Scrisse un giorno un
autorevole giornalista sportivo inglese: "Ci sono due modi
per ricordare George Best: il primo vi causera' rabbia, rimorso,
dolore per non aver visto questo immenso giocatore esprimere
tutto il suo formidabile ed inarrivabile talento; la seconda
invece vi' portera' gioia, un'incredibile stato di estasi e la
privilegiata opportunita' di aver potuto vedere uno dei piu'
grandi artisti sportivi mai apparsi su questo pianeta."
In un certo senso basterebbe
questa laconica ma allo stesso tempo acuta considerazione, per
riassumere cosa George Best e' stato e (purtroppo) cosa sarebbe
potuto diventare se.... se non fosse stato tradito proprio da
George Best. Naturalmente ho romanzato un pochino piu' del dovuto
la pregevole affermazione di quel giornalista, sebbene il concetto
non sia stato per nulla contraffatto, o "boicottato".
Semplicemente: aver goduto (e per la vista si doveva trattare
di un assoluto godimento, di PRIMA CATEGORIA!) in prima persona
delle prodezze per quei tempi quasi inconcepibili, di un giocatore
come Best equivale ad un piccolo dono che la vita diede a quella
fortunata gente.
George Best, al di la' di giudizi, polemiche, mitizzazioni, stroncature,
e' stato (ed ancora, seppur piu' pacatamente) e' un entertainer.
Meglio: IL PRIMO VERO ENTERTAINER DELL'ERA MODERNA CALCISTICA.
Colui che il sottoscritto non ha mai esitato a definire "la
prima autentica "pop-star-calcistica". Dentro e fuori
dal campo. Un assoluto domatore di oceaniche folle, ammaliate,
"rubate" dalla classe innata di un fromboliere che
era in grado di vincere le partite da solo, inteso che ne avesse
veramente voglia!
Ma che significa "pop-star" del calcio? Che valenza
ha, oggi, considerando che, bene o male, negli ultimi trent'anni,
questo concetto si e' allargato a macchia d'olio, fino a colpire
anche addetti ai lavori che per certo non hanno e non avrebbero
mai meritato tale titolo, un titolo d'onore. Un titolo che solo
George Best, a quei tempi, poteva rivestire.
Ecco perche' fu definita la prima vera star del Football: perche'
si trattava di un personaggio assolutamente unico, nel panorama
calcistico (ma non solo), straordinario prim'attore di un Calcio
con la "C" maiuscola che fu e che ora non esiste piu'.
George Best e' stato l'incontrastata icona di questo sport, lungo
il corso di tutti gli anni '60, anni nei quali i giovani amavano
soprattutto esibirsi con particolarissimi tipi di acconciature
e muoversi all'interno del sistema con piglio anti-conformistico.
Best, in breve, riassumeva questo atteggiamento, che ha contraddistinto
così vivacemente quegli anni. E potrei pacificamente affermare
di come egli ne fosse la trasposizione in senso calcistico, con
le sue accattivanti movenze, i dribbling irrisori e strappa-applausi,
il tiro secco e micidiale, le lunghe inarrestabili corse lungo
gli out laterali, il tutto bilanciato da un flessibilissimo fisico,
un fisico per la verita' gracile ma incredibilmente (ed insolitamente,
vista la magrezza e la non eccessiva statura, appena 1.72) potente,
possente nei suoi stacchi imperiosi di testa, specialità
nella quale non aveva poi tanto da invidiare a colleghi ben più
alti e vigorosi di lui.
