Ieri ho proposto la singolare
(EPICA!) sfida fra i due NUMERI UNO del MANCHESTER: GEORGE BEST
ED ERIC CANTONA.
Oggi invece proporro' un'altra sfida: GEORGE BEST proprio contro
RYAN GIGGS. Che in realta' non si tratta di un confronto, bensi'
di un accostamento.
Molti tifosi ed addetti ai lavori hanno quasi sempre indicato
CANTONA come "il GEORGE BEST" del recente MANCHESTER
targato anni '90. Ed in effetti non si puo' negare sussistano
similarita', non solo tecniche, fra i due giocatori.
Ma chi piu' si e' avvicinato allo status calcistico e personale
del genio di Belfast e' stato, innegabilmente, il gallese RYAN
GIGGS.
Come Best, Giggs ha sempre posseduto un passo fulminante, quasi
"brucia-erba", il dribbling secco e fantasioso, la
classica ala super-dotata che nell'uno contro uno 9 volte su
10 non fallisce. Entrambi velocissimi, entrambi ali geniali,
capaci di lunghi come di corti, serratissimi lanci verso i compagni,
trequartisti dinamici e fluttuanti da un'ala all'altra del campo,
coadiuvati da una tecnica di rara reperibilita'.
Va comunque detto che BEST era superiore a GIGGS in qualita'
di finalizzatore, di stoccatore finale: avere segnato 137 goals
con la maglia del MANCHESTER e' uno score assolutamente invidiabile,
ricordandoci soprattutto del fatto che gia' a 25 anni la carriera
di BEST come giocatore era in netto declino. GIGGS ha ancora
alcuni anni davanti a se, ma rimarra' con ogni probabilita' sempre
e solo una geniale, imprevedibile e duttile ala, ma mai un trequartista
offensivo in grado di segnare grappoli di goals.
E fino ad ora abbiamo parlato di GIGGS e BEST dentro il campo.
FUORI, si potrebbe dire altrettanto: entrambi due autentici "fuori
di testa", sebbene va sottolineato che tra i due, GIGGS
ha avuto maggior fortuna, avendo potuto giocare in un'era ed
in un contesto calcistico completamente diversi da quella dell'asso
nord-irlandese. Nel Calcio di oggi, che e' soprattutto business,
sia gli allenatori che i managers delle squadre fungono da veri
e propri "rigidi controllori", e raramente permettono
al proprio "cavallo pazzo" (di razza) di correre a
briglie sciolte e di scorazzare liberamente senza alcun disturbo.
Se GEORGE BEST avesse avuto questa fortuna 30 anni e piu' or
sono, certo la sua carriera non si sarebbe interrotta a 27 anni.
.....ma erano gli anni '60, i "manager protettori"
ancora non esistevano e va detto che BEST e' stato il primo,
autentico esempio di "pop-star" all'interno del business
calcistico ancora tutto da scoprire. E, come capita sempre ai
primi, come capita sempre cioe' a chi rompe per primo gli argini
e si invola verso un inevitabile buco nero, alla fine si rischia
di essere travolti (e poi annientati) dalla stessa realta' in
cui, inconsapevolmente, ci siamo immersi. E BEST difatti non
sarebbe fuggito a questo amaro destino.
Fu lui, d'altronde, durante la scena di commemorazione dedicata
allo scomparso MATT BUSBY, a pronunciare queste parole: "...c'e'
un tempo per vivere ed uno per morire... ma c'e' anche un tempo
per raccogliere e poi per buttare tutto via...".
In fondo, la vita di GEORGE BEST si puo' riassumere con questa
rassegnata ma ammirevolmente sincera affermazione. Questo testo è depositato presso
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