CALCIO - La STORIA

GEORGE BEST, IL BEATLE DEL CALCIO

PERSONALI CONSIDERAZIONI SULLA PRIMA AUTENTICA STAR DELL'ERA "POP-CALCISTICA"

di Alan J-K-68 Tasselli (1/6/2002)

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Scrisse un giorno un autorevole giornalista sportivo inglese: "Ci sono due modi per ricordare George Best: il primo vi causera' rabbia, rimorso, dolore per non aver visto questo immenso giocatore esprimere tutto il suo formidabile ed inarrivabile talento; la seconda invece vi' portera' gioia, un'incredibile stato di estasi e la privilegiata opportunita' di aver potuto vedere uno dei piu' grandi artisti sportivi mai apparsi su questo pianeta."

In un certo senso basterebbe questa laconica ma allo stesso tempo acuta considerazione, per riassumere cosa George Best e' stato e (purtroppo) cosa sarebbe potuto diventare se.... se non fosse stato tradito proprio da George Best. Naturalmente ho romanzato un pochino piu' del dovuto la pregevole affermazione di quel giornalista, sebbene il concetto non sia stato per nulla contraffatto, o "boicottato". Semplicemente: aver goduto (e per la vista si doveva trattare di un assoluto godimento, di PRIMA CATEGORIA!) in prima persona delle prodezze per quei tempi quasi inconcepibili, di un giocatore come Best equivale ad un piccolo dono che la vita diede a quella fortunata gente.
George Best, al di la' di giudizi, polemiche, mitizzazioni, stroncature, e' stato (ed ancora, seppur piu' pacatamente) e' un entertainer. Meglio: IL PRIMO VERO ENTERTAINER DELL'ERA MODERNA CALCISTICA. Colui che il sottoscritto non ha mai esitato a definire "la prima autentica "pop-star-calcistica". Dentro e fuori dal campo. Un assoluto domatore di oceaniche folle, ammaliate, "rubate" dalla classe innata di un fromboliere che era in grado di vincere le partite da solo, inteso che ne avesse veramente voglia!
Ma che significa "pop-star" del calcio? Che valenza ha, oggi, considerando che, bene o male, negli ultimi trent'anni, questo concetto si e' allargato a macchia d'olio, fino a colpire anche addetti ai lavori che per certo non hanno e non avrebbero mai meritato tale titolo, un titolo d'onore. Un titolo che solo George Best, a quei tempi, poteva rivestire.
Ecco perche' fu definita la prima vera star del Football: perche' si trattava di un personaggio assolutamente unico, nel panorama calcistico (ma non solo), straordinario prim'attore di un Calcio con la "C" maiuscola che fu e che ora non esiste piu'.
George Best e' stato l'incontrastata icona di questo sport, lungo il corso di tutti gli anni '60, anni nei quali i giovani amavano soprattutto esibirsi con particolarissimi tipi di acconciature e muoversi all'interno del sistema con piglio anti-conformistico.
Best, in breve, riassumeva questo atteggiamento, che ha contraddistinto così vivacemente quegli anni. E potrei pacificamente affermare di come egli ne fosse la trasposizione in senso calcistico, con le sue accattivanti movenze, i dribbling irrisori e strappa-applausi, il tiro secco e micidiale, le lunghe inarrestabili corse lungo gli out laterali, il tutto bilanciato da un flessibilissimo fisico, un fisico per la verita' gracile ma incredibilmente (ed insolitamente, vista la magrezza e la non eccessiva statura, appena 1.72) potente, possente nei suoi stacchi imperiosi di testa, specialità nella quale non aveva poi tanto da invidiare a colleghi ben più alti e vigorosi di lui.
Era il Calcio fatta persona, il nuovo Dio sceso in terra.. Probabilmente solo Pele' gli fu superiore come naturale talento calcistico, ma, e si sa, in casi come questi, la disputa su chi sarebbe il migliore potrebbe durare un'eternita'... George era in grado di calciare la palla con entrambi i piedi, era cioe' ambidestro; sapeva dribblare anche in mezzo a 3-4 avversari, senza mai perdere il controllo della palla, che sembrava essergli incollata ai piedi; inoltre aveva un passo irresistibile, con accelerazioni portentose, "sovrumane", azzarderei! E, come gia' detto qualche riga sopra, era anche un buon colpitore di testa, caratteristica questa che rendeva Best un calciatore
dotato di una classe e di una completezza tecnica a dir poco unica. Non di meno, era anche efficace nei tackles, uno che non si tirava Certo indietro quando si trattava di contrastare, anche duramente, un avversario, onde sradicargli la palla dai piedi per poi ripartire, imperioso e leggero come una piuma, verso l'area di rigore avversaria, con il preciso intento-killer di aprirsi un minacciosissimo varco tra la difesa altrui.
Ma ora mi sembra giunto il momento di andare un pochettino a ritroso nel tempo. "Perdiamoci di vista" un attimo ed ignoriamo questo difficile mondo per addentrarci sontuosamente in un'epoca lontana ma irresistibilmente affascinante. Ritorniamo con prepotenza ai "fab-Sixties". Torniamo da George Best ed al suo inarrivabile contributo alla causa calcistica.

