CALCIO Serie A 2003-04

L'ALTRA PARTITA

Milan - Inter: Così parlò Kakàtustra!

di Fabio Castano (23/2/2004)

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Nel primo libro pubblicato, La nascita della tragedia dallo spirito della musica (1872), Friedrich Wilhelm Nietzsche propone per la prima volta la dicotomia fondamentale tra spirito apollineo e spirito dionisiaco analizzando la forma di espressione artistica più in voga nell'antica Grecia: il teatro. La distinzione, basilare per i concetti principali della sua filosofia, è facilmente spiegabile. L'apollineo è lo spirito rinunciatario di quell'uomo che dice no alla vita, che si lascia vivere senza mai divenire vero protagonista della sua esistenza. Che detesta il suo destino e vive con malinconia il tempo che passa. Associabile a tale visione è l'essenza dell'arte scultorea. Di contro il dionisiaco è quello stato dell'anima completo, totalizzante, che ti permette di amare tutto ciò che ti accade come qualcosa di dovuto e essenziale. E' il dire sì alla vita, al piacere e all'ebbrezza di vivere ( Dioniso è il dio dell'ebbrezza nella mitologia greca). La musica è il simbolo caratterizzante tale visione dell'esistere umano. Cosa di più apollineo, rinunciatario, snervante del secondo tempo proposto dai nerazzurri ai propri tifosi impazienti? Cosa di più dionisiaco, orgiastico e vitale della produzione di calcio milanista dal due a zero in poi?Volete altri esempi? Il gol di Stankovic: casuale, fortuito, non cercato. Apolineo. Il gol di Kakà ( il pareggio momentaneo): cercato, voluto, goduto. Dionisiaco. È la filosofia intrinseca alle due squadre a fare la differenza, è il modo di intendere calcio. Andiamo indietro: 5 maggio 2002, la Lazio batte l'Inter che perde lo scudetto. Apollineo. Maggio 1999: la rincorsa del Milan di Zac sulla Lazio di un certo Vieri si conclude in trionfo. Dionisiaco. Ok dionisiaco e apollineo non lo ripeto più, però spero il concetto sia passato. E dire che l'Inter ci aveva provato a mettere la testa avanti, ad uscire dalla sindrome da derby che ormai la opprime. Due gol nel primo tempo è tanta paglia in cascina, ma niente. Anche stavolta tutta la paglia è bruciata. La tensione, la paura, l'angoscia della squadra che non sa più vincere ( "Non vincete mai" sta diventando un inno per la Fossa e la Brigate) hanno permesso al Milan di risvegliarsi dal torpore del primo tempo. Uno sfacelo. I centrocampisti rossoneri usufruivano al meglio delle praterie nella trequarti interista per imporre la legge della propria classe. Su tutti Kakà, seguendo la via indicata da Tomasson ( 1-2 all' 11' del secondo tempo), andava ad impattare la partita dopo una sfuriata centrale di trenta metri e un tipo secco sull' angolino lontano. Toldo si allunga, si allunga, ma niente da fare. Due a due un minuto dopo il gol del danese. I nerazzurri tramortiti dall'uno-due micidiale e fulmineo non si sarebbero più ripresi. Era questione di tempo. Di poco tempo. C. Zanetti, anima della mediana interista e reduce da troppi giorni di stop, caracollava in campo non potendo sopportare il ritmo forsennato del pressing portato nella prima frazione. No, di fiato non ce n'era più per spezzare il gioco del Milan. I fini dicitori che cercavano di declamare gioco erano troppi da azzittire. Ecco che Seedorf al 40' decideva di finirla lì. "Abbiamo scherzato fino ad ora ma basta così" deve aver pensato quando, impossessatosi del pallone, l'ha scaraventato con violenza nello stesso angolo scelto da Kakà precedentemente, solo un po' più in alto. Si dice sassata quel tiro, si legge fine della partita e tre punti fondamentali (anche alla luce dei risultati della inseguitrici) incassati dai "casciavit" rossoneri. Il resto è puro contorno al solito grande spettacolo. Il presidente del Milan Berlusconi che critica, pignolo, la sua squadra e il suo allenatore per non aver schierato dall' inizio le due punte. Un consiglio per la missiva che Ancelotti manderà al Silvio : spieghi lui al presidente che una o due punte sono da utilizzare alternate alle varie situazioni tattiche che si presentano di volta in volta. Non si può bocciare definitivamente un modulo che ha portato alla vittoria straripante all'Olimpico e a sette vittorie su sette incontri del Gennaio d'oro del Milan. Il neo presidente dell'Inter Facchetti che mestamente accusa il colpo, l'ennesimo.
Una dedica è d'obbligo. Anche Marco, in fuga tra le stelle, avrà sorriso con noi al gol di Seedorf. Ciao Pirata rossonero.