Era il Calcio fatta persona, il nuovo Dio sceso in terra.. Probabilmente
solo Pele' gli fu superiore come naturale talento calcistico,
ma, e si sa, in casi come questi, la disputa su chi sarebbe il
migliore potrebbe durare un'eternita'... George era in grado
di calciare la palla con entrambi i piedi, era cioe' ambidestro;
sapeva dribblare anche in mezzo a 3-4 avversari, senza mai perdere
il controllo della palla, che sembrava essergli incollata ai
piedi; inoltre aveva un passo irresistibile, con accelerazioni
portentose, "sovrumane", azzarderei! E, come gia' detto
qualche riga sopra, era anche un buon colpitore di testa, caratteristica
questa che rendeva Best un calciatore
dotato di una classe e di una completezza tecnica a dir poco
unica. Non di meno, era anche efficace nei tackles, uno che non
si tirava Certo indietro quando si trattava di contrastare, anche
duramente, un avversario, onde sradicargli la palla dai piedi
per poi ripartire, imperioso e leggero come una piuma, verso
l'area di rigore avversaria, con il preciso intento-killer di
aprirsi un minacciosissimo varco tra la difesa altrui.
Ma ora mi sembra giunto il momento di andare un pochettino a
ritroso nel tempo. "Perdiamoci di vista" un attimo
ed ignoriamo questo difficile mondo per addentrarci sontuosamente
in un'epoca lontana ma irresistibilmente affascinante. Ritorniamo
con prepotenza ai "fab-Sixties". Torniamo da George
Best ed al suo inarrivabile contributo alla causa calcistica.
George Best nacque in
un povero quartiere di Belfast il 22 Maggio 1946 e gia' a 15
anni era un promettentissimo talento calcistico. Fu prelevato
da uno scout del Manchester United il quale, alla vista di quel
funambolico ragazzino, ne rimase talmente entusiesta da proporlo
immediatamente a Matt Busby, il padrone/manager/allenatore del
Manchester. "Penso di aver trovato un genio" riportò
euforicamente il talent-scout del Manchester, durante la telefonata
che fece a Sir Matt per informarlo della grande scoperta.
Ma il primo impatto con l'Old Trafford non fu dei migliori: infatti
George, arrivato da Belfast in traghetto insieme ad un suo connazionale
coetaneo nonche' suo futuro compagno di squadra, non resistette
che un giorno. Si trovò del tutto impreparato nell'affrontare
quella che per lui sarebbe divenuta una nuova vita, e chiaramente
fu molto provato causa anche la giovanissima età. Era,
come dicono gli inglesi, molto "homesick", cioe' aveva
nostalgia di casa. Una forte, fastidiosa nostalgia. E decise
sin da subito di averne già avuto abbastanza e se ne torno'
con il primo traghetto, ma pochi giorni dopo George fu raggiunto
a Belfast proprio da Busby, il quale, con grande tatto e comprensione,
ed innegabile abilita', convinse l'ancora immaturo Best a ritornare
a Manchester per provare di nuovo. George accetto' e questa volta
non se ne scappo' via dopo un solo giorno, ma sarebbe restato
a Manchester per la bellezza di 13 anni!...
Il debutto di George
Best avvenne nel Settembre del '63, contro il West Bromwich:
risultato: 5-3, con Best a segno proprio in quella partita di
esordio carriera. Si noti che il ragazzino aveva solamente 17
anni (!), decisamente
un record per quegli anni, sebbene va detto che Pele' in questa
categoria, nel paleozoico 1956, aveva battuto ogni record, ed
avrebbe mantenuto tale primato sino ai giorni nostri... Si trattava
tuttavia del piu' grande giocatore di tutti i tempi...
Quella partita contro il West Brom fu l'inizio di una splendida
cavalcata calcistica che ebbe come highlights indimenticabili
trionfi come lo scudetto del 1965 e 1967, coronati poi da quella
splendida finale di Coppa Campioni vinta dal Manchester contro
il Benfica, e nella quale Best fu l'assoluto, incontrastato prim'attore.
Una finale rimasta "figlia" di un'epoca calcistica
troppo lontana per sembrare vera (e svenevolmente affascinante).
Manchester-Benfica venne giocata nel sontuoso stadio di Wembley
il 29 Maggio 1968, un anno davvero simbolico per il Pianeta,
caratterizzato dalle ormai famigerate e celebrate rivolte studentesche
e da una scena musicale ribollente ed entusiasta, sempre pronta
a considerare nuove strade e nuovi tracciati.
