CALCIO Serie A 2003-04

L'ALTRA PARTITA

Lazio - Roma: La paura del nulla.

di Fabio Castano (22/3/2004)

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Roma. Appena fuori dallo Stadio Olimpico, nei pressi della Farnesina. Prima dell'inizio del derby si accendono alcuni tafferugli tra le tifoserie avversarie ( roba normale purtroppo in partite così). La polizia interviene, una camionetta arriva sgommando sul posto e per poco non investe un piccolo tifoso romanista/laziale ( fate voi). Salvo proprio per un pelo.
Roma. All'interno dello stadio. La partita è già iniziata da un quarto d'ora. Un tale tifoso, che aveva vissuto la scena fuori dallo stadio, fa al suo amico tal'altro tifoso :" Ao, gli infami celerini stavano a ammazzà un pischello qua fuori, te giuro" e l'altro " No, davero?!" e un terzo " Che è? L'hanno ammazzato?"." Me sa de si" fa l'ultimo. Deve essere nato così lo psicodramma calcistico al quale abbiamo assistito impietriti ieri. Non credo al complotto pilotato, anche se riconosco che uno dei partiti di maggioranza della politica calcistica sono proprio le tifoserie. Il tifo organizzato. Più verosimile l'effetto a catena di un'errata comunicazione tra un gruppetto di tifosi che, di sentito dire in sentito dire, lavorando audacemente di immaginazione, hanno creato il tutto. Hanno creato quel bambino archetipico, originario, simbolo del bene innocente ucciso ingiustamente da una forza negativa ( gli odiati poliziotti ) che, con troppa foga hanno imposto la loro giustizia, hanno fatto rispettare la loro legge dove non ce n'era bisogno ( agli occhi degli ultrà ovviamente). Il sospetto è che nel clima di più assoluto terrore nel quale, nostro malgrado, siamo immersi quotidianamente ( si ha paura di prendere un treno qualunque o no?!) , anche l'inconscio collettivo calcistico stia esplodendo a poco a poco. Una immagine di violenza, di morte, partorita da chissà quale fantasia, associata ad un evento di massa è in grado di immobilizzare anche una macchina (apparentemente) forte come quella calcistica. Perché non continuare a giocare quando le autorità statali hanno assicurato più volte l'infondatezza della notizia paralizzante? Era la volta buona di andare avanti, di dimostrare che questo mondo è forte e non ha paura della propria ombra. Occasione fallita. Dalla debolezza mostrata, dalla paura che montava con il passare dei minuti sono nati atti di violenza documentati da Sky in diretta. Ma perché? La paura che genera violenza senza senso, la carica dei tifosi ai "celerini assassini" è un assoluto non senso quando bastava un annuncio chiaro, esplicito delle autorità delegato magari a figure che i tifosi avrebbero ascoltato. I due capitani delle squadre.Un tentativo del genere è stato accennato ( Liverani sotto la curva a calmare gli animi dei laziali con un microfonino inutile), ma non era abbastanza. I due capitani, Totti e Mihajlovic, avrebbero dovuto dare un segnale molto più forte. Dall'alto parlante dello stadio. " Non è successo niente, noi ora giochiamo". E invece no, si è cercato un aiuto esterno, un deus ex machina che non poteva esimersi a quel punto in un clima di tanta insicurezza. Galliani ha fermato il giocattolo impaurito giustamente a quel punto. Quei minuti interminabili di incertezza, di non informazione, di assoluta incomprensione, rimarranno nel cuore di quell'elitè ristretta di tifosi che vogliono bene al calcio e che temono per la sua estinzione. Sembra che la caduta in basso non abbia fine. E in un ambiente che dovrebbe esprimere forza, dovrebbe essere una forza per la società in generale, si è raggiunto l'obiettivo più umiliante. Si è toccato quel fondo che potremmo definire la paura del nulla. E' proprio la paura del nulla che mette i brividi più forti sulla pelle dei tifosi veri. Da notare il labiale dell'arbitro Rosetti durante il tentativo di rimettere in gioco il pallone per far riprendere la partita, " Voglio vedere degli uomini che si rimettono a giocare". Lui ci ha tentato. Avrebbero vinto il derby entrambe, Roma e Lazio. Avrebbero dato un segnale forte a tutto il mondo calcistico. Così hanno perso, anche la faccia.