatto, o forse solo in parte, ma sarà comunque ricordata a lungo, e ci va bene lo stesso. Nel derby aveva subito la rimonta, con la Juve Capello ha dovuto rincorrere, c’è l’ha fatta, e adesso vede ancora più vicino uno scudetto più che meritato. Il mister di Pieris ci ha messo il suo grande zampino in un pareggio – vittoria cercato e strappato con i denti grazie a mosse tempestive quanto efficaci, e tanto intelligenti da sfruttare al meglio le nuove regole, che non possono non favorire una squadra come la Roma dotata, unica in Italia, di tanti extracomunitari di valore. Da parte sua Ancelotti la partita l’aveva preparata pure bene, ma non si può dire che la sorte l’abbia sostenuto. Come abbiamo parlato di fattore CU per la Lazio, per par condicio calcistica ci sentiamo quindi di farlo anche per la Roma, che ha comunque dimostrato ancora una volta di essere la squadra italiana forse più forte, ma sicuramente con più carattere. Diventa così la Lazio la presunta anti-Roma, anche se cinque punti appaiono comunque tanti a cinque giornate alla fine, e la Juve si congeda probabilmente una volta per tutte dal campionato, ma non ci sta e si attacca agli extracomunitari; che meritasse di vincerla, la partita, non il campionato, non c’è dubbio, saremmo solo ipocriti a negarlo, ma il tutto conferma quello che già da tempo pensavamo, ossia come sia ormai svanito il proverbiale stile Juve, e noi non possiamo che limitarci a constatare come sia paradossale che proprio quelli che una volta predicavano la fine del “piagnisteo” altrui, ed intanto continuavano a rubare, ora si lamentano perché a vincere sono gli altri, e senza rubare un’acca.
Al “Delle Alpi” pronti via e la Juve è già sul due a zero. Il primo arriva al 4’: Zidane sfonda al centro, si allarga sulla sinistra seguito da Zanetti, beffa l’ex interista e pennella al centro per Del Piero, che deve solo sfiorare per insaccare. Il secondo al 6’: Zizou sfrutta il secondo buco centrale su due azioni, fa qualche metro, tira e spiazza Antonioli. Pochi minuti e la Juve va addirittura vicino al tris, ma questa volta il n°1 giallorosso è bravo (ogni tanto…) a deviare il destro di Tacchinardi da fuori. Il morale è a terra, la Roma sulle gambe, la reazione nulla. Per più di un’ora c’è davvero poco da raccontare, e tanti indizi non lasciano certo presagire l’esaltante finale: Batistuta non ha palloni giocabili, tiene occupato Montero, ma nessuno ne approfitta; Totti è evanescente, spesso troppo defilato sulla sinistra, forse sente troppo la partita; Candela e Delvecchio sono fra i pochi a meritare la sufficienza, ma nessuno li assiste; Cafu è quasi sempre solo, si sbraccia a più non posso ma i servizi latitano; in mezzo Zanetti se non ci fosse sarebbe uguale, Tommasi entra in partita tardi; unico reparto a suscitare qualche sorriso, dopo il patatrack iniziale, la difesa, grazie all’esperienza, Aldair, ed alla sicurezza, Samuel. La Juve controlla così agevolmente, con un Davids strepitoso (ma non doveva nemmeno giocare: nandrolone) che blocca sul nascere tutte le iniziative giallorosse, e Zidane che prova ogni tanto qualche ripartita, ma Inzaghi e Del Piero stanno lì solo per far numero. Ma al 78’ ecco la svolta: Hide Nakata, entrato per Totti una ventina di minuti prima ma fino a quel momento inconsistente, azzecca il destro sotto l’incrocio, e rimette in discussione un campionato che sembrava ormai riaperto. Ultimo quarto d’ora, cinque minuti di recupero, la Roma sembra crederci ma le occasioni latitano. La Juve però compie lo stesso identico errore della Roma nel derby, si schiaccia troppo in difesa, sul viso dei bianconeri è dipinta indelebile la paura di vedersi sfuggire una partita già vinta, ed alla fine la Magica ne approfitta: al secondo minuto oltre il 90’ Montella, subentrato a Delvecchio alla ripresa delle ostilità, s’avventa come un falco in acrobazia su una corta respinta di Van Der Sar su tiro di Nakata e va a planare sotto il vicino spicchio di tifosi giallorossi in gran festa. Una manciata di minuti alla fine, non avevano mai sentito gli olè al “Delle Alpi” per i giocatori della Roma, che potrebbe addirittura vincere, ma sarebbe stato un furto.