Dopo un primo tempo mediocre, la ripresa si fa piu' vivace ed
il Manchester passa in vantaggio con un colpo di testa di rara
bellezza da parte del grande Bobby Charlton (che insieme a Denis
Law ed allo stesso Best, in quegli anni' formo' il primo autentico
"trio delle meraviglie" che il calcio ricordi): 1-0!
Ma non molto tempo dopo, una disattenzione difensiva del Manchester
permette a Graca di firmare il pareggio.
Inizia una terribile mezz'ora per il Manchester, che si vede
per poco sfuggire di mano la Grande Occasione; un prodigioso
Stepney, il portiere titolare della squadra inglese, salva con
due interventi miracolosi sul sempre vivo (e sempre in agguato!)
Eusebio, il piu' grande calciatore portoghese di tutti i tempi,
premiato fra l'altro con il Pallone d'Oro tre anni prima, nel
1965, e considerato unanimemente come uno dei migliori giocatori
di sempre.
Ma il Benfica non riesce a trovare il colpo del KO e si va ai
supplementari.
Un Manchester ancora stordito da quel preoccupante finale di
partita, si vede costretto a fronteggiare, provato, una squadra
che certo non accondiscendera' tanto facilmente, e che si battera'
fino all'ultimo. D'altronde, con un "certo" Eusebio
sulla prima linea d'attacco, chi puo' dormire sonni tranquilli?...
Ed invece accade l'impensabile.
Sfruttando un lungo rinvio di Stepney, Kidd svetta di testa sulla
tre-quarti, sfiora la palla quel tanto che basta per mettere
in gioco Best, il quale, fulmineamente, irrompe, per poi ubriacare
il proprio diretto avversario in splendido dribbling e, solo
davanti a Costa Pereira, il portiere del Benfica, lo ipnotizza,
prima, e lo castiga poi con un elegantissimo dribbling deponendo
la palla nella porta ora del tutto sguarnita. Rimarra' indelebile
nel tempo una frase che George rilascio', ripetuta fino all'infinito:
il suo piu' grande (e mai finalizzato) desiderio sarebbe stato
quello di dribblare l'intera difesa avversaria, portiere compreso,
e, sul momento di scaricare la palla in rete,
inginocchiarsi per poi appoggiare la palla nella porta con un
beffardo ed oltraggioso rasoterra di testa... Ovviamente non
ci riusci' mai, anche perche', per stessa ammissione di Best,
"avrei potuto far prendere un infarto
al mio Boss (Busby)..." - con ovvio riferimento all'azione
determinante che avrebbe portato il Mancheste in
vantaggio per 2-1 contro il Benfica nella finalissima.
GOAL!!!, quindi! Best firma un prodigioso e liberatorio 2-1.
Ora e' il Manchester ad essere piu' vicino al grande trionfo
di quanto mai avesse potuto pensare, almeno prima che iniziassero
i tempi supplementari. Ma il Benfica sembra non avere più
cartucce da sparare, e pochi minuti dopo Brian Kidd, dopo un
primo tentativo di testa andato a vuoto, è il piu' lesto
di tutti e ribatte nuovamente di testa: questa volta è
goal! 3-1! Il Benefica è in ginocchio. La sorte ha tifato
Manchester ed è ad un passo dal coronare un sogno, un
sogno che Matt Busby aspettava da più di dieci anni, già
da tempi della tragedia di Monaco, quel maledetto 6 Febbraio
1958, quando lui e tutta la sua squadra furono vittime di un
disastro aereo, nel quale perirono alcuni giovani promesse, tra
cui l'ancora indimenticata grande stella del calcio inglese,
Duncan Edwards.
Aveva solamente 21 anni.
Ma George Best avrebbe ripagato il vecchio Busby anche di quella
tremenda stoccata inferta a lui ed al Manchester da un destino
eccessivamente crudele, conducendo i suoi ad una epica vittoria.