George Best nacque in un povero quartiere di Belfast il 22 Maggio 1946 e gia' a 15 anni era un promettentissimo talento calcistico. Fu prelevato da uno scout del Manchester United il quale, alla vista di quel funambolico ragazzino, ne rimase talmente entusiesta da proporlo immediatamente a Matt Busby, il padrone/manager/allenatore del Manchester. "Penso di aver trovato un genio" riportò euforicamente il talent-scout del Manchester, durante la telefonata che fece a Sir Matt per informarlo della grande scoperta.
Ma il primo impatto con l'Old Trafford non fu dei migliori: infatti George, arrivato da Belfast in traghetto insieme ad un suo connazionale coetaneo nonche' suo futuro compagno di squadra, non resistette che un giorno. Si trovò del tutto impreparato nell'affrontare quella che per lui sarebbe divenuta una nuova vita, e chiaramente fu molto provato causa anche la giovanissima età. Era, come dicono gli inglesi, molto "homesick", cioe' aveva nostalgia di casa. Una forte, fastidiosa nostalgia. E decise sin da subito di averne già avuto abbastanza e se ne torno' con il primo traghetto, ma pochi giorni dopo George fu raggiunto a Belfast proprio da Busby, il quale, con grande tatto e comprensione, ed innegabile abilita', convinse l'ancora immaturo Best a ritornare a Manchester per provare di nuovo. George accetto' e questa volta non se ne scappo' via dopo un solo giorno, ma sarebbe restato a Manchester per la bellezza di 13 anni!...