Un pareggio, questo, che da romanisti ci sentiamo di dedicare ai laziali, Zoff, Nesta, Simeone, ed ai tanti sicuri alla vigilia di un crollo verticale della corazzata di Capello, ma che hanno avuto invece l’ennesima conferma di come quest’anno abbiamo veramente la Roma più grande di tutti i tempi.

La Roma non vuole fermarsi. Roma - Atalanta 1-0 di Marco Baldi (15/5/2001) Da un po’ di tempo a questa parte dire Roma e dire Montella è un po’ la stessa cosa. L’ennesima dimostrazione sabato (12 maggio 2001, n.d.r.), in un gara, Roma-Atalanta, in cui l’aeroplanino ha salvato per l’ennesima volta una squadra da un mese e mezzo forse troppo spesso in difficoltà, di risultati (vedi Perugia) o, meno di frequente, di gioco (vedi Juve). Complice il gran caldo ed un’Atalanta fin troppo arroccata in difesa, la squadra di Capello incontra così ostacoli inattesi in una giornata dal destino già scritto, ma grazie alla premiata ditta Montella – Nakata porta a casa tre punti tanto importanti quanto sofferti, e naviga a vista verso quel sogno scudetto che, quando mancano solamente trecentosessanta minuti alla fine del campionato che ha sancito il dominio di Roma su Milano, perde le fattezze di un’illusione ed assume una dimensione sempre più concreta. La Roma vince, tutti contenti, tutti felici, direte. Ed invece no. Non poteva mancare la solita quanto fastidiosa polemica settimanale, che questa volta tratta sulla seconda sostituzione di seguito di Francesco Totti. Per noi, chiariamo subito, il “caso Totti” non esiste: certo, il capitano non aveva la faccia dipinta di gioia dalla sostituzione, ma trovatemi uno che faccia le capriole quando esce e sbancherete tutti i numerosi quiz e quizzoni televisivi d’Italia. E poi, un giocatore che non si esprime al meglio e viene sostituito, che all’anagrafe risulti Francesco Totti o Pincopallino non dovrebbe fare molta differenza; anzi, forse sarebbe più opportuno argomentare su casi come quello di Eriksson, che non toglieva un Veron nemmeno con una gamba sola (ricordate Lazio-Leeds ?), o di Ancelotti, che non tirava fuori Del Piero neanche quando non strusciava un pallone (o dio, non è che ora faccia il fenomeno, ma almeno qualche panchina se l’è fatta anche lui), ma il nostro è un pensiero che non va molto di moda. D’altronde Roma, si sa, non è molto amata al di là del Tevere, e città o squadra non fa differenza più di tanto.
All’Olimpico Capello ripropone la formazione che ha pareggiato con la Juve, con la sola eccezione di Montella, che, al posto di Delvecchio, va a formare il tridente delle meraviglie con Totti e Batistuta. L’eroe di Torino Nakata ritorna in panchina, ma nemmeno questa volta la sua presenza passerà inosservata. Dall’altra parte Vavassori deve rinunciare a Morfeo, infortunato, ma in compenso ritrova Galli e Zauri, prosciolti in settimana per la questione scommesse: apparentemente il modulo prevede Doni dietro alle punte Rossini e Nappi, in verità sono dieci difensori più o meno di ruolo più il portiere. Nella prima frazione la Roma prova a sbloccare la situazione, ma senza troppa convinzione: Cafù non è in gran giornata, al contrario del suo oppositore Zauri; Totti gioca alla Delvecchio, ma non è il suo ruolo, e si vede; Batistuta si muove più del solito, ma i servizi latitano, come per Montella, ed il muro eretto dall’Atalanta davanti al sempre ottimo Pelizzoli regge senza troppi affanni. Sarà un caso, ma per l’ennesima volta nella ripresa la Roma appare più motivata e concentrata: Totti, contrariamente alle indicazioni di Capello, si accentra rispetto al primo tempo, ed in pochi minuti sfiora il goal in più di un’occasione; ma, sarà un caso pure