Nell'immaginario di ogni
tifoso rossonero albergano tutte, ma dico tutte le straordinarie
vittorie degli ultimi diciotto anni. Accanto a queste, piccole
macchie indelebili. Le sconfitte, le disfatte, e ognuno ha la
sua personale, quella che per prima fa male, punge di più
al solo nominarla. Ma mai la disfatta fu di tali dimensioni per
il punteggio, per l'importanza, per l'inferiorità rispetto
agli avversari, per la differenza di prestazione rispetto alla
gara di andata. Ricordo una sconfitta eclatante in un quarto
di finale di Coppa Uefa, annata '95-'96. Anche allora il Milan
di Baggio, Savicevic e Weah correva veloce verso il suo quindicesimo
scudetto e anche allora, dopo il secco 2-0 a San Siro, ce ne
rifilarono tre. Era il Bordeaux di Zidane, Dugarry e Lizarazu.
Ricordo le sconfitte in Intercontinentale (non ultima quella
con il Boca di dicembre), ricordo la sconfitta con l'Ajax in
finale di Coppa Campioni al Prater di Vienna nella stagione '94
-'95. Ma vi giuro, la sconfitta di mercoledì le supera
immancabilmente una ad una. E' così impensabile non passare
il turno dopo quel tipo di gara d'andata. 4-1 espresso con la
migliore partita stagionale probabilmente. E proprio quella prestazione
ha eliminato la squadra. La troppa sicurezza (inconscia) che
una partita del genere ti appiccica addosso ha cacciato fuori
i rossoneri da questa Coppa. Mai esultare per l'abbinamento ad
una squadra sulla carta inferiore ( e Galliani col suo pugnetto
al sorteggio del Depo ci è caduto), mai credere che, con
l'uscita delle grandi (Real, Aesenal), la strada sia spianata.
E' un tranello nel 90% dei casi.
Possiamo dirlo: ogni tifoso rossonero ha un ricordo brutto in
più da ieri sera. O forse meglio: IL ricordo brutto. Che
risveglio dopo questi mesi di lode continua su qualsiasi giornale.
Che risveglio dopo aver messo a tacere anche i più critici:
il Milan era la squadra più forte al mondo prima di La
Coruna e dopo quei novanta minuti sacrileghi non lo è
più agli occhi di nessuno. E' un risveglio terribile,
una metamorfosi Kafkiana. La sera ti metti a letto come la squadra
più elogiata e temuta d'Europa. La mattina ti alzi e sei
quell'insetto che gioca (gioca?) al Riazor senza un'idea di gioco.
Senza una prospettiva di futuro. E si perché purtroppo
molte cose sono rimesse in gioco dopo la batosta subita ieri.
Cadere e farsi male è facilissimo, rialzarsi molto meno.
La risposta più chiara la avremo sabato sera nella gara
di campionato con l'Empoli. E chi se lo poteva immaginare. La
gara con i toscani sarà il vero crocevia stagionale. Se
la risposta a livello psicologico sarà da Milan il sogno
del diciassettesimo scudetto sarà ancora lì, da
gustare. Altrimenti la Roma dovrà andare in pellegrinaggio
al santuario di Santiago de Compostela con i giocatori del Depo
( come aveva promesso l'allenatore dei galiziani Irureta se il
"miracolo" del passaggio del turno fosse avvenuto).
Un flebile bagliore di speranza si sarà già acceso
negli occhi dei tifosi del diavolo più preparati: nell'anno
della sconfitta in Coppa Uefa da parte del Bordeaux, la stagione
si concluse con un gran bel finale a sorpresa. Il penultimo scudetto
arrivò a Milanello con quel 3-1 a San Siro contro la Fiorentina.
Ve lo ricordavate anche voi vero? Beh allora niente musi lunghi.
E' ancora il caso di continuare a sperare, almeno fino a sabato
sera.
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