Il debutto di George Best avvenne nel Settembre del '63, contro il West Bromwich: risultato: 5-3, con Best a segno proprio in quella partita di esordio carriera. Si noti che il ragazzino aveva solamente 17 anni (!), decisamente
un record per quegli anni, sebbene va detto che Pele' in questa categoria, nel paleozoico 1956, aveva battuto ogni record, ed avrebbe mantenuto tale primato sino ai giorni nostri... Si trattava tuttavia del piu' grande giocatore di tutti i tempi...
Quella partita contro il West Brom fu l'inizio di una splendida cavalcata calcistica che ebbe come highlights indimenticabili trionfi come lo scudetto del 1965 e 1967, coronati poi da quella splendida finale di Coppa Campioni vinta dal Manchester contro il Benfica, e nella quale Best fu l'assoluto, incontrastato prim'attore. Una finale rimasta "figlia" di un'epoca calcistica troppo lontana per sembrare vera (e svenevolmente affascinante).
Manchester-Benfica venne giocata nel sontuoso stadio di Wembley il 29 Maggio 1968, un anno davvero simbolico per il Pianeta, caratterizzato dalle ormai famigerate e celebrate rivolte studentesche e da una scena musicale ribollente ed entusiasta, sempre pronta a considerare nuove strade e nuovi tracciati.
Dopo un primo tempo mediocre, la ripresa si fa piu' vivace ed il Manchester passa in vantaggio con un colpo di testa di rara bellezza da parte del grande Bobby Charlton (che insieme a Denis Law ed allo stesso Best, in quegli anni' formo' il primo autentico "trio delle meraviglie" che il calcio ricordi): 1-0! Ma non molto tempo dopo, una disattenzione difensiva del Manchester permette a Graca di firmare il pareggio.
Inizia una terribile mezz'ora per il Manchester, che si vede per poco sfuggire di mano la Grande Occasione; un prodigioso Stepney, il portiere titolare della squadra inglese, salva con due interventi miracolosi sul sempre vivo (e sempre in agguato!) Eusebio, il piu' grande calciatore portoghese di tutti i tempi, premiato fra l'altro con il Pallone d'Oro tre anni prima, nel 1965, e considerato unanimemente come uno dei migliori giocatori di sempre.
Ma il Benfica non riesce a trovare il colpo del KO e si va ai supplementari.
Un Manchester ancora stordito da quel preoccupante finale di partita, si vede costretto a fronteggiare, provato, una squadra che certo non accondiscendera' tanto facilmente, e che si battera' fino all'ultimo. D'altronde, con un "certo" Eusebio sulla prima linea d'attacco, chi puo' dormire sonni tranquilli?...
Ed invece accade l'impensabile.
Sfruttando un lungo rinvio di Stepney, Kidd svetta di testa sulla tre-quarti, sfiora la palla quel tanto che basta per mettere in gioco Best, il quale, fulmineamente, irrompe, per poi ubriacare il proprio diretto avversario in splendido dribbling e, solo davanti a Costa Pereira, il portiere del Benfica, lo ipnotizza, prima, e lo castiga poi con un elegantissimo dribbling deponendo la palla nella porta ora del tutto sguarnita. Rimarra' indelebile nel tempo una frase che George rilascio', ripetuta fino all'infinito: il suo piu' grande (e mai finalizzato) desiderio sarebbe stato
quello di dribblare l'intera difesa avversaria, portiere compreso, e, sul momento di scaricare la palla in rete,
inginocchiarsi per poi appoggiare la palla nella porta con un beffardo ed oltraggioso rasoterra di testa... Ovviamente non ci riusci' mai, anche perche', per stessa ammissione di Best, "avrei potuto far prendere un infarto
al mio Boss (Busby)..." - con ovvio riferimento all'azione determinante che avrebbe portato il Mancheste in
vantaggio per 2-1 contro il Benfica nella finalissima.
GOAL!!!, quindi! Best firma un prodigioso e liberatorio 2-1.