questo, la squadra si sbilancia e l’Atalanta ne approfitta: l’azione, la prima ed unica della formazione di Vavassori, è naturalmente in contropiede, Nappi è bravissimo a liberarsi di Samuel, Antonioli lo è di più nel respingere l’insidioso rasoterra dell’attaccante nerazzurro, e, se le cose andranno come devono andare, con una sola parata potrebbe essersi riscattato dai tanti (troppi) errori stagionali. Un minuto e Nakata entra per Totti, due minuti ancora e Montella sigla la rete della vittoria su corner dello stesso giapponese. La squadra giallorossa appare galvanizzata dal vantaggio, e nei minuti successivi, con l’aeroplanino come sempre in grande spolvero, arriva più volte ad un passo dal goal della sicurezza. Ma non lo trova e nell’ultimo quarto d’ora rischia addirittura di vedersi scappare una vittoria tutto sommato meritata: l’Atalanta avanza il proprio baricentro e mette in difficoltà la retroguardia giallorossa, ma i vari Rossini, Ventola, Nappi e Doni non pungono, e l‘unico intervento di Antonioli rimane quello su Nappi di inizio ripresa. Anzi, è la Roma a sfiorare più concretamente il raddoppio: allo scadere Delvecchio si invola sulla sinistra, è favorito da un rimpallo e si ritrova la porta libera davanti, ma indugia troppo e Zauri fa in tempo a recuperare sulla linea. Ma non importa, la gara finisce dopo una ventina di secondi, la Roma vince e continua la sua marcia trionfale.

L'innominabile sempre più vicino Bari - Roma 1-4 di Marco Baldi (21/5/2001) E un'altra giornata è passata. Che già di per sé non è un fatto trascurabile. Capello ha strapazzato il Bari, Zoff si è divertito con un Udinese davvero disarmante, Ancelotti prima è andato sotto, poi Zidane ha demolito il Bologna. Morale della favola: tutto come prima, tutto come previsto, la Roma continua a primeggiare ed intravede ormai lo scudetto più meritato dell’ultimo lustro, Lazio e Juve continuano ad inseguire ma vedono ridursi sempre più le possibilità di operare una rimonta che, se alla vigilia sembrava quantomeno difficile, figuriamoci adesso. A piemontesi e formelliani non rimane che attaccarsi alla cabala (l’anno scorso, a tre giornate dal termine, la Juve era a +5 sulla Lazio; sappiamo tutti come andò a finire), ma non sembra bastare contro una formazione come quella giallorossa, indubbiamente in leggero calo fisico, fisiologico dopo un’intera stagione condotta sempre ai massimi livelli, ma apparsa forte, cinica ed autoritaria quanto basta per giungere tranquilla al 17 giugno senza troppi sussulti. Qualche numero per avvalorare la nostra tesi: la corazzata dell’ormai amatissimo Don Fabio vanta il miglior attacco del campionato (62), ha collezionato il maggior numero di vittorie in assoluto (21) e, più nel dettaglio, di quelle in trasferta (10), nonché il punteggio (70) e la media inglese (+6) migliori a questo punto della stagione nell’era dei tre punti. Aggiungere altro sarebbe solo inchiostro sprecato. Un altro punto a favore della Roma, per niente trascurabile: il tifo. Perché sarà pure vero che la Juve ha il record di tifosi in Italia, ma quella che ha il maggior seguito, nel senso letterale del termine, è la Roma. Difficile smentirci dopo quei 25mila che da Bari a Roma cantano, incitano, esultano, come mai si era visto prima quando a vincere erano Juve, Lazio, Milan, o fate un po’ voi. Ringraziare i tifosi sembrerà scontato, lo è meno farlo con una società, il Bari, che, prima in Italia, li ha degnamente accolti, non dando retta allo stereotipo di teppisti, delinquenti, criminali da perseguire che troppo spesso li accompagna da qualche mese a questa parte, e senza che nessuno ci abbia ancora spiegato il perché.
