E' il mondo messo in scena
domenica scorsa al Dall'Ara il mio mondo possibile. Una della
più interessanti teorie di comunicazione di massa parla
del mondo possibile come di quella rappresentazione mentale che
un fruitore ( mondo reale) ricerca in un mondo creato per lui
dall'emittente ( mondo testuale), per rappresentarsi, per appagarsi,
per sentirsi meno solo in questa società post-moderna
che monadizza i soggetti, disgregandoli ( la teoria è
ripresa da A. Semprini "Analizzare la Comunicazione"
edito da Franco Angeli, testo interessante, soprattutto per chi
ama la comunicazione di tipo pubblicitario). Ecco dunque che
il parallelo si esplica facilmente: la partita, la rappresentazione
che ho potuto osservare domenica ha appagato il mio ego calcistico,
smodatamente esigente il più delle volte. Due squadre
in campo capaci di creare quella che chiamo "una tensione
calcistica" palpabile, anche dal comodo divano dal quale
ho assistito allo spettacolo. Mi spiego: la tensione di cui parlo
è quella sensazione di equilibrio, di incertezza, di "cattiveria"
agonistica che ti porta a giocare con il cuore, più che
con la razionalità o la prestanza fisica. Voglio ringraziare
i ragazzi rossoblu se la rappresentazione è così
ben riuscita: ammetto che il Milan, dalla trionfale notte di
Manchester, mi ha abituato bene. Poche volte la compagnia ancelottiana
è scesa in campo demotivata, senza furore iniettato negli
occhi ( gli esempi sono pochi, anche se importanti: Yokohama,
in casa con Bruges e Udinese).Ed è per questo motivo,
per questa garanzia rossonera, che ogni domenica quando mi appresto
ad osservare ed analizzare una nuova partita, spero vivamente
negli avversari. Sono stati obbiettivamente demotivanti, per
un ricercatore di tensione calcistica come me,( di bel calcio
per parlare chiaro, scivolate, recuperi in difesa, classe e coraggio
leonino in attacco, chiedo troppo?!Forse) i catenacci proposti
da Reggina e Ancona alla Scala del Calcio. Come andare alla prima
della Scala in tuta da ginnastica, anziché col vestito
più elegante del guardaroba. Decisamente originale, ma
altrettanto fuori luogo. Ringrazio anche il sor Carletto che
mi stupisce ogni volta: oltre ad aver trasmesso la sua grinta
innata ai degnissimi giocatori felsinei, è l'unico che
ha capito ( insieme all'altro Carletto rossonero) cosa vogliono
gli spettatori allo stadio o quando si adagiano sul loro beneamato
divano domenicale. Bel gioco ragazzi miei, puro e aggressivo
bel gioco. Bene. Mazzone ha capito questo concetto basilare ed
ecco che domenica ha presentato in campo Nakata, Pecchia, Locatelli,
Nervo, Sussi e nel secondo tempo Bellucci e Meghni. Tutta gente
che sa giocare indubbiamente a calcio, tutta gente che, quando
il mister delle giovanili spiegava come controllare il pallone,
stava ad ascoltare e poi ci provava mille volte a fermarla bene
quella boccia infernale, che le prime volte se ne andava per
i fatti suoi. Tutta gente che ha grinta da vendere e che se deve
fare una scivolata non ha paura di sbucciarsi le ginocchia. Anche
se poi,rialzandoti, ti becchi una onestissima ammonizione . I
commenti tecnici da fare sulla gara sarebbero molteplici. Fulminei
e assestati nei momenti topici,i due gol del diavolo. A metà
del primo tempo (19') Sheva è implacabile a trasformare
in oro un'imbeccata armoniosa dello splendido regista Pirlo.
Pagliuca battuto per la prima volta reclama un fuorigioco che
non c'è. Da qui si apre il vero spettacolo : la pratica
Bologna non è archiviata, i pericoli portati dai rossoblu
sono numerosi. Così come le recriminazioni a fine partita
per i tre presunti falli di mano in area ( Pancaro, Pirlo, Nesta).
C'è da dire che anche i campioni d'inverno si lamentano:
trattenuta di Natali su Kakà dopo un controllo a seguire
di tacco del brasiliano. Caduta in area, ma Pellegrino non vede.
Il sigillo finale è dello Scorpione Bianco Tomasson: pallonetto
fatale di sinistro(44' secondo tempo) che lascia Pagliuca di
gesso e lancia i rossoneri in una fuga solitaria. Juve e Roma
a - 5.
Il calcio è pura comunicazione, è una rappresentazione
iperbolizzata della realtà, è un circo magico e
grottesco, come tutti i circhi. Un mondo possibile fatto di passione
e lealtà. Il mondo possibile che tutti possiamo crearci.
Beninteso: nel mio personalissimo mondo possibile una persona
come Marco Materazzi non ha nessuna possibilità di entrare. |