Ora e' il Manchester ad essere piu' vicino al grande trionfo di quanto mai avesse potuto pensare, almeno prima che iniziassero i tempi supplementari. Ma il Benfica sembra non avere più cartucce da sparare, e pochi minuti dopo Brian Kidd, dopo un primo tentativo di testa andato a vuoto, è il piu' lesto di tutti e ribatte nuovamente di testa: questa volta è goal! 3-1! Il Benefica è in ginocchio. La sorte ha tifato Manchester ed è ad un passo dal coronare un sogno, un sogno che Matt Busby aspettava da più di dieci anni, già da tempi della tragedia di Monaco, quel maledetto 6 Febbraio 1958, quando lui e tutta la sua squadra furono vittime di un disastro aereo, nel quale perirono alcuni giovani promesse, tra cui l'ancora indimenticata grande stella del calcio inglese, Duncan Edwards.
Aveva solamente 21 anni.
Ma George Best avrebbe ripagato il vecchio Busby anche di quella tremenda stoccata inferta a lui ed al Manchester da un destino eccessivamente crudele, conducendo i suoi ad una epica vittoria.
Il Benfica ormai e', chiaramente, fuori partita, non puo' piu' nuocere agli avversari e dovra' subire anche l'onta di un clamoroso e perentorio 4-1. A segnare l'ultimo, definitivo goal e' ancora Bobby Charlton che raccoglie stupendamente al volo un bel cross di Kidd e piazza la palla nell'angolino alla destra di Costa Pereira, avendo cosi'
modo di mettere a segno un' entusiasmante, irripetibile doppietta.
E' FATTA!!! E' IL TRIONFO!!! E' IL TRIONFO DEL MANCHESTER MA, SOPRATTUTTO, DI GEORGE BEST, assolutamente decisivo nel punto piu' cruciale ed incerto del match.
A rendere ancora piu' simbolica quella vittoria, vi fu l'incoronazione di Best come "MIGLIOR GIOCATORE EUROPEO DELL'ANNO": George Best venne infatti votato, alla fine del '68, come miglior giocatore del Continente e gli fu assegnato, meritatissimamente, il prestigiosissimo PALLONE D'ORO.
Che anno che fu, il 1968, per George! Non ci sarebbe piu' stato, per Best, un anno del genere.
Con grande rammarico non solo per il sottoscritto ed i suoi ancora numerosi fans, ma per tutto il Calcio in generale. E molti, a distanza di anni, indicheranno proprio in quella bellissima e coinvolgente partita l'apice calcistico raggiunto da Best. Ed aveva solo 22 anni, quel giorno...! Da qui in avanti sarebbe iniziata una lunga e penosa discesa verso la fine, tragicamente prematura, della sua carriera, prima, ed un successivo periodo condito da eccessi di ogni tipo, poi, tra Miss Mondo, colossali bevute di birra, migliaia di Sterline sparse in un letto, nuovi orizzonti calcistici nei multi-milionari States, ricoveri, contro-ricoveri, periodi di smarrimento pressoche' totali, infarti, 3-4 mesi di prigione (per offesa a pubblico ufficiale e stato di ubriachezza mentre era alla guida, nel 1984) ed una successiva rinascita, questa volta come commentatore d'eccezione per un canale sportivo molto popolare in Inghilterra. Ovvero, vita, successi, passione, (quasi) morte e disperazione di un Mito intramontabile del Calcio, un vero Immortale di questo sport, "IL BEATLE DEL FOOTBALL". ...ooooops... sorry, "EL FIFTH BEATLE", come
fu soprannominato dopo un incredibile (ed ineguagliato) 5-1 contro il Benfica di Eusebio, nei quarti di finale di Coppa Campioni del 1966 (al ritorno in aeroporto rimase leggendario il sombrero messicano che indossò, onde celebrare alla sua maniera quella splendida impresa) A dir la verita', ripercorrendo le tappe salienti della sua tribolata ed avventurosa vita, tra un eccesso e l'immediato bisogno di redenzione, tra un goal ed una bevuta di birra, si puo' dire si abbia assistito piu' ad una versione calcistica di Jim Morrison, che ad un "Beatle"...
Per me, comunque, valgono entrambe le definizioni.