Il Benfica ormai e', chiaramente, fuori partita, non puo' piu'
nuocere agli avversari e dovra' subire anche l'onta di un clamoroso
e perentorio 4-1. A segnare l'ultimo, definitivo goal e' ancora
Bobby Charlton che raccoglie stupendamente al volo un bel cross
di Kidd e piazza la palla nell'angolino alla destra di Costa
Pereira, avendo cosi'
modo di mettere a segno un' entusiasmante, irripetibile doppietta.
E' FATTA!!! E' IL TRIONFO!!! E' IL TRIONFO DEL MANCHESTER MA,
SOPRATTUTTO, DI GEORGE BEST, assolutamente decisivo nel punto
piu' cruciale ed incerto del match.
A rendere ancora piu' simbolica quella vittoria, vi fu l'incoronazione
di Best come "MIGLIOR GIOCATORE EUROPEO DELL'ANNO":
George Best venne infatti votato, alla fine del '68, come miglior
giocatore del Continente e gli fu assegnato, meritatissimamente,
il prestigiosissimo PALLONE D'ORO.
Che anno che fu, il 1968, per George! Non ci sarebbe piu' stato,
per Best, un anno del genere.
Con grande rammarico non solo per il sottoscritto ed i suoi ancora
numerosi fans, ma per tutto il Calcio in generale. E molti, a
distanza di anni, indicheranno proprio in quella bellissima e
coinvolgente partita l'apice calcistico raggiunto da Best. Ed
aveva solo 22 anni, quel giorno...! Da qui in avanti sarebbe
iniziata una lunga e penosa discesa verso la fine, tragicamente
prematura, della sua carriera, prima, ed un successivo periodo
condito da eccessi di ogni tipo, poi, tra Miss Mondo, colossali
bevute di birra, migliaia di Sterline sparse in un letto, nuovi
orizzonti calcistici nei multi-milionari States, ricoveri, contro-ricoveri,
periodi di smarrimento pressoche' totali, infarti, 3-4 mesi di
prigione (per offesa a pubblico ufficiale e stato di ubriachezza
mentre era alla guida, nel 1984) ed una successiva rinascita,
questa volta come commentatore d'eccezione per un canale sportivo
molto popolare in Inghilterra. Ovvero, vita, successi, passione,
(quasi) morte e disperazione di un Mito intramontabile del Calcio,
un vero Immortale di questo sport, "IL BEATLE DEL FOOTBALL".
...ooooops... sorry, "EL FIFTH BEATLE", come
fu soprannominato dopo un incredibile (ed ineguagliato) 5-1 contro
il Benfica di Eusebio, nei quarti di finale di Coppa Campioni
del 1966 (al ritorno in aeroporto rimase leggendario il sombrero
messicano che indossò, onde celebrare alla sua maniera
quella splendida impresa) A dir la verita', ripercorrendo le
tappe salienti della sua tribolata ed avventurosa vita, tra un
eccesso e l'immediato bisogno di redenzione, tra un goal ed una
bevuta di birra, si puo' dire si abbia assistito piu' ad una
versione calcistica di Jim Morrison, che ad un "Beatle"...
Per me, comunque, valgono entrambe le definizioni.
Dunque, riepilogando,
il buon vecchio "Geordie" (o "Georgie", soprannomi
con i quali veniva affettuosamente chiamato dai fans e compagni
di squadra) ha vinto due scudetti (1965 e 1967, con il Manchester)
e una Coppa Campioni nel 1968. Fu eletto "Calciatore Europeo
dell'anno" da France Football lo stesso anno mentre gli
Inglesi non furono certo da meno, eleggendolo a furor di popolo,
MIGLIOR GIOCATORE DELLA PREMIERE LEAGUE INGLESE DEL 1968. Successivamente
Best non vinse piu' nulla di importante, a parte il fatto di
aver rifilato un assurdo "sestetto" al Northampton
(se non sbaglio) nel Febbraio del 1970, in scena un match di
qualificazione per la FA CUP: quello fu anche il giorno del suo
ritorno nei campi da gioco dopo una lunga squalifica durata 6
settimane. Quale migliore occasione per fare 6 goals e battere
un nuovo record? (ditemi: quanti giocatori conoscete oggi che
abbiano segnato la bellezza di 6 goals, un po' in tutte le salse,
in una sola partita, e di FA CUP, per giunta?... non credo molti...).