Roma a Bari, dicevamo. Tutto facile, troppo facile per la formazione giallorossa, che supera agevolmente anche l’ostacolo Bari, apparso pure motivato ed in buona forma nella prima mezz’ora, ma poi via via dissolto come neve al sole sotto i colpi di Candela e compagni. Al “San Nicola” succede tutto in tre minuti. 28’: Candela ruba palla in acrobazia ad Andersson, avanza in elegante palleggio e tira fuori dal cilindro un fendete destro che va a togliere le ragnatele dall’incrocio. 31’: il fallo su Montella è veniale, la reazione verso l’arbitro censurabile, ed Innocenti va a fare la doccia un’ora prima del previsto. Da qui parte il monologo giallorosso, che si concretizza altre tre volte: sul finale del primo tempo Batistuta raccoglie una corta respinta di Narciso ed insacca facile facile; alla metà della ripresa Cafù centra il primo sigillo stagionale in tuffo di testa su preciso assist di Guigou, subentrato a Tommasi; sul finale ancora Re Leone arrotonda con una girata delle sue. Inutile il bel goal al 90’ di Spinesi su dormita collettiva della difesa di Capello. Tre punti e tutti a casa. Ma non può mancare un accenno su Totti: all’inizio appare più ispirato, ma le solite botte non lo aiutano: tutti partecipano al rituale massacro: Innocenti, Bellavista, Del Grosso, e chi più ne ha più ne metta, ma l’ammonizione arriva solo al 15esimo fallo o giù di lì; tocca a Bellavista e la caviglia del capitano sembra trarne giovamento. Nella ripresa il Bari si rilassa, ormai rassegnato a sconfitta e serie B, e qualche colpo alla Totti delizia il pubblico barese, ma per il goal evidentemente non è periodo.

Roma, solo un rinvio. Roma - Milan 1-1 di Marco Baldi (30/5/2001) Un goal. Un solo goal a tempo scaduto potrebbe decidere le sorti di un’annata, di una rivalità cittadina, di un intero campionato. L’autore è Dalmat, beneficiario apparentemente l’Inter, in realtà la Roma ed i suoi tifosi, danneggiata una Lazio che vede sempre più prossima un’abdicazione tanto amara quanto inaspettata. Ma la rete del francese è solo la punta dell’iceberg di un’incredibile giornata, la 32’, vietata ai cardiopatici, che ha prima visto riaprirsi un campionato deciso ormai da tempo, poi riaffacciarsi timida la prospettiva di una chiusura anticipata, ed a novantesimo scoccato si è goduta in prima fila da assoluta protagonista lo spettacolo di un finale imprevedibile che per l’ennesima volta sigillava a doppia mandata un torneo sempre più avviato verso una città che da tanto, troppo tempo lo meritava, ma mai riusciva ad acciuffarlo. In fondo, come si dice, tutte le strade portano a Roma; era ora che anche quella dello scudetto si decidesse a seguire la tendenza generale.
La Roma non ha deluso nemmeno questa volta, è sempre più vicina a quello che nessun tifoso romanista vuole nominare, tutti felici, tutti contenti, tutti pronti a festeggiare, direte. Illusi, forse non siete mai stati a Roma. Non poteva mancare la solita quanto fastidiosa polemica settimanale: dopo i casi, o presunti tali, Montella - Batistuta (maglia numero 9), Capello (contratto), Totti (contratto prima, sostituzioni poi), Nakata (poche apparizioni), Cassano (multato e quindi indisciplinato e poco affidabile; come se il 90% degli italiani non avesse mai preso una multa in vita sua), e molti altri che nemmeno ricordiamo per non morire di troppo ridere, questa volta è il turno di Montella-Capello. Accusa apparente per l’allenatore di Pieris: troppa panchina per l’aeroplanino. Accusa vera: troppi punti fatti, che a molti non va proprio giù. Che Montella sia una fenomeno, chiariamo, neppure ci sogniamo di negarlo, ma non riusciamo a farlo neanche con Don Fabio, in fondo parlano i numeri e sono tutti dalla sua parte. Insomma, assecondare questi pseudo-giornalisti che si credono Brera o Montanelli ed invece lanciano sciocchezze (per non usare qualche altra parola) quasi fossero caramelle, non vale proprio la pena, forse sarebbe meglio lasciar perdere e godersi fino alla fine una stagione finalmente degna dei grandi tifosi che la Roma da sempre ha.