Dunque, riepilogando, il buon vecchio "Geordie" (o "Georgie", soprannomi con i quali veniva affettuosamente chiamato dai fans e compagni di squadra) ha vinto due scudetti (1965 e 1967, con il Manchester) e una Coppa Campioni nel 1968. Fu eletto "Calciatore Europeo dell'anno" da France Football lo stesso anno mentre gli Inglesi non furono certo da meno, eleggendolo a furor di popolo, MIGLIOR GIOCATORE DELLA PREMIERE LEAGUE INGLESE DEL 1968. Successivamente Best non vinse piu' nulla di importante, a parte il fatto di aver rifilato un assurdo "sestetto" al Northampton (se non sbaglio) nel Febbraio del 1970, in scena un match di qualificazione per la FA CUP: quello fu anche il giorno del suo ritorno nei campi da gioco dopo una lunga squalifica durata 6 settimane. Quale migliore occasione per fare 6 goals e battere un nuovo record? (ditemi: quanti giocatori conoscete oggi che abbiano segnato la bellezza di 6 goals, un po' in tutte le salse, in una sola partita, e di FA CUP, per giunta?... non credo molti...).

Beh... penso proprio di aver reso un buon servizio al Grande George!
E sappiate una cosa: nessuno ha rappresentato lo stardom calcistico come George Best. Lui ha osato dove altri non avrebbero mai potuto, neanche calciatori divenuti piu' famosi (o piu' celebrati) del calciatore nord-irlandese.
Ma per essere i primi, spesso, ci si trova in un secondo tempo a dover pagare un prezzo alto, TROPPO alto, ed e' cio' che e' toccato anche ad una divinita' sportiva come il caro vecchio Best. E azzardando e poi riuscendo in questo primato, e' prima salito verso l'Elite' del Calcio e dei suoi Assoluti Padroni, per poi essere risucchiato inesorabilmente dalla sua stessa egomania, e da una inequivocabile incapacita' nel saper controllare e gestire un gioco che gia' da tempo gli era sfuggito clamorosamente, ed impietosamente, di mano. Per sempre!
Non ci fu appello per Best, e forse mai ci sara'. George Best, a mio modesto parere, e' stato il primo, l'unico ed
il solo, e come lui non ce ne saranno piu'. Quello che sarebbe successo al cosiddetto odierno "star-system" del Calcio poco ha importanza. Chi ha privilegiato questo settore nella maniera in cui Best lo ha fatto, merita una monumentale standing-ovation, cosi' come merita di essere riverito e ricordato per l'eternità per cio' che ha espresso sul campo, davanti a quelle folle urlanti come isterici il suo nome, cosi'come facevano i milioni di fans dei Beatles, sparsi per il mondo.
E per una volta, vorro' anche dimenticare cosa Best non sarebbe assolutamente dovuto diventare o semplicemente cerchero' di evitare qualsiasi cosa inerente al suo "lato oscuro", che un giorno di quasi 30 anni fa gli fece per sempre smarrire la via. Non solo sua, ma, in un certo senso, anche di un antico, bellissimo Sport come il Calcio.
QUEL Calcio.

George Best lascio' il Manchester United nel Gennaio del 1974, dopo l'ennesimo allenamento saltato (e l'ennesima furibonda lite con l'allenatore di turno). Sarebbe stata l'ultimissima volta che George avrebbe guardato l'Old Trafford; il "grande entertainer" fu costretto suo malgrado ad osservarlo dalla panchina, emaciato e triste. A fine partita imboccò gli spogliatoi, sconsolato, smarrito, piangente, ombra di se stesso e dei suoi eccessi.
E varcata quella soglia, una cosa fu certa: George Best non sarebbe più tornato indietro, ne' avrebbe piu' rimesso piede nel suo amato Old Trafford come giocatore.
MAI PIU'.

"George Best e' il piu' grande giocatore del Mondo" (Pele', 1966)

"...e sappiate una cosa: 1 partita di George Best e' l'equivalente di 10 anni di un mediocre giocatore". (Jimmy Greaves)

"...il piu' grande rimorso che George Best dovra' affrontare nella sua vita e' chiedersi quanto realmente grande sarebbe potuto divenire..." (giornalista inglese)

YOUR BEST PLAYER

BYE!

ALAN "J-K-68" TASSELLI

uno splendido 29enne, ora dimorante a Bologna...e... perso nei suoi "Fab-Sixties", forse per sempre........
sono un "FIGLIO DEI SIXTIES".....!!!


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