Beh... penso proprio
di aver reso un buon servizio al Grande George!
E sappiate una cosa: nessuno ha rappresentato lo stardom calcistico
come George Best. Lui ha osato dove altri non avrebbero mai potuto,
neanche calciatori divenuti piu' famosi (o piu' celebrati) del
calciatore nord-irlandese.
Ma per essere i primi, spesso, ci si trova in un secondo tempo
a dover pagare un prezzo alto, TROPPO alto, ed e' cio' che e'
toccato anche ad una divinita' sportiva come il caro vecchio
Best. E azzardando e poi riuscendo in questo primato, e' prima
salito verso l'Elite' del Calcio e dei suoi Assoluti Padroni,
per poi essere risucchiato inesorabilmente dalla sua stessa egomania,
e da una inequivocabile incapacita' nel saper controllare e gestire
un gioco che gia' da tempo gli era sfuggito clamorosamente, ed
impietosamente, di mano. Per sempre!
Non ci fu appello per Best, e forse mai ci sara'. George Best,
a mio modesto parere, e' stato il primo, l'unico ed
il solo, e come lui non ce ne saranno piu'. Quello che sarebbe
successo al cosiddetto odierno "star-system" del Calcio
poco ha importanza. Chi ha privilegiato questo settore nella
maniera in cui Best lo ha fatto, merita una monumentale standing-ovation,
cosi' come merita di essere riverito e ricordato per l'eternità
per cio' che ha espresso sul campo, davanti a quelle folle urlanti
come isterici il suo nome, cosi'come facevano i milioni di fans
dei Beatles, sparsi per il mondo.
E per una volta, vorro' anche dimenticare cosa Best non sarebbe
assolutamente dovuto diventare o semplicemente cerchero' di evitare
qualsiasi cosa inerente al suo "lato oscuro", che un
giorno di quasi 30 anni fa gli fece per sempre smarrire la via.
Non solo sua, ma, in un certo senso, anche di un antico, bellissimo
Sport come il Calcio.
QUEL Calcio.
George Best lascio' il
Manchester United nel Gennaio del 1974, dopo l'ennesimo allenamento
saltato (e l'ennesima furibonda lite con l'allenatore di turno).
Sarebbe stata l'ultimissima volta che George avrebbe guardato
l'Old Trafford; il "grande entertainer" fu costretto
suo malgrado ad osservarlo dalla panchina, emaciato e triste.
A fine partita imboccò gli spogliatoi, sconsolato, smarrito,
piangente, ombra di se stesso e dei suoi eccessi.
E varcata quella soglia, una cosa fu certa: George Best non sarebbe
più tornato indietro, ne' avrebbe piu' rimesso piede nel
suo amato Old Trafford come giocatore.
MAI PIU'.
"George Best e'
il piu' grande giocatore del Mondo" (Pele', 1966)
"...e sappiate una
cosa: 1 partita di George Best e' l'equivalente di 10 anni di
un mediocre giocatore". (Jimmy Greaves)
"...il piu' grande
rimorso che George Best dovra' affrontare nella sua vita e' chiedersi
quanto realmente grande sarebbe potuto divenire..." (giornalista
inglese)
YOUR BEST PLAYER
BYE!
ALAN "J-K-68"
TASSELLI
uno splendido 29enne,
ora dimorante a Bologna...e... perso nei suoi "Fab-Sixties",
forse per sempre........
sono un "FIGLIO DEI SIXTIES".....!!! Questo testo è depositato presso
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