Intanto, però, offuscata dall’ombra sempre più incombente di Roma e Lazio, la Juve, zitta zitta, batte, seppur a fatica, il Perugia, ed agguanta momentaneamente quel secondo posto tanto prezioso che permette di evitare il famigerato preliminare ed il conseguente rischio di vedersi buttati fuori prima che cominci, la Champions, ma soprattutto regala qualche settimana in più di “meritatissimo” riposo ai bisognosi calciatori. Poverini… Anche nella Juve, a dir la verità, ci sarebbe la rituale polemica, ma, guarda un po’, se ne parla meno. Ma lasciamo stare, è meglio.
A Roma l’Olimpico, superati i soliti problemi biglietti della settimana, è stracolmo: 70mila e rotti sono i tifosi giallorossi, pochi invece quelli milanisti, e si sente, anzi, non si sente. Cori, incitamenti, striscioni la fanno come sempre da padrone, in Curva Sud addirittura una maestosa coreografia che ricorda da vicino quella del derby, oltre a festeggiamenti già preparati in gran segreto per un’eventuale finale trionfale. Purtroppo non ci saranno, o forse ci saranno solo in parte, ma, ne siamo convinti, è solo un breve rinvio. Sul campo, già la prima sorpresa: Delvecchio è preferito a Montella, lo scopo reale sarebbe quello di assicurare maggiore copertura, che riesce pure, ma quello ottenuto è in realtà un mare di polemiche. Nel primo tempo la Roma tiene costantemente in mano il pallino del gioco, ma le occasioni latitano. Sulle fasce da una parte Coco e dall’altra Helveg riescono ad arginare le avanzate di Cafu e Candela, in mezzo Kaladze sarebbe deputato alla marcatura su Totti, ma il georgiano per ovvi motivi non è in gran giornata, il rituale massacro sul capitano è meno assiduo del solito ed il numero 10 tiene spesso in ambasce da solo la difesa rossonera, ma nessuno dei compagni l’assiste. Dall’altra parte i due uomini più attesi, Shevchenko e Serginho, non pungono. Nell’ultimo quarto d’ora il Milan si sveglia dal torpore offensivo e prova qualche timida avanzata, ma Antonioli rimane spettatore. Ma quando lo 0-0 pare ormai scontato ecco che Coco indovina il colpo di testa sugli sviluppi di un corner ed il Milan a sorpresa va al riposo in vantaggio. Il che, unito al quasi contemporaneo goal di Crespo a Bari con l’Inter, non è che faccia molto piacere: in questo momento la Lazio è a -2, un brivido freddo dovrebbe percorrere la schiena dei tifosi giallorossi, ma non è così; troppa fiducia in una squadra che quest’anno ha regalato soddisfazioni come non mai. Ed infatti, nella ripresa, ma guarda un po’ che strano, la Roma, spinta incessantemente dai suoi tifosi, rende evidente i ventitré punti di distacco in classifica, anche perché, diciamolo pure, un Montella in più aiuta, eccome. La squadra di Capello appare convinta delle proprie forze: Batistuta, Montella, Totti e Cafù sfiorano il pareggio a ripetizione, ma o Rossi, od il palo, non sembrano d’accordo. Unica vera notizia: il vantaggio della Juve. Il tabellone, magnanimo, nemmeno lo visualizza, ma purtroppo esistono le radioline. Poi, ecco gli otto minuti che, tra il 59’ ed il 67’, cambiano il match, e forse il campionato. Prima Candela e Kaladze si fanno espellere dopo una minirissa (le sanzioni appaiono esagerate, ma fatto sta che le due compagini restano in 10): Capello arretra Delvecchio e mette Assuncao a coprire; Maldini non cambia nulla. Pochi minuti e Montella inventa uno che una volta si sarebbe chiamato eurogoal, e va all’assalto della vittoria. Compito in apparenza facilitato dall’espulsione una manciata di secondi dopo di Serginho, che non è esattamente quel che si dice “rispettoso” verso Cesari, che lo butta fuori. Maldini mette Chamot per il neo-entrato Comandini ed inaugura un inedito 5-2-1, confermando, ma era inevitabile, la fama di “catenacciaro”. Gli ultimi assalti della Roma non danno però i frutti sperati, il parziale recupero dei cugini sembra ormai cosa fatta, quando l’urlo di Dalmat si unisce a quello di un entusiasta Totti, e quella “cosa” è sempre più vicina.